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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: ONLY. FOR. YOUR. SMILE. - LA PAZZIA UMANA.
Genere: Sentimentale, Drammatico, Erotico, Dark
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Shoujo Ai
Autore: 666-lilith-666 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 06/07/2007 21:01:50

[ L' Amore Per Una Persona Dello Stesso Sesso Non E' Sbagliato. Solo Ingiusto. ]
 
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- Capitolo 1° -

Tutto quella notte...
Tutto per errore...
Tutto per paura...
Tutto per salvarti...
Tutto per te...

Tutto quella notte.
Quella notte che ancora non riesco a scordare...
Quella notte macchiata di morte e colorata di sangue.
Quando un solo errore dell'anima scatenò la furia umana verso di noi...
La paura di non riconoscerti per quello che eri creduta...
La paura di perderti e la paura di realizzare la realtà...
Quella notte... Neanche io riuscii a salvarti per quanto tentai...
Perchè...
Quella notte per noi doveva essere solo nostra...
Ma invece quella notte divenne della morte...
Appartenne a lei già dopo i primi istanti...
Ci venne sottratta dalle mani.
Così come tu venni sottratta da me...
Così come mi venne sottratta l'aria che respiravo...


Only. For. Your. Smile. - La pazzia umana.



- Muoviti sfaticata! Ho fame e se non mangio qualcosa all'istante crollo! -
- Va bene, va bene arrivo... Facciamo a chi arriva prima al portone di casa? -
Le due ragazze camminavano a passo svelto lungo la strada. La loro era una piccola cittadina costeggiata dal mare. Ogni giorno d'estate loro due andavano in spiaggia, fin da quando erano piccole... D'inverno invece passeggiavano sulla riva.
Poco tempo prima avevano scoperto una grotta vicino agli scogli, e da allora quello era diventato il loro posto preferito. Un posto unico, che le separava dal mondo curioso delle loro anime.

I loro sguardi, i loro abbracci, i loro discorsi... Tutto già dall'inizio era speciale... Tutto dall'inizio era solo loro. I loro sguardi, carichi di felicità solo quando erano insieme, e carichi di gelosia quando una delle due parlava con qualcun' altro. Molto probabilmente non se ne accorgevano neanche di questo. Le fitte che i loro cuori provavano quando erano separate non erano ancora riuscite a capire cosa significassero... Non avevano ancora capito che si appartenevano.
I loro abbracci erano ingenui iniziamente. Semplici abbracci fra amiche. Poi, con il tempo, ogni occasione era buona per stringersi, ogni occasione era quella giusta per potersi unire e toccare.
I loro discorsi erano semplici bramosie di sentire l'una la voce dell'altra... Forse senza neanche ascoltare realmente cosa si dicevano... Solo per assaporare le voci...
Scherzavano, ridevano, si volevano...
Ormai anche il mondo si era accorto di loro... Di quelle due ragazze che non sapevano cosa fosse l'amore anche se lo provavano...
Un'anno prima però una delle due si era accorta di essere attratta fisicamente dall'altra.
Hila... Alta e magra, dai capelli neri e gli occhi verdi. Era sempre stata delle due quella più furba e più scaltra. Non lasciava a nessuno toccare Serya.
Serya delle due era la più ingenua e indifesa. Alta circa come Hila e poco più magra.
Portava i capelli corti e mori. I suoi occhi erano semplici, color nocciola scuro, ma era la cosa che più colpiva di lei. Hila le aveva sempre detto " tu sarai sempre bellissima... I tuoi occhi esprimono ciò che sei e che sarai... ".
Era la più innocente, quella che interpretava la parte della bambina da proteggere e da accudire.
Hila la guardava ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo.
Non voleva perdersi nulla di lei... Non voleva perdere lei...

Flash Back :

