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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Fullmetal Alchemist
Titolo Fanfic: COLEI CHE AMÒ L'INVIDIA
Genere: Sentimentale, Romantico, Drammatico, Erotico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Lemon
Autore: ari91 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 11/04/2007 21:14:53 (ultimo inserimento: 27/04/07)

Quanto è bella l’oscurità…Ti stringe,ti avvolge e non ti lascia più…Non ti fa soffrire,perché non vedi nulla,non hai niente,solo il buio....
 
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-CAPITOLO 1°-
- Capitolo 1° -



Ciao a tutti,questa fic è nata dalla mia mente malata….all’inizio pensavo di metterla v.m 18…però non so ancora bene come si svolgeranno i fatti…
Perciò per adesso va bene così…
Spero di ricevere commenti…
Bacioni grandi
Ari




Quanto è bella l’oscurità…
Ti stringe,ti avvolge e non ti lascia più…
Non ti fa soffrire,perché non vedi nulla,non hai niente,solo il buio,il nero ti fa compagnia.
Non capisco perché non sogno più…
No,lo so invece…
Uno spiraglio di luce,un ricordo invade la mia oscurità...
Ritorno con la mente a quattro anni fa,a quella notte che ha dato inizio al mio buio…
Alla mia oscurità…
Sangue,solo sangue intorno a me.
La mia vita che mi scivola via,come acqua.
La vista si offusca,la testa mi gira…
Vedo frammenti della mia vita passare,sgretolarsi.
I rumori,le urla di qualcuno che mi ha trovata,le sento lontane,non riesco a distinguere la voce.
Intravedo una cresta bionda,non può che essere lui.
Un pigro sorriso si crea sul mio volto,sussurro…
Non so neanche io quello che ho detto,forse il tuo nome.
Mi sento sollevare da terra,la vista si offusca ancora di più.
No,non voglio essere aiutata.
Voglio morire,morire nel mio sangue,nel mio dolore…
Lasciatemi morire in pace.
L’ultima cosa che vidi,fu la luce dell’ambulanza che lampeggiava e poi il buio.

Una sveglia suonava impazzita,una mano la scaraventò giù dalla finestra aperta,al seguito si sentì un’imprecazione poco fine.
-KURAI!!!Che cazzo ti metti a lanciare sveglie adesso?!?- urlò una voce maschile.
Nella stanza una ragazza dormiva beatamente nel suo comodo letto.
La porta si spalancò,un ragazzo alto,fisico slanciato,capelli biondi sparati in piedi e occhi color cioccolato che luccicavano di rabbia.
Indossava una divisa scolastica,pantaloni verdi,camicia bianca un po’ slacciata,cravatta rossa dal nodo molle.
Sulla spalla destra la giacchetta verde e sulla sinistra la tracolla.
Si avvicinò con passo pesante al letto,scopri dalle coperte la ragazza per poi ricoprirla subito.
-Esistono anche i pigiami- arrossì lievemente.
Lei si voltò e mugugnò un certo “ho caldo” e riprese a dormire.
-Kurai svegliati per favore è tardi!!- la scosse.
Lei aprì un occhio lucido dal sonno e mise a fuoco la figura che osava disturbarle il sonno.
-Nobu!Non scassare-
-Dai alzati- lei si alzò a sedere,era con un top nero e delle culout dello stesso colore.
I capelli castani tutti spettinati e gli occhi neri come la pece assonnati.
Il ragazzo scoppiò a ridere –Oddio,Kurai ti devi vedere,ahahah sei da fotografare!!!-
-Vaffanculo- fu la fine risposta della ragazza –La vecchia dov’è?- si alzò rivelando un fisico slanciato e formoso nei punti giusti.
-Io tua mamma non la definirei vecchia,comunque è partita quando sono arrivato- si sedette sul letto,mentre la ragazza si rinchiudeva in bagno.
Uscì poco dopo,anche lei indossava la divisa,gonnellina a pieghette verde,camicetta bianca e giacca verde,ai piedi dei scaldamuscoli che arrivavano fino alle ginocchia.
Capelli lisci che arrivavano fino alle spalle,matita nera agli occhi.
Prese la sua tracolla –Dai andiamo- uscirono di casa e la ragazza si accese una sigaretta assaporandone il gusto,ne passò una anche al ragazzo.
-Che palle la pacchia è finita- si stiracchiò lui.
-Già- diede un tiro alla sigaretta.
-Dormito male?-
Lei non rispose limitandosi a un ghigno.
Arrivarono davanti a un ampio edificio dai muri bianchi.
-Eccoci qui-
-Bruciamo- la ragazza diede le spalle alla struttura.
-Hei non aspetta- si agitò il ragazzo,la bloccò per il polso.
Lei si girò –Che vuoi?-
-Non fare la deficiente- la trascinò ma lei lo bloccò.
Nobu alzò gli occhi al cielo,e se la caricò di peso su una spalla –Nobu!!Ma che cazzo fai?!?LASCIAMI!!!- la ragazza si dimenava come una pazza,tutti gli studenti li guardavano perplessi.
-Guarda,guarda la suicida e il suo fedele cagnolino- la ragazza si zittì di colpo e il ragazzo si bloccò,davanti a loro si piazzarono tre ragazzi.
Quello in centro,alto,capelli neri e occhi verde smeraldo,quello a sinistra castano e occhi color nocciola,l’ultimo a destra biondo e occhi azzurri.
Nobu mise a terra Kurai,che incrociò le braccia al petto –Te l’avevo detto che dovevamo bruciare- sibilò a denti stretti.
-Cosa vuoi?- domandò Nobu al ragazzo in centro.
-Salutarvi,mi siete mancati quest’estate,sai ero preoccupato cara la mia Kinetsu,magari avevi tentato il suicidio di nuovo- i due ragazzi affianco a lui si misero a ridere.
Nobu era già pronto alla carica ma la ragazza lo bloccò.
Sul suo volto si dipinse un ghigno freddo che fece venire i brividi a tutti i presenti.
Si avvicinò con passo lento al ragazzo –Tu hai mai tentato il suicidio?No aspetta…già…non eri tu…ma tua sorella- li diede una spallata sorpassandolo –Non provocarmi o infastidirmi,Takyia non ti conviene- e se ne andò seguita da Nobu che se la rideva.
Andarono al loro rispettivo armadietto a cambiarsi le scarpe –Alcune volte sei perfida- ghignò il ragazzo.
-Se l’è cercata- si cambiarono le scarpe e chiusero l’armadietto.
-Senti Kurai dopo scuola devi fare qualcosa?-
-No nulla,perché?- imbucarono il corridoio e poi salirono le scale che portavano alla loro classe –Io ho gli allenamenti di calcio quindi non ti posso accompagnare a casa-
-Sono grande abbastanza per andare a casa da sola-
-Si certo,come no,l’ultima volta sei tornata casa ridotta uno straccia perché avevi attaccato briga-
Lei lo fulminò,arrivarono davanti alla loro classe,il ragazzo aprì la porta scorrevole –Tra poco è il tuo compleanno-
Kurai andò a sedersi all’ultimo banco in fondo,vicino alla finestra –Fra un mese,quindi è ancora presto per festeggiare-
-Compi 17 anni non sei contenta?- si sedette nel banco in parte a lei e le sorrise.
-Non mi cambia la vita- sorrise falsamente.
-Ma ce la fai ha farmi un sorriso vero e sincero una volta ogni tanto?-
Lei non rispose,in quel momento entrò il professore e il primo di tanti lunghi e noiosi giorni incominciò.

