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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Beyblade (Bakuten Shoot Beyblade)
Titolo Fanfic: L'UOVO DI CIOCCOLATO
Genere: Sentimentale, Romantico, Commedia
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Shounen Ai
Autore: ilakey galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 08/04/2007 19:17:39

GarlandxBoris/Per festeggiare la Pasqua/ Garland ha un'idea originale per fare uan domanda molto importante.
 
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CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -

Allora! Questa fic è ispirata all'universo di 'C'era una volta' ma la si può benissimo leggere a parte.
Non ho la più pallida idea se in Giappone sono possibili i matrimoni gay o no X°DD facciamo finta di sì? *io ho la penna in mano io ho il potere!* (impazzita..)
Non è nulla di impegnato, scritta ieri sera e questa mattina X°. Spero sia carina comunque ^^

Buone feste ^^/



L'uovo di cioccolato

Pasqua. Una festa cristiana.
Alex Garland Von Cetwald non l'aveva mai festeggiata dal punto di vista religioso. Si ricordava solamente che sua sorella Anna, ad ogni Pasqua, portava a casa un uovo di cioccolato per tutti.
Era divertente. Tutti lo scartavano la mattina, di domenica, e trovavano una sciocca sorpresa che veniva immancabilmente buttata perchè inutile. Ma la cioccolata piaceva sempre.
Lui adorava la cioccolata al latte. E quella bianca.
Boris, il suo ragazzo da almeno quattro anni, invece non aveva mai festeggiato la Pasqua dal punto di vista tradizionale. Era cresciuto in un monastero, orfano da entrambi i genitori, ed a ogni Pasqua l'unica cosa che riceveva era una messa, in Chiesa.
Da quando invece stavano assieme, e vivevano assieme, avevano festeggiato la Pasqua casualmente. Boris aveva del tutto abbandonato la Chiesa. Per sempre, aveva detto. E spesso si dimenticavano di comprare le uova di cioccolato.
Insomma, era un Buona Pasqua e finiva lì.
Questa volta però Garland si sarebbe servito della Pasqua stessa per fare una delle cose più terrorizzanti che avrebbe mai potuto decidere di fare.
No, non aveva intenzione di comprare un altro gatto; la sua micia Lavanie, scorbutica e miagolona, era più che sufficiente.
Quello che voleva fare era.. chiedere a Boris di sposarlo.
Oddio, il solo pensiero lo faceva impallidire. E se avesse detto di no?
No, Garland, non ci pensare. Lui e Boris si amavano veramente tanto. E non solo erano innamorati, sapevano anche vivere insieme serenamente.
Perchè avrebbe dovuto rifiutare?
Calmati idiota.
Comunque, ancora non aveva detto come si sarebbe utilizzato della festa Pasquale. Anche se più precisamente avrebbe usato un uovo di cioccolato.
Era appena rientrato dal supermercato ed aveva comprato un uovo di cioccolata fondente. Boris non andava pazzo per la cioccolata, o i dolci in generale, ma l'avrebbe comunque aperto e scartato e dentro.. dentro ci avrebbe trovato un anello ed allora Garland glielo avrebbe chiesto e Boris avrebbe detto sì e tutti sarebbero stati felici e contenti.
Il giovane svedese scartò con cura l'uovo di cioccolato e, preso un taglierino, tagliò un piccolo cerchietto sul fondo.
Il pomeriggio prima, mentre il suo ragazzo era fuori per commissioni, aveva comprato un anellino sottile, semplice, d'argento. Anello che ora si trovava in una scatolina azzurra e morbida.
La mise all'interno dell'uovo, togliendo la stupida sorpresa, e poi riappoggiò il pezzo tagliato e, facendo attenzione a non farlo cadere, riavvolse l'uovo nella carta.
Come nuovo, nella sua sfavillante confezione argentata e blu.
Inspira, espira, inspira. Sarebbe andato tutto meravigliosamente.
*°*°*°*
Boris Huznestov non entrava in una chiesa da quando Lavanie si era rifugiata nella chiesa cattolica del quartiere accanto. Non era stata una bella visita.
Le signore dai cappelli piumati lo avevano guardato scandalizzate ed i bambini avevano riso.
Prima di allora, l'ultima vera volta era stata la sua ultima Pasqua al monastero. E quella era stata anche l'ultima Pasqua che aveva festeggiato veramente.
Da quando era uscito da laggiù gli piaceva stare semplicemente la domenica di Pasqua a non fare nulla, o da qualche anno a questa parte, a stare con Garland e mangiare cioccolata.
Ogni tanto, quando si ricordavano, si scambiavano le uova. A volte gliele portava loro Dorothy, la graziosa bambina che abitava un piano sopra di loro.
A proposito di Dorothy, doveva essere lei quella che stava bussando.
Era il sabato prima di Pasqua e Garland sarebbe tornato verso sera. Era tornato in Svezia due giorni prima, per salutare la nonna ed i genitori con fratelli, sorelle e nipoti.
Boris aveva quindi deciso di fare una specie di pulizie pasquali, o un tentativo di ordine. La cosa non gli era riuscita molto bene.. lui era un disordinato geneticamente parlando.
Andò ad aprire alla porta.
"Dorothy, sapevo che eri tu."
Dorothy sorrise, facendogli una linguaccia.
"Mia madre mi ha detto di portarvi questa torta. Per Pasqua."
Boris prese la torta, avvolta da un un paio di tovaglioli di stoffa, che la ragazzina gli stava porgendo. "Ringraziala, è molto gentile. Vuoi entrare?"
La bambina annuì ed entrò saltellando, cercando a destra ed a sinistra la micia.
"Credo stia dormendo nell'armadio." Le disse Boris, sapendo cosa voleva la bimba.
Dorothy sorrise furbescamente poi lasciò che il russo tornasse a riordinare alcune carte che aveva sul tavolo della cucina e se ne andò nello studio.
Era una stanzina piccola con un largo armadio in cui venivano riposte varie cianfrusaglie ed una scrivania. Mancava il computer portatile che Garland aveva portato con se.
L'anta sinistra dell'armadio era socchiusa. Lavanie aveva presto imparato che artigliandola da sotto riusciva ad aprirla ed entrare. All'interno poi si acciambellava su una morbida coperta abbandonata e dormiva al calduccio.
Dorothy si avvicinò con cautela, per non disturbarla, camminando sulle punte.
Aprì l'anta, sentendola scricchiolare.
"Lavanie? Sei qui?"
Vide solo due occhi brillanti che si spalancavano nel buio.
"Ciao, micia! Dormi?" Mise una mano all'interno ed incontrò il morbido pelo della gatta, che miagolò ed iniziò a fare le fusa. Le due creature rimasero così per un po', a coccolarsi, finchè Lavanie, come tutti i gatti che si rispettino, si stancò. Si alzò, si stiracchiò, diede una morsicata alla mano della bambina e scese, dirigendosi in cucina.
Durante questi movimenti però fece scivolare qualcosa che era stato posizionato sotto la vecchia coperta.
Quel qualcosa cadde a terra con un leggero -toc- e Dorothy si chinò per raccoglierlo.
Era un uovo di Pasqua, ricoperto di carta sfavillante e colorata.
"Dorothy?" La chiamò Boris e la bimba lo raggiunse nell'altra stanza, tenendo l'uovo tra le mani.
*°*°*°*
Garland tornò verso le una e mezza.
L'aereo aveva avuto un paio di ore di ritardo, a causa di un guasto meccanico, ma il resto era andato tutto bene.
Quando era tornato a casa, trascinando un paio di valige, aveva trovato Boris addormentato sul divano, nel salotto. Probabilmente aveva tentato di aspettarlo sveglio ma non ci era riuscito.
