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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LEI & LEI
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Yaoi
Autore: calcifer85 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 06/05/2007 22:18:48

Il suo calore mi raggiunge e scioglie un poco del gelo che si è impadronito di me. -- Che sia amore o semplice ammirazione, non so dirlo.
 
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- Capitolo 1° -

La mia prima yuri... da dove mi sia uscita non lo so. So solo che stavo pensando all'amore che non ha sesso... e in particolare all'amore tra ragazze...
Buona lettura!



Mi sento sola… la solitudine è sempre stata con me, non mi ha mai abbandonata. E allora perché oggi mi sento soffocare? Sto male… la solitudine stringe le mani sul mio collo, e io annaspo cercando di riempire i polmoni d’aria. Ne basterebbe solo un poco, e poi potrei tornare a non respirare. Non mi sembra di chiedere troppo… solo un po’ d’amore. Certo, ho un sacco di amiche, e i miei genitori mi vogliono bene. Ma l’amore… quello con la A maiuscola… nessuno mi ha mai amata in quel modo. E ho finito col convincermi che sono io il problema, che non merito l’amore; perché, se non fosse così, morirei. Se io meritassi l’amore, perché nessuno mi ama? Pensare di essere il problema spesso rende le cose più semplici. Pensi che è per ciò che sei, o per ciò che fai, e allora ti metti il cuore in pace, perché tanto non puoi cambiare.

Ma poi la vedo e il mio cuore sanguina. Lei, così viva, emana calore e gioia di vivere, tanto da poter scaldare il Polo. Il suo calore mi raggiunge e scioglie un poco del gelo che si è impadronito di me. La vedo, e la solitudine allenta un po’ la presa, permettendomi di respirare. Che sia amore o semplice ammirazione, questo non lo so. So solo che per lei non esisto e non esisterò mai. Il suo sguardo sembra passarmi attraverso senza vedermi.
Ma per il momento mi basta il suo calore.

Oggi l’ho vista… era con le sue amiche e rideva felice. Poi le è squillato il telefono e il suo volto si è rabbuiato. Nessuno sembra essersene accorto tranne me. Non ha risposto. Poi è tornata a ridere, ma ho capito subito che la risata era forzata, perché i suoi occhi erano distanti.

Sono seduta sul treno. La scuola è finita e sto tornando a casa. Come al solito è pieno di studenti, ma per fortuna ho trovato un posto. Il sedile accanto si libera ed io poso lo zaino di fianco a me. Sospiro e guardo il paesaggio, che diventa più naturale man mano che Milano si allontana. Ormai è un’abitudine, quella di guardare fuori. Se solo alzassi lo sguardo e mi guardassi intorno, probabilmente la vedrei. Ma non ne ho bisogno… la sua immagine è dentro di me.
“Posso sedermi?” Il cuore sussulta, mentre sposto lo zaino. Se la guardassi arrossirei, quindi tengo la testa bassa, per poi tornare a guardare fuori.
“Cosa c’è di così interessante, fuori?” Mi volto di scatto. Il solo fatto che mi veda è incredibile, ma che mi rivolga anche la parola…
“Eh?” Complimenti, ti fa una domanda e non riesci a trovare nemmeno una risposta decente! Bravissima!
“Ho notato che guardi sempre fuori… ogni giorno, come se ci fosse chissà quale meraviglia. Un giorno ho provato a farlo anch’io, ma ho finito per addormentarmi e quando mi sono svegliata la mia fermata era passata da un pezzo!” Ride di se stessa, e io le guardo la bocca. È bella, piccola e con le labbra carnose. Mi chiedo che sapore abbiano, e mi sento arrossire.
“Che c’è?” Mi guarda curiosa.
“Nulla…”
“Scendi alla prossima, giusto?”
“Come fai a saperlo?”
“Andiamo nella stessa scuola e prendiamo lo stesso treno ogni giorno, è normale che sappia qual è la tua fermata!” Nonostante cerchi di sembrare naturale, si vede che è in imbarazzo.
Vorrei dirle qualcosa, qualunque cosa. Ma il treno sta decelerando.
“Devo andare.”
“Lo so.”
“Beh, ciao.”
“Ciao… a domani.”

La prima volta che ci siamo parlate era inverno; faceva un freddo cane anche sul treno, nonostante tutta quella gente. Ora è giugno e domani è l’ultimo giorno di scuola. Da quel gelido pomeriggio di gennaio lei si è seduta sempre di fianco a me. Parliamo molto, o meglio, lei parla molto… io mi limito ad ascoltarla e a rispondere a monosillabi. Mi piace troppo sentirla parlare per interromperla. Questo è il penultimo viaggio che facciamo insieme, e per la prima volta in 12 anni vorrei che la scuola non finisse mai, solo per poter continuare a viaggiare con lei. Sono solo venti minuti al giorno, ma sono i minuti più preziosi della mia giornata.