Finalmente la campanella delle16:00 suonò,annunciando la fine delle lezioni.
-Io vado,ci vediamo stasera verso lei sei ok?-
Lei annuì e Nobu se ne andò agli allenamenti.
La ragazza uscì dalla scuola e si avviò verso il centro,non aveva voglia di tornare a casa.
-Hei Kinetsu- lei si girò incrociando due iridi verdi.
-Che vuoi Takuya?Non ha gli allentamenti di calcio?-
-Non ho voglia,e poi è più bello passeggiare per Tokyo-
-Bene- li diede le spalle –A mai più rivederci-
Lui la prese per un braccio e la spinse in un vicolo stretto e buio.
-Cosa vuoi?-
-Devi imparare a frenare la lingua- sentì dei passi dietro di lei,si girò trovandosi faccia a faccia con i due lecca piedi del ragazzo.
In trappola.
Questo le piaceva,il rischio scorreva nel suo sangue.
Aveva una voglia pazzesca di prenderli a pugni,non le fregava niente di come sarebbe andata a finire.
Da quattro anni ormai amava rischiare,amava il pericolo.
Un ghigno le dipinse il volto.
Gli occhi neri brillavano di una strana luce.
Quei occhi ormai da anni non sorridevano più.
Se li guardavi vendevi solo,odio,rancore,tristezza e a volte malinconia.
Ma la maggior parte delle volte,erano vuoti e spenti.
-Sei in trappola suicida- ghignò il ragazzo.
Kurai non perse il ghigno e questo fece venire i nervi a Takuya –Ti leverò quel ghigno da stronza che ti ritrovi-
-Non aspetto altro- si leccò il labbro inferiore.

Due figure camminavano tranquillamente sui tetti delle case di Tokyo.
-Andiamo a giocare?- un bambino,dimostrava dieci anni,capelli lunghi castano scuro,due occhi grandi viola dalla pupilla verticale.
Indossava dei pantaloncini viola molto scuro e anche una mogliettina corta dello stesso colore a mezzemaniche.
Il braccio destro e la gamba sinistra erano di coloro diverso da tutto il resto del corpo,erano si un rosa carne.
Sul baraccio destro una cicatrice da morso.
-Non scassare marmocchio,ti ho già preso il gelato quindi adesso taci e mangiatelo- l’altro un ragazzo,all’apparenza 17 anni,capelli lunghi color verde scuro,una fascia viole li copriva la fronte,indossava un topo viola scuro aderente,il ventre piato e scolpito lasciato scoperto,dei pantaloncini e un gonnellino sempre viola,ai piedi dei calzari e alle mani dei guanti che li lasciava fuori le sottili dita.
La pelle chiara e liscia,due iridi viola.
Fredde,prive di sentimenti o emozioni.
La sua espressione,una maschera di freddezza.
Non si riusciva a capire cosa provasse o cosa stesse pensando.
-Ma Envy,perché sei così cattivo?!- piagnucolò il piccolo.
Il ragazzo si bloccò di colpo,sentendo dei strani rumori provenire dal vicolo sotto di loro.
I due si sporsero per vedere,ma l’unica cosa che videro erano tre ragazzi appiccicati fra loro.
-Wrath vuoi veramente giocare?- un ghigno diabolico dipinse il volto perfetto del ragazzo.
Il bimbo sorrise innocentemente e annuì,buttò il gelato per terra.
-Potevi almeno finirlo visto che l’ho pagato- brontolò Envy.
Con un agile balzò saltarono nel vicolo,atterrando alle spalle dei tre ragazzi.
Uno di loro si voltò –E voi che cazzo volete?-
-Posso cominciare io?- il piccolo bambino aveva cambiato totalmente espressione,adesso era l’ira fatta a persona.
-Prego,fai pure- alzò le spalle con non curanza l’altro.
Wrath si scagliò contro Takuya dandogli un pugno.
Envy invece se la prese con gli altri due e li stese in due secondo –Wrath non ucciderli-
Il bambino anche se contrario obbedì,li pestarono per bene e poi i tre ragazzi se ne andarono con la coda fra le gambe.
-Avevo proprio bisogno di divertirmi un po’- sorrise il piccolo.
-Tsk,è stata una noia mortale,erano…- si zittì nel sentire dei gemiti di dolore provenire alla sua destra.
Voltò il capo e incrociò due iridi nere come la pece.
Erano vuote.
Assomigliavano alle sue,anche se non sembrava erano piede d’odio,disprezzo.
Iridi che ti uccidono non appena ti guardano.
Wrath lo risvegliò dandoli una pacca sulla spalla,e si avvicinò alla ragazza –Sono stati quei tre a ridurti così?-
La ragazza non lo vide ne sentì,aveva occhi solo per l’altro ragazzo.
Fissava quelle iridi viola,fredde e bellissime.
Le ricordavano la morte,si perché quei occhi non appena si posavano su di te,ti soffocavano,ti facevano morire lentamente e dolcemente.
Venne colpita dal tatuaggio che il ragazzo aveva sulla coscia sinistra,era rosso,un serpente che si mordeva la coda.
-Dai Wrath andiamo- la sua voce era trasparente,priva di espressione,ma era anche sensuale e strafottente e ti metteva i brividi.
Envy diede un ultimo sguardo a quell’esile corpo,perfetto,se non fosse per i lividi e il sangue delle ferite.
La bocca gonfia e carnosa,spaccata da un taglio che sanguinava.
Eppure quella ragazza ridotta uno straccio emanava una forza impressionante,e li faceva uno strano effetto.
Lei aveva qualcosa di diverso dagli altri umani.
Nemmeno gli occhi di acciaio erano così pieni d’odio e malinconia.
Prese per il braccio il piccolo bambino e lo trascino via,saltando con un abile balzo sul letto e sparendo,lasciando sola la ragazza che fissava il vuoto.
Kurai anche se a fatica si alzò,appoggiandosi al muro di cemento macchiandolo un po’ di sangue.
Il suo sangue.
Si chiedeva quanto ne rimaneva ne suo corpo,con tutte le volte che l’aveva perso.
Orami aveva perso il conto.
Raccolse la sua cartella e uscì dal vicolo,guardò il cellulare,erano le 16:30.
Lentamente cominciò ad incamminarsi,tutti la guardavano ma lei non ci badò.
Nella sua mente vedeva solo quelle iridi viola.
Si accese una sigaretta per tranquillizzarsi,dopo mezzora arrivò a casa sua.
Sua madre non era ancora tornata,aveva solo un’ora prima che arrivasse quel rompipalle di Nobu.
Come minimo le avrebbe fatto un terzo grado,a seguito una lunga e noiosa paternale.
Entrò in casa e si diresse subito in camera sua,si fece una doccia e si cambiò.
Dei jeans larghi a vita bassa e una canottiera nera a stampe fucsia.
Si disinfettò le ferite imprecando come una dannata per il dolore.
Continuava a pensare a quei due ragazzi,ma soprattutto al tatuaggio del ragazzo dai capelli verdi.
L’aveva già visto ma non si ricordava dove.
Si accese una sigaretta,pensare troppo le faceva male.
Si sedette sul davanzale della finestra e chiuse stanca gli occhi.
Nella sua mente buia si fecero largo le iridi viola di quel ragazzo.
Riaprì di scatto gli occhi e maledisse.
“Ma perché cazzo continuo a pensarlo?!”
Le sue seghe mentali vennero interrotte dal suonare del campanello.
Prima o poi quell’affare l’avrebbe ridotto a brandelli,quel suono era a dir poco fastidioso.
Scese con calma le scale e svogliatamente aprì la porta d’ingresso.
Davanti a lei Nobu che le sorrideva,ma non appena la vide il suo sorriso si spense di colpo.
La scrutò da capo a piedi con occhio clinico,aprì più volte la bocca.
La ragazza perse la pazienza –La pianti di guardarmi con quella faccia da idiota?-
Il suo viso divenne la rabbia fatta a persona –Io lo sapevo- con una spallata la spostò e entrò in casa.
-Me lo sentivo- si sedette sul divano di pelle nera dell’ampio salotto.
Lei sbuffando si sedette in parte a lui incrociando le gambe.
-Chi è stato?-
Lei non rispose e questo fece alterare il biondino –Mi vuoi rispondere?!-
Kurai alzò le spalle –Nessuno-
-Ah certo,e adesso i lividi si formano da soli,questa proprio mi mancava- sibilò sarcastico.
-Non ti devo tener conto di tutto quello che faccio nella mia vita,Nobu-
Lui rise,quasi istericamente –Eh certo,come sempre tu sei la fiera e orgogliosa Kurai Kinetsu- si alzò con movimenti lenti,come se un peso li schiacciasse la schiena,ma quello era il peso del cuore.
Di nuovo quella ragazza era stata in grado di distruggerlo,con una solo frase,con un solo sguardo,con un solo gesto.
-Ci vediamo domani- e sempre lentamente uscì,chiudendosi la porta alle spalle.
Kurai non fece una piega,ritornò in camera e si chiuse all’interno.
Ormai era indifferente a ogni cosa e questo non le importava nulla.

 
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