"Che stupido."
Lasciò le valige all'ingresso e andò dal suo ragazzo, scuotendolo appena. Non voleva svegliarlo del tutto, ma solo quel tanto che bastava per riportarlo a letto.
"Che ore sono?" Mormorò quello, con la voce impastata dal sonno.
"E' tardi, vieni, andiamo a dormire."
"Io stavo già dormendo." Ridacchiò Boris, mentre Garland lo alzava e lo appoggiava a se.
I due riuscirono ad arrancare fino alla camera da letto, e fortunatamente la porta era già aperta.
Garland fece stendere Boris che, probabilmente già nel mondo dei sogni, si infilò sotto le coperte, mentre lui si cambiò e poi lo seguì.
Tecnicamente era già Pasqua, perchè la mezzanotte era già passata e quindi poteva già consegnargli l'uovo con l'anello.. ma Boris aveva sonno ed anche lui era molto stanco. Avrebbe aspettato la mattina.
Lo svedese abbracciò l'amato e si addormentò.
Sognò un castello in Svezia con gatti su tutte le pareti e sua nonna che amoreggiava con il giardiniere mentre una gazza ladra dal nome di Pica rubava l'anello che Garland aveva comprato per il suo amato Boris. Che cosa inquietante..
La sveglia a forma di foca, che cantava un ritornello allegro ed acuto, lo svegliò proprio mentre lui, all'interno di quel terribile sogno, saltava da uno dei torrioni del castello, ora oscurato dalle nubi, per riprendere la gazza ladra, due volte ladra.
La foca iniziò a cantare e suonare alle nove di mattina. Della mattina di Pasqua e Garland sapeva bene cosa significava. La sua parte del letto era ancora fatta, un po' stropicciata.
Evidentemente era così assonnato che si era addormentato senza coperte.
Si guardò attorno. Boris non c'era più ma erano rimaste le tracce del suo sonno ed ora, se faceva attenzione, sentiva i suoi passi nel bagno e lo scroscio rumoroso dell'acqua del lavandino.
Controllò ancora l'ora e poi, come un fulmine a ciel sereno, si ricordò che era Pasqua. Era il gran giorno. Doveva.. doveva chiedere sì.. doveva farlo.
Aveva la nausea. Era spaventato a morte, terrorizzato, agitato, distrutto. E se Boris in realtà non si voleva affatto sposare?
Diamine ma si rendeva conto?! Stava per decidersi il destino della sua vita e del suo attuale amore. Di un amore che era in assoluto la cosa migliore che gli fosse mai capitato.
"No, Garland. Lo devi fare, è la cosa giusta. Andrà tutto bene." Si rassicurò.
"Parli da solo?"
Il giovane svedese si voltò verso la porta.
"Ah.. no, lascia stare. A proposito, buona Pasqua." Gli augurò sorridendosi ed alzandosi.
Ok, il suo sorriso era un po' tremolante ed anche le sue gambe sembravano della gelatina, ma ce l'avrebbe fatta.
"Oh, è vero." Rispose Boris, pensieroso "Buona Pasqua anche a te. Ti ho preparato la colazione, sei stanco? Dormi ancora?"
Garland sbadigliò e si stiracchiò un poco: "No no, vengo a mangiare, ho dormito abbastanza."
"Come è andato il viaggio? A che ora sei tornato? Non sono riuscito a stare sveglio.."
Il ragazzo più grande gli passò un braccio attorno alle spalle, scompigliandogli i capelli: "Sono tornato dopo le una, c'è stato qualche problema tecnico. Guarda che non c'era bisogno che tu mi aspettassi sveglio, se avevi sonno potevi benissimo andare a dormire."
Boris si fermò, si divincolò dalla presa e poi si mise di fronte al proprio compagno, guardandolo negli occhi.
"Faccio quello che mi pare e piace." E lo baciò. "Avrei comunque voluto poter stare sveglio."