- Hila? Perchè mi guardi sempre? Non ti stanchi mai? Guarda che non cambio da un momento all'altro. - Si mise a ridere volgendo lo sguardo verso l'amica che nel frattempo aveva distolto lo sguardo.
- Certo che cambi... Ma tu non te ne accorgi... Diventi sempre più bella Serya... Dico davvero... Invidio chi ti avrà per sè... -
La ragazza avampò in volto guardando imbarazzata l'amica.
- ... Ma Hila... Io non voglio che qualcuno mi abbia per se... -
- Che è? Vuoi farti suora? -
- No... Io Non voglio che qualcuno mi abbia per sè perchè voglio che tu mi abbia per te... - Abbassò il capo ancora più imbarazzata e guardandosi i piedi che lentamente andavano uno davanti all'altro.
- Sirya? Che intendi? -
- ... -
- Intendo che non voglio altri... Però... Non ne capisco il perchè... Non capisco perchè provo questa sensazione di voler essere solo tua... Sai, nessuno per me è più importante di te... E' sbagliato questo, Hila? Sono... Sono sbagliata? -
Hila la guardava con gli occhi spalancati e con un'espressione indescrivibile sul volto.
La guardava. Non riusciva a togliere lo sguardo dal profilo di quella ragazza che non aveva idea di ciò che diceva... Perchè Serya era così... Serya diceva quello che pensava e basta...
Ad un certo punto alzò lo sguardo e fisso a sua volta Hila negli occhi.
Lei li aveva lucidi, quasi tristi, confusi, come chi non sa darsi una spiegazione logica per quanto ne abbia bisogno.
E il bisogno rende le persone deboli, le rende confuse annebbiandogli la mente.
Hila la prese il volto fra le mani e la guardò.
- No... Non sei sbagliata Serya... - L'abbracciò con forza e le sussurò all'orecchio - Non lo sei... Però... Se io ora ti baciassi... Tu che faresti? -
- Credo che ti lascerei fare Hila... -
Si baciarono.
Continuarono a bacirsi fin quando Serya si costrinse a fermarsi per tornare a guardare negli occhi l'amica.
- Ti amo... Perchè se l'amore è adorazione, voglia, bisogno, felicità e dolore... Allora ti amo Hila... -
- Ti amo Serya... -

Fine Flash Back


I genitori di Serya non avevano mai accettato quello strano rapporto tra le due ragazze. Pur non essendo a conoscenza del loro segreto amore, pur non essendo a conoscenza delle loro carezze e dei loro baci, loro erano comunque contrari.
Lo trovavano troppo legato. Le trovavano troppo legate.
Sognavano entrambi di vedere presto la loro unica figlia venire a casa e dire "mamma, papà questo è il mio ragazzo!", ma non accadeva mai...
Serya ormai aveva quasi diciasette anni e non aveva mai avuto a che fare con dei ragazzi se non per semplice amicizia.
Ciò normalmente renderebbe felici i genitori. Ma non in quel caso... Non nel caso la causa di questo fosse Hila. Quella ragazza che sembrava essere entrata nella vita di Serya in un modo tanto agressivo ma dolce allo stesso tempo.
Ma a loro, di questo, non importava. A loro importava solo di stare assieme e continuare a giocare e scherzare, perchè quella era la loro vita. Solo loro.

