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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Fullmetal Alchemist
Titolo Fanfic: TEARS
Genere: Sentimentale, Romantico, Azione, Avventura, Drammatico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: What if? (E se...)
Autore: fabry93 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 06/06/2007 12:23:42 (ultimo inserimento: 01/07/07)

Di Se Stessa Odiava Tutto . Ma La Cosa Che Più Odiava Di Se Stessa, Erano Le Lacrime Che Non Riusciva Mai A Versare .
 
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THE MIDNIGHT TEARS
- Capitolo 1° -

Odiava la mattina . La odiava con tutta se stessa . Detestava il doversi svegliare presto per far colazione e prepararsi il pranzo che avrebbe dovuto portarsi a lavoro . Ma in fondo, chi glielo faceva fare ? Sapeva che comunque i soldi che avrebbe guadagnato non sarebbero stati in mano sua per molto, e quindi ormai non aveva che fare . Per preparare il pranzo le ci voleva almeno un’oretta, e poi le seccava da morire, ogni mattina, doverlo preparare .
Anche quella mattina era finita così: si era svegliata di buonora e come al solito era seduta a tavola con una tazza di caffè davanti . Girava il liquido nerastro con un cucchiaino, in attesa che almeno si potesse raffreddare un po’ . Era troppo caldo e a lei così non piaceva affatto . Indossava una gonnellina rossa con le pieghe, una maglietta bianca e un gilè che arrivava poso sotto il seno sempre rosso . Poi un paio di stivaletti bianchi . Aveva gli occhi di un blu mare sorprendente, e i capelli erano nero pece, riccioluti, che le ricadevano fino a metà schiena, con un’eleganza e una bellezza fuori dal comune . Il fisico era a dir poco perfetto: qualunque cosa indossasse le stava bene, e aveva un vasto gusto estetico . Afferrò la tazza con caffè e bevve qualche sorso . Non era poi tanto diverso da quando l’aveva fatto ..
Suonarono al campanello .
Si alzò di malavoglia, sapendo perfettamente chi fosse . Aprì la porta, trovandosi faccia a faccia con tre ragazzi, più grandi di lei, che la guardavano sorridendo in maniera beffarda . E lei odiava quel genere di sorriso, perché preannunciava la solita questione settimanale .
-Allora .. i nostri affari come vanno, Kobura ?- la solita domanda che settimanalmente le rivolgeva il più altro dei tre . La ragazza si limitava ad alzare lo sguardo apatico su di loro e a riabbassarlo subito dopo . –Dobbiamo ripetere la solita routine settimanale anche oggi ?- la ragazza fece per chiudere la porta, ma la bloccò con una mano . Con l’altra afferrò la ragazza e la trascinò fuori . –Ragazzi, prendetele le chiavi .-
-Eh.. Ehi ! Che cosa vuoi fare ?-
-La solita cosa . Prendo le chiavi così che tu possa rientrare a casa, no ?- Kobura lo guardò male .
-Smettila di far finta di preoccuparti !- quello si mise a ridere, mentre trascinava via la ragazza, tirandola per un braccio . –Lasciami andare !- e si divincolava . Ormai, ogni settimana, un giorno a caso, venivano quelli a rompere le scatole . Per cosa ? Per avere i soldi di Kobura che, purtroppo, era già povera di suo . Fortuna almeno che avesse una casa . La portarono in un cantiere abbandonato, abbastanza vicino al Quartier Generale dell’esercito di quella città . La spinsero all’interno e si scricchiarono le dita .
-Ti daremo la possibilità di difenderti, stà volta ..- e il primo le si lanciò contro, caricando un pugno . Kobura lo schivò per un soffio, spostando il busto di lato . Ma era solo uno sbaglio . Arrivò il secondo senza che lei se ne accorgesse e le diede un pugno in volto . La fece cadere a terra per la violenza subita da quel colpo . Tremava, ma non faceva altro . Si rialzò in piedi, mettendosi in posizione .
-Almeno siate leali, no ?- i tre scoppiarono in una risata che non prometteva nulla di buono .
-E quando mai lo siamo stati ?- e tutti e tre le si gettarono contro, cominciando a picchiarla, come ormai facevano ogni volta . E lei era impotente di fronte a loro . Non poteva far nulla, niente l’avrebbe salvata . Ormai era una cosa che succedeva spesso, quindi non si curò minimamente di urlare di dolore: l’abitudine quasi non glielo faceva più sentire . Subiva i colpi senza più opporre resistenza, e quelli che si divertivano ad osservarla mentre come minimo sputava sangue per terra . Eppure la sua determinazione a rialzarsi sempre in piedi non si sapeva dove la trovasse, e li faceva sempre divertire . Ma non era esattamente quello che voleva lei, perché a ogni risata aumentavano il numero dei colpi che lei era costretta a subire .
-Ugh.. !- e tossiva . Finalmente aveva smesso di rialzarsi . Quella sua determinazione al rimettersi in piedi finalmente aveva ceduto . Era rimasta per terra distesa, piena di lividi e sangue, che sporcava i vestiti . Il labbro gonfio, con uno spacco dalla quale scendeva un rivolo di sangue . Stringeva i pugni, mentre cercava ancora di mettersi in piedi, magari per cercare di fuggire, ma cadde nuovamente . E tossiva . Quelli che là davanti la osservavano divertiti, finalmente se ne andarono . E i suoi occhi blu mare avevano perso tutta la loro allegria già da un anno e forse più, a causa loro . E non poteva piangere quando sentiva il suo dolore che l’assaliva . Non poteva piangere in nessun momento, neanche quando voleva . Tentò di alzarsi, aggrappandosi a un muretto la vicino . A volte si chiedeva perché cavolo i militari non uscissero quando la picchiavano . E se si fosse rivolta a loro ? No, probabilmente la avrebbero scoperta . Si resse in piedi e si tenne il braccio sinistro, che non ne voleva sapere di muoversi .
Probabilmente era rotto .
-Ma.. Maledizione .. !- cercava di trascinarsi verso casa sua prendendo una strada diversa da quella iniziale . Detestava farsi vedere in quelle condizioni, ma specialmente detestava che la gente cercava di aiutarla . Purtroppo, andare a casa sua da quell’altra strada comportava il passare davanti al Quartier Generale dell’esercito . Ogni volta riusciva a percorrere quel pezzo di tragitto talmente veloce che le ci volevano solo pochissimi minuti prima di sparire dal campo visivo dei militari . Ma quella mattina pareva avercela con lei . Passava stringendo ancora il braccio sinistro, che doleva più di qualunque altra cosa . Doveva cavarsela da sola, era il suo orgoglio ad ordinarglielo . Così, mentre passava là davanti, fu vista da un militare affacciato alla finestra . –Cazzo ..- lo vide rientrare velocemente dentro e poco dopo se lo vide apparire davanti . Aveva i capelli biondi, col ciuffo davanti più scuro . Vestiva ovviamente con la divisa dell’esercito, ma per il caldo non indossava la giacca, e vestiva una maglietta nera che lasciava intravedere i suoi pettorali . In bocca una sigaretta .
-Ehi ! Ehi, tu, hai bisogno d’aiuto?- Kobura lo osservò, poi scosse la testa . Lo sguardo del militare cadde sul braccio della ragazza, e si avvicinò ancora più a lei –Tu hai bisogno di andare in ospedale .. ma ti vedi come sei conciata ?- Kobura non parlò, si limitò ad andare per la sua strada . Poi si sentì sollevare da terra e trasportare via .
