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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: KYUUTSUKI
Genere: Sentimentale, Drammatico, Introspettivo
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: Lemon, Yaoi
Autore: yume-azuka galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 01/05/2007 22:42:37 (ultimo inserimento: 19/06/07)

Una missione di livello A sembra degenerare in qualcos'altro per il team 7, e soprattutto per Naruto...
 
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CAP. 01 - BAMBINO DANZANTE
- Capitolo 1° -

AVVISI IMPORTANTI (PREGASI LEGGERE PRIMA DI PROCEDERE)
Ci sono da dire molte cose su questa fic, ma vedrò di essere concisa ed incisiva il più possibile:
- il primo capitolo di questa fic è stato scritto quasi un anno fa, quindi in tutto questo tempo ho avuto modo di ponderare bene la storia e so dove andrà a finire (anche in caso di tempi prolungati, non la lascerò mai interminata! ù.ù)
- i contenuti (soprattutto per i primi capitoli) sono veramente molto forti. Se sapete cos'è l'angst, ne avrete a piene mani, ma andando avanti il tono si alleggerisce (forse). Gli avvisi verranno dati capitolo per capitolo, perchè altrimenti rischio di scoprire la trama e non mi va, anche se probabilmente si perderà qualche lettore lungo il cammino.
- per la trama e il titolo mi è stato dato un grandissimo aiuto dalla mitica Rekishi. Non finirò mai di ringraziarla per questo. Osannatela gente! ù.ù/
- i personaggi sono tutti maggiorenni (per questa volta si! XD ) e luoghi e fatti riportati sono puramente inventati, frutto della mia mente malata (ve ne accorgerete di quanto sono malata... ù.ù ) Il copyright è di Kishimotosensei e io prendo i personaggi in prestito solo per giocarci e torturarli.

AVVISI SPECIFICI DEL CAPITOLO
- credo che questo sia il testo più lungo che abbia mai scritto, e non so se è un bene.
- ci sono molti termini tecnici, ma non temete, in fondo al testo ci sono tutte le spiegazioni numerate. (in caso volete altri chiarimenti, chiedete pure direttamente a me, non mordo... ^___^ )
- ho scritto il capitolo avendo in testa la canzone "Somewhere over the rainbow" di Isreal Kamamawiwo'ole, quindi se la sentite mentre leggete il cap, forse crea un po' più di atmosfera...
- anche se non arrivate fino in fondo, mi piacerebbe che mi mandaste un commento per dirmi fino a quanto di questo enorme macello una mente sana può reggere... anche solo per dirmi di farmi ricoverare! XD
AVVISO PIU' IMPORTANTE : questo capitolo è yaoi, ma in un certo senso nnon lo è (leggere per capire) e soprattutto, questo capitolo parla di stupro. LETTORE AVVISATO, MEZZO SALVATO!

Finite tutte le clausole legali e non, ora vi lascio a leggere il capitolo ( e si, ha tormentato anche la mia anima se v'interessa! °-° )



