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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Tsubasa Chronicle
Titolo Fanfic: COMPLICAZIONI METEOROLOGICHE
Genere: Romantico, Commedia
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Shounen Ai
Autore: fengtianshi galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 21/05/2007 03:11:04

Kurogane si ritrova ad affrontare le avverse condizioni climatiche invernali e il suo vivace collega (lievemente KuroFay)
 
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COMPLICAZIONI METEOROLOGICHE
- Capitolo 1° -

< i>What the hell is Horitsuba???
Se ve lo state chiedendo... “Horitsuba Gakuen” è un’AU ufficiale pensata dalle Clamp per i personaggi principali di Holic e Tsubasa (Hori+Tsuba) e realizzata nella forma di due Drama CD!
Sakura, Shaoran, Watanuki, Doumeki e Himawari sono studenti e compagni di classe, Yuuko è la preside, Fay è il professore di Chimica e Kurogane quello di Educazione Fisica.
Se avete cinque minuti di tempo, fateci una ricerchina perché le poche illustrazioni meritano davvero!




Questa fic è stata scritta per la Writing Community 12 Teas (http://community.livejournal.com/12_teas)
Tema: #9 Winter Ease




La stazione era deserta a quell’indegna ora del mattino, persino l’edicola e la caffetteria avrebbero aspettato un’abbondante mezz’ora prima di aprire i battenti, e Kurogane fissò con astio e rimpianto il tabellone che segnalava l’arrivo del suo treno delle 5.24 con una decina di minuti di ritardo.
Con tutta la neve che era caduta non era una sorpresa, ma sarebbe stata più sopportabile se solo avesse potuto comprarsi un giornale o scaldarsi con un caffè bollente. Invece si diresse a passo di guerra verso il proprio binario e si sedette su una gelida panchina di marmo ad aspettare.
Da quando si era trasferito, svegliarsi prima dell’alba era diventata normale routine e, finché il bel tempo aveva retto, non se ne era lamentato. In fondo non era mai stato il tipo che passava le mattinate a impigrirsi nel letto e a quell’ora non c’era nessuna folla di pendolari nevrotici a dargli noia, il che era tutto un vantaggio. Se solo non facesse così maledettamente freddo...
Quello era il primo inverno che affrontava nella nuova città e ad un tempo del genere non era assolutamente abituato. La neve era caduta furtiva quella notte, senza dare alcun preavviso la sera prima, quando un bel sole aveva salutato un cielo senza nuvole al tramonto, e Kurogane si era quasi congelato all’istante quando era uscito di casa senza giacca quella mattina, abituato al clima tiepido dei giorni precedenti. Era come se l’inverno fosse piombato sulla città tutto d’un botto.
Kurogane era rientrato a recuperare da uno scatolone (non aveva ancora finito di disfare gli imballi del trasloco nonostante i mesi trascorsi) un cappotto abbastanza pesante da preservarlo dal congelamento e si era diretto in stazione, maledicendo il vento che gli soffiava piccoli fiocchi ghiacciati in faccia. In stazione c’era arrivato trafelato e umidiccio, con la testa imbiancata dalla neve, ed ora gli toccava pure aspettare.
Tutta colpa di quella stupidissima scuola dove era finito ad insegnare! Perché diamine doveva essere così lontana da casa sua??? Un’ora di viaggio in treno con quel tempaccio non era assolutamente accettabile per chi doveva timbrare il cartellino alle 6.30 del mattino!
La sua personale lista di cose che lo mandavano in bestia aveva raggiunto estensioni chilometriche da quando l’Istituto Horitsuba era diventato parte della sua vita, e Kurogane non passava giorno senza chiedersi perché non avesse ancora presentato le proprie dimissioni alla preside.
...o lanciato le suddette dimissioni contro di lei...
Quella strega manipolatrice sembrava averlo preso di mira fin dal primo giorno di lavoro, assegnandogli gli orari più scomodi e costringendolo a svolgere le mansioni extra-scolastiche più ingrate. E aveva sempre quel maledetto ghigno da sadica stampato sulla faccia, con l’aria di chi stava per spedirti nella fossa dei leoni senza farti la cortesia di avvisare prima. Ricordava ancora con orrore quella settimana come supplente all’asilo...
