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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: GAARA CAPPUCCETTO ROSSO DEL DESERTO
Genere: Comico, Parodia
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Shounen Ai
Autore: rekishi galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/04/2007 11:11:50

C'era una volta una bambina che abitava nel bosco con i suoi fratelli.Ah, dalla regia ci dicono che era un bambino, ma questi sono dettagli.
 
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UNICO
- Capitolo 1° -

Fanfiction scritta via msn per pikkola-aya XD! Sperando che sia di suo gradimento!
Parodia di varie favole XD, occhio al Verga!

...................................


C'era una volta una bambina che abitava nel bosco con sua sorella e suo fratello maggiori.
Questa bambina veniva chiamata Gaara cappuccetto rosso Del Deserto, a causa dei suoi capelli rossi.
Ah, rettifichiamo, dalla regia ci dicono che era un bambino.
Ma questi sono dettagli irrilevanti!
Un giorno la sorella maggiore, Temari, gli disse:
«Gaara vai a portare questo cesto di CGM (Canne Geneticamente Modificate) a Shino da parte di tuo fratello Kankuro che è malato e non si può muovere di casa dopo che Sasuke lo ha picchiato perché non gli è arrivata in tempo la fornitura. Mi raccomando, stai attento all'Hayate cattivo e non ti fermare ad uccidere Konohamaru.»
Gaara sbuffò, fece esplodere qualche vaso di fiori con la sabbia, fece i capricci, pestò i piedi, maltrattò Kankuro in convalescenza, ma Temari non sentì ragioni e, CGM e orsacchiotto nel cestino, lo sbattè fuori di casa.
Camminò e camminò, prese la seconda a destra, poi dritto fino al mattino (il fatto di non poter dormire gli permetteva di star sveglio e proseguire anche la notte), la sua strada fu fermata solo quando un ragazzo con uno strano costume di foglie e resina dei tronchi gli apparve davanti.