-Ma.. che diamine .. ?- la sua voce da adulta fece uno strano effetto sul militare, che lasciò che la sigaretta gli cadde di bocca . Con un movimento veloce della mano destra, Kobura la lanciò lontano prima che potesse toccarle i vestiti . –Dove vuoi portarmi ?- il militare tornò in se .
-All’ospedale, mi pare ovvio .- Kobura cercava di divincolarsi, mentre quello continuava a camminare verso l’ospedale più vicino .
-Sottotenente Havoc !- il militare si voltò . –Che stai facendo ? Sei ancora in servizio !- era un uomo a rivolgersi a lui . Era alto, aveva i capelli neri e gli occhi del medesimo colore . Vestiva anche lui con la divisa, ma al posto della giacca aveva una camicia bianca . Kobura sapeva chi fosse quello . Si era fatto un nome sul campo di battaglia qualche anno prima, uccidendo due medici, che curavano amici e nemici: era il Colonnello Mustang, ovvero il Flame Alchemist .
-Ah, Colonnello !- Havoc si voltò, in braccio teneva ancora Kobura . Mustang spalancò gli occhi alla vista di quella ragazza così malridotta . –Ah.. la stavo portando all’ospedale ..- Mustang inarcò un sopracciglio . Poi gli dette l’ordine di muoversi e se ne andò . Havoc e Kobura arrivarono all’ospedale in non troppo tempo, e la caricarono su una sedia a rotelle, dove preferiva non stare . La portò nella sua stanza ._______________
-Bene, ora può andare, sottotenente ..- disse Kobura, osservando Havoc dal letto . Havoc la osservò inarcando un sopracciglio .
-Sicura ? Non hai parenti che possano stare qua con te ?- Kobura guardò fuori dalla finestra, poi sospirò .
-No . Non ne ho, ma non deve restare con me, o il Flame Alchemist s’arrabbierà, non crede ?- Havoc abbassò lo sguardo, emulando un “E’ vero ..” . Poi si voltò .
-Bè, allora tornò più tardi .. eh.. Kobushi ?- gli arrivò una ciabatta in testa e si voltò .
-Mi chiamo Kobura, non Kobushi !-
-Ok, ok.. scusa, marmocchia !- e uscì, prima che un’altra ciabatta potesse colpirlo –Ciao !-
-Non sono una marmocchia !- poi entrò un’infermiera con un dottore e cominciarono a curarla . Dopo qualche ora, Kobura si ritrovò piena di cerotti e il braccio sinistro totalmente steccato . Si sentiva particolarmente idiota . Solitamente non aveva mai avuto bisogno dell’ospedale, ma quella volta pareva non avere avuto altra scelta . All’ora di pranzo, un’infermiera le portò il pasto . Consisteva in una minestra, un panino e una bottiglia di latte . Mettere del latte al posto dell’acqua .. che fantasia ! –Potrei fare una chiamata urgente ?-
-Deve chiamare i suoi genitori ?-
-Non ho genitori, devo chiamare a lavoro per avvertire che non potrò andarci per .. quanto tempo devo restare qua ?- l’infermiera sorrise . Oltre a delle ferite normali aveva riportato alcune fratture alle costole e altri problemi agli arti, e quindi non se ne sarebbe certo potuta andare prima di una settimana.. no ?
-Finchè le sue ferite non saranno guarite .- Kobura abbassò lo sguardo .
-Capito ..- si alzò, diretta verso il telefono pubblico più vicino, scortata ovviamente dall’ infermiera . Appena arrivata, compose il numero in pochi istanti, con una velocità impressionante . risposero -Ah, sì .. sono Kobura !- seguì un momento in cui lei stette zitta . Dalla cornetta del telefono seguirono urla –Si, mi scusi .. ecco, ho avuto un incidente e adesso mi trovo all’ospedale .. volevo avvertirla che non potrò venire a lavoro per un periodo illimitato .. ah.. sì..- adesso un breve periodo di silenzio –Ho riportato fratture un po’ per tutto il corpo, anche alle costole e.. ho il braccio sinistro rotto .. ah.. ok .- sospirò –Arrivederci .- e chiuse . Poi si diresse verso la sua camera . Appena entrata, notò due persone che aveva visto in mattinata: il Flame Alchemist e il Sottotenente Havoc . Si sedette sul letto e li osservò –A cosa devo la vostra visita ?- il Flame Alchemist la osservò .
-Cosa ti è accaduto per essere conciata così ?- Kobura voltò lo sguardo .
-Assolutamente nulla . Sono ..- non sapeva cosa dire -.. sono caduta .-
-Non farmi ridere !- il Flame Alchemist era troppo serio . Kobura si mise sotto le coperte, sempre seduta, e sospirò .
-Mi hanno picchiata . Felice, adesso ?- voltò lo sguardo gelido sul Flame Alchemist .
-Chi è stato ?- Kobura non parlò . Guardò fuori dalla finestra . Se l’avesse fatto, chissà che cosa le sarebbe successo .
-Non le interessa .-
-Oh, sì che m’interessa .-
-No che non le interessa, sono affari miei personali !- si voltò del tutto verso Mustang . Il viso contratto in un’espressione arrabbiata .
-Non è da tutti i giorni vedere una ragazza picchiata in questo modo . Fa parte del nostro lavoro interessarci dei cittadini .-
-Ma fatemi il piacere …- voltò lo sguardo nuovamente fuori dalla finestra . Non aveva nessuna intenzione di parlare . Lo sguardo si fece nuovamente apatico . Havoc deglutì, vendendo Mustang visibilmente incavolato .
-Che cosa devo fare per farti parlare, ragazzina ?- Kobura non voltò lo sguardo .
-Assolutamente niente, perché non ho nessuna intenzione di parlare .- Mustang stava per schioccare le dita, quando Havoc lo bloccò .
-Colonnello, non penso sia il caso ..- Mustang scattò in piedi .
-Ragazzina, ti decidi a parlare ?! Sennò io ..-
-Lei cosa ?- lo sguardo freddo della ragazza si posò su quello del Flame Alchemist . –Schiocca le dita e mi da fuoco, magari, Flame Alchemist ?- Mustang stava nuovamente per schioccare le dita, quando si fermò –O magari vuole soltanto farmi paura ?- dal suo sguardo potè capire che ormai Kobura non aveva paura più di niente . Le aveva passate tutte, ormai . –Si accomodi, tanto .. ormai non m’interessa neanche vivere .-
-E’ per questo che ti lasci picchiare dagli altri ?-
-Mi ha presa per una masochista ?- gli ringhiò contro . Havoc sospirò –Vogliono i miei soldi, ecco perché mi picchiano .- Mustang e Havoc si guardarono a lungo, poi guardarono Kobura .
-E perché non ti sei rivolta all’esercito ?-
-Perché sarebbero capaci di uccidermi . E se proprio devo morire preferisco farlo in maniera dignitosa .- poi tornò a guardarli . –Ora potete anche andare . Non dovete lavorare ?- Si vedeva lontano un miglio che non voleva più avere niente a che fare con quei due . Detestava i militari, fra di loro c’erano i suoi stessi genitori . Là in mezzo, da qualche parte . Non aveva neanche una foto, solo questa informazione .
-Capisco che ci vuoi fuori dai piedi, Kobura .. ma devi dirci cosa succede, così che possiamo aiutarti !-
-Non ho bisogno dell’aiuto dei militari, grazie .- fissò le coperte, mentre i riccioli corvini le scivolavano leggeri sul petto e le coprivano gli occhi . Mustang riprese la sua giacca . Havoc si alzò .
-Torneremo domani . Pensaci .- poi si voltò verso Havoc –Andiamo .- Kobura fissava fuori dalla finestra . Poi li osservò andarsene con la coda dell’occhio . Quando se ne andarono, finalmente potè distendersi e chiudere gli occhi . Poi li riaprì . Non aveva ancora mangiato . Si tirò su con busto e prese il vassoio, mettendoselo sulle gambe e cominciando a mangiare . Quando finì, lasciò il vassoio sul comodino e chiuse di nuovo gli occhi, rilassandosi e, dopo poco, cadendo nel sonno .

