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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Sousei no Aquarion (Aquarion)
Titolo Fanfic: L'ANGELO DELLE TENEBRE
Genere: Romantico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: erikuccia galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 07/05/2007 21:05:21

Piccola fiction su Apollonius e Celiane.
 
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L'ANGELO DELLE TENEBRE
- Capitolo 1° -

Mi rivedo bambina.
Mi riconosco in quella piccola creatura dai sottili capelli biondi che scendeva le scale di un vecchio edificio.
Risento la voce di mia madre che mi dice di non allontanarmi, di stare attenta. Mi riconosco in quella bambina che raccontava le poesia, che raccontava bugie che le venivano insegnate. Quanti ricordi di colpo si affollano nella mia testa. Gli insegnamenti di coloro che mi spiegavano perchè mi dovevo difendere, le bugie di coloro che combattevano non per la salvezza, ma per il potere. Rivedo tutta la mia vita, tutte le mie scelte, quelle giuste e quelle sbagliate, e le sento ancora oggi tutte mie, che mi appartengono fino alla radice piu profonda del mio essere. Ed è stata una di queste scelte a condurmi a questo punto della mia esistenza, a questo punto di non ritorno, a questo ponte che non posso riattraversare. Ma non mi pento di aver fatto quella scelta, nè di aver percorso quello che rimaneva della mia vita insieme a lui..
Lo vidi per la prima volta in una notte di tempesta, quando il cielo si colorava improvvisamente di lampi blu e viola, e tutto il mondo tremava sotto il suono assordante dei tuoni. Era il tempo in cui per gli uomini sembrava essere morta la speranza, quando la speranza stessa sembrava essere annegata nel mare dell'oblio. Dimenticata, schiacciata, abbandonata.
Era il tempo in cui su questo mondo stanco e distrutto avanzavano, come cavalieri a capo di destrieri scuri, angeli dalle grandi ali: come un esercito unito dal segreto dell'orrore che commetteva scendevano dalle stelle come terribili piccoli principi che non volevano altro che la vita degli umani.. Angeli che si prendevano con gioia la vita di chi aveva vissuto ed era morto nel dolore. Arrivavano dagli abissi aperti, anime tormentante che ci pietrificavano dalla paura. Avevano facce deformate da un orrore infinito, ed erano terribili a vedersi. O almeno questo era quello che mi era sempre stato detto, quello che mi era sempre stato raccontato prima che io stessa diventassi una guerriera. Prima di allora non ne avevo mai visto nessuno da vicino, perchè tutti si preoccupavano sempre di mettermi al sicuro, di nascondermi in un posto dove sarebbe stato difficile trovarmi. Ora so che se sono viva non lo devo a tutti quei sacrifici che sono stati fatti per me, ma semplicemente perchè all'epoca ero troppo arrabbiata per avere paura, e a loro non interessavano quelli che non tremavano davanti al loro potere.
Per questo per anni mi sono lasciata guidare da descrizioni secondarie che mi descrivevano esseri inguardabili, bestie delle tenebre dal cuore più nero della notte in cui si avviluppavano.Ma la prima volta che ne vidi uno, la prima volta che i miei occhi incontrarono quelli di un angelo delle tenebre, in altre parole, la prima volta che lo vidi, mi resi conto di quante bugie mi fossero state dette. Colui che con le sue ali bianche mi stava davanti non era il ritratto della bestia che mi era stato descritto, ma l'angolo di paradiso che avevo sempre anelato. E fu questo che mi spaventò: il fatto che, nonostante le ali bianche ma sporche di sangue, e il cuore nero che riuscivo a intravedere attraverso due grandi e splendidi occhi, tutto il mio essere sembrava desiderare quell'essere che veniva dai cancelli di quello che noi umani abbiamo sempre chiamato inferno, e checon sè portava l'apocalisse della mia specie. Era giunto in questo luogo per colpire di nuovo, per macchiare di nuovo di sangue le sue grandi ali bianche, così ingannevoli, così legate alla semplice apparenza. Se non avessi conosciuto la sua natura, probabilmente l'avrei preso per la più pura delle creature. Ma sapevo bene che non era così. Sapevo bene che se era sceso sulla terra degli uomini era per punire, ancora una volta, la nostra razza, incapace di vivere in pace, incapace di preservare la bellezza del mondo che ci era stato destinato.