Cap. 01 - Bambino danzante

Le mani di Sakura che passano lente e accurate sulla sua pelle sono uno spettacolo.
Mi sono sempre piaciute le mani di Sakura. Piccole e delicate, nonostante l’impressionante, quasi terrificante, forza che riescono a sprigionare in un solo istante… Mani da donna, mani da mamma.
Fortuna che non conosce i miei pensieri, altrimenti mi ammazzerebbe! È già da molto ormai che ho superato la fase delle cottarelle adolescenziali… bè, direi che è anche giusto, visto che ormai ho 19 anni, e Sakura per me è diventata un’amica. La mia migliore amica, la mia confidente, ma nulla più. E questo anche lei lo sa.
Per questo motivo mi lascia stare qui, chiuso in questa stanza con lei, ad osservarla mentre si spalma attentamente il bintsuke abura(1) che farà da base al trucco.
Come ho già detto, mi piaciono le sue mani che, con leggeri movimenti circolari, frizionano la pelle della fronte, del volto, del collo, fino al decolté, per far assorbire più velocemente l’intruglio.
Sakura ha insistito tanto per essere in regola con la tradizione, e vuole rispettare tutta la procedura.
La sua mano destra è salda mentre impugna il bontan bake(2). L’immerge nell’oshiroi(3) e inizia a passarlo nella zona precedentemente preparata, dalla scollatura del suo bel kimono rosso con disegni bianchi di foglie d’acero sino a che le setole giungono all’attaccatura dei suoi capelli, lucidati con olio di camelia e già acconciati canonicamente, con lunghi kanzaki(4) che brillano nei toni del rosa e qualche rametto di glicine che scende a incorniciarne il dolce viso.
La sua voce mi risveglia dal sogno in cui ero caduto guardandola: “Naruto, puoi finire tu la parte dietro per favore?”
Le lancio un sorriso e acconsento alla sua richiesta. Ci metto tutta l’attenzione possibile per delineare senza errore l’ eri ashi(5) e completare alla perfezione il mio lavoro.
Finito, le ripasso il pennello che viene riposto nella sua custodia. Io mi siedo su di un cuscino accanto a lei, e continuo silenziosamente ad osservarla.
È bella, anzi, meravigliosa, mentre scruta lo specchio per tracciare il contorno della bocca. Il sottile pennello percorre il suo puntiglioso tragitto sul labbro inferiore, per lasciare dietro di sé una forte ombra di rosso scarlatto. Sembra impossibile che quel affare verdognolo possa cambiare totalmente colore!(6)
Sakura è così concentrata sulla sua immagine… una sola sbavatura e sarebbe costretta a riniziare tutto da capo. Mi sento teso per lei, non sarebbe piacevole dover ripetere tutti i passaggi.
Distolgo lo sguardo, troppa concentrazione mi fa venire il mal di testa.
I miei occhi vagano sul pavimento di tatami(7), sugli impalpabili fogli degli shoji(8) decorati con deliziosi rami di bambù e uccellini, sull’ accumulo di cuscini su cui sediamo, sui miei candidi tabi(9), sul mio kimono di seta rossa, ricamato con strani flutti bianchi che ricordano il fumo dell’ incenso.
E li, una cosa che non dovrebbe esserci, attrae la mia attenzione.
Una piega.
Un’ increspatura che distorce il motivo della seta sottile, lo rende asimmetrico, lo rovina.
