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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: TI CHIEDO PERDONO.
Genere: Sentimentale, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: wasabi87 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 30/03/2007 15:08:02

Qualche istante di delirio, sorry...
 
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TI CHIEDO PERDONO.
- Capitolo 1° -

Lui.

L’uomo che amai senza riserve, con quell’affetto sincero e spontaneo che solo l’infanzia sa donare.

L’uomo che amò me con l’intensità folle di chi è perduto, tradito dall’oscurità di una notte senza stelle, accecato dalla luce abbagliante di un sole ostile.

Lui, il solo per cui abbia mai pregato, rivolgendomi ad un dio nel quale non credo più.

Che mi mancò follemente nell’odioso silenzio della mia stanza.

L’uomo di cui non ricordo il calore né il volto.

Eppure specchiandomi vedo il suo riflesso…

Gli stessi occhi disperatamente infelici.

Le medesime labbra, troppo morbide e dolci perché le si possa sospettare l’arma tagliente in cui spesso si trasformano.

L’uomo che, amandolo, odiai.

Che avrei voluto seguire sempre, ma da lontano…perché, come il sole, emanava raggi brucianti che inaridiscono fino ad uccidere.

Lui, che sfiorandomi mi feriva, che attraverso un bacio leggero mi ricordava l’intensità di un amore lacerante ed immenso.

Che scompariva spesso e senza spiegazioni.

Che al telefono non comprendeva i miei pianti mascherati di disperato silenzio.

Lui.

Solo un uomo, in fondo.

L’infelice che sapeva di dover morire.

Il vigliacco che si macchiò della più grave delle colpe.

L’egoista che portò via anche Lei.

Mia madre.

I suoi abbracci, le carezze, le labbra fresche sulla fronte, l’amore sconfinato, il timore di poter deludere…

Lei che era la mia guida, forte ed orgogliosa.

Lei, l’unico filtro che abbia mai permesso, in me, la visione di un mondo diverso, migliore.

Che si spense cinque giorni dopo il mio dodicesimo compleanno.

Che perdonò lui, che le aveva rubato la vita.

Ma io…io no.

Costretta a crescere velocemente.

Ad assistere impotente a questo spettacolo osceno e malato.

Un circo vergognoso.

Un lunapark impazzito.

Io che comprendo la follia.

Che con occhi anziani prigionieri nel corpo di ventenne, scorgo con devastante lucidità ciò che la vita significa…

Riuscirò mai a perdonare quell’uomo debole e incerto?

Quell’individuo disperatamente solo, così fragile da cedere spesso alla tentazione di fuggire da questa realtà scomoda e insopportabile…

Riuscirò mai a trasformare la pena che gli riservo in pietà?

A dimenticare il rancore in nome di quei puri sentimenti che a causa sua ho dimenticato?

Non so rispondere…per questo chiedo perdono.

Perché non ho mai pianto sulla sua tomba…

Perché non manterrò le promesse che gli feci…

Perché, se un giorno dovessimo rincontrarci…non riuscirei a guardarlo negli occhi…

E perché in fondo sono debole. Proprio come lui.

Quindi, papà, ti chiedo perdono…perché per ora, a perdonarti…proprio non ci riesco.









Ok, mi rendo conto di non essere stata proprio chiarissima ( e quando mai lo sono????)! Semplicemente, la settimana scorsa mi è stato chiesto di partecipare ad un’attività riguardante il perdono…e l’amore più in generale.
Dato che, a mio parere, si tratta di un argomento decisamente contorto e personale, e qualsiasi soggetto contorto rientra nelle mie grazie, ho deciso di scriverci sopra una storiella, spero non troppo complicata, volta ad intrattenere il mio scarso (purtroppo) pubblico e a far riflettere la sottoscritta.
Spero di non avervi annoiati con la mia inguaribile amarezza, e, ancora di più, che qualcuno commenti (anche perché, se già i lettori sono scarsi, i commentatori sono una specie in via d’estinzione) senza impegno né interessi.
Au revoir,
Wasabi.

 
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