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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: SOLYMA
Genere: Drammatico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Autore: cesa galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/04/2007 19:25:06

Un'altro dei motivi per cui questo è un mondo di merda.
 
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1
- Capitolo 1° -

SOLYMA
Era sveglia, nonostante l’ora tarda della notte; riusciva a percepire il rumore del lieve ricambio dell’aria, a causa del rumoroso filtro in alto, proprio sopra la sua testa: esso girava lentamente, con lo stesso movimento che incessante riempiva l’oscurità della stanza. Sulla sua destra vi era la porta, legno ormai antico quasi marcio, intagliato alla misura dell’uscio; conosceva a perfezione il rumore dei cardini, quando cigolando facevano lentamente aprire la porta, e permettevano l’intromettersi nella soglia della luce proveniente dal resto della casa, che quasi l’accecava talvolta. Davanti a se non vi era nulla, solo il muro in pietra fredda, su cui erano incisi i segni delle sue unghie, ove sarebbe sempre rimasto indelebile il suo sangue di bambina. Alla sinistra c’era la finestra, troppo alta per vedere il paesaggio su cui dava, che tuttavia faceva introdurre la luce fievole della luna, che quella notte si riusciva appena a scorgere. Vedeva bene le sbarre di quella piccola finestra, nell’istante in cui lei ci buttò l’occhio risaltarono nella superficie della stanza; avrebbe potuto infilare due mani tra una stanga di ferro e l’altra se solo fosse stata un poco più alta. Nella notte le contava quelle sbarre, uno, due tre, quattro. Quindi le ricontava di nuovo e di nuovo, come se facendolo potesse variarne il numero.
Il cigolio.
Il cigolio dei cardini interruppe il suo contare le sbarre, lo sguardo si volse di scatto presso l’ingresso della stanza, a due metri di distanza da lei: erano stati azzurri i suoi occhi una volta, ora erano grigi e vuoti, vuoti della vita che una volta le apparteneva. Il cigolio cessò, dal momento che la porta si era aperta abbastanza per permettere il Suo ingresso nella stanza; la luce filtrò violentemente, lei socchiuse gli occhi; aveva il passo più lento rispetto a come lei lo conosceva, quasi al ritmo del Suo respiro. Lo sentiva indugiare presso l’uscio per pochi secondi, poi sapendo dove l’avrebbe trovata, mosse sicuro pochi passi tanto da starle di fronte. Con un piede richiuse la porta, e di nuovo l’oscurità imprigionò l’ambiente. Continuava a respirare, il ritmo regolare si interruppe, i sospiri aumentarono quanto la Sua vicinanza al piccolo spazio che lei occupava stando seduta e abbracciando le ginocchia. Aveva la testa bassa, cercava di fissare un punto indistinto davanti a se ma il buio le impediva di concentrarsi e di pensare che si trovava fuori, fuori da quella stanza, fuori nel paesaggio sui cui si affacciava la finestra alla sua destra. Strinse maggiormente le gambe al proprio petto, nell’istintivo tentativo di non essere toccata, di non essere trovata; Lui la costrinse con un solo gesto a trovarsi sdraiata, distrusse il mondo in cui si era rinchiusa con le braccia ed il freddo pavimento le ricordò dove si trovava a dispetto di ciò che le suggeriva la fantasia. Non sentiva niente, se non il freddo del pavimento, e anche quando i Suoi sospiri cessarono ed il peso sul suo corpo svanì, fu come se lei fosse stata a volare fuori dalla finestra davanti a se e come se incessantemente avesse detto a se stessa "uno, due, tre, quattro..".

 
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