Allungo le mani per correggere questa piccola imperfezione.
Raddrizzo l’ onda e solo adesso mi accorgo di quanto siano anch’ esse piccole e sottili.
Mi ero quasi dimenticato di aver effettuato la sexy-no-jitsu.
L’inaspettato rumore di qualcosa che viene poggiato sul mobile laccato davanti a me, fa viaggiare le sue vibrazioni nell’ aria e mi porta ad alzare la testa alla sua analisi.
Sakura si gira verso di me e mi sorride. L’ho già detto che è meravigliosa?
Ora anche gli occhi sono tracciati da una linea scarlatta, che sfuma, degrada, verso l’esterno, verso le tempie.
Già così, con non ancora il costume completo, la mia cara amica è un’immagine di perfezione.
“Finito! Ora tocca a te Naruto…”
Il mio sguardo terrorizzato deve pur averle trasmesso qualcosa, visto che poco dopo mi parla con voce rassicurante: “Sta tranquillo, è solo un velo di cipria…”
Avevamo già discusso sul fatto che io non volessi impiastricciarmi la faccia come lei, dato che, se non ricordo male, io sono ANCORA un uomo, nonostante la trasformazione, e quel quintale e mezzo di trucco non l’avrei certo sopportato. Così giungemmo al compromesso di “un velo di cipria, per compattare la trama della pelle e per nascondere quei graffi” parole testuali di Sakura, e del kyo beni(6) rosso.
Sakura inizia a trafficare di nuovo con i suoi infami arnesi sul mio viso.
Ok, vedere lei che usava questi attrezzi infernali su sé stessa è un conto, ma su di me è tutta un’altra cosa!
Dopo molto poco tempo rispetto a prima, Sakura ha finito di operare sulla sua cavia (ovvero me! ç_ç ) e mi dice soddisfatta: “Guardati Naruto, non sei uno splendore?”
Si inginocchia di fronte a me e tiene lo specchietto laccato di rosso all’altezza del mio volto.
E io faccio come mi ha detto.
L’immagine rinchiusa nella circonferenza è strana, qualcosa a cui non sono abituato.
I capelli biondi sono lucidi, grazie all’olio di camelia, e tirati indietro, divisi e fissati in vari rigonfiamenti, ornati da qualche bocciolo di peonia e una completamente fiorita.
I petali più esterni sono di un arancio delicato, il cuore del fiore è di un giallino e rosa pallido(10). Una corolla spettacolare!
Per la pelle devo dare ragione a Sakura, non sembra più la mia… ha un aspetto morbido e setoso… non che prima avessi osservato con molta attenzione la mia pelle in verità…
Poi ci sono i miei occhi… due gigantesche pozze azzurre, rese ancora più grandi dalla trasformazione, ma rese strane, inquietanti, dalle linee cremisi che circondano le palpebre. Quel rosso che si diffonde attorno…
Il naso è sempre il mio e su quello non si discute!
Però i segni sulle mie guance sono quasi spariti. Bisognerebbe cercarli accuratamente per trovarli…
Il mio labbro inferiore è di un colore sanguigno…(11)
Decisamente strano, Naruto Uzumaki!
Questo è il lavoro di Sakura: non sembri più tu, solo le persone che ti conoscono bene potrebbero riconoscerti.
“Grazie Sakurachan…” la voce è flebile, un bisbiglio.
Tutta questa situazione mi rende un po’ insicuro.
Sakura mi risponde nuovamente con un sorriso e si alza, dirigendosi velocemente verso un armadio da cui trae fuori della stoffa, molta stoffa. I nostri kimono.
