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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: PER AMORE DI UN AMICO
Genere: Sentimentale, Romantico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: sunny-92 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 07/04/2007 19:07:14

Sulla riva di un lago qualcuno piange silenziosamente. Chi è che sfoga il suo dolore? E a cosa è dovuto?
 
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- Capitolo 1° -

E un’altra lacrima gli scese dal viso, scivolando sulla sua guancia e cadendo nell’acqua limpida del piccolo lago, e il suo pensiero tornò indietro a ripercorrere quell’ultimo dannato mese in cui tutto era iniziato e tutto era finito.


Harry sorrideva malizioso, osservando lo sguardo perso del suo amico Ron, che non riusciva a staccare gli occhi dalla splendida visione di Hermione in costume da bagno.
Tra breve il loro sesto anno a Hogwarts sarebbe finito e in quella soleggiata domenica a Hogsmade Herm li aveva costretti ad aiutarla nella scelta di un nuovo costume da bagno.
-Allora, che ve ne pare di questo?- chiese, mentre si osservava allo specchio della piccola bottega.
-Ti sta benissimo!- esclamò Ron incantato.
-Sei ripetitivo! Le hai detto la stessa cosa di tutti gli altri!- fece Harry facendolo arrossire-Però hai ragione, le sta veramente bene!
-Allora è deciso, prendo questo!-decretò Hermione, con un sospiro di sollievo dei due ragazzi.
Harry guardava i suoi due migliori amici ed era sempre più sicuro che presto o tardi tra i due sarebbe nata una storia. In fondo tutta la scuola si era accorta delle crescenti attenzioni di Ron verso la Grifoncina, che ormai non potevano essere più scambiate per sola amicizia, ed anche Herm sembrava considerare Ron qualcosa più di un amico, ma si ostentava a negarlo ad ogni allusione delle altre Grifondoro: praticamente erano gli unici a non sapere di piacersi. D’altronde sarebbero stati una coppia perfetta, abbastanza diversi da compensarsi, ma non tanto da odiarsi come Harry e Draco.
Harry passò il resto della giornata ipotizzando una possibile storia tra loro, anche se immaginarsi Ron a letto con la ragazza era tutto da ridere.


La mattina seguente stranamente Hermione non si presentò alla lezione di Pozioni, né a quella di Divinazione suscitando la preoccupazione di Ron ed Harry che ben sapevano quanto la Grifoncina evitasse di saltare le lezioni, specialmente alla fine dell’anno. Chiesero a Lavanda e Calì, ma neanche loro seppero dare ai due notizie della ragazza, non avendola più vista dopo il ritorno da Hogsmade.
-Vado a cercarla nei dormitori, tu coprimi con la McGranitt!-disse Harry al Rosso e corse via, senza dargli il tempo di ribadire alcunché.
Giunto nei dormitori bussò alla porta della camera di Herm. Le aprì una ragazza dai capelli arruffati, gli occhi rossi per il pianto e il volto pallido.
- Herm, cos’è successo?- chiese Harry, che a stento riuscì a riconoscere l’amica.
-Non ne posso più di essere considerata diversa. I babbani mi credono inferiore, i maghi mi credono inferiore, ma esiste o no un mondo in cui mi trattano come tutti gli altri?-singhiozzò gettandosi nelle braccia del suo migliore amico.
-Malfoy e company hanno ricominciato a prenderti in giro?
-No, stavolta non c’entrano i Serpeverde! E’ che ho chiamato mia madre e a rispondermi è stata mia nonna che, appena ha sentito la mia voce ha cominciato ad insultarmi. Mi ha definito “stupida maghetta da quattro soldi”, ha detto che sono la pecora nera della famiglia e avrebbe continuato di questo passo se mia madre non le avesse tolto il telefono da mano.- confessò Hermione.
-Lei non immagina nemmeno lontanamente quanto sei meravigliosa! Tu sei speciale, Herm e non perché sei Babbana o Strega, ma semplicemente perché sei tu dolce e splendida così come sei, e non devi cambiare per nessun motivo perché sei già perfetta!-le rispose Harry stringendola.
E furono carezze e singhiozzi, e le carezze divennero baci, e i singhiozzi gemiti e tutto svanì in un turbinio di piacere.
Quando Harry si risvegliò la Grifoncina dormiva ancora stretta a lui. In quel momento lo presero i sensi di colpa: come aveva potuto tradire così il suo migliore amico, dopotutto non lo aveva fatto per amore, il suo cuore era ancora di Ginny, ma allora perché? Sicuramente si era lasciato prendere dal momento, ma non per questo era giustificabile. Cos’avrebbe fatto con Herm? E con Ron? Avrebbe fatto meglio a nascondergli tutto o a confessarglielo? Decise che la prima cosa da fare era lasciare la stanza della ragazza. Rivestitosi prese carta e penna e lasciò un breve messaggio:
“Il nostro è stato un errore, credo che siamo entrambi d’accordo su questo punto quindi per favore dimentichiamo tutto e fingiamo che niente sia successo. Harry.”


