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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: I FIORI, IL CESPUGLIO, I BISCOTTI!!
Genere: Sentimentale, Romantico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Spoiler, One Shot
Autore: manga-san galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 13/04/2007 22:10:52

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I FIORI, IL CESPUGLIO, I BISCOTTI!!
- Capitolo 1° -

La coppia protagonista di questa storia è un po’ alternativa. Infatti nessuno aveva mai pensato a loro. Leggendo però il manga e anche gli spoiler, mi è sembrato che fra loro ci fosse una certa sintonia. Non vi resta che leggerla…

"Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni, i fatti e i personaggi non sono esistiti o esistenti."

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Che sbaglio enorme che avevo fatto in tutti quegli anni. Ma prima lui per me era solo un ragazzo come tanti del villaggio… forse non mi ero nemmeno accorta che esistesse… avevo occhi solamente per quel Uchiha bastardo… che poi, a pensarci ora, mi piaceva solo per il suo aspetto fisico… per il resto era veramente uno stronzo e con un carattere di merda.

Poi per mia fortuna, dopo l'esame, ero capitata in squadra con lui… all’inizio ero arrabbiata perché non ero in squadra con Uchiha. Allora trattavo male sia lui che Shikamaru… cercavo di impormi, per dimostrare cosa, poi, non lo so. Con passare del tempo, però, cominciai a conoscerli.
Shikamaru era uno scansafatiche. Non voleva mai fare nulla. Dormiva la maggior parte delle volte.
Invece lui camminava sempre con quel pacchetto di patatine in mano - che, se non fossi stata a dieta, gli avrei sicuramente rubato – forse se lo portava anche a letto. E stava lì ad osservare tutto quello che facevano gli altri. Guardava me. Io un paio di volte l’avevo sorpreso a fissarmi. Gli sorridevo e lui poi si girava di scatto tutto rosso facendo finta che gli fossero andate di traverso le patatine. Mi faceva ridere. Sicuramente le piacevo molto, ma la sua timidezza lo bloccava. Ma ancora mi interessava l’altro.
Un giorno ci stavamo allenando – per così dire, perché nessuno di noi il giorno ne aveva veramente voglia – senza il maestro quando ad un certo punto Shika, come al suo solito, ci piantò in asso confabulando qualcosa riguardo a sua madre. Noi continuammo per un po’ ad allenarci, ma ad un certo punto, durante una pausa per riprendere fiato, lui sparì. Non mi allarmai, pensando che fosse andato a fare pipì. Invece dopo un po’ lo vidi avvicinarsi con una mano nascosta dietro, tutto rosso, senza le patatine e con lo sguardo in terra. Io gli dissi:

“Che hai, Choji?”
“Que…questi so… sono per te!!”


E mi diede un mazzo di fiori rossi, blu e gialli, senza nessuna composizione particolare, ma si sa che i maschi per i fiori non ne capiscono nulla. Io al momento rimasi di stucco. Non sapevo cosa dire. Diventai anche io rossa per l’imbarazzo. Ricevevo spesso fiori dai ragazzi, ma lui mi prese alla sprovvista. Non avevo mai pensato a lui come ad un ragazzo, ma solo come un amico. Come un compagno di squadra. Per quello rimasi scioccata.
Lui rimase lì immobile, come una statua di pietra, con un sorriso tenerissimo su quella faccia tonda. Chissà dove aveva trovato il coraggio di portarmeli. Ma sicuramente glielo aveva suggerito quel furbacchione di Shika. Comunque, destatami dal momento, mi avvicinai a lui, che ad ogni mio passo diventava ancora più rosso, e lo ringraziai con un bacio sulla guancia. Non so da dove scaturì tutta quella agilità, ma subito dopo fece due capriole all’indietro salterellando qua e la, come un grillo. Che divertente. Tutto solo per un mio bacio. Poi si avvicinò ancora più imbarazzato di prima con un mazzo ancora più grande – praticamente aveva sradicato un cespuglio – e allora si dichiarò:

“Volevo solo dirti che mi…che mi…mi piaci tanto.”