Le cifre del tabellone sopra la sua testa cominciarono a girare vorticosamente e il ritardo segnalato raggiunse i 20 minuti. Kurogane sospirò pesantemente e il suo fiato si condensò davanti alla sua bocca in una nuvoletta bianca, subito spazzata via da una folata gelida che si era insinuata con prepotenza nella zona d’attesa. Kurogane si strinse il cappotto addosso, ma non ne ottenne grande sollievo, il vento si infilava senza ritegno dal collo della giacca e andava a peggiorare la già precaria situazione dei suoi vestiti inumiditi dalla neve sciolta.
Una gocciolina fredda gli scorse giù per il collo e solo in quel momento si rese conto della neve che si era appiccicata ai suoi capelli. Fece per spazzarla, ma la sua mano ne incontrò un’altra che stava già provvedendo per lui.
“Hyuuu Kurorin-sensei! Con tutta questa neve addosso finirai per prenderti un malanno!” trillò una voce alle sue spalle, una voce decisamente troppo allegra e vitale per quell’ora del giorno. Kurogane si alzò e si voltò di scatto, preso completamente alla sprovvista.
“Tu!!! Cosa diavolo ci fai tu qui???” si infuriò, ancora agitato per l’imboscata subita.
Ed è KuroGANE-sensei, brutto idiota!
Stava per aggiungerlo, ma dopo quei mesi aveva capito che era fiato sprecato.
“Ma che domanda sciocchina, prendo il treno per andare al lavoro! Come te, suppongo!” rispose vivacemente l’altro, abbassando il cappuccio foderato di pelo del suo cappotto e scostandosi con una mano i capelli dal viso.
Lui... lui era il principe di tutte le cose che lo mandavano in bestia!
Fay D. Flowright, professore di chimica all’Istituto Horitsuba e suo incubo peggiore, se ne stava col solito smagliante (ed irritante!) sorriso davanti a lui, avvolto in un corto giaccone bianco imbottito, da cui spuntava una copiosa fodera di pelo sempre bianco, un indumento un po’ troppo femminile per un uomo che si rispetti, ma dall’aria decisamente più calda e confortevole del suo vecchio cappotto annacquato.
“Hai la macchina, tu!” si indignò Kurogane, un po’ perché era ancora arrabbiato per essersi fatto cogliere di sorpresa, un po’ perché non gli sembrava giusto che fosse l’unico a patire il freddo.
“Oh!!! Mi fa piacere che Kurobun-sensei sia così ben informato su di me!!! Ma purtroppo stamattina il motore non voleva saperne di partire. Troppo freddo durante la notte, temo... Così sono venuto a prendere il treno!”
“Informato un accidente! Mi hai quasi investito con la tua stupida macchina! Più di una volta!!!”
“Non essere così tragico, non è successo niente in fondo, no?”
Quel suo sorrisetto da finto innocentino non lo irritava, no... lo mandava letteralmente fuori dai gangheri! Fece per replicare qualcosa, un insulto probabilmente, forse anche più di uno, ma l’unica cosa che fece fu starnutire. Una... due... tre volte.
“Aaaahh, te l’avevo detto che finivi per prenderti un malanno! Non si esce conciati così in mezzo alla neve!” commentò Fay e se Kurogane non fosse stato impegnato a starnutire una quarta ed una quinta volta, magari avrebbe notato qualche piccolo segno di preoccupazione nel tono del collega.
Arrivato all’ottavo starnuto di fila e alla spiacevole sensazione che il suo naso volesse dirgli addio per sempre, sentì qualcosa di morbido e caldo avvolgerglisi attorto al collo, bloccando l’aria gelida e dandogli abbastanza sollievo da fermare sul nascere lo starnuto numero nove.
Ancora un po’ intontito sollevò uno sguardo interrogativo verso Fay, il quale stava a sua volta osservando con soddisfazione il proprio operato. Il collega gli aveva ceduto la sua sciarpa, prima ben sepolta sotto la sua pesante giacca, e nella confusione che ancora gli ottenebrava la mente percepì che c’era qualcosa di sbagliato. Qualcosa di mostruosamente sbagliato. Qualcosa di mostruosamente sbagliato e rosa, ai margini del suo campo visivo.
“Cosa diavolo è questa roba?”
“Ma, Kuropon-sensei! È una sciarpa, ovviamente!”
