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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Hunter X Hunter
Titolo Fanfic: IL POSTO DI PAKU
Genere: Sentimentale, Avventura, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Autore: esias galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 17/05/2007 13:36:24 (ultimo inserimento: 23/05/07)

Il rapporto tra Kuroro e Pakunoda ha origini lontane...
 
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CAPITOLO 1
- Capitolo 1° -

Capitolo 1

“Ah, ecco dov’eri!”
Paku si annodò il vestito azzurro sopra le ginocchia, e si arrampicò fino in cima alla montagna di rifiuti, un’enorme catasta fatta per lo più automobili, elettrodomestici e vuoti a perdere.
Kuroro stava seduto a gambe incrociate sul cofano di un vecchio autobus, e il vetro frontale gli faceva da poggia schiena: il sole picchiava forte e a giudicare dalla sua posizione in cielo doveva essere circa mezzogiorno. Era stato lui a insegnarle a leggere le ore così, e lei continuava spesso a farlo, anche se adesso portava al polso un orologio che aveva trovato nella discarica, e che era ancora ben funzionante, nonostante il quadrante rotto.
“Che fai?”
Paku raggiunse la postazione dell’amico e gli si sedette a fianco: le lamiere erano roventi, quel giorno faceva proprio caldo.
“Imparo qualcosa. Guarda che ho trovato…”
Infilò un dito tra le pagine per tenere il segno e le mostrò la copertina del libro che teneva sulle ginocchia. Le condizioni del volume erano pessime, ma certamente era ridotto così già quando era stato buttato: Kuroro perlustrava la discarica un giorno sì e uno no, e se a Meteor City pioveva qualcosa che potesse essere sfogliato, lui lo sapeva sempre per primo. Giornali, riviste, vecchi libri, guide turistiche, carte geografiche: nulla di tutto questo gli sfuggiva, anche se negli ultimi tempi era diventato più selettivo nel separare ciò che gli interessava da ciò che conosceva già o che ormai riteneva troppo semplice. Lui passava le giornate così: a studiare, a informarsi su ciò che accadeva nel mondo, a cercare di apprendere tutto ciò che gli era possibile. Diceva sempre che per distinguersi dalla massa bisognava prima di tutto educare la propria mente, e non tenere mai l’intelligenza fuori allenamento; al tempo stesso si doveva imparare a coordinare la rapidità di pensiero con la rapidità di azione, per essere sempre pronti a difendersi dai pericoli.
“Nobu che fa?”
“Si esercita con la spada”
“Mm. Bene”
Riaprì il libro e si rimise a leggere
“Tu e Nobu siete monotoni” protestò la ragazzina, sentendosi ignorata “E anche Machi lo è. Non pesate che a allenarvi in qualcosa! Non andiamo mai da qualche parte!”
“Da qualche parte?” Kuroro sorrise “E dove ti piacerebbe andare?”
Paku rannicchiò le ginocchia al petto e abbassò gli occhi. In realtà, non aveva idea di una meta, non c’era niente da vedere, a Meteor city: voleva solo che Kuroro gli facesse un po’ di compagnia! Tra i suoi compagni, lui era quello che preferiva: era sempre calmo, rassicurante, e sapeva un sacco di cose. Paku adorava ascoltare i suoi racconti, si divertiva tanto quando leggeva per loro, ed era felice se decideva di insegnarle qualcosa. Ma Kuroro non aveva mai molto tempo: non che non le prestasse attenzione, tutt’altro. Tra loro, era lui ad occuparsi di tutti, a organizzare la loro vita, ma era sempre preso da mille cose, come se ogni attimo sprecato fosse una minaccia per la loro stessa sopravvivenza. Era sempre stato la mente del gruppo, era determinato, intelligente, ed era anche l’unico capace di mettere tutti d’accordo: per quanto litigassero spesso, anche Nobunaga, che era più grande di lui, finiva sempre per dargli retta.
“Dove vorresti andare?” ripeté Kuroro
“Non lo so…” ammise lei, dimessa.
“Io invece avrei un’idea…”
Si alzò in piedi, e sforzò la vista verso l’orizzonte, con lo sguardo attento, ma al tempo stesso sognante. Il sole gli trafisse gli occhi, che si ridussero a due piccole fessure.
“Davvero?” fece Paku, curiosa
“Si. Voglio andare a York Shin. Ci vieni con me?”
La ragazzina spalancò gli occhi: che gli saltava in mente? Nessun di loro era mai uscito da Meteor City prima di allora...e York Shin era lontanissima! Forse Kuroro la stava prendendo in giro?
“York Shin è una città molto ricca” disse lui “c’è una biblioteca enorme dove ci sono libri che vorrei avere, e che qui non posso trovare. Ci si vendono tecnologie che non arriveranno mai da noi, finché non saranno ormai entrate in disuso. E c’è tanta, tanta gente. E’ il luogo migliore per studiare come si vive fuori dalla città delle stelle cadenti. Allora, ci vieni con me, o no?”
Kuroro le rivolse un sorriso che la fece arrossire. Quei suoi grandi occhi scuri erano capaci di trasmettere freddo e inquietudine, ma quando sorrideva in quel modo, diventavano ammalianti.
“Il mondo là fuori non è per noi…lo dicono tutti. Noi…siamo ‘diversi’ “
“Che sciocchezza. Io sono diverso anche dalla gente che sta qui. Non dovresti mai credere alle frasi fatte…”
“Alle…alle frasi che?”
Kuroro le mise le mani sulle spalle
“Alle ‘frasi fatte’ “ spiegò con pazienza “alle cose che si dicono perché le dicono tutti. Alle cose che si danno per scontate. Invece, non bisogna dare per scontato proprio niente, se prima non lo abbiamo visto coi nostri occhi. Dai, non essere paurosa. Io so come andarci. Non è difficile…”
Kuroro faceva proprio sul serio: Paku fu assalita da un attimo di sgomento. Un’avventura nel mondo esterno, lei e Kuroro da soli, a vedere una città ricca e grande, piena di meraviglie…! Sarebbe stato sicuramente bellissimo…ma le cose belle costano care. Molto care. E loro tutti lo sapevano bene.
“E…e se ci accade qualcosa? Se qualcuno vuole farci del male?”
Kuroro la fissò negli occhi: ora il suo sguardo era di nuovo penetrante e deciso
“Ti proteggerò io” sorrise, sicuro di sé.