Di fatto, sopra i nostri kimono carminii, ne dobbiamo portare un altro per completare il travestimento.
Sakura inizia ad indossare un furisode(12) bianco, dove crescono dei rami marroni, carichi di graziosi fiori di ciliegio, fermandolo stretto sotto il seno con un obi age(13).
“Naruto, mi aiuti?”
Acconsento sempre con un sorriso. Inizio a passare l’obi(14) attorno al busto. Sto attento a non far increspare la seta e riesco miracolosamente a completare il musubi(15)… non ha un aspetto poi così orribile, per essere stato fatto da me.
Le cingo anche l’obi jime(16) attorno all’obi, e lo annodo sul davanti.
La mia Sakura è perfetta!
“Ma cosa ci fai ancora così tutto trasandato?!”
Solo adesso si è accorta del mio furisode che vola da tutte le parti.
È un bel furisode. Verde chiaro con una miriade di farfalle arancioni che giocano a rincorrersi. Quando li scegliemmo, Sakura mi disse che sembrava fatto apposta per me.
Con le sue mani esperte afferra i due lembi di seta e li avvicina per bloccarli con un obi age arancione.
Tenta di stringermi il torso il più possibile con l’obi, ma il mio seno è molto abbondante e rende difficile l’operazione, che si conclude con una scollatura esorbitante, dove fa bella vista di sé la collana regalatami dalla vecchia Tsunade.
L’obi jime al contrario viene allacciato con facilità, visto che la sua zona d’azione non è inerente al petto.
Appena Sakura si allontana, mi metto a ridere mentre faccio una giravolta.
Le lunghe maniche del furisode vorticano attorno a me, assieme ai lembi dell’obi, che sembrano le ali di una grossa farfalla tropicale.
Mi sento meglio, adesso che tutta questa estenuante procedura è terminata.
Un lungo ed interminabile rituale di vestizione, una cerimonia magica dove regna il silenzio, dove solo bisbigli e sorrisi sono consentiti.
Ed ora è conclusa. Come sono felice!
Mi fermo, ma la testa continua a girare… gli occhi mi si posano sull’obi giallo con piccoli decori azzurri. In netto contrasto con il furisode dalle grandi farfalle, ma è così che vuole la tradizione.
Questo particolare mi rende ancora più euforico.
“Naruto! Fermati!” ora anche la voce di Sakura è alta e squillante, ma non arrabbiata.
Pure lei è contagiata da quest’allegria.
Si assicura che mi si veda almeno l’orlo del kimono rosso in prossimità della caviglie e sistema meglio il grande fiore di peonia che rischiava di cadere.
Sakura mi sovrasta nettamente. Anche quando non attuo la sexy-no-jitsu, lei mi supera in altezza.
Tutti sono più alti di me!
Ma questo a lei glielo posso perdonare, visto che ogni suo gesto è improntato di gentilezza e attorno a lei c’è quel alone materno che adoro.
Credo si sia fissata la missione di proteggermi, accudirmi e consolarmi, non so perché…
I nostri occhi si incrociano e la sua voce è dolce: “ Naruto… sei bellissimo!”
Voglio bene a Sakura!
Stiamo per abbracciarci (intesa femminile direi…XD ndY), quando lo shoji che funge da porta si apre velocemente per far entrare Sai: “Siete pronti?”
