torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: -*°*-*°*-*°*-
Genere: Sentimentale, Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Shounen Ai
Autore: zeola91 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 16/06/2007 23:15:18

Ambientato in una Francia ottocentesca inventata °o°/ il titolo non so se lo avrà mai.
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   

- Capitolo 1° -

>>Premesse varie<<
Salve a tutti. Sono tornata a scrivere dopo un paiucolo di anni °O°/ non sono mai stata bravissima,siate clementi e commentate con moderazione. Allora. Come dicevo,è una storia ambientata nell’800 francese. Un 800 mezzo tra il fantasy e l’inventato (in realtà non so bene il genere).Quindi se trovate incongruenze con l’epoca,non prendetemi per scema: sarà tutto normale comunque. (<-seee bella scusa ndtutti) (shut >_< ndzeo). Il primo capitolo può darsi sarà noioso,ma se deciderete di seguirmi ne sarò contenta \v_v/ *aaamen*.Avvertenze: può darsi diventerà shounen-ai. C’è anche un’altra probabilità di incestuosità. Se ste cose vi infastidiscono filate via o seguitemi senza rompere troppo #^_^#
Indipendentemente dai commenti la continuerò,quindi potete commentare e non,fate come volete. Ovviamente preferirei di si XD(<-cappio sto sclerando)
Enjoy.