E poi sparì in una nuvola di fumo… Forse aveva paura di un altro mio bacio. Per lui era già troppo quello che aveva fatto. La scena mi divertì tanto comunque. Nessuno mi si era dichiarato con un cespuglio in mano.
Dal giorno seguente, ogni mattina, trovavo sempre un fiorellino sul davanzale della mia cameretta. Anche fiori introvabili nelle vicinanze, che quindi era dovuto andare a cercare lontano. Quando poi ci riunivamo era sempre rosso ed imbarazzato e mi salutava con un timido “ciao”. Cominciai allora ad interessarmi a lui. A gradire le sue attenzioni. Conoscendolo giorno dopo giorno apprezzai i suoi modi di fare. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per chi gli stava vicino. Per i suoi, per il sensei, per Shika. E per me. Aveva un cuore enorme.
Un giorno gli preparai dei biscotti. Li lasciai sul davanzale di notte, così che li avrebbe trovati la mattina seguente. Infatti lo vidi mangiare i miei biscotti al posto delle patatine. Li mangiava con gusto. Se Shika gli chiedeva di dargliene uno, lui lo mandava via a calci. Troppo divertente. Glieli preparai tutti i giorni. E se non avevo tempo di farli io, li facevo fare da mia madre.
Non mi importava più che fosse grasso. Lo trovavo carino così. Era il mio Choji.

Poi partì per quella missione. Quell’imbecille se ne era andato. E lui ed un gruppo di ninja doveva riportarlo indietro. Era una missione pericolosissima di livello S. Rimasi per giorni in ansia. Senza avere nessuna notizia. Trovavo conforto solo pensando che non era solo.

Un giorno stavo stendendo la roba al sole. Vidi un gruppo di ninja medico tornare in tutta fretta. Portavano dei feriti. Mi venne un colpo. Riconobbi in mezzo a quelli in suo corpo inerme. Corsi subito appresso a loro. Lo ricoverarono subito!!
Rimasi fuori della sala medica con suo padre, aspettando qualche notizia. Che momento imbarazzante. Ma non riuscivo comunque a trattenere le lacrime. I minuti passavano… ore… Poi usci l’Hokage dicendoci che l’intervento era andato a buon fine. Aveva dovuto ingerire le 3 pillole del Clan Akimichi…chissà con chi si era scontrato. Entrò prima suo padre. Poi quando uscì, mi disse che potevo entrare anche io. Lui era ancora addormentato. Steso nel lettino, sembrava un bambino. Le presi la mano come per infondergli un po’ della mia forza, ed un paio di lacrime calarono sulle mie guance. Rimasi lì tutta la notte. Ad un certo punto sicuramente la stanchezza prese il sopravvento e mi addormentai anche io. Mano nella mano.
La mattina successiva un raggio di sole mi svegliò. Lui invece era già sveglio da un po’ e mi fissava.

“Come mai sei qui, Ino??”

Io per risposta, mi alzai, mi avvicinai piano piano al suo viso e lo baciai. La mia bocca sulla sua. Un bacio tenero. Condito dal sapore delle mie lacrime. Lacrime di gioia, perché lui era tornato. Sarei voluta rimanere così per molto tempo, ma proprio in quel momento arrivò la madre. Doveva aver visto tutto, perché mi lanciò un occhiataccia!! Inventando una scusa me ne andai in fretta.
Passavo da lui tutte le sere. Le portavo dei fiori e dei biscotti che mangiavamo assieme. Io le raccontavo cosa avevo fatto in tutto il giorno. Lui mi diceva chi era venuto a trovarlo. E poi ci addormentavamo assieme. Stavo con lui tutta la notte. Non facevamo nulla… ci bastava stare vicini. La mattina poi quando arrivava la madre me ne andavo. Lei era cambiata. Forse all’inizio aveva paura che non fossi seria col figlio. Ma poi si dimostrò sempre più gentile.
Dopo due settimane lo rimandarono a casa, e quindi non potevamo più stare la notte assieme – anche se avrei voluto tanto stare con lui. Però passavo comunque a salutarlo a casa sua. A volte rimanevo anche a prendere un the.
Passarono altre due settimane, quando una mattina trovai di nuovo un fiorellino sul mio davanzale. Pensai con nostalgia che era da tanto tempo che non me ne portava uno. Questa volta però trovai anche un bigliettino.
“Ti aspetto stanotte a mezzanotte al campo d’allenamento! Choji”
Un appuntamento. Mi aveva dato un appuntamento. La felicità mi pervase. Rimasi tutto il giorno a pensare cosa mettermi. Alla fine scelsi di mettere il Kimono. Non misi nient’altro sotto solo due gocce di profumo. L’avrei fatto impazzire.

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Forse seguirà anche un'altra fic che per forza di cose sarà Lemon e vietata ai minori di 18.
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