Quando si svegliò, era mezzanotte meno cinque . Sospirò, osservando il soffitto . Con il braccio integro si coprì gli occhi, stringendo il pugno . Si mordicchiò il labbro, quando qualcosa di chiaro le scese lungo il volto . Una lacrima . Detestava questo suo particolare . Tutte le lacrime che quella mattinata avrebbe voluto versare scesero in quel momento .
Lacrime di dolore, di disperazione, di rabbia .
Tutte le lacrime che in un giorno voleva versare sarebbero scese soltanto di notte, quando nessuno la vedeva . E questo suo particolare le faceva rabbia . Piangeva solamente di notte, quando era chiusa in se stessa, dopo aver dormito, a mezzanotte, così che le lacrime che il giorno dopo avrebbe dovuto versare scendessero in anticipo, impedendole di piangere e dando agli altri un aspetto forte e duro di chi non conosce il verbo “piangere”.
E le faceva rabbia . Le faceva troppa rabbia, forse .
Detestava tutto di se: dall’aspetto al carattere . Ma la cosa che in assoluto detestava più di tutte, era il non poter piangere . Era così dalla nascita, e benché alcune persone potessero dire che per lei fosse una fortuna, in realtà non lo era per niente . Il non poter esprimere la tristezza che si portava dentro ormai da tempo la soffocava dentro, e le rodeva la coscienza . A volte per questo problema rischiava d’impazzire, e come se non bastasse rischiava di mandare in pezzi l’intero posto .

-Perché piangi ?- lo sguardo pieno di lacrime si posò sulla finestra, dove si trovava un ragazzo. Anzi, no . Era un bambino . Aveva lunghi capelli neri e vestiva stranamente .
-Non t’interessa .- e si asciugò le lacrime . –Non sono affari tuoi !-
-Uuuh.. sei conciata maluccio, eh ?- con una mano pressò in un punto scoperto del braccio sinistro di Kobura, che si morse il labbro per non urlare di dolore . Si limitò a cacciarlo via col braccio destro, ancora integro .
-Ma che fai, razza d’idiota ? E poi si può sapere che cosa vuoi da me e chi sei ?- il bambino rimase immobile ad osservarla per un po’, finche Kobura non si voltò nuovamente sul fianco destro .
-Assomigli alla mamma, sai ?-
-Non m’importa .- il bambino la osservava . Poi Kobura si voltò di scatto –Ehi, aspetta un attimo ! Come .. come hai fatto ad entrare ?!- il bambino indicala finestra sulla quale era seduto .
-Con un salto, no ?- Kobura spalancò gli occhi .
-Un.. un salto ?- il bambino annuì con la testa .
-Già . Faccio salti altissimi, sai ?-
-Tu .. non sarai un… ?-
-Sì, sono un Homunculus !-
-Ah, ma .. ma davvero ?- Kobura sembrava molto sorpresa da ciò che aveva detto . Davvero quel bimbo era un Homunculus ? No, non era possibile .. o se invece .. ? –E come ti chiami ?-
-Io sono Wrath, vuol dire Ira .- rise, poi scese dal davanzale della finestra e si sedette sul letto, davanti a Kobura –E tu ?-
-Io .. non t’interessa .- si limitò a dire . Non si fidava di quel bambino, in un certo senso lo odiava, perché le stava sottraendo l’unico momento della giornata in cui poteva piangere .
-E dai, m’interessa, invece !-
-Mi .. mi chiamo Kobura ..- rispose . Non poteva fare altro . Era in svantaggio rispetto al bambino, che in più era un Homunculus . -.. vuol dire Cobra .-
-Wow ! Figo !- sorrise, poi si avvicinò a lei col busto –Perché prima piangevi ?-
-Non ti interessa proprio, questo, è una cosa mia .-
-E daaaaaiii …-
-No ! E adesso va via, moccioso !-gli disse, allontanandolo da se col braccio integro . –Non ho più tempo da sprecare con te !- Si rimise sotto le coperte . Si coprì gli occhi col braccio e cercò di non far notare al bambino che piangeva . Non avrebbe sopportato il dover piangere davanti a lui .
-Oook.. ci vediamo domani, allora, verrò a farti visita !- e sorrise .
-NON TORNARE MAI Più !- gli urlò lei . Wrath uscì dalla finestra e si lanciò di sotto . Non le interessava nemmeno sapere se fosse stato ancora vivo, come minimo lo avrebbero ricoverato assieme a lei . Oppure gli avrebbero fatto un normalissimo funerale . Ma.. siamo sicuri che gli Homunculus possano morire ? Mise il volto sotto il cuscino e si lasciò andare ad un pianto trattenuto a lungo . Le lacrime scendevano silenziose lungo il viso, inumidendo il cuscino, i capelli e le lenzuola . Ma non le importava minimamente .

Quando riaprì gli occhi, si ritrovò davanti il Colonnello Mustang e il Sottotenente Havoc .
-Non mi lasciate stare nemmeno mentre dormo ?-
-Cerchiamo di raccogliere informazioni, chissà, forse mentre dormi parlotti ..- disse Mustang .
-Non siete i benvenuti qua dentro, non mi interessa intrattenere una conversazione con voi . Andatevene .-
-Pensi di poter dare degli ordini a dei militari ?-
-Non mi interessa se siete militari o che so io, so soltanto che non vi voglio qua .- si voltò dall’altra parte, dando le spalle ai militari e coprendosi quanto più poteva col lenzuolo . Gli occhi blu assunsero un colorito sul nero, quasi volenterosi di lacrime . Ma fino a quella sera, di certo, non avrebbe pianto . Mustang e Havoc stettero in silenzio, attendendo una sua parola, che non tardò ad arrivare –Andatevene .-
-Non se ne parla proprio .-
-In ogni caso, di certo la mia situazione non importa ai militi .- sospirò chiudendo gli occhi –E’ una cosa che importa soltanto alla polizia, ma non voglio rivolgermi ad essa .-
-Perché non vuoi ?- chiese Mustang . Kobura tentò di coprirsi ancora di più .
-Perché sono affari miei e voglio sbrigarmela da sola . DEVO sbrigarmela da sola ..- non volle più parlare, e i due militi se ne accorsero presto . Havoc sospirò .
-Forse è meglio andare, Colonnello . O il Tenente Hawkeye s’arrabbierà, non pensa ?- Mustang e Havoc si alzarono . Donarono un’ultima occhiatina a Kobura, prima di lasciare la stanza –Se più tardi torno ti dispiace ?- azzardò Havoc . Kobura si voltò appena, guardandolo con la coda dell’occhio .
-Se non tenterai d’interrogarmi sarai ben accetto in questa stanza .- ormai si rivolgeva a lui dandogli del tu . Lo faceva sempre con chiunque . E lo avrebbe fatto anche con Mustang, se solo glielo avesse permesso .. ma in fondo, a lei che importava se lui glielo permetteva o no ?
-Allora ci vediamo più tardi .- Kobura non rispose .

