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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: xxxHOLiC
Titolo Fanfic: LA VOCE CHE RIEMPIE IL SILENZIO
Genere: Commedia, Soprannaturale, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: betta-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 02/04/2007 23:20:28

Non fatevi ingannare dal titolo! XD
 
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ONE SHOT
- Capitolo 1° -

Correva a perdifiato, cercando di evitare meglio che poteva cose e persone, stringendo i denti ogni volta che qualche sassolino gli capitava sotto i piedi scalzi. Doveva fare in fretta, più in fretta che poteva perché Watanuki aveva bisogno di lui. La telefonata di Yuuko-san l’aveva sorpreso nel bel mezzo degli allenamenti e lui, senza nemmeno infilarsi le scarpe, era corso via, portandosi dietro l’arco, verso il luogo indicatogli dalla maga. Una svolta a destra, poi una a sinistra e di nuovo a destra, i vicoli sembravano non finire mai come quelli di un labirinto senza uscita.

Finalmente, dopo chissà quanti altri giri, scorse in lontananza la sagoma dell’amico. Che strano, era solo, forse chi l’aveva attaccato si era ritirato, pensò, ma accelerò comunque il passo. A pochi passi da lui però non riuscì più a proseguire, come se un muro invisibile gli impedisse di continuare la sua corsa.

Fu in quel momento che con orrore se ne accorse. Watanuki non era affatto solo, era semplicemente lui, Doumeki, che non riusciva a vedere ciò contro cui il ragazzo stava lottando disperatamente. Lo vedeva divincolarsi, cercare di sfuggire all’aggressore, o agli aggressori, l’arciere ovviamente non avrebbe potuto dire quanti fossero, ma non vedeva chi lo stava aggredendo. Watanuki gli appariva come un burattino manovrato da fili invisibili. Le sue labbra invocavano l’aiuto di qualcuno che lo salvasse, invocavano il suo nome, riusciva a leggerle chiaramente ma non vedeva né sentiva altro. Nelle sue orecchie risuonava soltanto l’eco delle proprie grida e il suono sordo dei pugni che sbattevano contro la barriera invisibile che li divideva, mentre davanti ai suoi occhi i vestiti di Watanuki cominciavano a ridursi in brandelli e varie ferite comparivano sul suo corpo.

A quel punto gridò ancora più forte e con maggior rabbia si gettò contro quell’ostacolo che sembrava insormontabile, prendendolo ripetutamente a calci e a pugni, fino a farsi sanguinare le mani, fino a non sentire nemmeno più il dolore, fino a quando con un ultimo grido silenzioso Watanuki spari dalla sua vista, inghiottito dal nulla e lui si lasciò scivolare a terra incredulo e senza forze.

Finiva sempre così, l’incubo che andava a tormentarlo quando nel sonno abbassava la guardia e si abbandonava ai suoi timori. Non c’era nulla sulla faccia della terra che lo atterrisse più di quel vuoto e di quel silenzio. Qualsiasi creatura, per quanto mostruosa, non l’avrebbe mai turbato allo stesso modo, perché sarebbe stata reale e tangibile. Un nemico contro il quale avrebbe potuto lottare alla pari.

Il mondo che solo Watanuki riusciva a vedere invece lo impensieriva e lo infastidiva. Non sopportava il fatto che l’amico dovesse portare da solo il peso di quella situazione né tanto meno l’essere costretto ad appoggiarsi a lui in certe situazioni. Se non fosse stata una persona abituata a non desiderare l’impossibile, avrebbe espresso il desiderio di farsi carico anche lui di quella sofferenza. Ma non poteva, lo sapeva bene, e quindi cercava di non pensarci mai, di mantenere sempre quella sua aria d’indifferenza che tanto faceva imbestialire il compagno di scuola.

Di solito, ogni volta che quel sogno tornava a trovarlo, qualunque ora fosse, che piovesse, tirasse vento o ci fosse un caldo insopportabile, usciva ed andava fino a casa di Watanuki per controllare la situazione. Quella volta però non avrebbe avuto bisogno di andare tanto lontano perché Watanuki dormiva nella camera affianco alla sua. Ripensando alla gita al mare, Yuuko-san aveva infatti strascinato tutti in montagna e così la comitiva si era ritrovata di nuovo sotto lo stesso tetto.