Garland lo prese per mano, non si sarebbe mai stancato di farlo, mai, e lo condusse in cucina dove l'altro ragazzo aveva preparato del pane e marmellata per entrambi.
"Devo darti una cosa." Gli disse "E' molto importante. Aspettami qui."
E mentre Boris lo guardava confuso ed incuriosito, Garland corse velocemente nello studiolo dove, sotto una vecchia coperta rossa, aveva nascosto l'uovo di cioccolato con l'anello all'interno.
L'Anello, per essere precisi.
Un altro respiro profondo, Garland, ed andrà tutto bene.
Aprì l'anta sinistra, sollevò la coperta.
D'accordo, deve essere scivolato da qualche parte perchè lì non c'era. Eppure era sicuro del luogo in cui lo aveva nascosto.
Doveva essere lì.
Cercò nella scatola sotto la coperta. Cercò dietro la scatola, cercò sul fondo dell'armadio, cercò negli armadi vicini, cercò praticamente ovunque.
Non c'era nulla.
"Ehi, ci metti ancora molto? Posso iniziare mangiare, io?"
"Boris.. hai visto un uovo di Pasqua?"
Lo svedese sentì i passi scalzi dell'amato, che lo raggiungevano mentre lui si fermava nel vano della porta, appoggiato ad essa.
"Sì, dici quello dentro l'armadio? L'ha trovato ieri Dorothy e mi ha chiesto se poteva prenderlo. Sai, i suoi genitori dicono che sta crescendo e non le comprano più molte uova. Così se lo è portato via-" e lì la sua voce iniziò a scemare vedendo che il proprio ragazzo stava notevolmente impallidendo "-pensavo che dopotutto a noi non serviva, no? Garland, stai bene? Era l'uovo che volevi darmi? E' ok, davvero, ne compriamo un altro."
"E' un incubo.. maledetta gazza Pica."
"Come?"
"Nulla." Rispose prontamente lo svedese. Si passò una mano sul viso. "Oddio. Dov'è Dorothy adesso? Devo assolutamente riavere quell'uovo. Oddio, si è rovinato tutto."
"Cosa-"
Garland lo prese per le spalle: "Niente domande ti prego, aspettami qui."
E detto questo lo lasciò lì, appoggiato alla porta dello studio di casa loro ed uscì così, con un paio di boxer ed una maglietta azzurra a maniche corte. Salì le scale saltando i gradini ed arrivò affannato davanti alla porta della famiglia di Dorothy, quella graziosa peste.
Suonò ripetutamente. Battè sul legno, bussò. Chiamò.
Era davvero un incubo.. provò anche a darsi un pizzicotto. Niente da fare, sembrava che tutto fosse reale.
Tornò nel proprio appartamento dove trovò Boris vestito, evidentemente voleva raggiungerlo da Dorothy ma non era abbastanza disperato da farlo in mutande.
"Garland perchè-"
"Dov'è Dorothy?" Chiese Garland, pregando perchè Boris non iniziasse ad irritarsi da tutta la situazione e non gli facesse sputare la verità a suon di calci.
"Credo sia andata da sua zia, un po' fuori città. E se mi stai chiedendo di chiamarla, ho già provato con il cellulare di sua madre, è spento."
"Ok, la inseguiamo, mi vesto, prendi le chiavi della macchina." Ma prima di andare a vestirsi lo abbracciò, lo abbracciò come se fosse l'ultima volta che ne aveva la possibilità "Ti prego, non chiedere nulla." Lo supplicò ancora e Boris annuì.
Pochi minuti dopo si trovavano nell'auto di Garland, guidata da lui, con Boris sul sedile a lato che, sempre più confuso, si stesse chiedendo se in Svezia non avessero sostituito il suo Garland con una qualche specie di clone.
Con il navigatore satellitare acceso, grazie a lui e alla stupida vocetta femminile che se ne usciva con un -volta a destra- in strade chiuse, i due uscirono velocemente dalla cittadina in cui abitavano.
