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- Capitolo 1° -
Folto del bosco. Una radura illuminata solo dalla luce della luna e da quella emanata da sfere fluttuanti. Anime.
Solo grazie a quelle riesce ancora a muoversi.
Intorno solo alberi. Su uno di essi troneggia una civetta bianca come la neve, che sembra la nota stonata in una sinfonia di colori scuri, cupi, spenti.
E poi… Sotto quell’albero, lei…
Una donna dall’aspetto d’angelo. Una donna che però non è più nulla.
Un angelo con l’ala spezzata.
La testa bassa, le gambe piegate e leggermente inclinate a destra, il viso in direzione contraria.
Ha lo sguardo debole, spento.
Alza a fatica il viso per guardare il cielo, ma stasera non ci sono stelle.
Ed ecco una lacrima solitaria rigarle il volto, come sfuggita al suo controllo.
Ed anche altre, molte altre, vengono giù e le bagnano le guance.
Un pianto sommesso che sa di passato. Un pianto di immenso dolore.
Dolore che traspare dal suo volto stanco, dalla sua figura infelice, e che trabocca dal suo corpo attraverso quelle lacrime.
Così silenziosa da stordire. Così indifesa da disarmare. Così sola…
Qualcun altro la osserva da un tempo impreciso, ha notato il buio che le oscura lo sguardo, la sua pelle nivea rigata dalle lacrime.
Ha visto ciò che tormenta quel povero angelo caduto dal cielo.
Si avvicina lento e le si inginocchia davanti.
Immediatamente la donna si copre con il braccio ma la tunica che indossa non riesce a mascherare la macchia color cremisi sulla spalla, segno della ferita che lei stessa si è inferta.
Il nuovo arrivato le poggia dolcemente la mano sul braccio e lo abbassa. Lei segue il suo movimento.
Per un lungo istante gli occhi feriti di lei si incontrano con quelli penetranti di lui e come vinta da una forza incontrastabile affonda il viso nel suo petto.
La veste di lui si impregna del suo sangue.
Restano abbracciati a lungo, come se, attraverso quel contatto, lei riuscisse a dirgli quanto aveva desiderato incontrarlo, quanto aveva dovuto sopportare, e lui intendesse tutto e cercasse di rassicurarla e farla sentire protetta almeno adesso, siccome non era riuscito a farlo quando lei era in vita.
E alla fine nessuno dei due è in grado di alzare lo sguardo, perché ormai hanno capito che non c’è più nulla da fare.
“Resta con me.”
La donna lo supplica con un filo di voce, il petto oppresso da un’amara consapevolezza.
Ormai non riesce più nemmeno a respirare.
Lui la stringe di nuovo a se e le sussurra:
“Sono qui, Kikyo.”
E furono pochi minuti che passarono prima che l’angelo chiudesse gli occhi per l’ultima volta. Appena lo fece dal suo corpo fuoriuscirono lentamente due o tre sfere luminose, le anime che le erano rimaste, ed esso svanì, lasciandosi dietro piccole lucciole violastre. E le sue ultime parole continuarono a riecheggiare nell’aria, cariche di tristezza.
“Inuyasha..”
Note: Con questa storia ho fatto un tentativo, una semplice prova. Ho cercato di immaginare un possibile drammatico epilogo per Kikyo e le reazioni di Inuyasha. Spero possa piacervi. Sarò grata a chiunque legga e commenti!! ^^
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