Si alzò dal letto, stiracchiando le braccia e la schiena e passandosi poi una mano sul viso. Non doveva avere affatto una bella cera, dopo aver constatato che fosse tutto a posto sarebbe andato a sciacquarsi il viso e magari a bere qualcosa.

Prima di lasciare la sua stanza, diede un’occhiata fuori. Con le mani poggiate alla finestra ed il naso quasi incollato al vetro rimase per un po’ ad osservare la danza dei fiocchi di neve mossi dolcemente dal vento leggero. Ormai avevano ricoperto ogni cosa. Il vialetto, la cassetta della posta i tetti delle case circostanti, giacevano sotto quel velo che toglieva loro identità rendendo tutto uniforme. Un’unica , immensa macchia bianca su cui regnava un silenzio innaturale. L’immagine del Watanuki del sogno, allora, fece di nuovo capolino nella sua mente ma lui la scacciò scuotendo la testa e si diresse verso la porta aprendola con decisione e ritrovandosi davanti agli occhi il Watanuki in carne ed ossa, accucciato all’altezza della serratura, con l’orecchio teso in direzione della porta.

- Mi stavi spiando? – disse senza cambiare minimamente espressione, come se trovare qualcuno con l’orecchio attaccato alla porta della sua camera nel cuore della notte fosse la cosa più normale del mondo..

- Certo che no! – urlò l’altro scattando in piedi.

- Abbassa la voce o sveglierai tutti. –

D’istinto Watanuki portò entrambe le mani alla bocca, mai e poi mai avrebbe voluto disturbare il preziosissimo sonno della sua Himawari-chan.

- Certo che no! – ripetè, questa volta a voce bassa. - Io…Ecco…Ho sentito dei rumori e avevo paura che Himawari-chan fosse in pericolo…-

- Ma la camera di Kunogi e dalla parte opposta… – obbiettò Doumeki.

Cavolo, aveva ragione. Possibile che dovesse essere così insopportabilmente preciso anche appena sveglio?

- E tu… E tu allora, si può sapere che diavolo ci fai in piedi a quest’ora? – gli chiese decidendo di tralasciare quell’insignificante dettaglio. Mica poteva dirgli che aveva sentito dei lamenti provenire dalla sua camera e si era preoccupato, no?

- Vado in bagno, se non ti dispiace. –

Ah! Era chiaro che mentiva anche lui! Doveva esserci dell’altro ma la sua scusa era senza dubbio più credibile di quella che aveva tirato fuori lui.

- Oh, fai quello che ti pare, io me ne torno a letto. - sentenziò infine, lasciando Doumeki sulla soglia della sua camera con la stessa espressione indecifrabile con cui l’aveva trovato.

- Vivo è vivo, se non vuole dirmi che cos’ha tanto meglio - borbottò fra sé e sé mentre spariva nel buio del corridoio.

Come nel mio sogno, non potè fare a meno di pensare Doumeki. Quella breve parentesi però l’aveva rincuorato un po’.

Quando uscì dal bagno, dopo aver deciso di fare un bel bagno ristoratore per lavare via la brutta sensazione che il sogno gli aveva lasciato, scorse in fondo al corridoio una luce che proveniva dal piano di sotto e più precisamente dalla cucina. Watanuki stava trafficando ai fornelli e sul tavolo c’era già qualcuno dei suoi formidabili dolci. Senza dirgli niente ed attento a non far rumore si sedette al tavolo e rimase ad osservarlo per un po’. I suoi movimenti erano rapidi e decisi, si vedeva che in quell’ambiente si trovava a proprio agio ed aveva tutto perfettamente sotto controllo. Canticchiava a bassa voce e ad ogni stonatura le labbra di Doumeki si increspavano in un impercettibile sorriso. Amava quella voce in ogni sua sfumatura, terribilmente acuta e lamentosa quando si arrabbiava con lui o brontolava per colpa degli incarichi assurdi che gli affidava Yuuko-san, calda, profonda e rassicurante quando non la sforzava. Era la voce che tante volte gli risparmiava la seccatura di dover parlare, perché Watanuki parlava sempre abbastanza per entrambi. Era la voce che riempiva il silenzio che Doumeki si portava dentro.