Restiamo pietrificati… avere Sai attorno, con quel suo sorriso plastificato sempre incollato sul volto, non è affatto rassicurante… soprattutto se stai compiendo un gesto intimo come un abbraccio!
In un batter d’occhio, io e Sakura abbassiamo le braccia e lei inzia la sua risposta: “Si, adesso ar-“
Ma Sai la interrompe, rivolgendosi a me: “Ma come sei grazioso Naruto! Veramente carino! Non che non lo fossi anche prima, ma così dimostri veramente di non avere il pisello!”
Quanto mi fa incazzare quando fa così!
Nemmeno lo sguardo omicida che gli lancio lo intimorisce, e continua: “Forse facevi meglio a travestirti da taikomochi(17)… non che la cosa cambi poi molto, ma almeno un po’ maschio lo sembreresti…”
Ora non lo sopporto più veramente!
Sto per rispondergli adeguatamente, ma lui alza la mano destra e mi palpa, anzi, mi strizza la tetta sinistra!
Non riesco a reagire. Sono allibito.
Per fortuna un destro di Sakura lo manda a tappeto…
“Bastardo!!!”
Lo dicevo che Sakura si è messa in testa di proteggermi… Grazie Sakurachan…
Mi sa che lo shoji che Sai ha sfondato nel suo volo, ci verrà detratto dai guadagni di questa missione.
Dannato Sai!
Sakura mi prende per mano e mi conduce all’uscita dell’abitazione che abbiamo preso in affitto in funzione di base.
Ci sediamo sul gradino che da sulla strada per infilarci gli okobo(18) laccati, mentre Kakashisensei, con in mano il suo solito libro arancio, ci parla senza nemmeno guardarci: “Come siete carine ragazze… Vi ricordate tutti i punti della missione?”
Io e Sakura annuiamo lievemente. L’acconciatura pesa.
Sento la presenza di Sai avvicinarsi alle nostre spalle. Odioso!!!
Anche Sakura deve averla sentita, visto che mi riafferra per mano e mi fa alzare in contemporanea con lei.
“Bene! Allora svolgete come si deve il vostro compito. Fra tre ore qui. Ciao ragazze!!!”
Io e Sakura ci avviamo lungo la strada affollata , ma lei gira subito a destra.
Neanche quattro metri dalla porta della casa e mi fermo per appoggiarmi al muro… è impossibile camminare su questi zatteroni!!!
“Piccoli passi, Narutochan!” la voce di Kakashisensei è un tono unico di scherno. Antipatico!
Mi giro per fargli una linguaccia e lo vedo sull’uscio che mi saluta, riesco a vederlo che sorride da sotto la maschera.
Ma è solo! Sai non c’è. credevo fosse dietro di noi quando eravamo seduti. Non dovrebbe avere nessun compito adesso, e poi…
Va bè, non m’importa nulla di quel bastardo!
Faccio una smorfia a Kakashisensei e continuo per la mia strada, a piccoli passi.
Quando svolto in una via meno affollata, stranamente mi scontro con qualcuno.
Alzo la testa per vederlo in volto. È un individuo alto, ricoperto da capo a piedi con un mantello nero.
Non riesco a distogliere lo sguardo. In quest’uomo c’è qualcosa di magnetico, che ha catturato la mia attenzione, senza un perché. Misterioso, particolare, solo c’è qualcosa…
Ma devo darmi una mossa, ho un compito da svolgere.
Ma ho quasi paura di allontanarmi da questa persona. Non so bene paura di cosa…
E la mia voce ne risente, è appena un bisbiglio: “Kitsukitsu kannin dosue(19)”
Mi scuso e riprendo il cammino verso la mia meta, a piccoli passi.


Ora vi starete chiedendo: ma in che razza di missione è impegnato il gruppo 7?
Allora, in poche parole la storia è questa: ci troviamo nel Paese della Nebbia per una missione di livello A. Miyo, una giovane ragazza del villaggio di Konoha, è stata rapita la settimana scorsa, e le informazioni finora raccolte ci hanno portati in questo villaggio, né troppo grande né troppo piccolo, abbastanza vicino al confine con altri paesi per non essere influenzato dal clima caratteristico che domina il Paese. La fonte parla di un giro di prostituzione d’alto bordo, e sembra essere immischiato anche qualche potente che potrebbe causare un’enorme scandalo. Richieste massima riservatezza e attenzione.
Adesso io e Sakurachan, camuffati da maiko(20) per non dare nell’occhio, ci stiamo per incontrare con delle talpe infiltrate in diversi bordelli per ricavare notizie.


E fu lungo il tragitto verso il luogo prestabilito che tutto avvenne.
Più precisamente in una radura poco distante dal paesino.
In un mare di tenera erbetta, di un verde tanto acceso e brillante, amplificato dalla miriade di gocce di rugiada che durante la notte si erano condensati attorno ai fragili steli che, col giungere del giorno, risplendevano dell’intero prisma cromatico, ma in cui era accentuato incredibilmente il colore stesso della natura.
In questo prato dove crescevano fili sottili, i piccoli movimenti degli okobo erano impacciati e silenziosi mentre sprofondavano lentamente nella terra umida che ammortizzava ogni rumore.
Non c’è da stupirsi che Naruto, troppo intento ad imprecare mentalmente contro i sandali scomodi e i piani assurdi di certi sensei maniaci, non si accorse di ciò che stava per succedere.
Non sentì il respiro di un’altra persona dietro di sé, non percepì la scia di chakra di quella presenza, anche per il fatto che fosse soppressa.
Non riuscì a fermare quei tocchi veloci nell’area della sua schiena che, oltrepassando le mere difese delle sue vesti preziose, erano improntati a colpire con precisione chirurgica i vari tsubo ed alterare le sue percezioni sensoriali.
In breve tempo, nemmeno un secondo, si trovò a cadere sulle ginocchia, paralizzato, impossibilitato a parlare, emettere chakra e vedere, nonostante la consapevolezza di averli aperti, sgranati nel loro azzurro terso che iniziava a tingersi di un sentimento sconosciuto.
In pratica, un essere inerme, alla mercé di chiunque vi fosse attorno.
Due mani grandi, forti, sicure, l’afferrarono per gli avambracci, portandolo a stendere sul terreno.
Presto quelle stesse mani sicure divennero rapaci, mentre con una forza brutale e incontrollata slacciavano e strappavano il tessuto dei suoi abiti.
Il suono di quei tagli ineguali nella stoffa facevano male, ma ancora più dolorose erano la costrizione all’afonia e alla cecità, ad uno stato imbelle, in un momento di così grande pericolo.
Arrendersi senza nemmeno poter lottare, non per volontà propria.
L’aria leggera del mattino feriva come tanti piccoli pugnali sulla sua pelle completamente nuda, mentre il respiro eccitato dell’altro si tramutava in delle vere e proprie lance, che affondavano in profondità, torturando la sua anima e distruggendo il suo orgoglio, facendogli presagire ciò che sarebbe occorso dopo.
Si accorse solo per poco della mano che raccoglieva leggera dal suo petto il ciondolo di Tsunade.
Il lieve sfregarsi delle corde contro il suo collo era il segno che l’altro stava osservando le pietre preziose.
Le aveva riconosciute? Sapeva cos’erano? L’avrebbe lasciato andare?
Voleva ricevere subito una risposta affermativa per quelle domande e anche per tutte le altre che l’ansia gli stava facendo nascere nel cuore.
Ma sempre quelle mani gli diedero le risposte, e tutto altro che gradite.
Solo un istante per accorgersi delle dita svelte che estraevano i pettini e altri decori dai suoi capelli per lasciarli cascare liberi e morbidi intorno al suo viso come un’aureola.
Ecco cosa doveva sembrare: un angelo.
Un angelo, dagli occhi pieni di terrore, dal corpo inerte, come un sacrificio offerto sull’altare del godimento altrui.
E da li in poi furono solo mani.
Mani frenetiche, che esploravano, tastavano, senza alcun rispetto, quel corpo di donna, che non apparteneva ad una donna, ma che in quel momento era indubbiamente femmina.