1°Cap.
-Routine-


-*°*-

-Aurélien!-
-Aurélien,non allontanarti.-
Quante volte ormai aveva ripetuto il suo nome?
-Per carità,Aurelién. E’ tardi,è ora di tornare-
Spazientito,il ragazzo portò l’indice destro al labbro inferiore,affondandovi l’unghia. Un’abitudine. Puntualmente i suoi nervi minacciavano il cedimento e l’unico modo per non dare loro ascolto era quella piccola sorta di autolesionismo. Non che gli piacesse,addirittura andava contro i suoi principi. Tuttavia la cosa era ormai talmente involontaria che una serie di piccole cicatrici ornavano il bordo sinistro della bocca,rovinandone la bella forma,anche se di poco. Questo non avrebbe potuto però nuocere alla straordinaria bellezza,quasi androgina del ragazzino. Lunghi capelli di sangue,uniti distrattamente verso la fine da un minuscolo fiocco di raso nero. Il viso allungato e quasi fragile,nascondeva un’anima dura e autoritaria,fredda. Ghiacciata di nero. Lo stesso nero negli occhi lunghi,lo sguardo tagliente di chi non perdona errori. Neppure a sé stesso.
-Irèné! Irèné! Aspettami,non andartene come hai fatto ieri!-
Tranne che…a lui.
-Sono qui,Aurélien,sono qui. Non moverò un passo.-
Dalla radura scura s’avvicinò un altro ragazzino,dai modi e dall’aspetto decisamente più infantili.
Non aveva la bellezza del primo,ma lo sguardo vispo e dolce compensava non poco. Nel buio,i capelli d’oro quasi riflettevano la luce eterea della luna. Mossi e morbidi,ordinati da una coda bassa,tenuta ferma da un grande fiocco rosso. Tuttavia,attorno alla frangetta,parecchi ciuffi danzavano liberi sulle guance tonde. Un viso ovale,liscio. Le iridi castane coloravano i grandi occhi,pieni d’innocenza.
-Irèné,guarda-
Il giovane dalla chioma di rubino non sembrò dargli ascolto –Non…- marcando sulla “n’’ -….Non chiamarmi in quel modo. E’ un insignificante secondo nome. Solo,sempre Louis.-
Aurélien intanto s’era fermato a ripulire ciò che aveva tra le dita,non prestando assolutamente attenzione. Contemporaneamente Louis gli lanciava occhiate distratte,come riflettendo. –Anzi. Hai il permesso… che dico,il dovere di rivolgerti al sottoscritto con un “fratello’’.
-Sono giunto più in fondo,ho superato quel fiumiciattolo a metà bosco…ho trovato un tronco di cipresso,Irèné! Ti rendi conto?!-
A Louis scoppiò una venuzza appena sopra il sopracciglio. Ancora una volta le unghie raggiunsero il labbro,o quasi. Ora sul mento aggraziato si scagliava un segno curvo,rosso chiaro. Cercando di mantenere il giusto comportamento che si addice ad una persona del suo rango,si voltò verso il fratellino sfoggiando un luminoso sorriso. Nettamente forzato.
-Bene,Aurélien. L’ennesimo bellissimo pezzo di legno. Ora torniamo.- detto ciò afferrò la mano del biondo,trascinandoselo dietro,mentre quello parlava,secondo lui a vanvera,sulla rarità di questo e quell’altro arbusto.
Risalirono,come tutte le sere,la collinetta d’erba umida che conduceva all’entrata della loro dimora.
Dimora che occupava due campi di grano. E una decina di orti. Una struttura imponente e longitudinale,che all’alba splendeva come di luce propria,mostrando al popolo il bianco immacolato delle altissime mura. I pinnacoli sui lati parevano bucare il cielo e voler dimostrare a tutti chi custodisce il potere della grande terra di Francia. Era la ricchezza monarchica del Re Philèmon IV°,un uomo giusto e saggio,rispettato dai sudditi e da qualunque altro re.
I due ragazzini presero a correre in diagonale,scansando l’immenso portone dorato ed intrufolandosi lateralmente nel castello. Louis esaminò per bene la stanza,prima di entrare dalla più modesta porticina delle cucine reali. Ciò che gli premeva era che i genitori vedessero suo fratello in quello stato. Si fermò un attimo ad osservarlo. La preziosa camicia ricamata era totalmente ricoperta di terra e fango e,ovviamente,la responsabilità non sarebbe ricaduta su Aurélien. “Come se fosse un infante,tsk” si trovò a pensare,infastidito. Eppure li distanziava solo un anno. Anzi,dieci mesi e sette giorni. Quante volte ci aveva rimuginato sopra,senza voler ammettere che l’unica spiegazione era che il padre pretendesse dal futuro re di Francia la massima serietà.
Mentre si prendeva sotto braccio le esili spalle del fratellino,giunsero nell’enorme sala da pranzo,una sorta di paradiso prezioso. Un lungo tavolo rosso sostava elegantemente sul pavimento cerato d’oro e rame. Se non accecati dai numerosi candelabri fissi ai muri scuri,si potevano ammirare gli imponenti ritratti di nonni e trisavoli,tutti a mento alto e con espressioni orgogliose,come se la responsabilità di un regno talmente immenso non fosse affatto un peso,ma un onore. Iniziava a pesare solamente a Philèmon.
-Phil,caro,hai scordato cos’ha detto il dottor Quentin? Non puoi incamminarti senza il tuo bastone!-
Il rimbombo di voci lontane s’avvicinava alla sala. Al che Louis sbarrò gli occhi neri, trascinando Aurélien verso le alte e pesanti tende delle robuste vetrate. Un rumore con un che di legnoso gli fece volgere lo sguardo. Il pezzo di tronco era scivolato di mano al biondino,ma delle figure stavano giungendo nella stanza,e nessuno dei due cercò di recuperarlo. Fece il suo ingresso un uomo non troppo alto,dai capelli neri e crespi,che ricadevano sulle spalle basse,vestito dai tipici abiti regali. Due lievi baffetti neri spuntavano sotto il grande naso,la barba a fiamma ricopriva il mento prominente,dando un tocco di fascino a chi,in passato,era stato probabilmente un alto ed aitante giovine. Attualmente era invece abbastanza tarchiato da non superare sua moglie.
-Amore…Lunette…Quell’uomo potrebbe essere tuo nonno. Te lo dico io, è invidioso di chi ha ancora intatte e funzionanti tutte le vertebre,e tutto quello di cui è capace è appioppare sciocchi rimedi per il semplice gusto di veder rovinata per mano sua la giovinezza altrui,giovinezza che gli è stata negata.- avanzava ciondolante verso una specie di trono ad arco acuto posto a capotavola,mugugnando.
-Oh,come sei.-