Quando Harry tornò nella sala di ritrovo dei Grifondoro era più silenzioso del solito, disse di avere mal di testa e si mise subito a letto, nonostante non fosse neanche ora di cena.


La mattina seguente sembrava tornato quello di sempre: allegro, chiacchierone e casinaro come sempre.
Hermione non si fece viva fino a colazione, dove tra lo stupore generale non si sedette vicino ad Harry e Ron, ma li salutò e tirò dritto, mettendosi tra Lavanda e Calì. Lo stesso accadde a lezione di Difesa contro le arti Oscure e di Divinazione, tra le perplessità di Ron che non capiva cosa le prendesse e i dubbi di Harry, che non sapeva ancora cosa avrebbe fatto. Molte ragazze, incuriosite si precipitarono da entrambe le parti nel tentativo di scoprire qualche interessante pettegolezzo, ma tutti e tre risposero alle insistenti domande con un secco “Non è successo niente”, di cui solo uno era sincero.


Hermione non riusciva a capire il comportamento di Harry nei suoi confronti. Ma i ragazzi son tutti così stupidi! Cavolo, portarla a letto e poi piantarla così, come aveva potuto! Poteva almeno chiederle scusa, meritava un po’ di rispetto, in fondo! Ma anche lei aveva il suo orgoglio: non gli avrebbe rivolto la parola finché non le avesse chiesto perdono! Le sarebbe sicuramente costato molto, ma avrebbe tenuto duro.
Ma la mattina dopo Harry non si presento per essere perdonato, né il giorno dopo, né quello dopo ancora. Ed Hermione tenne duro, perché il suo orgoglio ferito voleva far sentire la propria voce.


Continuarono così per qualche giorno, dopodichè la pazienza di Ron venne meno e si precipitò da Harry a chiedere spiegazioni:
-Ehi, si può sapere che prende ad Herm! Sono tre giorni che ci rivolge a stento la parola e tu ti comporti come se niente fosse! Siete tutti matti o c’è qualcosa che non so!
-Non è success assolutamente niente!
-Il mio nome non è Lavanda Brown, non mi liquidi così! Sono il tuo migliore amico, ho il diritto di sapere che combini! Non è che ti sei preso anche tu una cotta per Herm! Guarda che sono un rivale accanito!- fece Ron scherzoso.
-No, non è questo, è che...
-Meno male, allora! Forza sputa il rospo!
-E che…siamo andati a letto insieme…
-Molto divertente, Harry! Ma sul serio, che sta succedendo?
-Non è uno scherzo, Ron. E’ successo l’altra mattina…
Il viso di Ron diventò del colore dei suoi capelli:
-Come hai potuto farmi questo! Son il tuo migliore amico, cazzo! E tu sei uno stronzo! Da te non me lo sarei mai aspettato! Sai bene quello che provo per Hermione! Ti odio!
Harry non aveva mai visto il suo amico perdere il controllo in quel modo. Si alzo in piedi e lo guardò negli occhi con un’espressione che trasmetteva tutta la sua mortificazione. Ma Ron non riuscì a trattenersi: Sferrò un pugno, poi un altro e un altro ancora e non smise finché le forze gli vennero meno.

Il giorno dopo nessuno riusciva a spiegarsi perché Harry avesse un occhio nero e fosse così avvilito. Oltre a Hermione neanche Ron gli rivolgeva più la parola e le pettegole giravano la scuola per avere informazioni a riguardo. Giravano tante voci sull’accaduto, ma nessuno sospettava ciò che era davvero accaduto.
Harry, poi, era scontroso con tutti quelli che gli rivolgevano la parla, al punto da fare scoppiare a piangere Neville, convinto di aver fatto qualcosa di male, e da essersi ormai totalmente isolato. Passava il tempo a biasimare se stesso, colpevole di aver tradito e mancato di rispetto alle due persone a cui teneva di più. Ad aumentare questo supplizio si aggiungeva il fatto che da quando aveva litigato con Herm. Quest’ultima non frequentava più neanche Ron, probabilmente troppo imbarazzata per l’accaduto, e ancora ignara che Ron sapesse tutto.
“Magari si aggiusterà tutto da sé”pensava speranzoso.