Gli occhi azzurri squadrarono perplessi la figura dagli abiti singolari e l'aspetto alquanto familiare. Capelli neri, pelle chiara, occhi scuri...
«Uchiha, ma come ti sei conciato?»
«Gaara? Potrei dire lo stesso di te.» Bofonchiò Sasuke, alludendo allo strano cappuccetto rosso che ricopriva il capo di Gaara.
«Sono i miei capelli.»
«...»
«...»
«Sasssssssssssssssssssssss'ke-kun!»
Sasuke sbiancò a quel sibilo inquietante, i capelli gli si rizzarono sulla nuca più di quanto non fossero già (e si scoprì l'origine del taglio a culo di papera), ma non fece in tempo a scappare che una lingua chilometrica apparve da un cespuglio, avvicinandosi sempre di più a velocità folle.
Un centimetro.
Due centimetri.
Tre centimetri.
Sasuke e Gaara fecero una partita a briscola.
Quattro centimetri.
SEI! Ah, no...cinque centimetri.
Metà del carico nel cestello fu consumato dai due in un rave party improvvisato.
Sei centimetri.
Sette centimetri.
I due si fecero portare un cappuccino dalla ditta: “Patagarrosi S.P.A. consegne. I vostri pacchi saranno in una botte di ferro!”
Otto centimetri...
Nove centimetri.
Gaara e Sasuke si misero a giocare a Naruto Ultimate Ninja.
Undici centimetri.
Dodici centimetri.
«Uff...che caldo...» commentò Gaara, sventolandosi con l'orsacchiotto.
«Già...» approvò Sasuke.
Il rosso lasciò scorrere lo sguardo sul corpo del moro.
«Ehm...Uchiha.»
«Mh?»
«La resina si sta sciogliendo...perdi foglie.»
Tredici cen...
Orochimaru balzò in mezzo ai due con un costume da pirata del '500, con tanto di cappello con le piume e la spada allacciata in vita.
«Sas'ke-kun!»
Sasuke indietreggiò.
Le foglie si staccavano.
Orochimaru lo fissava lascivo.
Sasuke ponderò che forse gli conveniva restare fermo, salvo evitare di ritrovarsi nudo di fronte al sennin.
Gaara guardava la scena, mangiando impepata di cozze.
Orochimaru saltò addosso a Sasuke, urlando un: «Ti ho preso, Peter!»
Sasuke svicolò via per miracolo, maledicendo il giorno in cui aveva accennato ad Orochimaru che il suo cartone preferito da piccolo era Peter Pan.
Orochimaru lo inseguì.
Sasuke riuscì a seminarlo, ma quando si voltò per vedere se il sennin era ancora sulle sue tracce inciampò su delle lunghe e folte code, circa nove, appartenenti a un piccoletto con la faccia da scemo, gli occhioni azzurri grandi, grandi e due soffici orecchie da volpe che fissava una ciotola di ramen fuori dalla sua portata.
«Naruto?»
«Sasuke?»
«Che ci fai qua nei dintorni di Oto?»
«Io...»
Naruto fissò Sasuke con aria estremamente tenera, accennando col ditino alla ciotola del ramen.
«...ramen.»
«Ramen?»
Il cuore dell'Uchiha fu spezzato.
E lui che sperava che Naruto fosse venuto a prenderlo, riportarlo a Konoha, dichiarargli amore eterno e poi sarebbero vissuti felici e contenti come nelle fiabe.
«Ramen...» ripetè la kitsune.
Ok, aveva capito l'antifona. Sasuke si avvicinò all'albero e prese la ciotola del ramen, porgendola a Naruto.
Questi lo fissò con occhi sognanti, poi lo assaggiò e...
«Sas'ke...non è cotto.»
«...»
Le soluzioni erano due.
Uno: ucciderlo.
Due: cuocere il ramen.
Pro della soluzione uno: non lo avrebbe più sentito dire stupidaggini.
Contro: gli Anbu lo avrebbero ricercato per tutte le terre ninja, anche se lo facevano.
Pro della soluzione due: lo avrebbe fatto felice e non avrebbe sentito le sue lagne.
Contro: gli sarebbe stato sempre appiccicato come una cozza.
Ma riflettendoci, non è che il contro lo schifava tanto, quindi cosse il ramen.
«Sas'ke!» gridò il volpacchiotto con la pancia piena.
«Naruto!»
«Sas'ke!»
«Naruto!»
«Sas'ke!»
«Naruto!»
Naruto saltò in braccio a Sasuke.
Sasuke lo prese al volo.
E vissero per sempre felici e contenti, anche se Sasuke ebbe diversi crolli nervosi a causa della frase:
«Ancora ramen!»
Fin...

«Ehi! E io che sono il protagonista?»
Ah, è vero...scusa...ma non possiamo chiud...
Un'onda di sabbia minaccia l'autrice.
Ehm...ok, vado avanti.

Torniamo a Gaara.
Dopo aver assistito alla fuga di Sasuke e all'Insenguimento di Orochimaru, il nostro eroe dal cappuccio rosso...
«Sono i capelli.»
Pardon, dai capelli tinti...
«Sono naturali.»
Insomma, il nostro Gaara dai capelli rossi va...vola e va come una rondine. Però un nido non ce l'ha. Non ha una mamma nè un papà.
Gaara dai capelli rossi ha, una giara piena di felicità...

Lettori: BASTAAAAA!