Approfittando del fatto che Watanuki non poteva vederlo, allungò una mano per prendere uno dei muffin al cioccolato che dal piatto sembravano dirgli “cosa aspetti, dammi un morso”, ma gli arrivò una secca mestolata sulla mano.

- Il solito ingordo! – lo apostrofò il giovane cuoco, aggiungendo subito dopo – Da quant’è che mi spii a tradimento? –

- Senti chi parla! –

- Ti ho già detto che non ti stavo spiando! E rispondi quando ti si fa una domanda! –

Non mi ha sentito, non mi ha sentito, non mi ha sentito si ripeteva nel frattempo.

- Abbastanza da sentirti storpiare tre o quattro canzoni. – lo punzecchiò.

Ecco, l’aveva sentito cantare.

- Ha parlato Suga Shikao! –

- Per quel che ne sai potrei cantare anche meglio di lui. –

- Tu? Questa è bella! –

- Alle medie ero nel coro della scuola. –

- Eh? Non prendermi in giro! –

- Perché dovrei? –

Già, perché avrebbe dovuto inventarsi una cosa del genere? In fondo Doumeki non parlava mai di se stesso e lui non sapeva proprio nulla di quello che gli piaceva fare a parte naturalmente mangiare come un porcellino d’India, tirare con l’arco e farlo andare su tutte le furie.

Non sapendo come rispondergli, gli mise davanti un piatto di biscotti e una tazzona di latte caldo.

- Toh, mangia e non dire altre scemenze! -

- Ma questi sono… -

- Non farti strane idee, sono gli avanzi dei biscotti che ho cotto ieri sera esclusivamente per Himawari-chan. -

I biscotti ai quali gli era stato severamente vietato di avvicinarsi anche solo con il pensiero, ricordò Doumeki.

- E il latte l’avevo scaldato per me ma era troppo. – concluse.

- Ma prima, in corridoio, non avevi detto che te ne tornavi a dormire? –

- Beh, ho cambiato idea, non si può? – sbottò, arrossendo leggermente.

Doumeki decise di lasciarlo in pace e cominciò a divorare i biscotti uno dopo l’altro sotto lo sguardo attento di Watanuki che cercava di capire se gli piacessero o meno. Poco a poco le sue guance ripresero colore e lui si sentì sollevato. Sotto sotto, era consapevole del fatto che qualunque preoccupazione l’amico potesse avere probabilmente aveva a che fare con lui. La sua vita non era facile ma nemmeno quella delle persone che avevano scelto di stargli vicino doveva esserlo.

- Allora, com’è questa storia del coro? – gli chiese quando ebbe finito di mangiare, e allo stesso tempo cercando con scarsi risultati di aprire un barattolo di marmellata.

- Niente, avevo perso una scommessa e sono stato costretto ad iscrivermi. Lascia stare faccio io. – disse togliendogli il barattolo dalle mani.

- Tsk, scommetto che anche alle medie c’erano un sacco di ragazzine che ti venivano dietro. –

- Non saprei. –

- Come non sapresti, mi stai di nuovo prendendo in giro? Ehi, cosa stai facendo? Lascia stare quell’impasto, non aggiungere gli ingredienti a caso! Aaaaaaaaaah! –

- Dai ti aiuto. –

- Assolutante no! Dammi quel mestolo, posalo immediatamente! – ripeteva cercando di strappargli di mano l’utensile che Doumeki teneva sopra la testa.

- Mollalooooooooooooooo! Aaaaaaaaaaaaaaaaaah!

Quel silenzio, ormai, non era altro che un ricordo lontano.

- Owari -
 
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VOTO: (2 voti, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
layshaly - Voto: 27/12/08 13:52
Davvero ben scritta. I personaggi sono caratterizzati in modo perfetto. Sembra di vedere un episodio di Holic. Molto apprezzato anche il lato divertente. :)
D'accordo con il commento: 1 si - 0 no, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

keiko94 - Voto: 01/12/08 20:28
ke bellaaa *___* mi piace un sacco ed è pure divertente XDXDXD
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
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