Come promesso, verso le sei di quello stesso giorno, Havoc si presentò . Non indossava la divisa dell’esercito, ma una normalissima maglietta bianca e pantaloni neri . Quando arrivò, trovò Kobura intenta a scrivere qualcosa .
-Ciao . Come va ?- sembrava piuttosto tranquillo . Kobura finì di scrivere le ultime due parole, poi alzò lo sguardo, tentando un sorriso .
-Bhè, non c’è male .- disse . –Ma potrebbe andare meglio .- Havoc si sedette sul letto accanto a quello di Kobura .
-Lo credo bene, con tutte le fratture che hai riportato ..- inclinò il viso di lato, poi si guardò intorno, cercando con lo sguardo qualcosa . Dal taschino dei pantaloni uscì un pacchetto di sigarette e un accendino . Prese una sigaretta e la mise in bocca –Non ti dispiace se fumo, vero ?-
-No, se me ne dai una .- Kobura sorrise . Havoc la osservò .
-Quanti anni hai ?- Kobura sospirò .
-Hm.. Quasi diciassette .- scrisse altre parole sul quaderno che teneva sulle gambe . Poi guardò Havoc, che le porgeva le sigarette .
-Prego .- e sorrise .
-Oh, ma che gentile ..- prese una sigaretta e Havoc le accese la sigaretta -..thank you, Havoc .-
-Puoi chiamarmi Jean .- e posò l’accendino in tasca . Poi cercò di sbirciare ciò che stava scrivendo Kobura . Inarcò un sopracciglio –Scrivi libri ?- Kobura lo guardò .
-E’ una specie di autobiografia . Sono arrivata a più di duecento pagine .- Havoc poggiò le spalle contro il muro, mentre liberava una nuvoletta di fumo nell’aria .
-Interessante ..- osservò Kobura che, come se fosse esperta, rilasciava cerchietti di fumo nell’ aria . Havoc alzò un sopracciglio in sua direzione –Fumi da molto ?- Kobura lo osservò, poi tornò a scrivere altre cose .
-Da quando avevo dodici anni .-
-Do .. dodici ?- Kobura lo guardò un attimo, scrisse l’ultima parola ed in fondo alla pagina scrisse “Owari” . Chiuse il quaderno e lo ripose sul comodino . Prese la sigaretta fra le dita e rilasciò altro fumo .
-Già .- e sorrise malinconica .
-Ma .. è strano ..- Kobura non capiva .
-Cosa è strano ? Che fumo da quando avevo dodici anni ?- Havoc annuì . –Uhm.. in effetti è strano, ma che ci posso fare ..- sospirò, tornando a guardare innanzi a se . –Piuttosto, ma il tuo turno al Quartier Generale è finito ?-
-Oh, sì . Proprio venti minuti prima di venire da te .- e Havoc sorrise . Insomma, Kobura era riuscita a cambiare argomento, o sarebbe caduta sulla questione “violenza” . E di certo non voleva . Continuarono a chiacchierare per qualche ora, quando Havoc decise che era tardi e che doveva lasciarla riposare . –Tornerò domani alla fine del turno, se ti va bene, okay ?- Kobura sorrise .
-Certo, vieni pure . Nessuno ti ferma .- poi mostrò il braccio sinistro –E di certo, per come sono conciata, non posso impedirtelo .- scherzò . Havoc la lasciò e lei si abbandonò sul letto, chiudendo gli occhi e lasciandosi sprofondare nel sonno .

Riaprì gli occhi pieni di lacrime . Maledizione, ma che le veniva spontaneo piangere durante la notte ? Bha ! Si stropicciò leggermente gli occhi, tirò su col naso . Tentò di alzarsi sui gomiti, ma quando voltò lo sguardo verso il letto accanto al suo inorridì . C’era Wrath, con in mano il suo libro, che leggeva come se nulla fosse .
-Wrath .. che diamine .. stai facendo ?- con uno scatto si riprese il libro, lasciando Wrath a mani vuote . Lo strinse a se, chiudendolo e allontanandosi da lui . –Non devi toccare questo quaderno !-
-Perché no ? E’ interessante !-
-E’ incompleto !- disse Kobura, mettendo il quaderno sotto il cuscino ed asciugandosi le lacrime che non smettevano di scendere .
-Hm.. ehi, ma piangi anche oggi ?- Kobura ricadde sul cuscino .
-Non rompere .- Wrath si alzò e si sedette sul letto di Kobura .
-Ti va di giocare ?- Kobura aprì gli occhi, ma nascose il viso con le braccia . Non voleva farsi vedere ancora mentre piangeva –Koburaaa..- disse Wrath con tono implorante –Dai, giochiamo un po’ ?-
-Wrath, per favore ..- chiese Kobura, col tono singhiozzante . Tirò su col naso un’altra volta -..lasciami in pace ..- da sotto le braccia si potevano vedere benissimo le lacrime che scendevano tranquille, come se nulla fosse . -.. ti prego ..- implorava, Kobura . Mai lo aveva fatto, ma quando aveva l’opportunità di cedere alle proprie emozioni non voleva che qualcuno la disturbasse .
-Andiamo, Wrath, non vedi che non vuole giocare con te ?- una voce che Kobura non aveva mai sentito: c’era qualcun altro in quella stanza oltre loro ? Wrath si voltò in direzione di quella voce . –Andiamocene, non perdiamo tempo .-
-Aspetta, Envy ..- disse Wrath, voltandosi verso Kobura –Avaaaantiii .. giochiamo, daaaiii ..- cercò di muovere Kobura afferrandola per le braccia, ma ricevette un colpo leggero al viso . –Ehi, vacci piano !-
-Lasciami in pace t’ho detto !- afferrò le coperte e si coprì il viso con esse . Mentre compiva questo movimento riuscì ad intravedere il ragazzo chiamato Envy: non era male .
-Ehi, umana, vedi di smetterla, eh !- Kobura si girò da un lato .
-Lasciala stare, Envy, non mi ha fatto niente .- ma insomma, cosa volevano quei due da lei ?
-Andatevene, tutti e due !- si strinse nelle coperte, mentre Wrath si alzava . Ma non avevano nessuna intenzione di andarsene . Kobura si perse in un silenzioso pianto disperato . Non solo DOVEVA piangere, ma DOVEVA anche aver rotte le scatole da quei due Homunculus . Proprio non gli andava di lasciarla in pace, vero ? –Lasciatemi sola !- disse . Envy si sedette tranquillo sul letto lì accanto, mentre Wrath rimase in piedi .
-Non finchè non giocherai con me .- Kobura si sentiva particolarmente umiliata: non gli bastava essere lì ? Doveva pure rompere ?
-Oh, insomma Wrath !- cercò di reprimere le lacrime che continuavano a sgorgare dai suoi occhi –Cos’è che vuoi ?- Wrath sorrise .
-La Pietra Filosofale .- disse . Kobura rimase impietrita .
-E quindi ?-
-Tu sai dove posso trovarla, vero ? Mi hanno detto che in questa città c’è una ragazza che la possiede .- Kobura non rispose .
-Ti conviene parlare .- disse Envy . Fra le mani Kobura strinse un ciondolo . Il ciondolo che portava sempre al petto .
-Non ne so niente .- disse Kobura .
-Non ci credo . Kobura, parla ..- Kobura si voltò . Osservava le espressioni minacciose che i due avevano assunto, e si sentì in “leggero pericolo” . Mostrò il ciondolo .
-Vi basta trovare colui che possiede l’altra metà del ciondolo . Ce l’ha lui .- si mise a sedere, cercando sempre di nascondersi con le coperte . Envy si alzò venendo vicino al letto di Kobura.
-E dove possiamo trovarlo ? Qual è il suo nome ?-
-Non lo so . Non l’ho mai saputo . L’ho incontrato mezza volta e mi ha preso l’altro ciondolo . Non so dove possiate trovarlo .- Envy gli mise una mano sul capelli, lisciando i suoi ricci . Poi li afferrò e tirò indietro –Ahi !-
-Vedi di dirci la verità, piccoletta, ti conviene .- Kobura lo osservava .
-Perché, sennò che farai ?- lo provocò lei .
-Possiamo tranquillamente toglierti tutto ciò che hai .- minacciò lui .
-Non ho più niente da perdere, mi spiace . Non ho più niente .- con uno scatto si fece lasciare .
-Tsk .. non temi la morte ?- Kobura lo osservò .
-Sono già morta .- rispose lei . –Non mi preoccupo di morire una seconda volta .- Envy non capiva . Wrath la guardò interrogativo .
-Sei già morta ?- Kobura si strinse il petto .
-Sono morta dentro .- spiegò –E tutte le volte che ho cercato di raggiungere la cara Sorella Morte, qualcuno me l’ha impedito .- e sorrise triste –Se mi uccidete voi mi fate soltanto un favore .- lo sguardo tornò apatico . No, non era neanche apatico: era lo sguardo di chi non aveva paura di perdere niente; solo per il fatto che aveva già perso tutto ciò che aveva .
-Idiota ..- Wrath inarcò un sopracciglio, poi le prese il volto e rovesciò in gola il contenuto di un’ampolla rosso sangue . Kobura tossì .
-Ma.. che m’hai dato ?- strinse i pugni, cominciando a sentire un fortissimo dolore in tutto il corpo .
-Non importa cosa t’ho dato . E’ il “grazie” per l’informazione .- Envy e Wrath se ne andarono, così, senza dire nulla . Kobura patì le pene dell’inferno per più di due ore, le faceva male dappertutto . Poi, il dolore finì, ed in fin dei conti si sentiva meglio . Kobura si lasciò andare sul letto, nuovamente in preda alle lacrime .