- Sei una bambina Hila! Ma cosa vai a pensare! -
- Tzè... Senti chi parla... E io che volevo anche darti un premio se arrivavi prima... -
- Che regalo? -
- Chissà... - Shignazzò Hila e fissando l'espressione imbronciata della sua ragazza.
- Okay... Allora al mio tre si parte! -
- E daccordo... -
- Uno... Tre! -
Serya cominciò a correre davanti a Hila che la seguiva da dietro.
Rideva.
Ridevano.
Erano felici finalmente... E nulla le avrebbe separate da tutto questo. Neanche il mondo. Neanche Dio.
- Ehi! Ripassa i numeri! Il due dov'è?! Rimasto in sciopero? -
- Mmmm... Esatto! -
Serya si avvicinò alle labbra di Hila e la attirò a sè mettendole una mano dietro il capo per baciarla.
Continuavano a ridere. Ormai non smettevano più... Che motivo avrebbero avuto per smettere? Nessuno... Loro avevano tutto il tempo del mondo.
Entrarono dal portone della casa di Serya e andarono dirette in cucina.
In casa fortunatamente non c'èra nessuno.
- Amore mi faccio un panino... Vuoi anche tu? -
- Certo mogliettina. -
- Ma smettila scema! - Risero ancora.
La loro vita era un continuo sorriso. Era una continua risata. Era una continua felicità.
Perchè quella era la loro vita... La vita che nessuno avrebbe potuto uccidere. Neanche Dio.
Si fecero i panini e mangiarono in fretta per andare poi in salotto a guardare la televisione.
Non c'èra nulla d'interessante, nessun programma degno della loro attenzione.
Hila tirò giù con delicatezza una spellina del reggiseno di Serya cominciando a baciarle la parte soperta e arrivando a passarle la lingua sul collo per poi baciarla.
Serya la lasciava fare. Ormai era abituata a questo... E questo era il problema.
Non voleva più fermarsi.
Voleva andare avanti.
Voleva Hila in tutti i sensi.
Le mise le mani sulle spalle non staccando dalle sua labbra le proprie e la fece stendere sul divano sul quale si erano sedute.
Percorse con la mano il busto di Hila, passandole con un dito fra i due seni e andando giù all'ombelico.
Le tolse lentamente la maglia.
Hila ormai era persa, non ragionava più da quanto persa era di quei gesti. Da quanto persa era di quelle sensazione. Da quanto persa era di quel calore. Da quanto persa era di quell'odore. Da quanto persa era di lei.
Anche lei la voleva. Da tempo ormai, ed ora voleva gustarsi il momento nel miglior modo.
Continuarono a torturare i loro sensi così per ore, senza andare avanti se non sfiorandosi e baciandosi.
Volevano che tutto durasse. Che tutto continuasse fino al giorno dopo.
Quella. Era. La. Loro. Notte. Solo loro...
Si baciavano, si toccavano ed evitavano volontariamente il loro intimo per prolungare l'attesa. Per prolungare la voglia.
Era ormai sera tarda e loro ancora giocavano con i loro corpi, giocavano ad essere bambine che facevano la lotta.
Perchè ciò che facevano era lottare. Lottare a chi resisteva più a lungo al desiderio.
Hila cominciava a cedere.
Non resisteva più. Doveva averla. Ora. Subito.
Serya rideva.
Hila la voleva. Voleva quella risata finisse e diventasse un sospiro.
Voleva vederla ansimare e gemere.
Voleva vederla chiedere di continuare.
Voleva si eccitasse.
Riprese a baciarla trasportata da questi pensieri che nel frattempo giravano nella sua mente alla rinfusa. Senza un ordine logico. Senza un idea ben precisa. Senza un filo conduttore.
La portò di peso accanto a sè e le mise una mano istintivamente all'intero dei pantaloni.
Serya la fermò di colpo e la guardò preoccupata.
- Hila... -
- Dimmi. -
- Hila dimmelo... Ti prego dimmelo... -
- Ti amo Serya... Ti amo... E questa notte è solo nostra. -
- S-si... -
- Ti fidi di me, piccola? - Hila guardava nei suoi occhi.
Ci leggeva dolcezza.
Erano tristi forse, ma quella tristezza che non si può definire tale.
Quella tristezza che caratterizza degli occhi dolci, che vivono solo per amore.
Quella tristezza che è più divinazione.
- Si Hila... Certo... E... E voglio sia con te questa notte... Voglio che tu mi stringa... -
- Ti amo amore mio... -
- Ti amo... -
Si strinsero. Si baciarono. Si toccarono. Si leccarono e dolcemente si diedero dei piccoli morsi in ogni parte del corpo.
Il desiderio di Hila di vederla ansimare, gemere, godere, di vederla eccitata, si realizzò.
Scoprirono l'una dell'altra tutto ciò che le caratterizzava.
Senza nessun freno. Senza nessuna sosta.
Loro. Avevano. Tutto. Il. Tempo. Del. Mondo.

[ Peccato il mondo non doni il suo tempo per niente. Giusto? ]

Erano lì. Stese su quel divano divenuto la loro culla, che continuavano a baciarsi.
Hila fermò Serya.
- Ehi... Non hai sentito nulla? -
- No, non mi sembra, perchè? -
- Non hai sentito rumori, sicura? -
- Non ho sentito nulla Hila, calmati. -
- Okay, va bene... Dove eravamo rimaste? -
Serya le sorrise e prese a leccarle insistentemente il collo per poi scendere al seno.
Le mordicchiò dolcemente i capezzoli scendendo sempre più.
Arrivò all'ombelico facendoci dei cerchietti con la punta della lingua.
Avevano perso nuovamente la concezione di tutto ciò che le circondava.

[ Avete sbagliato... Avete commesso un errore. Mai abbassare la guardia, mie belle.
Mai smettere di essere attente, mie troie. ]


Un rumore alla porta.

[ Voi non ascoltate altro che i vostri respiri. Voi non ascoltate il pericolo. ]

Una chiave nella serratura.

[ Voi continuate ad urlare dal piacere. Voi continuate a cancellare il pericolo. ]

La porta si apre.

[ Voi non vedete. Voi vedete solo i vostri sessi intrisi di piacere. ]

La porta si spalanca.

[ Voi continuate a leccarvi. Voi siete così stupide... Solo burattini. ]

Due persone sono sull'uscio della porta.

[ Voi avvertite qualcosa. Voi cominciate a temere il peggio. Voi alzate il volto. ]

Le due persone si trovano davanti alla scena.
Le due persone hanno solo schifo negli occhi. Solo disprezzo e odio nel cuore.