“E così oggi è l’ultimo giorno…” Sembra infelice, nonostante abbia passato l’ultima settimana dicendomi quanto sia contenta di non andare più a scuola.
“Che cosa farai quest’estate?” È la prima volta che mi chiede di me. La guardo un attimo, e lei ricambia lo sguardo. Sorride, e io sorrido a mia volta… mi sembra ancora impossibile che il suo sorriso sia per me.
“Quest’estate? Vorrei andare in Inghilterra, ma nessuna delle mie amiche ha intenzione di venire con me. Probabilmente mi troverò un lavoro e starò qui a morire di caldo.”
“Inghilterra? Anch’io sogno di visitarla… perché non ci andiamo insieme, io e te?” Distolgo lo sguardo e la sento sospirare.
“Scusa! A momenti non ci conosciamo nemmeno e ti chiedo di passare le vacanze con me… sono proprio un’idiota!”
“Non sei un’idiota!” Quasi ho gridato, e lei mi guarda stupita. Le ragazze di fianco a noi si girano a guardarci.
“Scusa… non dovevo gridare.”
“Non c’è nessun problema! Ora è meglio che ti prepari, altrimenti rischi di non riuscire a scendere.” Non ho il coraggio di dire nulla. Ci salutiamo come ogni giorno… non la rivedrò per tre mesi, e quando ci rincontreremo, tutto sarà diverso.

Alla fine ho convinto una mia amica a partire con me. Siamo a Londra, e staremo qui per una settimana. C’è così tanto da vedere, che non so da dove iniziare.
Lei non l’ho più vista, e a pensare che potrei essere qui con lei mi si stringe il cuore. La National Gallery è il primo museo in cui voglio entrare… peccato che ci sia una fila pazzesca! Qualcuno mi viene addosso, e io cado a terra, portandomi dietro la ragazza che è davanti a me.
“Oh, I’m so sorry!” dico. Sto per aggiungere altro ma il respiro mi si blocca in gola.
“Sofia!” Cosa ci fa lei qui?
“Tu… cosa ci fai qui?”
“Forse sarebbe meglio alzarci… stiamo dando spettacolo!” Arrossisco e mi sosto velocemente, aiutandola ad alzarsi.
“Sofia, chi è questa ragazza?”
“Va nella mia stessa scuola…” spiego io. Marta sorride; è la mia migliore amica, ed è l’unica a cui ho raccontato di lei.
“Perché non andate a farvi un giro? Io intanto vado a fare spese… ti chiamo io dopo, ok?” Mi fa l’occhiolino e se ne va.
Camminiamo in silenzio per un po’, finché non decidiamo di entrare in un bar.
“Sei qui da sola?” Non posso fare a meno di chiederglielo. Lei annuisce, poi sorride.
“Nessuna mia amica è voluta venire con me, ma volevo assolutamente visitare almeno Londra. Starò qui altri tre giorni.”
“Mi dispiace…”
“Di che cosa?”
“Di come ci siamo lasciate sul treno…”
“Non è importante… si vede che non era destino!” Non credo stia parlando del viaggio in Inghilterra… ma ho paura di chiedere.
“Come va? Immagino che quest’estate avrai fatto colpo su un sacco di ragazzi.” Ok, sono masochista!
“Può darsi…”
“Che significa, può darsi?” La cameriera arriva proprio in questo momento a ritirare le ordinazioni.
“E tu, invece?”
“Io cosa?”
“Tu e i ragazzi…”
“Oh, a me non interessano i ragazzi.” A scuola tutti sanno che sono omosessuale, per cui non capisco dove voglia andare a parare con questa domanda.
“Allora è vero… a scuola giravano voci, ma non gli ho mai dato peso.”
“Ora che lo sai cambia qualcosa?” Lei non risponde ma sorride.
“Adesso devo andare… ho un appuntamento con un’amica di mia madre. Ti va di vederci questa sera?” Annuisco, e ci diamo appuntamento.