Quando si svegliò, il giorno dopo, trovò Havoc mezzo addormentato la davanti, seduto sul letto davanti al suo, con una sigaretta fra i denti .
-Jean ?- lo chiamò lei . Nessuna risposta –Jean ?- provò di nuovo . Niente . –Havoc !- ordinò . Havoc sussultò, scattando in piedi e mettendosi in saluto militare . Kobura scoppiò a ridere . –certo che sei veramente strano, Jean !- Havoc ci rimase un po’ in imbarazzo .
-Ah.. eh .. eheh ..- si grattò la testa, quando la cenere della sigaretta gli finì sui pantaloni neri –aah !! I miei pantaloni !- Kobura scoppiò a ridere più di prima, tenendosi lo stomaco col braccio destro .
-Ma che sei sfigato !- poco dopo, ad interrompere quelle risate, ci fu Mustang, che col suo passo tranquillo di sempre entrò nella stanza . Kobura si ricompose subito: non voleva farsi vedere allegra da Mustang . probabilmente lo avrebbe odiato per tutta la sua vita –Salve .- disse, solo . Havoc osservò il Colonnello .
-Ah.. colonnello .. come mai qui ?-
-Non per una visita di piacere, vero ?- Kobura lo guardò storto .
-Veramente per una volta sì .- unì le mani dietro la schiena e si sedette accanto ad Havoc, incrociando le braccia davanti al busto –Fra quanto ti rimetterai ?-
-Non ne ho la più pallida idea . Penso .. fra due settimane . Se tutto va bene .- Mustang sorrise.
-Havoc mi ha detto che stai scrivendo un libro . Posso dargli un’occhiata ?- Kobura lo guardò sospettosa . Poi prese il quaderno e glielo porse .
-Tutto tuo .- disse . Mustang prese a sfogliarlo, soffermandosi qua e là per leggere qualcosa .
-Ehi, ma ci sono parecchie cose riguardanti l’alchimia ..-
-Sì . Mio padre è un’alchimista di stato, così come mia madre . Tutti i loro libri sono andati a fuoco qualche anno fa, ma li ricordo a memoria . E per non dimenticarli scrivo il contenuto in quel quaderno sottoforma di storia autobiografica .- spiegò Kobura .
-Dunque sei un’alchimista ?- Kobura scosse il capo .
-No . So molto di alchimia, ma non posso definirmi Alchimista .- disse –Non ho mai fatto esperimenti di alcun genere .- Mustang continuava a sfogliare le pagine del quaderno, annuendo ogni volta che trovava frasi alchemiche o cose che c’entravano .
-Però conosci molto bene la materia .. qui descrivi le trasmutazioni in modo incredibile ..- disse, mentre Kobura lo osservava .
-Ah.. davvero ? Non lo sapevo ..-
-Ehi, senti un po’ . Ti intendi molto di libri, tu ?- Kobura lo osservò .
-Sì, perché ?- inclinò il capo di lato .
-Non è che ti andrebbe di lavorare alla biblioteca del Quartier Generale ? C’è solo una ragazza che ci lavora e da sola non può fare tutto quel lavoro . Stiamo cercando qualcuno che la possa aiutare . Ti va l’idea ?- Kobura ci pensò un attimo .
-Quant’è la paga ?-
-Oh, è quasi quanto quella che viene data agli Alchimisti di Stato . Cioè molto elevata .- Kobura osservò Mustang, poi sorrise .
-Ok, ci sto .-
-Perfetto . Allora quando ti sarai rimessa comincerai a lavorare con Sheska .-
-Sarebbe la ragazza che lavora alla biblioteca ?- Mustang annuì .
-Proprio lei . Ora scusate ..- si alzò –Il tempo che avevo a disposizione è terminato, devo tornare al quartier generale . Havoc, tu fra quanto riprendi ?-
-Ah.. fra mezz’ora, se non erro .- rispose Jean riemergendo dai suoi pensieri .
-Ok, allora a dopo .- Mustang se ne andò e rimasero Kobura e Jean .
-Sei molto fortunata, Kobura .- la ragazza non capiva .
-Perché, scusa ?-
-Perché i bibliotecari di Stato vengono pagati molto bene . E se dico molto devi credermi ..- Kobura sorrise .
-Lo spero, perché sono un po’ a corto di soldi, e il posto dove lavoro ora non mi paga neanche tanto bene .. e lavoro un sacco ..- sospirò . Jean finì l’ultima sigaretta e si alzò .
-Ora è meglio che vado . Devo pure cambiarmi ..- Kobura annuì .
-Sì, capisco . Io vedrò di riprendermi il prima possibile, così esco da questo maledetto posto che puzza di cloroformio ..- Jean sorrise .
-In effetti ..- Kobura lo interruppe .
-Avanti, Sottotenente ! Buon lavoro !- e sorrise . Jean se ne andò, sorridendo . Poi entrò un’infermiera per portare il pranzo a Kobura . –Senta, sa per caso dirmi fra quanto potrò andarmene da qua ?- l’infermiera fece segno di aspettare ed uscì veloce . Quando tornò era con un dottore, che la visitò . Quando alla fine le tolse le bende e tutto . –Cosa ?-
-Totalmente guarita . E’ avvenuto un miracolo, in questa stanza ..- Kobura inarcò un sopracciglio . Era.. guarita ?