Mani che stringevano, artigliavano il seno, facendogli quasi rimpiangere la gentilezza e giocosità di Sai.
Mani… e bocca.
Bocca vorace, morsi dappertutto, senza distinzione.
Sul collo, sulle spalle, sulle rotondità dei seni fino alle cime rosee, sul ventre.
Sul tutti il corpo, involucro vuoto di un’anima sporcata.
Si, perché quel atto forzato lo stava facendo perdere, incosciente di ciò che stava avvenendo alle carni che ricoprivano le sue ossa.
L’unica cosa che sapeva, che sentiva, era la sporcizia, l’impurità che l’avvolgeva.
Il suo unico tormento era l’avvenire, la nuova proibizione ad un eventuale amore, in futuro.
E forse fu un bene che fosse concentrato su questi dolori, perché gli impedirono di conoscere i gesti dell’animale che lo stava possedendo.
Non si accorse degli ansiti pesanti, non si accorse del membro teso che lo penetrava, lacerando l’imene e le carni retrostanti.
Nessuna percezione del liquido scarlatto che aveva iniziato a colare tra le sue cosce, ne dei potenti affondi che lo stavano sventrando.
Solo un piccolo gesto dell’altro sembrò attirare la sua attenzione.
Quando, quasi al culmine dell’eccitazione, il carnefice intrecciò spontaneamente le dita con la vittima.
Delle mani molto più grandi, ruvide e callose, come quelle di un ninja esperto, ma dalle dita lunghe e affusolate, mani eleganti.
Poi, la consapevolezza dell’avvenuta eiaculazione.
Flusso di fluidi che esce dal corpo.
Sangue e sperma.
Verginità e abuso.
Sperò.
Sperò fortemente che quella tortura fosse finita, sperò che l’altro lo abbandonasse li per andarsene, senza voltare mai le spalle, e sparire per sempre dalla sua vita.
Perché era straziato, frantumato in mille pezzi da quel atto barbaro e senza amore che l’aveva privato della verginità, dell’orgoglio e soprattutto della dignità.
Di persona libera e di uomo.
C’erano delle lacrime sul fondo dei suoi occhi, ma almeno non avrebbe dato al suo aguzzino la soddisfazione di vederlo perdere, liberare, far scendere quei dolorosi cristalli liquidi.
Ma il suddetto aguzzino non abbandonava quel contenitore sfruttato e non cercava la soddisfazione delle lacrime di sconfitta.
Era un altro il motivo che lo tratteneva dal liberare quel fragile corpo, un altro godimento che ricercava, un’arrendevolezza totale che pretendeva.
Quella che si riscontra solo quando entrambe le parti riescono a raggiungere l’orgasmo.
Naruto lo comprese soltanto quando l’asta, ancora calda dentro di se, riprese il suo movimento veloce, tornando presto dura e potente.
Ma ‘sta volta c’era qualcosa di differente.
Quella potenza, quella massa di carne che lo stava possedendo per la seconda volta, era mutata nella sua natura.
Non era il piacere maschile quello che intendeva rilasciare, ma quello femminile.
Adesso le spinte erano più delicate, accorte, attente a stimolare il giusto fascio di muscoli nell’organo venereo.
Per rendere l’altro consapevole del proprio non totale menefreghismo, o del disgusto più assoluto.
Perché già lo stupro è un atto disprezzabile, il far provare piacere involontario alla vittima è ancora più brutale e crudele, qualcosa che potrebbe compiacere solo una mente deviata.
E così Naruto non fu felice di provare quelle intense sensazioni.
Il languore che si diffonde nel bassoventre, la schiena che si inarca come attraversata da una scossa, la bocca che si spalanca alla ricerca dell’aria che sembra essere improvvisamente scomparsa dai polmoni, risucchiata da quelle scintille inattese che compaiono sulla retina e che ti fanno dimenticare tutto il resto.
Ciò che ci circonda e anche ciò che siamo noi, ciò che avviene in noi.
L’incontrollabilità del flusso di fluidi che fuoriesce dal corpo.
Sangue, sperma, ciprina.
Verginità, abuso, piacere.
E acqua salata.
Perché quelle lacrime prima trattenute stanno scendendo lungo le gote morbide, prova evidente e inconfutabile di un sadico gioco.
Che ha divorato la volontà di un individuo e la sua vita futura.
Perché nulla sarà mai più come prima.
Ciò che dovrebbe essere vissuto come un atto d’amore, sarà al contrario temuto e subito con vergogna.
E mentre il senso di colpa per il piacere appena provato consumava il dolce riverbero dello stesso, Naruto si concesse l’unico escamotage che l’avrebbe momentaneamente salvato da quel assurdo dolore interiore: la perdita di coscienza.