[ Ed ora, mie piccole troie? Ora cosa farete? Come reagirete? ]
- Ma... Mamma! Papà! Cosa ci fate qui?! -
Serya prese alla rinfusa una maglia che era li vicino a se le mise davanti per coprirsi mentre Hila fissava tutto pietrificata.
- Voi due siete malate! Siete un male per il mondo! -
- Papà no... Noi... Noi ecco... -
Le due ragazze si alzarono dal divano mettendosi in piedi e comprendosi come potevano.
Serya aveva le lacrime agli occhi, avrebbe voluto piangere, ma non poteva.
Hila non sapeva che fare, non sapeva che dire. Sapeva solo che ora... Tutto sarebbe cambiato.
- Voi... Voi due non... Non dovreste esistere... Siete... Siete degli sbagli! -
- Mamma... Mamma non lo dire... Ti prego... -
- Non chiamarci mai più "mamma" e "papà"! Tu sei un mostro! Tu sei il Diavolo! Sei il male! -
Hila scattò.
Non sopportava più quelle parole.
Andò davanti all'uomo prendendolo per il colletto della maglia e guardandolo negli occhi. Non lo sopportava. Non poteva sopportarlo.
- Serya non è niente di tutto ciò! Non provi mai più a dirle cose simili! E' meglio di lei e sua moglie, è meglio di tutte le persone al mondo! I mostri qui siete solo voi! -
- Piccola troia di merda, muori! -
L'uomo prese un vaso che era posato sul tavolino accanto e lo ruppe in testa a Hila facendola finire a terra sanguinante.
Cominciò a prenderla a calci sotto lo sguardo impaurito della madre.
Serya era immobile. Aveva smesso di respirare appena il padre aveva sfiorato il vaso.
Gli si scagliò contro con quanta più forza aveva e lo buttò a terra continuando a colpirlo con pugni.
Le lacrime le uscivano da sole, le annebbiavano la vista e il sangue che aveva sulle mani non le faceva altro che piacere. Non le dava altro che soddisfazione.
Ma poi...
La soddisfazione finì...
L'uomo che prima provava a reagire in qualunque modo, ora si era fermato.
Non si muoveva più.
Serya continuò comunque. Non voleva più fermarsi.
Ma si ricordò di dover aiutare la ragazza che amava.
Si fermò anche lei con fare automatico. Alzò una mano e con il polso si asciugò le lacrime lasciando libera la vista.
Si sporcò completamente di sangue. Quel sangue maledetto. Il sangue di quell'uomo che aveva cercato di uccidere chi amava.
Lo guardò in volto. Gli aveva spaccato il setto nasale, le labbra, e probabilmente, dall'inclinazione del capo, anche l'osso del collo.
La donna continuava a guardare la scena immobile.
Guardava la figlia e si portò le mani alla bocca. Non riusciva ad urlare. Non riusciva a muoversi. Non riusciva a scappare. E guardava la figlia. Quella figlia che voleva uccidere anche lei. Ma la vide raggiungere a gattoni il corpo inerme dell'altra ragazza.
La vide tenere il suo corpo sulle ginocchia e accarezzarle la fronte mentre con un pezzo di stoffa cercava di tamponare la ferita.
- Chiama un'ambulanza. -
- ... -
- Mamma t'ho detto di chiamare un'ambulanza o morirà! -
- ... -
La donna uscì dalla stanza con ancora l'immagine di sua figlia e suo marito.
Camminava a tentoni.
Passò accanto al corpo del marito. Vide i suoi occhi vitrei. La sua espressione straziata. E vomitò. Vomitò ancora. E ancora.
Poi andò in cucina e prese un coltello.
Era il coltello più affilato.
Era il coltello più lungo.
Era il coltello da macellaio.
Lo prese e lo guardò senza guardarlo veramente.
Lo guardò senza accorgersi realmente di averlo in mano.
Tornò in sala dove la figlia era riversa sul corpo dell'altra ragazza pregando per lei.
Passò ancora davanti al corpo del marito e senza una ragione ben precisa si abbassò e lo pugnalò al cuore. Si alzò senza espressione e andò vicino alla figlia.
Le prese una spalla costringendola a girarsi. Non le lasciò il tempo di dire nulla ne di urlare.
La pugnalò al cuore.
Il suo corpo ricadde sul corpo stesso di chi amava.
Guardò il corpo di Hila.
Le girò il volto verso di sè e le impianto il coltello nel centro esatto della ferita causata in precendenza dal marito.
Estrasse il coltello e tornò a guardarlo.
Si alzò di tutta calma e si avvicinò al crocefisso appeso alla parete.
Quel crocefisso che aveva assistito all'intera scena.
Quel crocefisso che era la pazzia della donna.

- Hai visto, Dio? Sono riuscita a salvare tutti dal male. Ora spalancherai per me le porte del Paradiso? -
Dopo aver guardato il crocefisso si fissò allo specchio.
- Devo finire il lavoro... Io sono l'ultimo male... -
Si pugnalò allo stomaco tre volte e morì dissanguata.





O_________O Comincio a credere di essere malata per scrivere queste cose XD
Gaachan spero ti sia piaciuta ff *-*
Sò di essere sadica ma accontentati *-*
Te la dedico *-*

Commentiiiiiii >-<
 
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