Era notte fonda quando arrivarono all'aeronave.
Paku era esausta: non aveva mai camminato tanto e i suoi piedi dovevano essere tutti scorticati. Kuroro invece sembrava aver ancora energie da vendere. Lei si appoggiò al suo braccio ed emise un piccolo sbuffo, ma non osò lamentarsi: se c’era una cosa che non sopportava era essere considerata debole, e tanto di più da lui.
“Adesso ci riposiamo” disse il ragazzo “Per via aerea arriveremo in un paio di giorni. Aspettami qui”
Paku non aveva nessuna voglia di restare da sola, ma non fece in tempo a obiettare che l’amico era già sparito. Tornò pochi attimi dopo e le porse con disinvoltura il biglietto.
La ragazza lesse allibita il costo della traversata
“Come hai fatto...?” chiese.
“Velocità nel pensare e velocità nell’agire” rispose lui, facendo con la mano un gesto molto eloquente “Non è quel che ti ho sempre detto?”
Paku piantò gli occhi nei suoi, e lo rimproverò con aria saccente
“Non avresti dovuto! Hai infranto la legge della città delle stelle cadenti! Noi non rifiutiamo nulla…”
“…e voi non rubateci nulla” cantilenò lui, concludendo quel motto che avevano sentito ripetere fin da piccoli. Poi, con un’alzata di spalle, aggiunse “Ma niente dice che noi non possiamo rubare a loro. E poi, anche questa è una frase fatta, Paku. A noi è stato sempre rubato moltissimo...”
Lei aggrottò le sopracciglia, interrogativa.
“Non hai capito, eh? Pazienza…”
La prese per il polso e se la tirò dietro, dirigendosi verso l’imbarco
“Uffa, Kuroro! Non ti sopporto quando dici cose strane e poi non ti spieghi!”
Ma Paku sapeva già che era inutile protestare. Lui era fatto così: a volte buttava là delle mezze frasi, delle considerazioni che nessuno di loro riusciva a comprendere, e, quando gli facevano delle domande, rimaneva zitto e si stropicciava il mento, oppure tirava fuori un’altra frase ancora più confusa. Una volta aveva detto di non essere capace a spiegarsi a parole, ma tutti sapevano che non era vero. Lui era sempre stato bravo a parlare: solo che c’erano cose, nella testa di Kuroro Lucifer, che non si potevano capire. Tutto lì. Bisognava semplicemente accettarlo.
Quando furono a bordo, Paku si sentì riavere nel poter finalmente distendere le gambe. C'era calma di vento, e una luna tagliata perfettamente a metà rischiarava la notte.
“Il viaggio sarà tranquillo. Ora dormi” disse Kuroro, con un tono che somigliava quasi ad un ordine.
“E tu?”
“Più tardi”
Si sedette e lasciò andare la schiena contro il muro, appoggiando la nuca alla parete.
“Dovresti riposarti subito, invece. Abbiamo camminato un giorno intero”
“Dormi, ti ho detto”
Paku si rannicchiò per terra. Pochi minuti dopo, si era addormentata.
 
Continua nel capitolo:


 
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