Quel pomeriggio venne dimessa e si diresse al Quartier Generale, col quaderno sotto braccio, decisa di parlare con Mustang . Da quel momento avrebbe dovuto chiamarlo “Colonnello” ... Che noia ! Quando arrivò, chiese ad una donna bionda che passava di à con alcune cartelle in mano .
-Ehm, mi scusi ..- disse, quella si voltò .
-Sì ?-
-Stavo cercando il Colonnello Mustang, sa dove posso trovarlo ?- la donna la guardò . Poi sorrise .
-Certo . Stavo giusto andando da lui, ti accompagno .- Kobura seguì la donna, imboccando corridoi immensi . Probabilmente alla fine si sarebbe persa per tornare indietro . Finalmente la donna si fermò davanti ad un ufficio . Bussò alla porta, poi entrò . –Colonnello .. ? Ha visite .-
-Uh ? Ah, sì . grazie Tenente .- Kobura entrò lentamente nell’ufficio . Mustang saltò in piedi . –Kobura ? Ma che ci fai qua ?- lei avanzò lenta .
-Bhè, mi hanno dimessa .-
-Ti hanno .. ma se sta mattina eri conciata malissimo !- Kobura si guardò un attimo intorno, notando i sottoposti di Mustang . Fra di essi notò Jean, che la salutò con un cenno della mano . lei sorrise di rimando, e lo salutò allo stesso modo .
-Bhè, non è mica colpa mia, Colonnello .. c’è stato una specie di miracolo ..- Mustang sospirò . –Comunque, tornando al discorso di sta mattina ..-
-Ah, dici quello per il lavoro ?- Kobura annuì . Mustang aggirò la scrivania e le fece segno di seguirlo . –Andiamo, ti presento Sheska .- lasciarono la stanza velocemente, e presero altri corridoi .
-Qua io mi perdo ..- disse Kobura, mentre si guardava intorno . Mustang soffocò una risatina .
-Bhè, ti ci abituerai, Kobura .- si fermarono ad un certo punto, davanti ad una porta . Mustang la aprì e rivelò l’esistenza di un’enorme biblioteca –Sheska ? Ci sei ?- chiamò Mustang, entrando seguito da Kobura . Una ragazza coi capelli corti castani uscì da dietro degli scaffali con in mano una pila di libri .
-S-sì, ci sono ..- posò i libri e si inchinò davanti a Mustang –Buongiorno, Colonnello .- si rialzò e osservò Kobura, che si guardava intorno e cominciava a esplorare la biblioteca, allontanandosi da Mustang .
-Ti presento Ko.. ma dov’è ?- si guardò intorno, non trovandola . –Kobura ? Ehi, dove ti sei cacciata ?- Kobura raggiunse Mustang, mentre si guardava ancora attorno .
-Sì, scusa, mi stavo guardando in giro .-
-Ricordami che qua devi darmi del “lei” .-
-Sì.. scusi, Colonnello .- sbuffò . Le seccava parecchio dare del lei a Mustang . Poi si avvicinò a Sheska . –Io sono Kobura . Piacere .- e sorrise, porgendole la mano .
-Io sono Sheska, piacere mio .- e le strinse poco la mano . Giusto quanto bastava per avvertirne il calore .
-Kobura da oggi lavorerà con te, qui in biblioteca . Ora, però ..- afferrò Kobura per una spalla -.. devi venire con me, ti devo dare la divisa .- Kobura annuì .
-Ci si vede dopo, Sheska !- e seguì Mustang fuori dalla biblioteca .

Dopo circa mezzora, Kobura tornò da Sheska . in un tascapane teneva i vestiti con la quale era venuta al Quartier Generale . Aprì la porta della biblioteca, facendo il suo ingresso: indossava la divisa tipica dell’esercito, solo che indossava la gonna . I capelli neri ricci erano legati sulla nuca, sul viso alcune ciocche ribelli o troppo corte per arrivare sulla nuca . Quando Sheska la vide, quasi non la riconobbe, era troppo diversa .
-Però, non è tanto scomoda come mi aspettavo ..- commentò, girando su se stessa . Anche se la divisa la copriva, le forme del suo corpo erano ben riconoscibili e visibili . Oppure, se si guardavano le gambe, si poteva notare che erano a dir poco perfette .
-Il Colonnello ti ha vista in divisa ?- Kobura scosse la testa, Sheska sospirò .
-Ancora no, perché ?-
-E’ un donnaiolo . Se ti vedesse è probabile che non riuscirebbe a levarti gli occhi di dosso .- e mimò con poca abilità il Colonnello Mustang . Ma riuscì comunque a farsi intendere da Kobura .
-Sì .. ho capito, ma adesso .. che devo fare ?- si guardò intorno . Sheska le fece fare un giro veloce di tutta la biblioteca, che nonostante contenesse migliaia di libri, era in realtà piccola e non enorme come sembrava all’inizio .
-Contiene i libri più importanti di tutte le città, libri di Alchimia e Registri dell’Esercito .- Kobura annuì, mentre lei spiegava –E’ vietato fumare, dunque se vedi qualcuno che sta per accendersi una sigaretta ..- Kobura pensò subito a Jean Havoc e soffocò una risatina -.. bloccalo immediatamente . Intesi ?- Kobura annuì .
-Certamente . Mi pare ovvio .-
-Dunque, il tuo lavoro consiste nel riordinare i libri, mettendoli nei giusti scaffali, e nel “servire” i militari che entrano qua dentro, dando loro i libri che cercano . Mi raccomando di chiedere il maggior numero di informazioni sul libro che cercano, così ti alleggerisci il lavoro .-
-Ok, ho capito .-
-Allora comincia a riordinare questi libri .- le mostrò una bella pila di libri: quella che circa un’ora prima aveva portato su una scrivania là vicino .
-Uuuh.. sì, capito .- e cominciò a lavorare .

Erano le otto di sera, e Kobura aveva quasi finito di riordinare gli ultimi libri della quarta pila che Sheska le chiedeva di ordinare, mentre lei riscriveva altri documenti che ricordava a memoria . Bussarono alla porta, quando lei posò l’ultimo . Era in mezzo agli scaffali, infognata chissà dove . Colui che aveva bussato entrò nella biblioteca: Jean Havoc .
-Oh.. Sottotenente !- Sheska scattò in piedi, inchinandosi di scatto .
-Ehi, calmati .. senti, sto cercando Kobura ..-
-Sì ?- Lupus In Fabula . Kobura sgusciò fuori da degli scaffali, mostrandosi a Jean in tutta la sua bellezza . –Oh .. Jea… Sottotenente Havoc !- si corresse . Stava per chiamarlo per nome, ma essendo in servizio forse era meglio non farlo . Jean la studiò attentamente, prendendo il mento fra le dita .
-Però, sei uno schianto ..- Kobura arrossì lievemente .
-Oh, eh .. grazie .- si nascose guardando altrove . Jean le sorrise e fece per accendersi una sigaretta, quando Kobura gliela tolse dalle dita –No, mi spiace, vietato fumare .-
-Acc.. dovevo sospettarlo ..- si riprese la sigaretta e la posò nel contenitore apposito .
-Comunque, mi stava cercando ?- Jean posò le sigaretta in tasca .
-Già . Senti, hai già firmato il contratto di lavoro ?- Kobura inclinò il capo .
-Ci vuole un contratto ? Il Colonnello non me l’ha detto .-
-Ah, lo sospettavo ..- e sospirò . Uscì da una tasca un foglio arrotolato e lo srotolò, posandolo sul tavolo e uscendo una penna . –Ecco, devi firmarlo .- Kobura si avvicinò e lesse velocemente. Nel suo lavoro era incluso anche il recarsi in guerra quando ce ne fosse stato bisogno, e quindi anche un allenamento speciale per le armi da fuoco .
-Dovrò recarmi in guerra .. ? Dunque è come se fossi proprio un militare, giusto ?-
-Dopo che lo firmerai, lo sarai di fatto .- spiegò Jean . Kobura sospirò .
-Cosa non si fa per sopravvivere ..- e firmò . –Bene . Ora che mi tocca fare ?- Jean arrotolò nuovamente il foglio e lo rimise in tasca .
-Hm.. adesso devi solo venire a cena con me .- e sorrise . Kobura inarcò un sopracciglio .
-Stai scherzando ?- Jean fece finta di pensarci . Poi sorrise .
-No . Però non fraintendere, solo come amici !- Kobura inarcò anche l’altro sopracciglio, guardandolo seria .
-E ne sei capace ?- sinceramente ne dubitava . Jean sospirò, poi la guardò .
-Certo, razza di .. !- le diede un pugno piano, che prontamente venne bloccato dalla mano di lei.
-Sì, sì, ho capito .. Va bene, accetto .-