Boris si limitò ad osservare il paesaggio che da alti e grigi edifici si stava trasformando in casupole colorate e poi sprazzi verdi e campi e alberi.
"Garland, sicuro di non poter prendere un altro uovo?"
"Sì.. mi dispiace, doveva essere tutto perfetto."
Lo svedese sospirò, appoggiando una mano al finestrino aperto e tenendone una sul volante.
Nonostante la fretta Garland non superava mai il limite di velocità ma l'aria arrivava comunque fresca e forte contro il suo volto, raggiungendo il compagno accanto a lui e portando odore di ciliege ed erba.
"Per cosa?"
Garland non rispose, scosse solamente la testa poi iniziò a guardarsi attorno, i cartelli stradali e le varie diramazioni.
Era passata poco più di un'ora da quando erano partiti in auto e non avevano nemmeno fatto colazione.
"Hai fame? Lì c'è un ristorante-hotel, magari ci fanno la colazione."
Boris lo osservò sorpreso: "E l'uovo?"
"Arrivati qui non saprei proprio dove andare a trovare questa fantomatica zia di Dorothy.. ed ormai.."
Entrambi sapevano più o meno in che direzione si trovasse la zia Yukina, zia preferita di Dorothy, perchè la bimba parlava spesso di lei. Ma purtroppo non avevano un'idea precisa dell'ubicazione della sua casa.
"Ormai? Va tutto bene?"
"Sì, non ti preoccupare. Andiamo a mangiare qualcosa." Sorrise rassicurante.
Ormai? Ormai non c'era più nulla da fare. Dorothy probabilmente aveva già aperto l'uovo ed aveva creduto che quel costoso anello d'argento fosse uno sciocco anellino di plastica, se lo sarebbe messo e l'avrebbe perso o forse, quando sarebbe tornata a casa, Garland le avrebbe chiesto di darglielo e allora..
Allora avrebbe aspettato un'altra bella occasione.
Svoltò in una delle stradine sterrate sul lato destro della strada e, con qualche buca e sobbalzò, giunse ad un lungo e fresco viale alberato.
Incontrarono qualche vecchia casetta ogni tanto ed infine giunsero ad un piazzale contornato da erba e fiori. Al centro vi era un casale che ora fungeva da albergo e ristorante. Sul retro si intravedevano delle automobile, dei clienti o forse di chi lavorava nel luogo.
Parcheggiarono anche loro lì, accanto ad una lussuosa auto rossa e scesero, stiracchiandosi.
Un cagnolino nero, un meticcio dall'aria allegra ed il pelo arruffato, corse verso di loro, abbaiando e scodinzolando.
"Guarda, è aperto." Notò Boris, vedendo che una signorina mora ed alta, usciva da una porta vetrata con dei vassoi in mano.
La donna, voltandosi, li vide e si fermò, sorridendo loro: "Siete qui per una camera?"
Il cagnolino nero corse dalla ragazza, tentando di di farsi notare ed accarezzare ma lei lo rimproverò con un -Non ti agitare, Dorky-.
"No, volevamo fare colazione." Rispose Garland, osservandosi attorno.
"Oh certo, venite, di là." E, con un cenno della testa, indicò la porta da cui era uscita.

Il ristorante era quasi deserto. Era formato da un piccolo corridoio con un bancone da bar e due salette come di tavolini da due o quattro posti. Ad uno dei tavolini vi erano due donne che parlavano assonnate, si somigliavano molto, probabilmente erano sorelle o madre e figlia. Il resto dei tavoli erano vuoti, così Garland e Boris ne scelsero uno vicino alla finestra che dava sul cortile.
Un paio di tendine bianche piene di pizzo li riparava dal sole che aveva iniziato a battere con forza ed audacia.
La stessa donna mora che li aveva indirizzati lì venne a prendere le ordinazioni, un cappuccino, un succo di frutta e due brioshes.