La discoteca è buia, e la musica assordante. Marta è rimasta in albergo, ha detto che non voleva disturbare. Disturbare cosa, dovrebbe spiegarmelo.
“Sediamoci qui!” Mi urla lei… stasera è bellissima, più del solito.
Dopo nemmeno dieci minuti che siamo entrate, arriva un ragazzo che le chiede di ballare. Gli spaccherei la faccia, ma non credo ci farei una bella figura, quindi non mi rimane che annuire quando lei mi chiede conferma con lo sguardo. Odio le discoteche, odio ‘ste cavolo di luci e odio questa musica del cazzo! Tra tutte le invenzioni futili, la discoteca è la più inutile!
Lei torna dopo un quarto d’ora, col tipo e un suo amico. Io semplicemente li ignoro. L’unica cosa che voglio ora è tornarmene in albergo, ma non posso lasciarla qui da sola con ‘sti due imbecilli.
“E’ ora di andare…” sono le due passate, ho sonno e un mal di testa atroce.
“Tu puoi andare, la riaccompagniamo noi la tua amica.”
“Basta che ne sei convinto!” La prendo per una mano. “Su, andiamo!” Lei non oppone resistenza, si limita a salutare con un cenno i due idioti.
Cammino spedita, senza fermarmi un attimo, finché non arriviamo al suo hotel.
“Vai a letto, è tardi!”
“Sono solo le due e mezza…”
“Sono GIA’ le due e mezza!”
“D’accordo… sono già le due e mezza… e il tuo hotel è dall’altra parte della città. Ormai l’ultimo metrò è passato, e dovresti fartela a piedi. Mi sembra più sensato che tu salga da me. Puoi sempre mandare un messaggio alla tua amica…”
Sospiro… chi me l’ha fatto fare di innamorarmi di questa combina guai?
Annuisco, e lei sorride felice.
In ascensore canticchia una canzone di Lene Marlin, Unforgivable Sinner.
Apre la porta della camera e si fa da parte per farmi passare.
Il tempo di chiudere la porta e si toglie la maglietta. Arrossisco furiosamente, girandomi dall’altra parte.
“Sofia?” mi chiama. Al posto di girarmi vado verso la portafinestra, guardando il panorama.
“Preferisci sempre il panorama a me, eh?”
“Cosa?” Mi giro di scatto e la fisso sgranando gli occhi.
“A settembre mi guardavi… poi hai smesso, preferendo guardare fuori dal finestrino. Ed ora fai la stessa cosa. Mi si avvicinano i ragazzi, ma non ti interessa… ed io che speravo di farti ingelosire! Sono venuta qui a Londra apposta per te, sai?” Mi si avvicina, ma io non riesco a muovere un muscolo. Sono shockata…
“Proprio non ti interesso, eh?” Mi mette le mani intorno al collo e incolla le sue labbra alle mie. Solo ora mi sveglio.
Mi scosto bruscamente.
“A che gioco stai giocando?”
“Gioco? Sofia, tu mi piaci da sempre! Ti ho guardata a distanza per ben tre anni e mezzo prima di avere il coraggio di avvicinarmi e sedermi di fianco a te! Ho mollato la mia ragazza perché quando la baciavo pensavo a te… e tu mi chiedi a che gioco sto giocando!”
“Tu… cosa?”
“Tutti a scuola sanno che io sono omosessuale… tranne te che vivi sulla Luna! Pensavo lo sapessi… invece oggi te ne sei uscita con quella frase. E allora ho pensato di approfittarmene per farti ingelosire.”
“Avresti potuto chiarire subito…”
“Non sarebbe stato divertente!” Sorride come solo un folletto dispettoso potrebbe fare. Non so perché mi sia venuto questo paragone, ma le calza a pennello. Bellissima e sensuale, ma sempre folletto resta.
“Sono stanca… è meglio dormire.” Mi ha fatto patire le pene dell’inferno, mi sembra giusto che soffra un po’ anche lei.
“Dormire?” Quando si riprende dallo shock del mio palese quanto falso rifiuto, io mi sono già spogliata e messa sotto le coperte.
“Cosa vuol dire dormire?”
“Non so se te ne sei accorta, ma è notte. E la notte che cosa si fa? Si dorme, ecco cosa.” Sistemo il cuscino e chiudo gli occhi, sospirando. Percepisco il suo sguardo assassino su di me. Sento i suoi passi farsi sempre più vicini, finché non si ferma di fianco a me. Tutto mi sarei immaginata tranne che si mettesse a cavalcioni sul mio stomaco.
“Che stai facendo?” Sono offesa. Avrebbe potuto baciarmi, o dire qualcosa. Di certo non sedersi su di me come se fossi uno sgabello.
“Protesto!” Non posso fare a meno di ridere.
“Cosa c’è di così divertente? Non ho intenzione di spostarmi finché non parliamo.” Forse ha dimenticato il piccolo dettaglio che io sono più grande e forte di lei. In meno di un secondo ribalto le posizioni, le lenzuola che mi hanno reso difficile il movimento ma che non sono riuscite a bloccarmi.
“E ora come la mettiamo?”
“Te ne approfitti solo perché sono debole!”
“Di che cosa vorresti parlare?”
“Che cosa senti per me?”
“In generale o in questo momento? Perché ora ti vorrei violentare…”
“Che cosa stai aspettando?”
La bacio, e tutto si fa nebuloso… e poi è un susseguirsi di sensazioni e sentimenti indescrivibili… ora ci siamo solo io e lei… e tutto il resto è nulla.

 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
midnight-sdark - Voto: 07/09/08 23:22
Wow davvero brava! Avresti potuto continuare un pò però, nn ti pare? Comunque davvero brava! Mi piace il tuo modo di scrivere!!
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