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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: MEMORIALIS LIBELLUS
Genere: Soprannaturale, Dark
Rating: Per Tutte le età
Autore: dreikan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/07/2007 23:44:48 (ultimo inserimento: 01/11/08)

Uno studente, una ricerca, un diario da un passato ormai dimenticato, un lento sfogliare di pagine rovinate dal tempo.
 
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PROLOGO
- Capitolo 1° -

Eccomi qua! Questa è la mia prima storia per cui spero siate clementi anche perchè quella che segue è solo un'introduzione alle vicende vere e proprie e spero basti a stuzzicare la vostra curiosità. Aspetto con ansia qualche commento prima di continuare.

Se invece volete che smetta qui non avete che da uccidermi o pagarmi, in entrambi i casi però prima dovrete trovare il mio indirizzo!




Salve coraggiosi lettori, quello che sto per raccontarvi non è frutto della mia fantasia, anche se lo potrà sembrare, ma è un resoconto fedele di quanto lessi in quel vecchio volume. Quel volume dalla copertina spessa quasi un dito e dalle pagine ingiallite come potevano esserlo solo quelle realizzate in un tempo in cui non era ancora stata inventata la carta come la conosciamo noi oggi. Un volume tanto alto che era difficile maneggiarlo e che era quasi impossibile sfogliare; probabilmente era stato scambiato per un archivio parrocchiale sulle nascite come la maggioranza di quelli che lo circondavano, ma non era così.

Ma partiamo con calma. A quel tempo ero poco più che un giovane uomo, un universitario come ve ne potevano essere solo negli anni settanta, solitario e anticonformista, in modo diverso però dai miei amici troppo presi a manifestare in piazza per capire che la storia aveva visto tante burrasche e pochi veri cambiamenti. Come vi dicevo ero un semplice studente di storia e letteratura medioevali quando tutta questa storia ebbe inizio.
Non era stato facile convincere il docente di Storia medioevale a concedermi il suo benestare per una ricerca sui processi a streghe e maghi nella millenaria storia della Repubblica di Venezia. Una ricerca che rischiava di non approdare a nulla, lo riconosco, o di stuzzicare troppo le gerarchie ecclesiastiche a quel tempo molto più influenti e irritabili di oggi. Ma alla fine ce la feci e, dopo molta insistenza, ebbi pure il permesso del vescovo di Venezia ad accedere agli archivi della diocesi. Questi, come ebbi modo di scoprire solo in seguito, non sono nell'umida Venezia dove i documenti si rovinerebbero troppo velocemente, ma in un piccolo paesino medioevale di non molte anime sperduto e arroccato sulle verdi colline. Qui, vicino alla chiesa della parrocchia locale, vi è un vecchio edificio che ricorda per lo stile quelli di San Marco e che custodisce un vero tesoro nei propri scantinati: scaffali e casse stracolme di ogni genere di documenti. E' scovando quelli più interessanti e leggendo che trascorsi diversi mesi immerso in quella piacevole frescura a dispetto del calore di quell'estate torrida. E così, cassa dopo cassa, scaffale dopo scaffale, in una delle stanze più buie dove venivano conservati gli oggetti più insignificanti e i documenti meno interessanti trovai quel baule. Invero baule era ed è una definizione altisonante, non era nulla più che un rozzo cassettone con un grosso lucchetto, ormai corroso dal tempo, a guardia del suo contenuto. Ma fu proprio questo particolare ad attirare la mia attenzione in quanto sembrava che nessuno dei precedenti studiosi si fosse preso la briga di controllarne il contenuto o di provare a forzare quell'oramai inutile guardiano. Presi così una decisione che ancora oggi rimpiango: lo aprii.

Penserete che avrei dovuto avere un qualche presentimento di ciò che stava per succedere o che venni immediatamente colpito da qualche maledizione o che sopraggiunse un fredda ed improvvisa folata di vento gelido; ma non accadde nulla del genere. Solo il ferro cedette con facilità, sollevai il coperchio e guardando incuriosito scoprii solo dei panni ormai logorati dal temo posti a protezione di quelli che sembravano dei vecchi vestiti e un unico grosso libro. Un libro nient'affatto anonimo se si sapevano riconoscere i segni magici tracciati sulla copertina e quello che probabilmente era il simbolo del suo precedente possessore impresso sull'angolo inferiore sinistro: un cartiglio che testimoniava la conoscenza di chi l'aveva tracciato. Quel segno in particolare mi stupì e probabilmente avrebbe dovuto farmi desistere ma non ero ancora in grado di leggere il nome di colui che oggi viene ricordato come Ermete Trismegisto. Fu per questo che, guidato dalla mia semplice curiosità, cominciai a leggere quelle pagine scritte in un latino dotto, a tratti oscuro, che per semplicità tradurrò ora in lingua corrente.
 
Continua nel capitolo:


 
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