- Capitolo 1° -
COLOR NOCE
Passi. Passi piccoli. Passi leggeri, fievoli, biascicanti. Passi sempre più forti e veloci. Passi ansiosi.
Silenzio.
Una voce argentina ti chiama. Una risposta fievole, ma non lontana.
Ancora passi frettolosi. Uno spiraglio di luce, una porta. Una spinta leggera. E tu lì, su quella strana sedia con le ruote, in cui la tua bramosia per quel liquido rosso ti ha costretto ormai da anni, E tu lì, con le braccia accoglienti che aspettano, mentre scruti quel buio infinitamente solitario e impenetrabile con occhi plumbei un tempo noce della nostra distesa campagnola. Aspetti. Aspetti sentirmi posare le mie manine impazienti sulle tue ginocchia. Aspetti sentirmi parlare di storie ai miei occhi straordinarie, ma che con la nostra immaginazione, chi per costrizione, chi per fantasia, riusciamo a dipingere di persone e luoghi lontani.
Di nuovo passi. Passi piccoli. Passi leggeri, fievoli, biascicanti. Passi sempre più forti e veloci. Passi ansiosi.
Di nuovo silenzio.
Ancora una voce argentina ti chiama. Attesa. Silenzio. Ancora silenzio. Troppo silenzio.
Ancora passi frettolosi. Uno spiraglio di luce più grande, una porta. Vuota. Quella strana sedia con le ruote. Vuota.
Curiosità. Perplessità.
A sinistra rumori. Brusii di voci, tante voci. Voci basse. Voci tristi. Voci disperate. Un' altro spiraglio di luce, più piccolo.
Una cassa, lunga, grande, possente e maestosa nella sua semplicità. Voci tristi e disperate attorno a quella semplicità. Quella semplicità color noce, proprio come quello, un tempo, appartenuto ai tuoi occhi.
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