Era come un incubo nell'oscurità della notte, come un lupo nella nebbia...
Era il re della sua armata, guidava le sue schiere.
Un angelo della morte, un spirito senza espressione che sceglieva le vittime da prendere, un messaggero dall'inferno, che sorvolava gli oceani, le montagne e tutte le foreste...
Avrei voluto scappare, difendermi e mettermi in salvo. Ma non lo feci: solo perchè sapevo bene di non avere speranza contro di lui. Così mi intestardii e cominciai ad attaccare tutti gli altri angeli, quelli che non suscitavano in me gli stessi sentimenti di quell'angelo delle tenebre così maledettamente luminoso.
"Celiane"
La prima volta che pronunciò il mio nome, mi parve di immergermi in una melodia insieme dolce e determinata, gotica e romantica. Era come gustare tutti i frutti più dolci, assaporando però anche quel gusto amaro tipico dei frutti più maturi. Mi voltai di scatto, con i capelli che mi si erano appiccicati al volto per via della battaglia in cui mi ero tanto impegnata, con il cuore che mi batteva in petto, per l'eccitazione e per la paura, per l'attrazione che provavo in quel momento, e per il senso di errore che l'accompagnava. Stringevo tra le mani la mia arma così ferocemente che di colpo le mani cominciarono a farmi male.Tremavo sotto il peso di uno sguardo che non volevo ma che non potevo fare a meno di guardare, di fissare.
"Celiane" ripetè, poggiando con eleganza i piedi su questo pianeta che tanto spesso aveva attaccato. Le sue ali bianche non mi permettevano di vedere quasi niente di quello che accadeva alle sue spalle. Le spalle larghe e muscolose di colpo mi parvero un rifugio in cui nascondersi, dove scappare dall'orrore e dalla morte che da anni mi perseguitava. I lunghi capelli castani scendevano liberi e ribelli intorno ad un viso che non mi stancai mai di osservare, quasi nel tentativo di imparare a memoria quei lineamenti.
"Chi sei? Come conosci il mio nome?" chiesi con la voce che tremava, nello stesso modo delle mie gambe. Di colpo restare in piedi sembrava una grandiosa avventura.
Lui sorrise, allungando una mano nella mia direzione. Non mi sfiorò nemmeno, era troppo distante, eppure con quel gesto parve essere in grado di travolgermi con un'ondata di calore e di felicità che non avevo mai provato fino a quel momento. Che pensai di non poter provare mai piò in tutta la vita, e questo, ancora una volta, mi sconvolse. Questo paradosso continuo tra la natura e l'apparenza, tra l'essere e l'apparire, tra il dare e il prendere di quell'angelo poteva anche farmi diventare pazza, costringendomi a dondolare tra l'estremo dell'amore e quello dell'odio.
"Io sono Apollonius" disse con quella voce che mi sembrava piu dolce del miele stesso. Avrei quasi voluto leccare ogni nota che usciva da quelle labbra carnose per sentire che sapore aveva. "e sono il fratello di tutti coloro che stanotte hanno trovato la morte per mano tua."
Voleva forse farmi sentire in colpa? Voleva forse che quello sguardo gravasse sulla mia anima? Non ci sarebbe riuscito. Sebbene mi vergognassi di essere diventata simile a quelle bestie delle tenebre, non mi pentivo di aver difeso i miei simili, anche a costo della mia purezza, della mia dignità.
"Siete voi che avete voluto la guerra."
"Noi?" chiese lui, con un sorriso che gli increspò le labbra. "La guerra di cui parli è iniziata nel momento in cui gli umani ci hanno esiliato ad Atlandia"
Atlandia.
Era questo il luogo da cui in realtà venivano. Era questo l'ideale per cui combattevano e il sogno per cui uccidevano. Era questo il nome della colpa di cui si erano macchiati gli umani. Eravamo noi ad essere colpevli, almeno quanto loro. E questo pensiero mi spinse a versare copiose lacrime di risentimento. Avevo combattuto, pregato e ucciso per qualcosa che non esisteva, per una purezza che neanche gli umani avevano.