Dietro di lui un’esile e alta donna dal viso fine e bello. Quasi nessun segno di vecchiaia solcava la figura,nonostante fosse diventata madre attorno ai trent’anni. Vestiva di un abito viola dalla stoffa leggerissima, sensibile ad ogni minimo movimento o spiffero. Le mani magre,carezzate dalle larghissime maniche,ora poggiavano sui fianchi stretti,ticchettando la superficie con la punta delle unghie. Cosa che saltava subito all’occhio era la moltitudine di boccoli bianchi,che scivolavano sulle curve longilinee della donna superando il fondoschiena. Quel che non le dava l’aspetto da regina,oltre al vestito fin troppo semplice,era un foulard rosa che schiacciava i ricci ribelli in cima al capo,andando a legarsi in modo grossolano dietro il collo. Un look da perfetta “sguattera’’,come definiva suo marito.
Gli occhi azzurrissimi dal taglio volpino della donna incontrarono quelli tondi,scuri e stanchi dell’uomo.
-Stai parlando del medico più valido che si sia mai visto da qui a cinque terre!-
-Se con “terra” intendi lo spazio occupato da un chiodo di garofano,forse inizio a capirti.- sbadigliò,grattandosi pigramente la pancia. Ancora a pochi passi dalla sua sedia.
-Orso. Tanto vale che t’impagli,tutto quel che fai è comparire sul balcone e salutare il popolo! Ti sistemerò là sopra,col braccio ritto. Chi vuoi che se n’accorga? Stammi a sentire…-
Non fece in tempo a finire di parlare che vide il proprio marito volare a pancia in su e piombare letteralmente sul pavimento provocando il terremoto a metà pianeta. Il tutto rigorosamente a rallentatore,seguito da un urlo sovrumano del povero re. Lunette,sicura di aver udito un “crack” preoccupante,corse muta dallo spavento verso di lui e lo raggiunse.
-Caro? Ci sei? Dimmi che non hai noleggiato una carrozza verso il regno dei M.C.R.!-
-Ohi...ohi... … M.C.R.?!!-
-Morti per Cause Ridicole!- il sorriso di Lunette non trovò accoglimento da parte di Philèmon.
-Come al solito dici cose inusuali.- detto questo entrambi fecero roteare lo sguardo in cerca del colpevole della brutta caduta. Non poterono fare altro che adocchiare l’apparentemente innocente pezzo di cipresso che terminava di rotolare sul pavimento liscio.
-Non è stata la cera che ho messo sta mattina,no.- seria in volto.
-L’hai messa tu?! Che fine hanno fatto le domestiche,Lunette?!!- il punto della situazione divenne tutt’altro.
-Phil! Avanti,un po’ di spirito lavorativo! Che soddisfazione ricavi dall’esistenza se non vivi attivo e in forma?- puntando un indice verso il soffitto lontano.
-Se non ti verranno i reumatismi di vecchiaia,li avrai per il troppo lavoro! Non dirmi che hai avuto il coraggio di abbassarti a fare la serva,piegandoti in quel modo sgraziato!-
-Sgraziato?! Come osi! Chi è che è appena caduto provocando una catastrofe naturale?!-
Andarono avanti un po’. I due ragazzi ancora nascosti dalle tende trattennero il fiato. Aurélien,che altro non pensava a parte che ai fatti suoi,tra le braccia del fratello maggiore,senza troppi complimenti,esile com’era sgusciò via dalla stretta di Louis,saltellando indisturbato verso il tronco di legno. Lo sguardo fisso sull’obiettivo e i sussurri agitati di Louis che gli sfioravano le orecchie.
D’improvviso il discutere dei due adulti si bloccò,i loro sguardi seguirono Aurélien per tutto il tragitto,silenziosi. Il biondo abbracciò allegro il suo tesoro. Philèmon e Lunette presero fiato in modo sincronizzato:
-Irèneeeeeeé!!!- l’uno con la rabbia nel tono,l’altra con voce mista tra noia e rassegnazione.
Il rosso sbucò dalla tenda camminando sicuro,ormai era abituato. E allora perché cercava di sfuggire loro? Non sapeva spiegarselo.
Si prese la solita sgridata dal padre,che aveva imparato a non ascoltare. Anche se avesse voluto non ci sarebbe comunque riuscito. Dovette guardarlo negli occhi da una dozzina di metri di distanza: era steso sul suo letto chilometrico,dolorante e arrabbiato.
Uscito di stanza,incontrò la madre. Lo avvicinò,con l’espressione più dolce del mondo.
-Irèné,piccolo mio,sai com’è fatto tuo padre.-
-Non è un problema. Ho imparato la lezione.- s’incamminarono verso le stanze da letto. La regina ridacchiò con quella vocina da bimba che solo lei era capace di fare. Poggiò una mano sulla spalla di suo figlio.
-Non dire menzogne,tesoro. So che non presti più attenzione a Phil da almeno tre anni.-
Louis sorrise appena,pensando che sentire chiamare in quel modo suo padre faceva un po’ impressione.
-Ad ogni modo…- disse il ragazzino con indifferenza -…le uniche parole che ho sentito sono state “senza cena”.-
-Aaah… No,no,no. Non si lascia il mio futuro re a digiuno,nemmeno per una sera.-
Lunette prese per la camicia Louis e lo spogliò fino al petto scrutandolo attentamente –Sei già troppo secco,ti spezzerai!- lui strattonò la stoffa dalle mani della madre,arrossendo.
-N…Non sono più un bambino.-
-Mh,esattamente!- le venne voglia di dargli fastidio almeno finchè non fossero giunti di fronte alla “cameretta” –Sei nell’età in cui chiudersi in camera e non uscire per un po’ è normale,amore?-
-Non so di cosa tu stia parlando.- disse lui affrettando il passo.
Attraversarono un imponente corridoio. Dieci porte bianche e oro su ogni lato. Era un ala del castello a pianta stretta e allungata. Gli ultimi cinque metri si allargavano dando una forma semi-decagonale alla struttura. Anche il soffitto si alzava, assumendo la forma di una specie di tazza ribaltata,ma meno profondo. Probabilmente all’esterno la copertura era a cupola. Sulla superficie un po’ ingrigita dal tempo era dipinto uno stupendo affresco,rappresentante una trentina di putti in festa. L’altezza di questa sorta di atrio accoglieva le due oblunghe porte bianche,stanze dei due figli.
Louis si avvicinò a quella di sinistra,ansioso di entrare e seminare la madre curiosa.
-Mi raccomando,non far sì che domani debba cambiare le lenzuola.- disse piegandosi in avanti e fissando il figlio dritto negli occhi.
-Faccio finta di non aver sentito- sorrise lui.
-Buona notte,ragazzone.-
-‘Notte.-
 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: