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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Fullmetal Alchemist
Titolo Fanfic: A SPRING WITHOUT FLOWERS
Genere: Romantico, Drammatico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Shounen Ai, Yaoi
Autore: peachalo galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 20/05/2007 18:08:39

ecco qui un'altra ficcy, Una roy x Ed senza via d'uscita!
 
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OMBRE DEL PASSATO
- Capitolo 1° -

Capitolo 1:
ehilà! Sono di nuovo qui!! ( ancora??? Datti all’ippica! Nd tutti)
Una nuova ficcy sta per cominciare! (ahhhh! Nd tutti!)
Avviso che è una Roy x Ed, senza possibile via d’uscita ^_-
E’ un esperimento, per cui siate clementi!!!
Direi che è inutile perdere tempo con convenevoli inutili (ohhh! Che paroloni! Nd io!)
Well…
Cn il mio solito commentino d’apertura ficcy…
Tre, due, uno… SHOW MUST BEGIN! ( oh God, cominciamo bene…nd io)

la primavera.
la stagione dove dopo il gelido inverno si ritorna a vivere.
La stagione dei fiori.
E a Mustang, quella primavera ne aveva donato uno bellissimo…

Dormiva.
Dio, quanto era bello.
I capelli biondi sembravano oro colato.
Sparsi a ventaglio sul candido cuscino di piuma.
Sembrava un angelo.
Le labbra socchiuse, la testa inclinata verso il basso…
Girato verso la parete, e rannicchiato.
Come gli piaceva quando dormiva…
Gli accarezzò il viso, delicatamente, con il timore di svegliarlo.
Impossibile, non notare quanto quel ragazzo sapeva essere attraente.
Ed inconsciamente si ritrovò a meno di tre centimetri dalle sue labbra…
Ad ogni minuto che passava quella distanza diminuiva, facendosi sì che dopo circa due minuti, la labbra del colonnello, fossero praticamente su quelle di Fullmetal…
Il biondo spalancò gli occhi di colpo.
Vedendo davanti a sé, la sagoma dell’uomo che amava, sorrise.
“buongiorno Ed.”
“’giorno Roy.”
“dio! Quanto sei bello quando dormi!”
l’altro si limitò a sorridergli, essendo per metà nel mondo dei sogni.
Mustang si avvicinò all’Elric.
Lo strinse tra le sue braccia, coccolando quel corpicino ancora caldo di sonno.
Sentì le dita affusolate dell’altro salirgli verso il viso, e le sentì fermarsi in prossimità delle gote.
Lo baciò sulla testa.
D’improvviso un trillo interruppe quel momento magico…
“ah! Chi diavolo può essere a quest’ora!”
Fece per alzarsi ma l’Elric lo fermò.
“lascia, vado io.”
In tre secondi fu al telefono.
“pronto?”
“Ed! Tutto ok?”
“ah, maggiore Armstrong! Sì, tutto bene, lei?”
“oh, non mi posso lamentare! Senti, avrei bisogno di parlarti, non è che puoi essere da me tra circa dieci minuti.”
“certo, maggiore. Ci sarò.”
“sapevo che non saresti venuto meno al tuo dovere! Bene, ci vediamo tra poco, Edward!”
“sì, arrivederci.”
Attaccò la cornetta.
“chi era, piccolo?”
“il maggiore Armstrong. Devo essere da lui tra dieci minuti.”
“oh! Che cosa vorrà mai quel rompiscatole…”
“eh, ti ha rovinato i piani!”
“eh già! Ed io che contavo di passare una giornata a coccolarti…”
“abbiamo tutto il tempo che vuoi, dopo.”
“allora, preparati fagiolino!”
“COME MI HAI CHIAMATO??”
“fagiolino.”
“MA IO DICO, COME CAVOLO FACCIO A STARE CON TE, PROPRIO NON LO SO!”
“sono bello, affascinante, simpatico, furbo, dolce, gentile… chi non vorrebbe stare con me?”
“io in questo momento!”
“oh, quanto ti amo quando dai fuori di matto…”
Si buttò su Ed, sollevandolo da terra e iniziando a baciargli il collo.
Il biondo gli mise un dito sulle labbra, fermando quell’onda di passione che aveva colto improvvisamente il colonnello.
“devo andare a prepararmi. Il maggiore mi vuole parlare, sai com’è stressante… Aspettami, quando torno sono tuo.”
“conterò i minuti.”
L’elric, gli sorrise.
Andò dritto in bagno.
Nella stanza da letto, Mustang attendeva che il suo amore uscisse.
Amava quel momento.
Quando entrava in bagno era il diciottenne dolce e affettuoso che si era appena svegliato accanto al suo amore, mentre quando usciva era il bello ed impossibile Edward Elric, l’alchimista di Stato che riusciva a compiere trasmutazioni senza bisogno di alcun cerchio alchemico.
Eccolo.
Aveva indossato la divisa, quello stesso pezzo di stoffa che la sera prima gli aveva letteralmente strappato di dosso, preda della passione e del desiderio.
Come gli donava quell’uniforme…
Si voltò verso il colonnello, che lo stava letteralmente mangiando con gli occhi.
“che c'é?”
“niente… stai benissimo…”
“eh, che ti aspettavi sono bellissimo.”
Rise, beffardo.
“hai ragione, sei proprio bellissimo…”
“eh, non riuscirai a portarmi a letto così facilmente!”
“uffa, speravo di poterti far cambiare idea… preferisci incontrare quel megalomane del maggiore armstrong piuttosto che passare un giorno di passione e follia con me?”
“prima il dovere, poi il piacere.”
“dì la verità, hai ingoiato un libro di proverbi?”
“perché?”
“e’ da ieri mattina che vai avanti a proverbi e frasi fatte!”
“Sheska mi ha fatto una testa così, con ‘sti cosi! Ha intenzione di scrivere un libro…”
“al massimo può fare uno di quei libri per i bambini dove ti insegnano i colori…”
“come sei cattivo!”
“eh, ma è per questo che mi ami, no?”
“anche…”
Sorrise.
Edward, aprì la porta.
Mustang si fiondò su di lui, riuscendo a strappargli un bacio.
“Ti aspetto nel mio ufficio, piccolino…”

Sospirò di nuovo.
Quando sarebbe tornato?
Sapeva benissimo con chi era stato, glielo aveva detto.
E lui aveva sofferto.
Come ogni volta.
Come ogni volta in cui LUI lo lasciava con Winry.
Come ogni volta in cui LUI stava con il suo amore.
E Alphonse lo odiava, quel suo amore.
Era forse geloso?
No.
O forse sì?
Beh, nulla da dire suo fratello era veramente bellissimo.
Ma diamine, era suo fratello…
Inutile, negare.
Al cuor non si comanda.
Ma doveva nasconderlo.
Nasconderlo a tutti, all’infuori di se stesso.
O forse gli avrebbe fatto bene anche a nascondere a se stesso il fatto di amare suo fratello.
Temeva il giudizio degli altri, forse…
No. Non temevo quello degli altri.
Temeva il suo.
Aveva paura di suo fratello?
Sì. Una paura infinita.
Paura che lo prendesse come pazzo, paura che non lo capisse, paura che il bellissimo rapporto che avevano costruito in diciassette anni di vita insieme, s’incrinasse, per un suo capriccio.
Sospirò di nuovo.
L’ennesimo sospiro di quella giornata che via, via andava peggiorando.
Scrutando con gli occhi la stanza, lo sguardo gli ricadde sul telefono.
Poteva chiamarlo?
Gli avrebbe fatto di sicuro bene sentire la sua voce…
Alzò la cornetta e compose il numero che ormai conosceva a memoria.
“pronto?”
“buongiorno colonnello, sono io, Alphonse.”
“oh, Alphonse-kun, dimmi pure…”
“volevo sapere se mio fratello era lì, con lei…”
“mi dispiace, è uscito poco fa, lo puoi trovare all’headquarter.”
“grazie mille, colonnello, buona giornata.”
“anche a te, Alphonse-kun.”
Attaccò.
All’headquarter.
Beh, non era molto distante, poteva anche andare a piedi.
Dopotutto un po’ di aria fresca gli avrebbe fatto bene.
“Winry!”
“sì, al?”
“io vado all’headquarter, devo parlare con mio fratello.”
“ok, dì a quel testone che se non si fa controllare l’automail, vado, lo smonto e lo rimonto ad immagine a somiglianza di nonna Pinako.”
“d’accordo, glielo dirò.”
“Anzi, aspettami, vengo pure io.”
“d’accordo.”
La bionda si avvicinò ad Alphonse.
“pronta!”
“sapevi che sarei andato a cercarlo?”
“e’ tutta mattina che non fai altro che sospirare, e poi ho sentito la telefonata con il colonnello Mustang…”
“HAI ORIGLIATO?”
“credevo, fosse la tua ragazza…”
“Winry! Ho diritto alla mia privacy!”
“Ma perché ti scaldi così tanto! Cosa gli avrai mai detto al colonnello!”
“ehm… nulla…è solo…”
“sarà meglio muoverci”
“o non lo troveremo là…”
“che cosa intendi?”
“ehm…ecco…”
“alphonse, ma che hai stamattina? Sembri così strano…”
“non ho nulla Winry è solo che… sono preoccupato, ecco tutto.”
“e di cosa?”
“per Ed… vedi…ho paura che succeda di nuovo…”
“che cosa?”
“non voglio perderlo.”
“eddai, non fare così! Tuo fratello è un pezzo di marmo! Non gli succederà nulla, vedrai! E poi, che ti preoccupi a fare? E’ qui a Central city, lavora in ufficio e sta con il colonnello Mustang, Mr.Precauzione in persona. Più protetto di così…”
“gli Homunculus arrivano ovunque…”
“non si lascerà di certo prendere da tre tipi come quelli! Rilassati. Ora andiamo da lui, chiariremo tutti i tuoi dubbi e metteremo la parola fine alle tue preoccupazioni.”
“speriamo…”
“eddai Al! L’ottimismo è il profumo della vita!”
“e questa dove l’hai sentita?”
“Sheska. Sta stressando tutti i suoi conoscenti con proverbi e frasi fatte. Vuole scrivere un libro…”
“UN LIBRO? SHESKA?”
“e che urli! Sì, proprio lei…”
“ma dai Winry! Al massimo può scrivere uno di quei libri per i bimbi che devono imparare le forme ed i colori!”
“sei sadico!”
“lo so.”
La bionda sorrise.
Uscirono dall’appartamento e si diressero all’headquarter.
Mentre attraversava le assolate strade della metropoli, ad Al passò davanti agli occhi una scena di quasi tredici anni fa.
A resembool, in estate, erano tornati a casa in ritardo.
Avevano trovato lei, stesa a terra.
Aveva avuto un malore improvviso.
E poi, quello stesso giorno li aveva lasciati soli…
E da quel giorno nulla sarebbe più stato come prima…
Fu proprio da quel giorno che la loro vita cambiò radicalmente.
Divorati ogni giorno di più dal desiderio di riportare in vita quella donna che tanto aveva significato per loro. Fino a portarli al limite, dove quel maledetto giorno decisero di riportarla indietro.
Non avevano pensato alle conseguenze.
Ne avevano pagato il prezzo.
Edward ci aveva rimesso un braccio ed una gamba.
Lui, tutto il corpo.
Da quel giorno si erano imposti di trovare la pietra filosofale.
Alphonse sapeva che era suo fratello ad aver pagato il prezzo maggiore.
Non ci aveva rimesso solo un braccio ed una gamba, ma tutto quello in cui aveva sempre creduto si era perso in quel giorno.
E da lì, il senso di colpa lo aveva divorato, ogni giorno di più, e non aveva smesso di rodergli l’anima nemmeno ora, che era riuscito a ridare un corpo degno di quel nome a suo fratello.
Era riuscito a ridare un viso a quel ragazzo.
Nonostante ciò non si era ancora perdonato.
Alphonse sapeva quanto il fratello stesse soffrendo.
gli rodeva di non potere fare nulla per aiutarlo.
Ma che cosa poteva fare?
Non gli aveva mai detto nulla.
Non gli aveva mai confessato quanto i realtà stesse male dentro.
Si era messo una maschera.
Aveva nascosto il suo dolore dietro ad un sorriso.
E così le ombre del passato lo tormentavano.
Ombre del passato.
Le ombre del passato lo soffocavano.
Ombre del passato.
Le ombre del passato lo trascinavano in un baratro buio e profondo dove ad attenderlo c’era il nulla più assoluto.
E l’unica cosa che poteva fare Alphonse era tacere.
Tacere ed ignorare.
Ignorare il sentimento verso suo fratello.
Ignorare ciò che realmente sentiva.
E continuare a recitare la parte del fratellino docile ed obbediente che non chiede mai.
Ma per quanto poteva durare?
Poco, molto poco…

Allora? Che ne dite? Piaciuto?
Perdonatemi, so che non è uno dei miei capolavori (e quando mai ce ne sono stati!) ma volevo provare.
Fatemi sapere come lo trovate!
A presto!
1 kiss a tutti!
_pEaCh_


 
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