Erano andati in un normalissimo ristorante vicino al Quartier Generale . Avevano ordinato in poco tempo e già avevano ricevuto la loro cena . Tutto si svolse come sempre, poi tornarono al Quartier generale: non era successo niente di che, essendo solo una cena fra amici .
-Eccomi, sono tornata ..- Kobura entrò nella biblioteca, vestita sempre con l’uniforme . Si guardò intorno -..Sheska ? Ci sei ?- si voltò e vide un biglietto sopra una scrivania . Lesse -“Ho finito il mio turno . Metti in ordine gli ultimi libri e controlla meglio i registri, per favore . Grazie ! A domani !”- Kobura inarcò un sopracciglio . –Ma tu guarda .. mi scarica il lavoro addosso ..- con un’alzata di spalle accartocciò il foglietto e lo buttò in un cestino là accanto . Prese un libro in mano, osservandolo . –Hm.. ?- la porta si aprì, rivelando il colonnello Mustang.
-Salve, Kobura . Come va il tuo primo giorno di lavoro ?-
-A meraviglia, grazie, Colonnello .-
-Senti, Havoc ti ha fatto firmare il contratto ?-
-Sì .-
-Quindi parteciperai alle guerre ?-
-Sì .-
-E parteciperai anche all’addestramento per armi da fuoco ?-
-Sì .- era piuttosto seccata, ormai rispondeva a monosillabi . Mustang si chiuse la porta alle spalle e girò la chiave -.. Colonnello ? Che sta facendo ?- Mustang si avvicinò a lei, e la inchiodò al muro con uno scatto, poggiando prepotentemente le labbra sulle sue . Kobura rimase paralizzata dallo stupore, poi tentò di cacciarlo via, lontano da sé . Non ci riuscì, ma Mustang si tolse ugualmente –Ma che diavolo le prende, Colonnello ?!?-
-Eheh .. chi ti dice che io sia il Colonnello ?- Kobura ebbe una sensazione di terrore che le sorpassò tutto il corpo, da capo a piedi . Un fascio di luce avvolse il Colonnello, rivelando una figura familiare a Kobura . Envy . –Ti ricordi di me, Chibi ?-
-Lasciami ..- bisbigliò Kobura, mentre combatteva con lui -.. Envy !-
-Sono felice di vedere che non ti sei scordata di me ..- e avvicinò ancora una volta il suo volto a quello di lei .
-Ti ricordo che tu e Wrath siete venuti giusto ieri notte e.. lasciami !- lo strattonò lontano da se, cercando di scrollarselo di dosso . –Che cosa vuoi da me ?-
-Cosa voglio .. ?- Envy ghignò . –Oh, soltanto giocare ..- e le passò lentamente le labbra lungo il collo -.. col tuo corpo ..- Kobura rabbrividì . Spalancò gli occhi, dandogli uno strattone più forte degli altri e scaraventandolo lontano da se, mentre lei ansimava .
-Non.. non toccarmi ! Sta.. Stammi lontano, non ti avvicinare !- tremava: tremava visibilmente e forse troppo, ma non poteva farne a meno . Mille pensieri le attraversarono la mente si sentì trafiggere il cuore da essi come se fossero coltelli . Strinse una mano all’altezza del petto, mentre il cuore batteva all’impazzata . No . Non doveva succedere di nuovo . Envy si rialzò e sorridendo si diresse nuovamente verso di lei .
-Oh, dai .. che hai, paura ?- la inchiodò al muro, come prima . Mise la gamba fra quelle di Kobura, in modo da essere più comodo . Si avvicinò ancora a lei, baciandola prepotentemente, mordendole il labbro .
-Hm.. !!- con la lingua chiese il permesso di entrare nella sua cavità orale, e appena raggiunto il suo scopo cominciò a giocare con quella di lei, che timida tentava di ritrarsi al suo tocco prepotente e gentile allo stesso tempo .
-Non preoccuparti .. non ti farò male ..- e continuò ancora quel lento rincorrersi . Sorrise, mentre Kobura poco a poco cedeva, senza volerlo . Envy le lasciò i polsi, scendendo con le mani fino alla vita . La afferrò e la gettò a terra, per poi seguirla e mettersi a gattoni su di lei . Riprese a baciarla sempre meno dolcemente, mentre Kobura si limitava a ormai spessi mugolii. Envy cominciò a toglierle la giacca blu, rivelando la maglia nera che indossava . Spalancò gli occhi, mentre lui tentava di toglierle anche quella .

Qualcuno forzò la maniglia della porta, che non voleva saperne di aprirsi . Uno schiocco di dita, la porta si apre e rivela i due, uno sopra l’altra sotto . Kobura tremante, mentre Envy ancora si accingeva a spogliarla . Roy Mustang impietrito là davanti, con lo sguardo stupito posato sugli occhi di Kobura, che imploravano sia la morte, sia l’aiuto .
-Tu.. LASCIALA IMMEDIATAMENTE !- un altro schiocco di dita ed Envy si lanciò lontano: le fiamme comunque lo presero . Kobura si girò da un lato: la maglia nera era tutta strappata, la gonna distrutta . Era ormai mezza nuda . Envy ancora vestito schioccò le dita e sbuffò .
-Acc.. c’ero quasi, maledizione !- e scappò via dalla finestra . Roy Mustang si tolse velocemente il cappotto nero che indossava e lo usò per coprire ciò che rimaneva di Kobura: ovvero solo il corpo tremante e freddo, impaurito .
-Kobura ! Kobura stai bene ?!- Kobura si limitò ad annuire, voltandosi appena ad osservare Roy . Dagli occhi sgorgavano mille emozioni, al posto di lacrime, che volentieri avrebbe versato . Ma aspettare non avrebbe certo peggiorato la sua situazione . Roy la prese fra le braccia e la poggiò contro un muro, mentre usciva veloce dalla stanza –Ehi ! Ehi, Tenente ! Tenente Hawkeye, è nei paraggi ? Sottotenente Havoc ! Ehi !- accorsero entrambi, che dall’ufficio generale avevano sentito le urla . Insieme a loro Fury, Breda e Falman, dei sottoposti di Mustang . Quando i cinque videro la povera Kobura con sguardo vacuo fisso per terra, rimasero impietriti . Ma nessuno mai quanto Havoc, che era quello che la conosceva da più tempo, e che con lei aveva un rapporto d’amicizia più saldo degli altri . Gli cadde la sigaretta di bocca .
-Cosa .. cosa le è successo, Colonnello .. ?-
-Un Homunculus .. l’Homunculus di nome Envy !- disse Mustang . Hawkeye cercò di smuovere Kobura, che però pareva non volerne sapere di riprendersi –E’ stato qui, ha tentato di violentarla !- Havoc rimase impietrito, poi corse subito da Kobura, aiutando Hawkeye a smuoverla un po’ –Qualcuno di voi può ospitarla per qualche notte ? Quell’Homunculus deve starle lontano .- Breda, Fury e Falman erano un po’ inattendibili, quindi osservò il Tenente Hawkeye –Tu puoi tenente ? Se non erro avete gli stessi orari di lavoro, no ?- il tenente annuii. –Allora è deciso . La ospiterai tu .-

L’avevano trasportata a casa del Tenente con l’auto e ci avevano messo poco tempo . Adesso era fra le coperte calde di un letto ed aveva smesso di tremare .
-Ti senti meglio ?- chiese Riza Hawkeye, titubante, cercando di intrattenere con lei una conversazione e distrarla dal pensare a ciò che era successo prima . Kobura schiuse piano le labbra .
-S.. sì, Tenente .. grazie ..-
-Puoi chiamarmi Riza . Fuori dal lavoro non sono un Tenente .- Kobura sorrise .
-Potresti dirmi che ore sono ?-
-Mezzanotte meno cinque . Perché ?-
-A mezzanotte potresti lasciarmi sola, per favore .. ?- la guardò supplichevole . Riza annuì . Si alzò e chiuse tutte le finestre, cercando di creare una specie di barriera per non fare entrare nessuno in quella stanza, ed uscì, lasciandola sola a mezzanotte precisa . Kobura chiuse gli occhi e le lacrime cominciarono a scendere, supplichevoli di non essere fermate .

Aprì gli occhi, nuovamente, ritrovandosi Riza davanti che cercava di svegliarla .
-Kobura .. ? Kobura, te la senti di andare a lavoro ?- Kobura annuì e si tirò su . –Ti presterò una delle mie vecchie divise . Sono in ottimo stato, e dovrebbero essere della tua taglia ..- la osservò, poi andò nella sua camera e dopo dieci minuti tornò con una divisa fra le mani . La posò sul letto . –Cosa vuoi per colazione ?-
-Una tazza di latte andrà bene .. grazie .- e sorrise a Riza . Prese l’uniforme e la indossò: le calzava a pennello . Si stiracchiò un po’, poi andò in cucina . Fortuna che si ricordava dov’era .
-Ecco, prendi .- disse Riza, porgendole una semplicissima tazza di latte fresco . Kobura ringraziò con un sorriso, poi prese la tazza e mandò giù tutto d’un fiato . Posò la tazza e cercò il bagno . Quando lo trovò, tentò in tutti i modi di aggiustarsi i capelli, che erano in completo disordine . Prese una spazzola qualunque e li pettinò . Quando finì, prese un elastico nero che teneva sempre nel polso sinistro e li legò in una coda sulla nuca . Qualcosa strisciò sulla parte nuda delle gambe e la fece sobbalzare . Guardò in basso e notò un cagnolino che scodinzolava e le camminava attorno –Si chiama Black Hayate .- disse Riza, quando Kobura rientrò in cucina –E’ il mio cane .- Kobura sorrise, osservando il cane che ancora le scodinzolava attorno .
-E’ carinissimo !- disse, andando nella sua stanza . Cercò il tascapane che aveva il giorno prima e lo trovò . Lo aprì e ne uscì fuori un paio di occhiali . Li mise: adesso sembrava una bellissima studiosa dell’esercito, o ancora meglio, sembrava la perfetta bibliotecaria a cui non mancava nulla: gli occhiali, la bellezza, la gentilezza, l’intelligenza e la memoria . Era perfetta . Uscì assieme a Riza poco dopo, seguita dal fedelissimo Black Hayate . L’alloggio di Riza Hawkeye era vicinissimo al Quartier Generale . Arrivarono in perfetto orario e quando le strade delle due stavano per dividersi, Riza lasciò una pistola a Kobura .
-Da domani cominciano gli allenamenti, ma ..- e sospirò -.. se dovesse succedere qualcosa, usa questa pistola .-
-Grazie .- aveva risposto Kobura, tutta tranquilla . Le loro strade si divisero e Kobura andò tranquilla in Biblioteca, dove trovò Sheska che smanettava con i libri . –Ciao Sheska . Già qui così presto ?- e certo, erano le otto !
-Sono arrivata poco fa insieme ad un carico tremendo di libri ! Guarda quanti scatoloni !- e indicò accanto a se: c’erano un’infinità di scatoloni . Kobura rimase impietrita . –Immaginati quanto lavoro ! Oh, mamma .. !!- con un’alzata di spalle si diresse verso gli scatoloni e ne aprì uno, tirando fuori tutti i libri . Aveva con se il tascapane quasi del tutto vuoto: all’interno, sul fondo, solo la pistola . Prese i libri e li mise dentro, tranquilla, mentre adesso lasciò sola Sheska, entrando fra gli scaffali e provvedendo a posare i libri negli appositi spazi . Mentre lei posava, Sheska catalogava, catalogava e catalogava ancora . Poveretta !

Proprio dopo pranzo, quando rientrò nella biblioteca, ricevette la visita di un ragazzo che non aveva mai visto, ma che Sheska conosceva . E forse lo conosceva troppo bene . Quando rientrò li vide chiacchierare tranquilli .
-Oh, Kobura ! Sei tornata !- un passo dopo l’altro si diresse verso Sheska, osservando il ragazzo con la quale parlava: aveva corti capelli castano chiaro e occhi del medesimo colore . Vestiva con la divisa dell’esercito . –Ti presento Alphonse Elric !- Kobura inarcò un sopracciglio, mentre stringeva la mano al ragazzo .
-Io sono Kobura, piacere .-
-Piacere mio .- Kobura lasciò la mano del ragazzo e fece il giro della scrivania, afferrando il suo fedele tascapane e dirigendosi verso gli scatoloni che ancora non erano stati svuotati . Ne aprì un ennesimo e tirò fuori alcuni libri, che portò in una scrivania lì vicino .
-Non sono catalogati, vero ?- Sheska la osservò, poi scosse la testa . –Okay, allora ci penso io.- prese dei registri e cominciò a catalogare libri . Mano a mano che catalogava interi scatoloni di libri, li posava nel loro posto giusto . –Piuttosto, quand’è che butti via questi scatoloni ?-
-Oh .. bhè, in effetti è meglio se li butto ora .- si diresse verso gli scatoloni e ne afferrò qualcuno . non più di quattro . –Ooh.. poi non ci passo dalla porta !-
-Razza d’idiota !- Kobura si diresse verso di lei, afferrando gli scatoloni e mettendoli uno dentro l’altro . Ne entrarono una marea . –Ora vai, sbrigati, che sto facendo io tutto il lavoro !-
-Sì .. ! Si, mi muovo subito !- ed uscì con gli scatoloni in mano . Alphonse osservò Kobura .
-Aiuti Sheska nel lavoro di biblioteca ?- Kobura annuì –Ah, capisco . Io avevo lo stesso lavoro a East City .- Kobura lo squadrò .
-A East City ? E allora che ci fai qua ?-
-Mio fratello è un Colonnello . E’ stato trasferito qua ieri, e quindi adesso sto con lui .- Kobura lo osservò . Poi fece spallucce . –Posso aiutarti ?- chiese Alphonse .
-Certo ..- e cominciò ad aiutarla nel catalogare i vari libri . Poco dopo, Sheska tornò con al seguito un ragazzo biondo con capelli lunghi legati in una coda alta sulla nuca, dagli occhi dorati, che vestiva con l’uniforme dell’esercito e che teneva i gradi da colonnello appesi nella giacca blu . –Oh ! Fratellone !- Alphonse sorrise al ragazzo, che ricambiò . Kobura lo osservò con la coda dell’occhio, mentre continuava a catalogare .
-Kobura, lui è il Colonnello Edward Elric .- Kobura lo osservò .
-Piacere .- disse, alzandosi ed eseguendo il saluto militare .
-Piacere mio .- Kobura si sedette nuovamente, continuando a catalogare libri .
-Lui è anche un Alchimista di Stato .- disse Sheska . Kobura lo fulminò con lo sguardo . Strinse i pugni .
-Io odio .. gli Alchimisti di Stato .-


Owari Setsu Ichi

// Fay : okay, il capitolo più lungo della mia vita . 11 pagine di word !!! O__O certo, c’è gente che scrive molto più di me in un capitolo ma .. insomma, è probabile che quella gente è più portata di me !! Comunque spero che “Tears” vi sia piaciuto, almeno fino a qua ^^ vi saluto bella gente !!

 
Continua nel capitolo:


 
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