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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LETTERA AUTOBIOGRAFICA
Genere: Autobiografico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: hinata-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 24/05/2007 20:16:32

una lettera indirizzata alla mia classe
 
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- Capitolo 1° -

Ciao.
Mai avrei creduto di scrivere una lettera proprio a te.

La persona con la quale avevo legato meno tra tutti.
Forse prima o poi avrò il coraggio di fartela leggere. O di farvela leggere. A tutti quanti.

Io vi sto scrivendo una lettera. Una di quelle che per ogni minima cosa, bella o brutta, voi vi scrivete tra voi. Una di quelle lettere che giudicavo sciocche.

A voi. Alla mia classe. Proprio ora che la nostra avventura giunge al termine. Proprio a un mese dagli esami che metteranno la parola fine a una fase importante della nostra vita.
La scuola finirà e ognuno di noi prenderà strade diverse trovando un lavoro e vivendo la propria vita.

Può darsi che qualcuno di voi rimanga in contatto, siete così legate tra voi…
E ora mi pento di non aver mai provato, in tutti questi anni, a essere una di voi.
Perché è questa la verità, io non ci volevo nemmeno provare.
Già sicura che non mi avreste accettata, già rassegnata all’idea di essere sola.
Troppo diversa. Ero troppo diversa da voi.

Solo ora mi accorgo che in realtà era solo quello che pensavo io.

Troppo diffidente e introversa per fidarmi di voi, troppo timida e insicura per fare il primo passo.
Ma non voglio pensare di essermene accorda troppo tardi. Perché ci sono ancora due settimane davanti e voglio sfruttarle il più possibile.

Sono sempre stata male, mi sono sempre sentita sola.
Sono sempre stata introversa ma non stavo male. Tutto è cambiato quando 4 anni fa sono stata tradita da una cara amica. Da allora ho vissuto una specie di inferno di cui ancora porto i segni.
Non volevo riaccadesse. Così quando ho cambiato scuola decisi che avrei socializzato un po’ con tutti, in modo di stare almeno indifferente a voi, in modo da evitare di essere presa di mira ma cercando di non fare troppo amicizia, in modo da non essere più tradita da un amica.
Perché credevo che se mi avreste conosciuta bene vi sarei stata antipatica. E credevo che se io mi fossi affezionata avrei sofferto il giorno in cui avrei capito che non mi sopportavate.
Credevo che la scuola sarebbe finita in modo indifferente, che non avrei sofferto la vostra mancanza.
Credevo che non avrei mai avuto un ricordo bello di tutta la classe.

Tutto lo stress e la solitudine mi fa male. Lo so da molto. E speravo che, finita la scuola, sarebbe cessata quel mio senso di inutilità e solitudine che mi divorava l’anima.
Quella sensazione che sentivo, più forte che mai quel giorno, a scuola.
Mentre mi sforzavo di non mostrare il mio malessere pensavo che lì ero inutile, che volevo tornare a casa.
Soffrivo più del solito vedendo voi che ridevate e scherzavate insieme e io lì, seduta al mio banco, da sola.

Ma non volevo andare da voi e chiedere se potevo sedermi lì, parlare con voi.
Troppo diverse. Vi sareste solo annoiate con me. Sarei stata esclusa.
Meglio starvi lontana di mia spontanea volontà piuttosto che essere allontanata da voi.
Avrei sofferto di meno…

Eppure soffrivo lo stesso. Avevo sempre continuato a soffrire.

Chiesi di andare in bagno e appena fui sola scoppiai a piangere. Non riuscivo a fermarmi.
Chiamai mia madre dicendo che non stavo bene ma sfortunatamente nessuno in quel momento poteva venirmi a prendere.

Anzi. È stata la maggior fortuna.

Sapendo che dovevo resistere per altre 3 ore lì, a scuola, in quella classe mi sentivo sempre peggio e continuavo a piangere, in bagno fino a che la prof preoccupata venne a cercarmi.

Quando mi chiese cosa avessi risposi che non lo sapevo.
In quel momento non lo sapevo. In fondo, non era la prima volta che mi sentivo così eppure non avevo mai avuto una crisi del genere.

