torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: VOGLIO VIVERE
Genere: Drammatico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: ronnie90 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 11/05/2007 18:44:51

Una scelta ardua e stupida da prendere. Ma è sicuro che non ci sia un via d'uscita?
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   

- Capitolo 1° -

Queto racconto l'ho scritto per un concorso e sebbene il tema -il suicidio- sia piuttosto forte come argomento è stato selezionato tra tantissimi altri racconti e anche se non ha vinto è arrivato tra i primi posti. Io che sono molto severa con me stessa non riesco a capire ancora come possa essere piaciuto. Mah... =?



Guardavo fuori dalla finestra la pioggia che bagnava le strade e il parco davanti a casa. Mi incantai ad osservare una goccia che scivolava lenta sul vetro; avanzava lentamente e, scontrandosi con altre gocce, mano a mano diventava sempre più grande.
Con lentezza scivolò anche una lacrima che bagnò la mia guancia. Con un dito l’asciugai. Osservai le grigie grasse nuvole che oscuravano la città in una penombra malinconica. La pioggia presto divenne tempesta. Così come le mie emozioni. Da una profonda tristezza, frustrazione, rassegnazione, i miei sentimenti si trasformarono in rabbia, furore.
Dopo un’ultima occhiata fuori dalla finestra, volsi il mio sguardo malinconico su un pezzo di carta su cui avevo scribacchiato il mio addio.
Amare lacrime sgorgarono a fiumi dagli occhi inondando le mie guance. Mentre cercavo di soffocare un grido liberatorio, andai in bagno. Aprii con mani sudate e tremanti un cassetto. Afferrai una lametta nascosta tra tutti i miei trucchi. Mi accucciai in un angolo del bagno, sulle mattonelle fredde.
- Perché!!?? -
L’urlo di dolore esplose insieme ad altre grosse lacrime. Piansi ancora e ancora, scossa da tremiti. Singhiozzavo rumorosamente, coprendomi il viso con la mano libera. La sanità iniziava a farsi largo tra i pensieri irragionevoli.
Voglio veramente compiere questo gesto? Sì, ma ho paura. Sono sicura che non ci sia altro modo per mettere fine ai miei dolori? Credo di sì.
La mia sicurezza iniziava a vacillare. Ripensai ai motivi che mi stavano inducendo a compiere quel folle gesto. Ero sola. Non si poteva negare ciò. Sola senza amici veri. Ero circondata da persone malvagie che si divertivano sulle mie disgrazie; continuamente presa in giro, insultata, a volte picchiata. Come potevo continuare così? Un essere umano non può continuare la propria esistenza in quello stato. La mia vita era stata tutta uno sbaglio. Tutta. Dall’attimo in cui fui concepita. Fui un errore, una dannata sfortuna che era piombata sulla vita di mia madre.
Nessuno mi vuole.
Mi toccai un fianco dove un grosso livido violaceo spiccava sulla mia pelle cerea. L’ultimo ricordo lasciato dai bulli della scuola. Repressi una smorfia di dolore. Faceva troppo male.
Dio, aiutami! Pregavo in silenzio. Non dovevo indugiare. Ora o mai più.
Alzai la manica della maglia. La mani che reggeva la lametta tremava insieme al resto del corpo, come se avessi avuto le convulsioni. Chiusi gli occhi e strinsi i denti. Affondai la lametta con indecisione nella pelle. Troppo indecisa. Il dolore era forte. Mi morsi il labbro inferiore così tanto da farmi male.
Usai più pressione e la lama penetrò nella carne. Dal dolore addentai il labbro da cui uscirono piccole gocce vermiglie. Piansi. Avevo ancora paura ma le risa di scherno di tutte quelle persone malvagie rimbombavano nella mia testa.
La lama incontrò le vene. Dolore acuto. Gocce di sangue e gocce di pianto caddero sul pavimento.
I visi di quei diavoli mi sovrastavano; sentivo le loro voci che mi incitavano a morire perché la mia morte li avrebbe fatti contenti. Risa. E pianto. A qualcuno sarebbe importato della mia morte? O sarei andata via da quel mondo senza che a qualcuno importasse di me?
Mi decisi ad aprire gli occhi. Vedevo offuscato ma riuscì a intravedere un profondo taglio cremisi sul polso. Singhiozzai.
Tirai su l’altra manica. Affondai la lametta con più vigore, senza ripensamenti, sul polso pulsante. Il sangue non tardò a uscire. La mia vita non perse tempo a scivolare via.
Le risa dei diavoli furono sostituite dalle risa gioiose e festanti mie e di mia madre. Il viso dell’unica persona a cui importasse di me occupò tutte le altre. Mamma. Adesso avevo una certezza: a qualcuno sarebbe importato se io sarei morta.
Il sangue inondava il pavimento intorno a me, mi inzuppava i vestiti. Volevo piangere ma non avevo più lacrime. Non avevo neanche le forze per potermi disperare. La forze mi stavano abbandonando insieme alla vita.
Immaginai il ritrovamento del mio corpo freddo e morto. Le urla disperate di mia madre. Lei che si inginocchiava sul sangue rappreso per abbracciarmi e urlare il proprio dolore. Mamma.
No! Non potevo morire. Quante cose avevo ancora da fare? I diavoli che mi tormentavano non erano nulla in confronto con il prezioso dono della vita.
Dio, cosa sto facendo!! Non si potevo tornare indietro. Mi ero sacrificata per nulla. Mi ero privata di quel dono.
Il mondo iniziò a girare ed io ebbi paura. Stavo cadendo nell’incoscienza. Lottavo per rimanere in vita, mi aggrappavo ai pensieri felici, ai sogni, a mia madre. Iddio aiutami!, continuavo a ripetermi.
Era vera la voce che diceva che i suicidi, quando stanno per morire, pensano che metà delle cose per cui si stavano ammazzando si potevano risolvere. Era vero. Era tutto una verità.
Sentii una chiave girare nella toppa della porta d’ingresso. Mamma aiutami!, urlavo dentro di me insieme a implorazioni di salvezza a Dio. Non avrei mai pensato di chiedere aiuto a un dio; proprio io che sono atea. Ma nel momento di morire si chiede soccorso a chiunque, anche a chi non si credeva nella proprio esistenza. Fra poco avrei urlato aiuto perfino a Babbo Natale.
Sentii mia madre correre verso il bagno. Troppo tardi. Stavo morendo. Non pensavo fosse così bello morire. È come dormire dopotutto. Non senti dolore ma solo pace.
Ma di una cosa ero sicura. L’ultima cosa che pensai prima che mia madre irrompesse in bagno gridando.
Io volevo vivere.





Your Ronnie ^^
 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: