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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: IT ENDS TONIGHT
Genere: Romantico, Azione
Rating: Per Tutte le età
Avviso: What if? (E se...)
Autore: mewsana galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/04/2007 21:52:46

D'improvviso, Madara ha paura. Quella donna non scherza.
 
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CURIOSITY KILLED THE WOLF
- Capitolo 1° -

Il respiro dell’uomo è aritmico.
La paura che gli attraversa il corpo, violenta.
Il ringhio del lupo dietro di lui gli sfiora il collo.
Cerca di aumentare il ritmo della corsa, ma si accorge con orrore che le sue gambe sono stanche.
Lui è stanco.
Uchiha Madara non può fare a meno di pensare alla propria morte.
Poi emerge tutto d’un tratto in una piccola radura.
Si sente più allo scoperto di quanto non si sentisse in precedenza.
Ferma il passo, si volta.
Fronteggia la bestia davanti a lui, che pure si è fermata a fissarlo.
Occhi gialli, rabbiosi.
Lo fissano, costantemente, mentre quella si rannicchia, pronta a saltare.
L’uomo è ferito e non sa che fare.
Poi la notte si tinge dell’ululato del lupo. Qualche altra bestia gli è saltata al collo, tranciando di netto la giugulare pulsante.
Il grido è talmente violento che Madara chiude gli occhi, spaventato.
Li riapre solo dopo qualche istante.
Una volpe lo fissa, proprio dinanzi alla bestia ferita a morte.
Ringhia.
Madara richiude gli occhi, aspettando la fine, che inaspettatamente non giunge.
Quando si arrischia ad aprire gli occhi, l’uomo è stupito.

La carcassa del lupo ha sporcato di rosso la stoffa bianca di una veste sconosciuta.
L’uomo risale i contorni di quella strana figura, e improvvisamente sobbalza.
La donna lo fissa, immobile.
I suoi occhi sono rossi come il sangue che le bagna i piedi.
La bocca è sporca.
Mentre la osserva leccare via il sangue dalle proprie labbra, Madara non può fare a meno di pensare che quella donna è stupenda.





It Ends Tonight
*Curiosity Killed The Wolf*





Madara è tornato a casa trascinandosi sulle braccia. Non appena l’hanno visto, tutti i suoi servitori gli sono corsi incontro, pronti a soccorrerlo. Più che spaventati dalle ferite, però, la loro apprensione si concentra sull’espressione assente del padrone, che pare aver lasciato la mente in quella foresta.
È così, in effetti. Madara passa tutti i tre giorni in cui è costretto a letto a pensare a quella donna che gli ha salvato la vita, e che è fuggita da lui solo dopo aver terminato quell’osceno rituale di purificazione.
Non ha detto una parola né riguardo la sua presenza nel bosco, né riguardo al suo nome, o alla sua provenienza. In ogni caso, l’Uchiha è più che sicuro di non averla mai vista nel villaggio di Konoha.
Così, alla fine, tormentato da tutti quei pensieri, non riesce nemmeno più a ricordarsi che cosa ci faceva lui, in quella foresta. Cercare il suo compagno scomparso gli pare improvvisamente un obbiettivo futile, se paragonato al desiderio di ritrovare quella ragazza misteriosa.
Il volto di Shin, che sempre gli era stato caro durante il periodo di addestramento, scompare improvvisamente. Due occhi rossi, d’ora in poi, osserveranno Madara, qualunque cosa egli faccia.
L’ossessione per la donna lo consuma, continuamente. Smette di mangiare, trascura i suoi doveri, lascia tutte le incombenze al fratello minore. Si reca nel bosco sempre più di frequente, chiamando a gran voce la ragazza, ma non riesce più a ritrovare la radura in cui era stato salvato. Trova diverse carcasse di lupi, ma nessuna è quella che cerca.
Nel villaggio circolano voci sempre più strane su Madara Uchiha, il prodigio, ma lui non se ne cura. Si limita ad affinare le proprie capacità nel bosco, allenandosi con quello che trova.
Lo chiamano il prodigio perché è capace di prevedere le mosse del nemico, seppur solo con un tale dispendio di chakra che rasenta quello sufficiente per morire. Tuttavia, ricorre a tale uso dei propri occhi solo se costretto, come poi era successo quella notte.
Disperato per la scomparsa di Shin, aveva cercato di prevederne il ritorno usando il suo potere. Poi, esausto, si era lasciato cadere al suolo, dove un sasso particolarmente appuntito l’aveva ferito.
L’odore del sangue aveva fatto il resto, richiamando la bestia da cui si era poi trovato a sfuggire.
Ora, reso cieco dal desiderio di ritrovarla, è in bilico. Non sa se sfinirsi per dei risultati incerti, oppure continuare a cercare con le proprie forza, senza ricorrere all’uso della magia.
Ricorda quegli occhi rossi, quella brama di sangue. Il viso ovale ma non allungato, la pelle di porcellana. Un demone.
― Sharingan! ―
Tutto intorno a lui inizia a ruotare vorticosamente. Madara si accuccia a terra, per rendersi più stabile. Vede momenti della sua vita futura, ne coglie qualche insignificante dettaglio. Di lei, tuttavia, non c’è alcuna traccia.
Sfinito, si lascia cadere al suolo. Piange come un bambino, deluso. La frustrazione per quel fallimento lo rende inerme, incapace di muoversi. Punta il cielo coi suoi occhi scuri, e rimane lì a fissare il niente. L’inutilità della sua ricerca è improvvisamente una realtà, il suo fallimento uno schiaffo in pieno volto.
Si costringe a sedersi. Traballa leggermente, quando il senso dell’equilibrio lo tradisce.
Poi, improvvisamente, ricade a terra, spinto da qualcosa che l’ha violentemente strattonato per una spalla. Il suolo lo accoglie senza pietà, mentre alcuni sassi si conficcano nella pelle chiara.
Madara geme di dolore, mentre, stordito, non riesce a capire che cosa gli stia succedendo.
― Incapace. ― sibila una voce al suo fianco ― Non sai nemmeno controllare un potere così piccolo. ―
Il moro non ne riconosce la voce, ovviamente, perché non l’ha mai sentita parlare, eppure, dentro di sé, pensa che non c’è tono più appropriato a lei.
Un sibilo velenoso, che scuote nel profondo. Apre gli occhi, e capisce di aver ritrovato tutto ciò che aveva perso. ― Voi umani siete stupidi. Non pensate mai alle conseguenze dei vostri inutili gesti. ― prosegue infine, impietosamente.
Madara non riesce nemmeno a parlare, tanta è la meraviglia che gli ha bloccato il respiro.
― Vediamo, cosa posso fare con te? Ah, oggi ho voglia di giocare. ― lo osserva ― Potrei mangiarti un pezzo per volta. ―
Rotola pigramente sopra di lui, si sporge sul suo viso. ― Sembri dolce. ―
D’improvviso, Madara ha paura.
Ha notato la linea pigra delle sue labbra, che scopre maliziosamente dei canini affilati come lame. La lingua rossastra guizza su di essi, provocante. Gli occhi rossi fissano lascivamente il suo collo candido, senza imperfezioni.
Madara realizza una cosa: quella donna non sta scherzando.
― Mh, comunque, ho fame. Anche se con te avrei giocato così volentieri. ― spalanca le fauci e gli addenta il collo.
Non appena sente il sangue caldo colargli lungo la pelle, Madara capisce che deve fare qualcosa. Afferra il coltello che tiene nascosto nella cintura, e lo punta contro alla ragazza. Quella, ridendo, salta lontano da lui.
I suoi movimenti sono leggeri ed estremamente rapidi. Deve essere una ninja anch’essa.
― Tu sei pazza. ―
― Tu sei un ingenuo. L’ho sempre detto, io, che voi umani siete buffi e deboli. ―
Madara la fronteggia e ne rimane di nuovo ammaliato. Il sangue, il suo sangue su quella bocca è una visione a metà tra il grottesco e l’ubriacante.
― Sei tu, che hai ucciso il lupo. ―
Lei inclina la testa perplessa. Sta fingendo, ovviamente, e Madara conosce bene quello sguardo. ― La curiosità ha ucciso il lupo. Non io. ―
― Eri tu che mi hai salvato, quella notte. ―
Alza le spalle. ― Credi forse che non lo sappia? Ti ho seguito per tutto quel tempo. ―
― Cosa…? ―
― Tu avevi un buon odore. ― si porta le dita sporche del sangue fino alla bocca. ― Hai anche un buon sapore. ―
Uchiha Madara la fissa, confuso. Capisce che quella donna è una minaccia, eppure non può fare a meno di starle vicino.
― Mi chiamo Uchiha Madara. ―
Lei l’osserva. Gli occhi rossi sono puntati su di lui, socchiusi, come se stesse meditando qualcosa.
Infine, lascia che un ghigno le distenda i tratti del viso.
― Io… ― lo guarda e sorride. Madara, nonostante tutto, continua ad averne paura. ― Io sono Kyuubi. ―




 
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