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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: UNA BENDA BIANCA
Genere: Sentimentale, Romantico, Drammatico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Autore: aine88 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 02/05/2007 19:37:47 (ultimo inserimento: 24/05/07)

Una storia d'amore ambientata nella II Guerra Mondiale... il mio 1° lavoro. Consiglio: poco sensibili ASTENERSI!
 
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CHAPTER 1°
- Capitolo 1° -

INTRODUZIONE



Trascurando il fatto che sono di pessimo umore e non so perché... dovrei mettermi a scrivere la tesina e invece ho voglia di scrivere una storia. Siate compassionevoli nel leggerla, è il mio primo lavoro di questo genere.



N.B. I personaggi sono di mia invenzione, perciò spero che nessuno mi citi per plagio; SCONSIGLIO VIVAMENTE A TUTTI COLORO CHE SONO PRIVI DI ROMANTICISMO DI LEGGERE QUESTO LAVORO, perché VI AVVERTO: DI MIELE CE NE SARA' IN ABBONDANZA!!!!!!!!!!!









1° CAPITOLO



Buio.

La benda bianca che ho sugli occhi funge da barriera col mondo esterno.

E' strano... mi sembra che essa m'impedisca di vedere, eppure se la togliessi sarei comunque ancora al buio.

Sono un soldato, mi dico, ho vissuto esperienze ben peggiori di questa mentre ero al fronte coi miei uomini... ma la cecità a cui ora sono costretto si fa ogni giorno più insopportabile.

Al dover dipendere dagli altri non sono abituato e l'esservi ridotto fa sì che il mio umore diventi sempre più nero e che la speranza di guarigione sia ormai molto labile in me...

I dottori dicono che con questa operazione le probabilità che io recuperi la vista sono al 50%... dicono che dipende da me... dalla mia forza di volontà... tutte puttanate.

Ho smesso di credere di avere un qualsiasi ascendente sul mio destino nell'attimo in cui i gas lanciati dai tedeschi contro il mio reparto hanno cominciato ad annebbiarmi la vista, provocandomi un dolore lancinante.

Ora sono tornato, sono vivo... ma le emozioni che provo sono simili a quelle di un morto.



Ospedale di Sant'Orsola - Stresa - dicembre 1943 II Guerra Mondiale



Il corridoio dell'ospedale era stranamente privo della solita calca. Dopotutto erano le 7.00 di mattina: i pazienti del 2° piano dormivano sonni più o meno agitati e le uniche persone già al lavoro erano le suore che instancabili volavano da una parte all'altra dell'edificio per prestare il loro aiuto. Dalla porta principale del piano comparve una carrozzina guidata da un rigido uomo in tenuta militare che trasportava evidentemente un nuovo arrivato: era un giovane uomo in divisa con una spessa benda bianca sugli occhi e un'altra molto più stretta avvolta intorno al cuore. Mentre percorrevano il corridoio il cigolio delle ruote richiamò l'attenzione di qualcuno, che sedeva alla suo tavolo nell'ultima stanza in fondo. L'infermiera s'alzò immediatamente e, uscita senza far il minimo rumore dalla stanza, si diresse celermente verso i due militari.



Era cieco da quasi 2 mesi e aveva imparato ad affinare quello dei 5 sensi che poteva più aiutarlo ad orientarsi nel buio: l'udito. L'uomo in carrozzella sentì dei passi decisi, che appartenevano . però, senza dubbio a una donna: portava probabilmente delle ballerine di buona fattura che dovevano farla stare comoda nonostante la sua giornata si svolgesse quasi totalmente in piedi.



Li fermò a metà strada:



"Buongiorno" disse, "vi aspettavamo molto più tardi". Non vi era alcuna nota di risentimento nella sua voce, solo una sincera sorpresa.

"Il reggimento deve ripartire al più presto, perciò è stata anticipata la consegna" rispose meccanicamente il soldato alle spalle della carrozzina.



La consegna!????! Ma non è mica un pacco postale quello che porta soldato! Si rende conto che sta parlando di un uomo in termini più consoni ad un oggetto???


Senza dar prova di ciò che stava pensando l'infermiera raccolse tutto il suo autocontrollo e chiese gentilmente:

"Avrei bisogno della scheda del paziente..."

Subito il soldato porse alla donna un foglio di carta e ancor prima che lei potesse cominciare a scorgerlo, iniziò a recitare in modo assolutamente inespressivo:

"Il nome del paziente è Michele Candiani, 27 anni, tenente del 5° reparto di fanteria, distaccamento di Torino. E' stato ferito in battaglia sul fronte austriaco lo scorso novembre alla gamba destra dalla scheggia di un ordigno; operato successivamente in un campo francese sta recuperando l'uso dell'arto leso; nello stesso scontro coi tedeschi ha perso l'uso della vista a causa dei gas lanciati dal nemico. E' qui per essere operato dal dott. Braghi, sperando che possa tornare a servire l'esercito alleato il prima possibile."



L'infermiera era sconvolta: non vi era stato un minimo di tatto da parte del soldato nel descrivere gli avvenimenti tragici accaduti al paziente; l'aspetto umano della questione evidentemente all'esercito non interessava, sperava solo che il tenente potesse tornare ad essere efficiente "il prima possibile"!

Celando il suo sdegno, la donna disse al soldato:

"La ringrazio per la precisione delle informazioni che lei e l'esercito avete voluto consegnarci. L'equipe dell'ospedale farà del suo meglio per ottenere la guarigione del paziente. Arrivederci."

Il soldato, considerando terminato il suo compito, salutò con un'informale battito dei tacchi il tenente, e se andò.



Non appena si trovarono soli in mezzo al corridoio, l'infermiera s'inginocchiò davanti alla carrozzina. Il tenente percepì quel movimento dal fruscio dell'abito della donna e si chiese se le fosse caduto qualcosa. Ma subito sentì la mano della donna che stringeva delicatamente la sua, dicendo cordialmente:

"Salve tenente Candiani, io sono l'infermiera Dora, ho 24 anni e sono la caposala del reparto a cui lei è stato affidato. Mi occupo dei pazienti che sono in attesa di interventi delicati, o che ve ne sono appena usciti e lei resterà con me fino al suo ristabilimento. Mi spiace: la data della sua operazione non è ancora stata decisa, ma spero d'informarla al più tardi fra 2 settimane. Nell'attesa ci dedicheremo alla riabilitazione della sua gamba, così da non sprecare tempo inutilmente. E' d'accordo?"

Il tenente aveva ascoltato con molta attenzione e non gli era sfuggito il non soffermarsi della donna riguardo alla durata della sua degenza. Ma non gli importava... l'ospedale era un posto come un altro per lui. Fece quindi un cenno d'assenso con il capo credendo di chiudere la questione e di essere finalmente portato in camera: l'avevano svegliato alle 5.00 per portarlo lì.

A quel punto, però, l'infermiera prese entrambe le mani dell'uomo e le portò piano verso il proprio viso, dove lo incitò ad esplorarne i lineamenti.

Sconvolto da tale gesto, ma restio a ritrarsi dal contatto con quella pelle liscia, il tenente chiese con diffidenza all'infermiera:

"Che cosa sta facendo?"

"Mi faccio conoscere" rispose la donna con dolce naturalezza.
 
Continua nel capitolo:


 
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