No, quella non era affatto una sciarpa. Era una sciarpa rosa con ricamati sopra dei cuoricini, ed era quanto di meno dignitoso ci si potesse ritrovare annodato al proprio collo. E, dannazione, era pure annodata stretta! Kurogane armeggiò rabbiosamente con i nodi, cercando di allargare le infernali spire di lana o di sfilarne le code in modo da potersene liberare il prima possibile, ma ottenendo soltanto di stringere la morsa ancora di più. Tentò disperatamente di sfilarsela così com’era, ma la sua testa non passava.
“Puoi tenerla anche per tutto l’inverno! Ti dona così tanto!” ridacchiò il professore di chimica, mentre il loro treno finalmente arrivava al binario.
Il fischio dei freni e lo sbuffo dei motori coprirono la valanga di insulti che piovvero dalla bocca di Kurogane, ma Fay l’avrebbe in ogni caso felicemente ignorato, affrettandosi a salire sulla prima carrozza che gli si aprì davanti. Inviperito Kurogane lo seguì come una furia e gli si parò davanti, trovandoselo già comodamente seduto nello scompartimento completamente vuoto.
“Toglimi questo schifo di dosso!!!”
“Ma congelerai senza! Una giacca così leggera non va bene per la neve! E poi...” Fay allungò le mani verso di lui e Kurogane si ritrovò la giaccia sollevata e il collega intento a sbirciare sotto.
“...hai messo solo la tuta! Devi essere un bell’incosciente a curarti così poco della tua salute, Kurotaro-sensei!”
“Sono. Fatti. MIEI!!!” Kurogane lottò per riottenere il possesso della propria giacca finché non riuscì a strapparla dalle grinfie di Fay e a rimetterla al suo giusto posto. Lo sguardo di pura follia omicida che riservò al professore di chimica fu purtroppo resa inefficace dall’acceso colorito rosso peperone che la sua faccia aveva assunto.
“Che ne sarà dei tuoi poveri alunni se gli dai un così pessimo esempio?” continuava intanto Fay con accento melodrammatico.
“E presentarmi con quest’orrore al collo sarebbe meglio???”
“Le ragazze l’adoreranno!”
“Ora basta!”
Irritato oltre ogni dire , Kurogane diede le spalle allo spropositato sorriso fuori luogo di Fay, con tutte le intenzioni di mettere quanti più vagoni possibili tra la propria persone e quello psicopatico. Appena arrivato a scuola avrebbe recuperato un paio di forbici dalla prima scrivania che trovava e si sarebbe liberato per sempre della Sciarpa Mostruosa. Non era sua abitudine distruggere le proprietà altrui, ma visto e considerato di cosa e di chi si stava parlando, avrebbe trovato senz’altro la forza per sopravvivere ai sensi di colpa.
“Kuropin-senseeeeeeeEEEEEEEIIIIIIII!”
Un peso morto gli si avvinghiò alle spalle.
“Non mi abbandonare in questo freddo e triste vagone deserto!!!” piagnucolò Fay.
“Hai tempo fino al tre, poi ti butto fuori da un finestrino. E inizio a contare dal due.”
“Waaaaahhh! Kurokichi-sensei fa pauuura!”
“Tre.”
Kurogane afferrò una delle braccia non di sua proprietà che si ritrovava addosso, ma prima di poter fare qualcosa (qualcosa di estremamente doloroso secondo i suoi piani), il braccio gli scomparve tra le dita e Fay sgusciò davanti a lui, chiudendogli ogni accesso agli altri vagoni.
“Facciamo così!” annunciò appoggiandogli una mano sulla spalla. “Io prometto di toglierti la sciarpa se tu prometti che la terrai su da bravo Kurowanko-sensei fino a scuola!”
Kurogane fissò il collega con l’irritazione ancora che gli urlava di gettarlo dalla finestra, ma il sorriso dell’altro, impercettibilmente meno folle di prima, lo fecero fermare un attimo a riflettere sulla proposta. Sapeva che fidarsi di Fay era il Male, ma non riuscì a trovarci nessuna fregatura.
“...d’accordo.”
“E prometti che te ne procurerai un’altra di tuo gusto al più presto?”
“Mh...” Era ragionevole, in fondo.
“Perfetto! Possiamo tornare a sederci allora!” e detto ciò, Fay spinse Kurogane verso un sedile e si andò ad accomodare in quello accanto.
“Non ho mai detto che avrei fatto il viaggio con te!!!”
“Oh, ma io come faccio ad assicurarmi che tu non tenti di toglierti la sciarpa prima di essere a scuola? E io potrei scappare, che ne so... in un’altra dimensione, prima di togliertela! Le promesse sono molto importanti, non bisogna sottovalutarle, quindi vedi che dobbiamo stare vicini per assicurarci che vengano rispettate?”
Kurogane fissò in tralice l’espressione di pura soddisfazione dell’altro, ricordando a sé stesso che c’era sempre una fregatura.

~HORITSUBA*GAKUEN~

Per la prima volta nelle ultime ore, Kurogane si sentì fortunato.
Dopo i primi minuti di sconvolgente vitalità, Fay si era letteralmente spento. Prima era piombato in un prodigioso silenzio ed in fine si era addormentato.
Kurogane guardò l’orologio e, con suo sommo disappunto, constatò che la lancetta dei minuti si era spostata di non più di un paio di tacche sul quadrante. Sbuffò pesantemente e tornò a fissare il paesaggio che sfilava via velocemente fuori dal finestrino. Il cielo si era incupito ancora di più e probabilmente il maltempo non avrebbe fatto che peggiorare.
Se sono costretto a dormire a scuola per una stupidissima bufera di neve, mi licenzio!
In quelle condizioni il campo esterno era assolutamente impraticabile e la palestra al coperto era già stata prenotata per quella giornata. Come diavolo pretendeva quella dannata strega della Preside che lui potesse fare lezione così? Avrebbe dovuto telefonare prima che uscisse di casa e dirgli che le lezioni erano sospese, tanti saluti e a domani!
...probabilmente il fatto che a casa sua non fosse ancora stata allacciata la linea telefonica avrebbe dovuto suggerirgli che l’eventualità era improbabile e non tutta colpa della sua datrice di lavoro... Però il numero di cellulare l’aveva, e che diamine!
Kurogane cominciò a frugarsi nelle tasche del cappotto, realizzando solo in quel momento che il suo telefonino probabilmente si trovava ancora dove l’aveva gettato quella mattina, dopo aver spento la suoneria della sveglia.
Il professore si abbandonò rassegnato ed irritato sul suo sedile, certo che quella sarebbe stata una giornata tremenda. Come se una forza superiore avesse voluto confermare i suoi funesti pensieri, un finestrino qualche posto più avanti si aprì con un tonfo sordo e il vento polare dell’esterno, ghiacciò l’aria in pochi istanti. Se il buon giorno si vede dal mattino, quella sarebbe stata la giornata peggiore della sua vita.
Fece per alzarsi, per cercare di sistemare la dannata finestra (che, Kurogane ne era certo, ce l’aveva personalmente con lui) o al limite cambiare vagone (magari abbandonando il collega, sperando che un po’ di gelo gli raffreddasse il cervello abbastanza per farlo tornare una persona normale), ma i suoi progetti furono stroncati sul nascere da una testa che si appoggiava alla sua spalla e due braccia che si erano strette al suo, cercando riparo dall’improvviso cambio di temperatura.
Kurogane lo fissò allibito e gli mancò poco, veramente poco, per strapparsi violentemente dalla stretta di Fay e ricoprirlo di insulti, ma gli bastò uno sguardo appena più attento per accorgersi che il collega dormiva ancora, che si era mosso nel sonno inconsciamente. Addormentato, lo notava in quel momento per la prima volta, aveva un aspetto completamente diverso dal pazzo esagitato che lo tormentava da sveglio. Era tranquillo, con uno sguardo indifeso, quasi spaventato, che riversò in Kurogane un inspiegabile quanto disarmante desiderio di protezione.
Tutto sommato, pensò, la finestra non gli dava poi così tanta noia. Si rilassò contro lo schienale, facendo attenzione a non muoversi troppo (no, non certamente perché Fay stesse più comodo, non voleva semplicemente che l’idiota si svegliasse e ricominciasse a rompergli l’anima), e constatò che tra la sciarpa e il suo proprietario che si ritrovava addosso, non sentiva più freddo.


~Owari~


***Omake***

“Awwwwwwww!!! Kurorin-sensei è stato così dolce a lasciarmi dormire sulla sua spalla!”
“Non dire eresie e cammina che siamo in ritardo!”
“Lo racconterò a tutti i miei studenti quanto Kuropon-sensei è tenero e sensibile! Non avranno più paura del grande e grosso professore di Educazione Fisica con la facciotta imbronciata!”
“Non ti azzardare! Non ti permetto di dire certe oscenità ai miei studenti!!!”
“Non c’era nulla di osceno... a meno che tu non abbia approfittato di me mentre dormivo...”
“Non è assolutamente vero!!!”
“Sei diventato rosso! Vuol dire che ho fatto centro! Kurotan-sensei è un pervertiiiito~”
“Ora BASTA!”
“Waaaahhh! Kurochan-sensei è un pervertito e un assassino!!!”
I due professori percorsero l’ultimo tratto di strada che separava la stazione dall’Istituto Horitsuba inseguendosi e gridando, incuranti del freddo e della neve in cui affondavano e Kurogane arrivò persino a dimenticare di farsi togliere la sciarpa per cui aveva tanto protestato, finché Fay non si bloccò di colpo davanti al cancello della scuola, costringendo l’altro professore ad una brusca frenata, per non rovinargli dolorosamente addosso.
“Kurobun-sensei... sembra che la scuola sia chiusa oggi...”






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