Chiuso nella sua stanza Ron piangeva silenziosamente. Già, proprio lui che appena due giorni prima aveva massacrato di botte Harry, ora piangeva. Piangeva perché al suo primo, sospirato Eccellente a Difesa contro le arti Oscure, non aveva nessun con cui rallegrarsene, piangeva perché si sentiva solo, piangeva perché in un unico colpo aveva perso il suo migliore amico e la ragazza che amava. Come aveva potuto non capire quello che era successo tra Harry ed Herm. Si, aveva capito che qualcosa non andava, ma non avrebbe mai sospettato niente di simile! La colpa era solo di Harry! Era un egoista, un cretino…si, un cretino che gli mancava terribilmente. Se da una parte era stato lui a chiudere la loro amicizia, dall’altra non sapeva quanto avrebbe resistito senza il suo migliore amico.
Non portava rancore ad Hermione. No, in fondo lei ignorava di piacergli e comunque la splendida immagine che aveva della sua Herm gli impediva di considerare che in qualsiasi modo fossero andate le cose Harry non aveva certamente fatto sesso da solo.
“Presto si risolverà ogni problema e tutto tornerà come prima!” si diceva per tirarsi su.


Peccato che, nonostante i pronostici positivi dei due ragazzi, dopo quasi due settimane la situazione restò identica, a parte Ron che aveva smesso di guardare Harry in cagnesco per non guardarlo affatto. Capì che se voleva sperare di risolvere la questione tra lui e Ron doveva prima mettere a posto quella tra Ron ed Herm. Ma come? Non aveva molto tempo, mancava una settimana al ballo di fine anno e alle vacanze:prima di allora tutto doveva tornare come prima. D’improvviso gli venne un’idea.


Passarono due giorni in cui tutto restò invariato, ad eccezione dell’espressione allegra di Harry, che risultava a tutti inspiegabile quasi quanto il motivo per ci non parlava più con Herm e Ron.
Quella mattina Ron ricevette una Strillettera da sua madre che diceva:
“Ron, figlio degenero! Ho saputo che la tua media già bassa è in calo! Non ho idea di cosa ti sia preso ma vedi di recuperare in fetta o per te sono guai! Non puoi rovinarti così le ultime settimane di scuola, sono stata chiara! Per evitare problema in Erbologia(la materia in cui vai peggio), ho chiesto al signor Joyce, un vecchio amico, di darti qualche lezione! Ci vediamo oggi alle 18:00, usa la statua dorata nella sala di ritrovo di Grifondoro: è una passaporta!”

Come aveva saputo sua madre dei suoi voti! E quel Joyce sarebbe stato di certo una bella rottura! Come al solito sua madre doveva mettersi in mezzo in modo assolutamente odioso!




Anche Herm ricevette posta quella mattina, ma la sua era decisamente meno sgradevole:
“Gentile signorina Granger, è cortesemente invitata a recarsi questo pomeriggio alle ore 18:30 nella sala di ritrovo dei Grifondoro, usi come passaporta la statua d’oro e soprattutto non parli con nessuno del nostro incontro.”
Cordialmente
Minerva McGranitt
Cosa voleva la McGranitt? Ogni volta che l’aveva chiamata , era per punirla dei casini in cui si infilava con Harry e Ron, ma che lei sapesse non era successo niente di strano di recente! Per saperlo non restava che attendere il pomeriggio.