"Ma voi avete ucciso... e sterminato... E vi divertivate nel farlo!"
"Guardati intorno, Celiane." mi rispose. "Guarda i tuoi simili, non senti il loro cuore che batte eccitato all'idea di avere la supremazia sulla vita di qualcun altro? Non vedi la soddisfazione che brilla nei loro occhi?Ma tu sei diversa..."
"diversa?!"
Sorrise amabilmente, ed io di colpo mi sentii libera, docile, trasportata in un mondo che non era quello che conoscevo io, ma che sentivo appartenermi totalmente. Un mondo che, non potevo crederlo, potevo condividere solo con quella creatura che avevo davanti.
"Diversa" ripetè "Diversa, perchè tu piangi lacrime invisibili anche quando uccidi coloro che ti hanno tolto tutto. Piangi anche per tutti noi angeli. Ed io ho guardato e amato ognuna di quelle lacrime che non hai mai potuto mostrare a nessuno, ma che io ho sempre visto."
"Non mi pento di aver ucciso i tuoi simili!" risposi a muso duro. Non so perchè ci tenevo tanto a dirlo, a renderlo presente. Probabilmente perchè non volevo passare per una persona fragile e debole. Perchè non volevo che fosse una bestia delle tenebre a leggermi dentro.
"Lo so." disse avvicinandosi a me, e avvolgendomi nelle lucenti piume delle sue ali. Il calore che mi travolse fu così grande, così inaspettato che mi ci abbandonai totalmente. Non ero preparata ad una simile sensazione, nè al fatto che uno stato d'animo come quello potesse essere guidato da una creatura che, si diceva, non avesse nel cuore altro che tenebre. Tenebre così scure che non era possibile dire se aveva davvero un cuore. "sento la tua rabbia palpitare insieme al tuo cuore... Ma anche questa è la tua grandezza, principessa Celiane. Tu ami la tua gente così tanto da commettere un atto che ti uccide sempre un po', ma per il quale non ti penti, perchè sai che è giusto difendere i propri cari."
E così iniziò la fine, e così la fine ebbe inizio.
Avrei voluto fuggire il mio destino malvagio, ma non riuscì a scappare dal malvagio che mi era destinato. La sua ombra era più grande e più luminosa del sole che brillava alle sue spalle, e il suo cuore di tenebra batteva allo stesso ritmo del mio. Allora mi resi conto che eravamo una cosa sola, nel bene e nel male che entrambi potevamo farci. Mi svegliavo in lacrime per il sacrilegio che commettevo ogni volta, eppure sapevo che eravamo felici, e che io potevo esserlo solo al suo fianco. Perchè quando lui sorrideva, tutto intorno sembrava essere giusto. Perchè, per quanto potesse sembrare blasfemo, lui era la risposta a tutte le mie preghiere. Perchè spaevo che tutto quello che dovevo fare era invocare il suo nome per vederlo apparire davanti ai miei occhi adoranti. Così imparai a vedere, con il cuore, quello che la mia mente ancora non riusciva a concepire. Che quell'angelo delle tenebre aveva un cuore e un'anima che mi appartenevano.Un anima del quale, mio malgrado, avevo finito ad innamorarmi. E sapevo che per lui era lo stesso. Anche quando eravamo lontani, anche quando seppi che la sua stirpe aveva distrutto la mia, non potei mai smettere di amarlo. Ma nonostante questo non potei mai smettere di dichiarare guerra agli angeli delle tenebre. Continuai a combatterlo, e mio malgrado, presto Apollonius si trovl a fare una scelta. Se continuare ad amarmi, essendo un mio nemico, o scegliere di tradire coloro che l'avevano cresciuto, che lo avevano amato e che gli erano sempre stati fedeli per me.