"Mi dirai mai a cosa ti serviva quell'uovo?" Domandò Boris, mentre l'altro metteva una quantità inconcepibile di zucchero nel cappuccino.
"un giorno.."Brontolò quello, mescolando.
"Riguardava te? Me? Era un regalo per qualcuno?"
Garland scosse la testa, non dando segni di voler rispondere verbalmente ed in quel momento il cellulare di Boris squillò.
"Pronto?" Il ragazzo rimase in ascolto di una voce femminile, dall'altro capo della cornetta. "Sì. Come? No, a casa mia." La voce femminile parlò per un altro po'.
Garland finì di bere il suo cappuccino.
"Cosa?" Domandò Boris al suo cellulare nero. "Dici.." La voce di donna lo interruppe. "Sì sì, certo. D'accordo. No, non lo sapevo." Il russo ridacchiò. "Ok, grazie. Ci sentiamo."
Riattaccò e si voltò verso Garland che stava sgranocchiando la sua brioshe. Lo osservò attentamente, poi sorrise. Poi quasi rise e si bloccò facendosi improvvisamente serio in volto.
"Cosa c'è? Chi era?" Lo interrogò lo svedese, lasciando perdere le cibarie.
"Era la madre di Dorothy."
Garland impallidì: "Ah sì.. Cosa voleva?"
"Dice che sua figlia ha trovato un anello nell'uovo di Pasqua. Un anello vero."
La cameriera mora, che stava passando vicino a loro, aguzzò l'udito dando a Boris un'occhiata perplessa.
"Oh, che strano. Avranno fatto una sorpresa più realistica del solito."
"Ha detto che l'uovo era tagliato sul fondo."
"Maledette case fabbricatrici di uova di cioccolato, vero? Non sanno più nemmeno fare il loro lavoro."
Boris inarcò irritato un sopracciglio: "C'è qualcosa che vuoi dirmi?"
"C'è qualcosa che vuoi che io ti dica?"
"L'anello era per-" Si fermò. Era per lui l'anello vero? Garland non poteva avere qualche strano amante o qualche strana amante a cui fare regali costosi, vero? Cioè, nonostante le loro litigate ed i giorni no, si amavano. Non poteva avere un altro o un'altra. L'anello era per lui.. vero?
Andiamo, Boris, abbi fiducia in te stesso ed in lui.
Garland si passò una mano sul volto: "Mi dispiace tu l'abbia scoperto così."
"Scoperto cosa?" Riuscì flebilmente a chiedere Boris.
"Insomma.. questo. D'accordo, visto che ormai lo sai, tanto vale che io te lo dica chiaro e tondo, no?"
Lo svedese sorrise. Le gambe gli tremavano come mai avevano fatto.
Doveva sbrigarsi o il suo cuore sarebbe scoppiato ed addio lieto fine.
"Volevo darti l'uovo e volevo che fosse una sorpresa quando lo avresti aperto." Gli occhi di Boris si illuminarono di comprensione. "Ma ora è inutile piangere sul latte versato, quindi: mi vuoi sposare, anche se sono senza anello?"
Un peso si sciolse nel cuore di Boris e quasi si sentì venir meno, ma non poteva piombare a terra come un idiota senza aver dato all'altro una risposta. Così, senza premurarsi di aggirare il tavolino, si slanciò verso l'amante, facendo cadere a terra la boccetta dello zucchero e lo baciò. Guance, labbra, naso, occhi; mentre un peso analogo si scioglieva nel cuore di Garland.
"Sì?" Chiese.
"Hai ancora dubbi?" Lo rimproverò Boris, respirando affannosamente.
Al diavolo l'anello, pensò lo svedese, quello era il sì più bello che avesse mai ricevuto.



Tutto è bene quel che finisce bene!
Ci risentiamo :°D alla prossima fic!

Lucre

 
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