Rimase quasi piacevolmente colpito dall’inusuale vista che si parava davanti ai suoi occhi scuri.
L’uomo… la donna… l’essere… umano?... il demone… l’ Individuo.
L’individuo che più amava, più bramava al mondo, era li, steso sulla delicata seta in un prato d’erba fresca, come un oggetto prezioso… distrutto da mani improprie e sacrileghe.
Ma nonostante l’evidente contaminazione, l’alone di sacralità che aleggiava attorno a quel piccolo corpo persisteva, come una reliquia da lungo tempo adorata di cui se ne scopre l’artificiosità, ma non viene rivelata ai credenti.
Ed ora eccolo li, bambola rotta pronta per essere aggiustata, plasmata a nuova forma.
E lui, il nuovo costruttore, non si sarebbe certo fatto scappare l’opportunità.
La possibilità di forgiare a nuovo l’animo di Naruto, di renderlo forte e fedele, ma soprattutto, scevro dall’ossessione per quel Uchiha.
Era finalmente arrivata la buona occasione per farsi accettare e amare dall’oggetto dei suoi desideri.
E Sai sapeva come approfittare delle buone occasioni.

-Fine primo capitolo-





Termini (tenendo presente che Kyoto è una città nota per le sue cortigiane)
(1) Sostanza mista fra cera e olio che, spalmata sulla pelle, aiuta alla miglior adesione l’oshiroi(3)
(2) Tipo di pennello per trucco, usato per applicare l’oshiroi(3) su viso e collo
(3) Pasta polverosa bianca… per intenderci, la cosa bianca che hanno in volto geishe & co.
(4) Lunghi bastoncini che si infilano nei capelli per fermarli (cosa in cui non sono mai riuscita… =.= )
(5) Forma a “W” che viene lasciata naturale sul collo, sotto l’attaccatura dell’ acconciatura
(6) Riferimento al kyo beni, un tradizionale rossetto di Kyoto,venduto come una tavoletta solida di color verde scuro in un guscio di vongola che, se applicato sulle labbra con un pennello bagnato, diventa cremisi vivido
(7) Unità base del pavimento tradizionale giapponese di misura standard (90x180cm circa) composta da una stuoia di paglia fissata su una cornice di legno e ornata da un bordo di passamanerie
(8) Tele scorrevoli di carta di riso installate su supporti di legno scorrevoli che nelle case tradizionali giapponesi fungono da pareti e da porte allo stesso tempo. Spesso sono decorati
(9) Tipo di calzino col pollice separato, usato per indossare i sandali infradito
(10) Essenzialmente non centra nulla ma, dopo la chiacchierata avuta con mia madre sull’esistenza di una simile peonia, ho fatto delle ricerchine e, come volevasi dimostrare, esiste! Quindi, se volete vederla, andate qui http://www.vivaicommande.com/index_file/page0002.htm e cercate ‘Souvenir du Prof. Maxim Cornu’ (nome pomposo =.= )
(11) Le maiko, nel loro primo anno di apprendistato, dipingono solo il labbro inferiore. Ma questo si vedrà più avanti nella storia.
(12) Kimono indossato da bambine e giovani donne, con lunghe maniche pendenti
(13) Lunga stola di seta legata attorno al corpo e rimboccata in cima all’obi(14)
(14) Ampia cintura indossata attorno al torso, sopra il kimono, e legata sul retro spesso in un fiocco, che può avere molteplici forme
(15) Fiocco in cui viene legato e terminato l’obi
(16) Corda legata a metà dell’altezza dell’obi
(17) Anche detti hokan oppure otoko geisha. Le versioni che ho trovato li definiscono buffoni dell’epoca feudale, predecessori di maiko e geisha dei giorni nostri, ma anche loro stessi geisha maschi. Quindi io approfitto di questo fatto e li considero geisha maschi, con tutti gli svolti e risvolti del caso ù.ù
(18) Sandali alti, molto simili alle zeppe, indossati dalle maiko
(19) Nel dialetto di Kyoto significa “sono spiacente”. Come mai una frase simile sta qui? Ma perché non riuscivo a trattenermi dal mettere la kitsune che dice kitsukitsu!!! XD (scusate la mania per i giochi di parole del cavolfiore… ^^’’’ )
(20) Giovane ragazza che inizia l’addestramento per diventare geisha attorno ai 15/16 anni a Kyoto. Letteralmente: bambina danzante

Tutte queste informazioni sono state tratte dal sito http://www.immortalgeisha.com/ e da http://www.whatever.net.au/~amaya/geisha/ Sono entrambi in inglese, ma ben fatti, quindi se vi va di approfondire l’argomento maiko e geisha, sono un porto sicuro. ^___^


Note dell'autrice:
C'è nessuno?! o.O Se siete ancora vivi o solo volete tirarmi i pomodori, non esitate a commentare! ^O^
*passa per il sito a consegnare pomodori ai lettori*

Probabilmente il prossimo capitolo uscirà a giugno, perchè questo è un periodo un po' difficile per una sfaticata come me (la lama degli esami barcolla pericolosamente sul mio capo ^^''')
Ci sentiremo presto spero! ^____^
Yume ^v^



 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
allsecrets - Voto: 04/05/08 09:45
Fino ad ora ho letto solo i primi due capitoli peròd evo dire che mi è piaciuta un sacco la storia! Si povero Nacchan che è stato violentato...uff! VAbbè, aggiorna presto! BACI
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
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