"Non voglio vivere per sempre" mi disse "non voglio essere immortale...A che mi serve essere un angelo delle tenebre, rimanere nel luogo dove sono, se questo vuol dire condannarti? A che mi serve avere mille vite, se non posso condividerne neanche una sola con te? Ho fatto la mia scelta, principessa Celiane... Combatterò al tuo fianco, perchè il mio amore è così grande che non mi preoccupo del dolore che può venire per me...e poi perchè... Perchè non posso piu sopportare il male, perchè mi sto arrendendo a questa vita che tu mi hai fatto conoscere. Presto verrà il giorno della mia morte.. Mi uccideranno..." I miei occhi si velarono del dolore che quelle parole facevano nascere in me. Lui allungò una mano ad accarezzarmi il viso, quasi nel tentativo di raccogliere tutte le lacrime che potevo versare. "no," disse " non piangere. Ho deciso che passerò tutti i giorni che mi sono rimasti, che mi verranno concessi con te, dicendoti addio con tutto il mio amore, con tutti i miei baci, con tutte le lacrime di una bestia delle tenebre."
E così avvenne il miracolo: il suo cuore provò a cambiare, e la sua anima a rilassarsi.Poi compresi che lui era diverso da tutti i suoi compagni; era diverso da tutti i miei compagni. Lui volava un cielo che non era fatto per essere il suo. Compresi che lui voleva fare del suo mondo solo un cartoccio da gettare via, per crearne uno nuovo, uno dove potesse trovare una sua dimensione. Uno che poteva condividere con me.
Vivemmo alcuni giorni idilliaci, dove sembrava che tutto fosse possibile. Ma il tempo, crudele, cominciò a scorrere troppo velocemente, e di colpo la vita venne a chiedere il tributo per l'eresia che insieme avevamo commesso consapevolmente. Si presentò sotto forma di un angelo con lunghi capelli bianchi, dal nome Toma.
Non potevo piu scappare, perchè quello era il momento per saldare tutti i conti che avevo lasciato in sospeso.
Apollonius non era con me nel momento in cui qualcuno decise di portarmi via da un posto che amavo, per portarmi nella terra dell'uomo che amavo. Ed ora eccomi qua... Mi hanno torturato, in tutti i modi possibili.
Ora sento che la vita mi abbandona. Sento che il destriero scuro adesso si avvicina per me. So che adesso sono io quella carogna che gli angeli vengono a prendere. So che sono io il sangue di cui si macchieranno le mani prima di brindare alla luce della luna.
Lascio il mio nome agli uomini, che lo usino per maledirmi o per ricordarmi non mi importa. L'importante è che si ricordino di me, della mia esistenza, del mio passaggio su questa terra che ho tanto amato.
Ma il mio cuore...il mio cuore lo lascio in ricordo a quel demone...quel demone con le ali...
"Apollonius..."
Sento qualcuno che chiama il suo nome, e di colpo la voce nella quale mi sono sempre immersa appare.
"lasciatela andare!"
Sono debole...non riesco a muovermi...
"Se io la lascio andare..." E' Toma. Riconoscerei la sua voce tra mille. Una voce che sembra parlare con una dolcezza assoluta, ma che nasconde odio e rabbia. "...tu tornerai? Ti unirai di nuovo ai tuoi simili?"
Sento lo sguardo del mio amato che mi accarezza e sento il suo tentennare. Riesco ad intravederlo, legato al muro.
"No..." dico con le poche forze che mi sono rimaste. " Apollonius...ricorda quello che mi hai sempre detto...ricorda quello che ci siamo promessi..."
"ADESSO BASTA!" la voce di Toma tuona sotto il peso della sua rabbia. Faccio appena in tempo a vedere il movimento del suo corpo. Riesco appena a capire che sta per uccidermi. Mi volto per non guardarlo in faccia, chiudo gli occhi per immergermi nell'immagine dell'uomo che ho amato, in attesa del colpo finale.
Un colpo che non arrivò: aprii gli occhi e notai una chiazza di sangue vicino al mio viso. Alzai lo sguardo e notai che Apollonius era sopra di me. Perlustrai la stanza e solo allora vidi le sue ali: rimaste nello stesso luogo in cui erano incatenate un attimo prima.
"Tu...tu la ami fino a questo punto?"
La voce di Toma trema, mentre Apollonius sopra di me, sorride.
Eccolo. Eccolo l'angelo delle tenebre.



FINE.
 
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