Erano le 18:20 ed Hermione si affrettava a prepararsi, desiderosa di arrivare puntuale al misterioso colloquio con la professoressa. Quando arrivò davanti alla statua era leggermente in anticipo. Senza sapere dove sarebbe finita posò la mano sulla passaporta e in un attimo si ritrovò in una stanza totalmente buia. Le parve di vedere una luce azzurrognola lì vicino e si diresse verso essa. Mentre si avvicinava si accorse che la luce non era altro che un incantesimo Lumus proveniente da una figura poco distante da ei.
-Professoressa McGranitt, è lei?- chiese la ragazza.
-Herm!-si sentì rispondere da una voce conosciuta.
-Ron!-fece lei sorpresa-Cosa ci fai qui?
-Dovevo incontrare un tizio mandato da mia madre mezz’ora fa, ma quel cretino non si è fatto vivo, e tu?
-Mi ha mandato a chiamare la McGranitt, ma qui non c’è nessuno!
Mentre parlavano notarono un lontano bagliore. Si scambiarono un sguardo d’intesa e si avviarono in quella direzione. Camminarono per qualche decina di metri per quello che sembrava essere un tunnel finché giunsero davanti ad un telo bianco posto di fronte a due sedie.
-Assomiglia al cinema babbano, ma sembra piuttosto improvvisato. Sediamoci un attimo, poi troveremo un modo per andarcene!
Non appena si sedettero, lo schermo si illuminò e su di esso apparve il volto di Harry che cominciò a parlare:
-Ciao ragazzi, scusate se vi ho portati qui con l’inganno, ma sapevo che nessun di voi due mi avrebbe rivolto la parola se non sotto tortura, quindi ho agito di conseguenza. Sono qui per fare quello che avrei dovuto fare già da un pezzo: chiedervi scusa. Herm, mi dispiace di essermi mostrato così insensibile nei tuoi confronti, non avrei dovuto scaricarti in quel modo, l’ho fatto perché ho capito che il nostro era stato un errore, non sei tu quella che amo, come d’altronde non sono io quello che ami tu, ma questo non mi giustifica. -Herm arrossì violentemente- sono stato un amico sleale nei tuoi confronti, Ron. Tu avevi fiducia in me, ma io ti ho tradito calpestando i tuoi sentimenti andando a letto con la ragazza che ti piace. -stavolta fu Ron ad arrossire- Ops, questo forse avrei dovuto tenerlo per me! Comunque il danno maggiore è stato che a causa mia oltre alla nostra amicizia è finito qualcos’altro, forse più importante di un’amicizia- l’imbarazzo fu reciproco- quindi se potete vi chiedo di perdonarmi e tornare amici come prima.
Il video s’interruppe e lo schermo tornò bianco.
Herm si alzò dalla sedia e andò da Ron:
-Senti…ma…è vero ciò che ha detto Harry?
-Io…io…beh, sì.
Herm abbassò la testa timidamente. Ron le sollevò il viso:
-Fammi un sorriso, quando sorridi sei molto più bella!
Lei si gettò tra le sue braccia che la strinsero forte. Le loro labbra s’incontrarono.
E rimasero così, in un lungo intenso attimo.

Dopo qualche istante sentirono una voce ironica:
-Smettetela di pomiciare, fate schifo!
-Non mi pare di aver fatto problemi quando ti sbaciucchiavi con mia sorella!
-Noooo! Ma se lasciavi la stanza ogni volta!- risposero in coro Harry ed Herm.
-Può essere capitato una volta o due…
-Si, come no! Comunque è meglio tornare ad Hogwarts, ragazzi!
-Hai ragione, il mio stomaco comincia a reclamare la cena!- esclamò Ron suscitando un’ilarità collettiva.
Si avviarono verso la passaporta chiacchierando allegramente.
Non servirono parole per chiarire la situazione tra i tre, nei loro cuori tutto ciò che era stato era già svanito.


Un vestito di seta bianca che le scendeva morbido sui fianchi e con una leggera scollatura metteva in risalto la sua pelle candida, i capelli castani raccolti sulla testa evidenziavano l’ovale puro del suo viso, un leggero velo di ombretto sottolineava i suoi occhi dorati.
Mentre scendeva le scale diretta alla sala del ballo si rese conto di avere addosso gli occhi di tutti, ma non rivolse gli occhi a coloro che la guardavano estasiati, il suo sguardo era fisso su qualcuno dietro di loro, e lo stupore fu generale quando Hermione arrivò davanti a Ron, lo baciò e lo trascinò in pista.

Harry ,invece, lasciò la sala affollata, uscì dalla scuola per andare a sedersi sulla riva del piccolo lago in giardino.
Non capiva il perché gli facesse tanto male vedere Herm insieme a Ron, quando era stato lui a fare di tutto per farli mettere insieme.
Lui non aveva amato Herm.. o forse sì? Quella mattina con lei si era sentito bene come non era mai successo e al ballo era tra quelli che faticavano a distogliere gli occhi da lei. Ma se l’amava perchè l’aveva aiutata a mettersi con Ron? Alzò gli occhi al cielo e finalmente capì: aveva agito così proprio perché l’amava, sapeva che questo l’avrebbe resa felice e lui prima di ogni cosa desiderava la sua felicità, l’aveva fatto per amore di un’amica e rispetto di un altro.


E un’altra lacrima gli scese dal viso, scivolando sulla sua guancia e cadendo nell’acqua limpida del piccolo lago, e il suo pensiero tornò indietro a ripercorrere quell’ultimo dannato mese in cui tutto era iniziato e tutto era finito.



 
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