Poi arrivasti tu. La persona con la quale meno avevo legato tra tutti.
Tu, così diversa da me. Schietta, decisa, casinista ed estroversa. Nulla ti spaventa.
L’esatto contrario di me, la timida e introversa, sempre silenziosa e con la paura di dire ciò che pensa.

La prima cosa che pensai quando ti inginocchiasti e mi chiesi cosa avessi fu ‘ tu non capiresti mai.’

Eppure, più per sfogo che per altro, ti raccontai come stavo anche se non sapevo il perché.
Tu sei rimasta lì un ora accanto a me quando potevi tornare a divertirti con i tuoi amici.
Perché per te erano amici, per me semplici compagni di classe.
Eppure sei rimasta lì a cercare di calmarmi.

Poi quando dissi che non sapevo il perché tu mi hai risposto che era perché non mi sfogavo mai.
E mi hai confessato che tu eri esattamente come me, raccontandomi la tua sofferenza passata, così simile alla mia.

Quando, ascoltandoti, mi calmai, mi hai detto che avrei dovuto stare di più con voi perché se tu hai avuto la forza di cambiare è per merito delle altre persone.

Tu forse non lo sai, o forse sono io che, come al solito, mi convinco che tu non possa capire, ma se mi sono ripresa e ho avuto la forza di tornare in classe è stato solo ed esclusivamente merito tuo.

Perché tra tutti tu eri la persona che meno mi aspettavo potesse aiutarmi.

Invece, parlandomi semplicemente mi hai aiutata più di chiunque altro, in un ora mi hai risollevata più di chiunque abbia tentato in questi 4 anni.

Appena tornate in classe mi hai detto di unirmi a voi e l’hai fatto anche il giorno successivo.
Ora mi sono decisa. Vengo io di mia spontanea volontà, anche solo ascoltando ciò che dite, limitandomi a ridere insieme a voi.

Ora che mancano due settimane alla fine di tutto.

Pensandoci mi spiace. Avrei potuto rendere piacevole questi 3 anni di scuola superiore.
Ma non voglio pensare al passato, l’ho già fatto per troppo tempo.
Voglio solo godermi questi ultimi giorni insieme a voi, la mia classe, la classe di cui anch’io faccio parte.

Sento che un pochino sto cambiando. Forse un giorno arriverò a essere decisa e schietta come te.

Sto piangendo. Fin dal primo giorno del primo anno il mio obbiettivo era non piangere ai per voi, non volevo fare amicizia con voi perché non volevo sentire la vostra mancanza quando sarebbe arrivato il giorno di separarci.
Invece sto piangendo perché non voglio che la scuola finisca, voglio continuare a ridere con voi, a lamentarci dei troppi compiti, ad aiutarci a vicenda quando qualcuno non ha capito la spiegazione.

Ma sono felice di piangere. Perché anche voi piangete per questo.
Come tutti, come voi, anche io piango per la fine della scuola per separarmi dalla classe.
Io che ho sempre desiderato essere come gli altri ora mi accorgo che ero solo io a vedere le differenza che non potevo colmare.

Non credo che questo faccia di voi miei grandi amici. È troppo tardi lo so. Ma sento di aver fatto un passo avanti e spero che d’ora in avanti pensando alla scuola superiore e alla classe vi ricordiate anche di me. Anche solo della ragazza introversa e solitaria, forse troppo seria…
Almeno mi ricorderete come parte di questa classe che tanto mi ha dato anche se non me ne sono mai accorta prima d’ora.

Ora non risparmierò le lacrime. Perché so già che ce ne saranno ancora l’ultimo giorno di scuola quando vi dirò, davanti a tutti voi ‘grazie per questo 3 anni’.


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Ok, la piccola Hinata si racconta. Tutto ciò è vero, è successo la settimana scorsa.
Siccome credo che non darò mai questa lettera ai destinatari ho deciso di pubblicarla. Per fare un altro passo avanti.

Potete anche non commentarla. Non mi importa. Probabilmente non ve ne fregava nulla di sapere.
Ma l’ho fatto per me e sono soddisfatta così.

Scusate l’egoismo ^^

Hinata-chan


 
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