Ok, ok...
Il nostro caro del deserto riprese il cammino verso Konoha.
Percorse strade e ruscelli, boschi e anfratti, incontrò mostri pericolosi e centomilia perigli di vario genere, tra cui Deidara che gli si avvicinò solo per complimentarsi dell'abile uso delle pinzette per le sopracciglia che aveva così sottili, ma così sottili da sembrare quasi assenti!
Insomma, alla fine arrivò in un grande prato verde, dove nascono speranze, pieno di margherite e papaveri.
«Etciù!»
Era allergico.
Si era quindi affrettato a superarlo, quando incrociò degli strani individui.
Uno dall'aria stranamente svagata e uno sguardo malato che si pettinava di continuo i capelli, continuando a ripetere che sarebbe diventato comandante supremo.
Uno con un'armatura gigante.
Una donna che sembrava l'unica sana di mente.
Un gigante tutto muscoli con grandi baffi biondi che esibiva il suo possente torace.
Un tizio intento sempre a fumare.
Uno che tirò fuori le foto della figlia.
Gaara le distrusse con la sabbia, l'uomo si mise nell'angolino a piangere.
Un...
Un ragazzino alto quanto lui.
Il gruppo passò una buona mezzora a fissare Gaara.
D'altro canto, Gaara passò una buona mezzora a fissare loro.
Poi, il tizio-ciminiera parlò.
«Toh, non avrei mai creduto che potesse esserci qualcuno alla tua altezza, Edward.»
«Chi hai chiamato fagiolino minuscolo che non si può individuare neanche con un microscopio?”» urlò il ragazzino alto quanto Gaara.
Il resto del gruppo evitò di commentare.
La risposta era ovvia.
Edward raggiunse Huges a fare cerchietti all'angolino.
Il tizio in armatura lo seguì per solidarietà, e perché lì vicino c'era un gatto.
Il tipo che si pettinava e che diceva ogni due per tre quanto era affascinante chiese a Gaara se avesse una sorella, Gaara gli diede il numero di Temari.
L'uomo tutto muscoli continuava a dare dimostrazioni della sua forza demolendo tutto.
Il tizio-ciminiera fumava.
La ragazza sana di mente scatenò una raffica di pallottole e riportò tutti all'ordine.
Salutò Gaara e i due gruppi si separarono.

Gaara riprese quindi il cammino.
Dopo altri strani incontri, tra cui una strana compagnia che gli chiese dove si trovava il Monte Fato per fondere un anello (Gaara disse che se avevano bisogno di un fuoco potevano rivolgersi agli Uchiha), il nostro beneamato Rosso Malpelo giunse infine a Konoha.
Adesso cominciava la parte difficile della missione: consegnare le CGM a shino, senza che gli abitanti di Konoha, famosi consumatori di ES (Erbe Salutari)le rubassero.
Inforcati gli occhiali scuri, il cappottone da kazekage alla matrix e preparato uno skateboard di sabbia simile a quello di Detective Conan, il nostro Gaara parte all'attacco.

Il primo schieramento è composto dal feroce trio Ino-Shika-Cho.
Gaara schiva la tecnica dell'espansione dell'Akimichi, elude il controllo dell'ombra di Shikamaru e lo manda addosso ad Ino, sorpassa quindi i due lasciando indietro una scarpetta e fuggendo lontano, fino al secondo ostacolo.
Gai e Kakashi che giocano alla morra.
Inutile dire come lo spettacolo fosse repellente.
E Gaara, non risparmiò le parole, per una volta.
«Vergognatevi.»
«Ma...» replicarono i due malcapitati.
«Vi sembra un comportamento da Ninja seri?»
«Ma…»
«Giocare alla morra come bambini.»
«Ma...»
«Che esempio date ai vostri allievi?»
«Ma...»
«Insomma, fare quelle cose...con le mani!»
«Ma...»
«Impiegate il tempo in modo proficuo! Magari annaffiando le begonie di mia sorella, oppure dormendo, o anche facendo le sopracciglia a Gai, ne ha bisogno...»
«Ma...»
«Se è per mancanza di pinzette, vi presto le mie!» si offrì, tirando fuori un paio di cesoie dalla giara.
«Ma…»
«Insomma! Cosa c'è ancora?»
«Noi stavamo solo cercando di scioglierci dal guinzaglio di Pakkun che ci ha legati assieme e poi è sparito.»
Spiegò Kakashi, mostrando le mani annodate.
«...»
«Insieme alla mia cagnolina Peggie, nel fior fiore della sua giovinezza!»
“Tutto ciò mi ricorda qualcosa...” pensò Gaara, ma non lo disse, lasciando i due ai loro guinzagli.
Il suo cammino fu però interrotto da un Kiba intento a ballare il tip tap con akamaru e uno stuolo di 101 dalmata.
A vederlo, Gaara alzò prima un sopracciglio perfettamente depilato, poi un altro, prima di socchiudere appena le labbra di due millimetri.
Era sconcertato e dalla sua espressione si capiva benissimo.
Kiba ricambiò truce l'occhiata.
«Beh? Mai sentito parlare di “Balla coi lupi”?»
Altro no comment.
Gaara proseguì.
Fortunatamente, non sembrò trovare altri imprevisti, salvo superare Neji che tentava di svegliare Hinata, svenuta di nuovo, con un bacio e Konohamaru e i suoi amici che finirono sepolti sotto una montagna di sabbia.
Ed ecco casa di Shino, riconoscibile per la sua forma...ehm...particolare.
Certo che vivere in un fungo...era così anti-fashon!
Con un sospiro, Gaara bussò.
Ma non si guardò alle spalle, dietro le quali era apparso niente poco di meno che il lupo Hayate, intenzionato a rubare la ricetta delle CGM di Kankuro che gli rovinavano il commercio!
«Tu! Portatore di disgrazia e di sventura su noi poveri spacciatori! Tu! Essere abominevole che fa il corriere per quell'infingardo di Kankuro! Tu! Consegnami quel cestino o soffierò e sbufferò finchè tutta la tinta rossa non sarà andata via dai tuoi capelli!»
Il nostro caro Pel di Carota se ne risentì.
«Sono naturali.» spiegò, con pazienza.
Ma nessuno sembrava intenzionato ad ascoltare la povera Anna dai capelli rossi.
E Hayate cominciò a soffiare.
Gaara si rifece le unghie.
Hayate sbuffava.
Gaara si ripassò lo smalto.
Hayate soffiava.
Gaara ne approfittò per darsi una rinfrescata alle occhiaie.
Hayate si sfiatò, cominciando a tossire.
Gaara, allora, usò la parola magica.
«Temari.»
Immediatamente, cadde il silenzio.
Choji smise di mangiare patatine.
Kiba e i 101 dalmata non ballarono più il tiptap.
Hinata si svegliò di colpo e Neji tirò una bestemmia perché non era riuscito a baciarla in tempo.
Il guinzaglio che legava Kakashi e Gai si sciolse per lo sconcerto.
Sasuke, a kilometri di distanza, fece scuocere il ramen.
Naruto cominciò a piangere per la fine del ramen, ma questa non è una novità.
Shikamaru cominciò a farsi piccolo piccolo e a nascondersi dietro Ino.
Hayate si voltò verso il Nara.
«Tu!»
«Io...?»
«TU!»
«Io...?»
«TU! Che mi hai rubato la donna condannandomi ad un'esistenza solitaria e abietta! Tu! Che nel frattempo tradisci il mio delicato fiorellino con quella sciacquet...»
Ino lanciò la prima cosa che gli capitò sottomano a Hayate, il caso volle che si trattasse di Sai, il cui unico commento fu:
«Oh, sto volando.»
Quel ragazzo è un concentrato di emozioni e reattività, non c'è che dire.
Fatto sta, che il nostro caro eunuco aveva la testa sufficientemente dura da tramortire Hayate, senza restarne leso lui stesso.
Gaara, sospirò di sollievo, aprendo la porta del fungo.
«Fermo!»
Urlò una voce.
A Malpelo parve di risentire la voce del padre, Mastro Misciu Kazekage e fece per chiudersi nel bozzolo dalla commozione.

«Autrice...»
«Sì, Gaara?»
«Comprendo che il Verga ti stia influenzando, ma non ti pare di esagerare?»
L'autrice mette una mano sulla spalla a Gaara, con aria drammatica.
«I membri di una famiglia devono stare uniti e aiutarsi l'un l'altro come le dita di una mano, 'Ntoni. Ricordatelo sempre.»
«Farebbe meglio a ricordarselo anche qualcun altro!»
Specificò una voce.
Tutti si voltarono verso chi aveva parlato e si trovarono di fronte a un Sasuke dall'aria da uomo sessualmente soddisfatto, il vestito di foglie semi-stracciato e CGM in bocca.
Ad Itachi, andato a scavare in miniera con gli altri akatsukini, faceva infatti parte della banda: “Leader e i sette mukenin”, fischiarono le orecchie.
«Sasuke e tu che ci fai qui?» chiese Gaara.
«Naruto dorme.»
«...»
«...»
«...»
«Beh, mica posso stare tutto il giorno chiuso in casa!»
«...»
«...no comment, giusto?»
Gaara annuì.
Sasuke se ne tornò a Neverland.
Bene, riprendiamo.

«Fermo!»
Urlò una voce.
A Malpelo parve di risentire la voce del padre, Mastro Misciu Kazekage e fece per chiudersi nel bozzolo dalla commozione.
Ma non era Mastro Misciu, ad essere intervenuto, bensì: lui.
Colui che tutto può.
Baki il cacciatore.
«E tu che ci fai qui?» domandò Gaara,
«Sono venuto a darti manforte contro il Lupo Hayate!» esordì Baki, fissando il suo allievo.
«…»
Cappuccetto rosso con striature arancione si astenne ancora un volta dal commentare.
Baki osservò Hayate a terra, tramortito.
«Ah…non ce n’è bisogno, vero?»
«Arrivi tardi.»
«Notavo.»
«Come sempre.»
«Eh, già.»
«Torna a Suna.»
«Ma…»
«Ora.» ordinò Gaara, con un tono che non ammetteva repliche.
E, finalmente, mentre Baki se ne andava via col fucile tra le gambe, riuscì ad aprire la porta della casa dei Puffi.
Un’amara sorpresa, però, lo aspettava all’interno.
Nella casa, non c’era nessuno.
Parte tanti alveari.
Quattro formicai.
Tre vivai per insetti vari.
E…
Suo fratello?
Gaara alzò il famoso sopracciglio perfettamente depilato.
Che ci faceva Kankuro lì?
«…tu.» mormorò Gaara.
«Io…»
«…tu.»
«Io…»
«…tu.»
«Io…»
«Evitate di copiarmi le battute, grazie.» intervenne il Lupo Hayate, decisamente scocciato.
Baki tornò indietro e rapì il lupo, di cui non si ebbe più notizia, anche se molti dicono di sentirlo ancora ululare alla Luna nella piccola casetta in Canada, dove si era trasferito assieme al cacciatore.
«Che ci fai qui?»
«Portavo le CGM a Shino, ovvio.»
«Ma Temari aveva mandato me.»
Un ghigno si dipinse sul volto di Kankuro, mentre teneva a bada Shino che tentava di saltargli addosso.
Gli insetti erano nuovamente nel periodo dell’accoppiamento, a quanto sembrava.
«Mai sentito parlare di diversivo?»
Adesso era troppo.
Potremo parlare della distruzione di Konoha da parte di un’ondata di sabbia.
Potremo parlare di un fratricidio, fortunatamente mai avvenuto perché Kankuro teneva in ostaggio l’orsacchiotto di Gaara, Kalamazù.
Potremo parlare di tante cose.
Ma non lo faremo.
Diremo solo questo: dopo aver placato i bollenti spiriti, il nostro Pel di Carota tornò a Suna sul suo skateboard di sabbia.
La vita riprese a scorrere tranquilla, finché, un giorno, Rock Lee non bussò alla sua porta, con un sorriso smagliante, proclamando Gaara sua sposa.
Ora, vi ricordate la scarpetta che il nostro Rosso Malpelo aveva perso a Konoha?
Ecco.
Era stato proprio Rock Lee a raccoglierla e aveva scommesso con Neji che, se non fosse riuscito a batterlo, avrebbe sposato il proprietario di quella scarpa.
Lasciamo a voi immaginare il resto.
Noi, a questo punto, preferiamo smettere di raccontare, limitandoci a dire che fu un matrimonio molto, ehm…giovanile, avvenuto in tutina verde e scaldamuscoli arancione.

Arrivederci e che la forza della giovinezza sia con voi, miei giovani Padovan.




 
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