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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: THE JOKER
Genere: Giallo, Azione, Avventura, Soprannaturale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: AU
Autore: 123stellina galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 28/03/2007 16:54:05 (ultimo inserimento: 17/04/07)

Ad Amanda viene affidato il caso di Joker, uno dei killer più pericolosi del secolo. Riuscirà a svelare la sua identità?
 
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CAPITOLO 1
- Capitolo 1° -

Cap 1

Notte, serena, tranquilla. Le luci delle case sono spente, i rari lampioni illuminano le vie semi-deserte, e il silenzio più profondo regna in quella piccola stradina.
Una casa… una piccola e insignificante casa, che però si distingue dalle altre, una finestra aperta, la luce ancora accesa, è una ragazza… è affacciata al balcone, e scruta con ansia la stradina sottostante, le mani, chiuse in una stretta spasmodica attorno alla ringhiera arrugginita, sembra quasi un angelo: i lunghi, lisci, capelli neri, le arrivavano fino in vita, e la carnagione chiara, risalta in tutta quell’oscurità.
DRIIIN!
La ragazza rientra in casa, correndo, e presto si ritrova davanti alla porta del piccolo appartamento, sbircia un attimo dallo spioncino e poi apre.
Tira un sospiro di sollievo, e butta le braccia al collo del nuovo arrivato: è Dereck. Il suo”fidanzato”.
-Dereck! Ho paura!- singhiozza lei, piangendo disperata.
-Shh… tranquilla amore… tranquilla.- la tranquillizza lui, accarezzandole i capelli.
-Tra poco sarà tutto finito.- continua lui in un sussurro, estraendo dall’interno della giacca un bisturi, con calma innaturale.
La ragazza si stacca da lui, e lo guarda perplessa.
Nota il bisturi.
Sbarra gli occhi spaventata, e comincia a guardarsi in torno, in cerca di una via di fuga, che però non c’è.
Il ragazzo sorride: -Addio Angelo-
---
Driiin! Driiin! “Ma chi cavolo è che rompe a quest’ora?!?” penso io, mettendomi seduta sul letto, per poi afferrare, leggermente irritata il cellulare.
-Pronto.- ringhio, con una voce in grado di far rabbrividire i morti.
-Amanda?- mi domandano con voce incerta dall’altro capo del telefono.
Cavoli, devo proprio avere una voce terrificante!
-Secondo te?- rispondo io, sbadigliando e buttandomi stancamente sui cuscini.
-Sono Noah. Ho un nuovo caso per te.- di colpo spalanco gli occhi, e balzo giù dal letto, con una velocità impressionante, i casi di Noah sono sempre i più interessanti.
-Parla.- ordino decisa io, sono curiosa di sapere di che lavoro si tratta.
-Joker.- risponde semplicemente lui, con una traccia di timore nella voce; chiudo gli occhi, esterrefatta: non posso crederci, da almeno tre anni, agenti della C.IA, F.B.I, e vari sevizi segreti lavorano a questo caso senza alcun successo, perché chiamare proprio me?
-Perché hai chiamato proprio me?- chiedo con voce diffidente, questa storia non mi convince per niente.
-Perché sei la migliore, ovvio no?- dice lui ridendo, ma lo so io, come lo sa lui, la sua affermazione è completamente falsa, non ha mai apprezzato i miei metodi d’investigazione e mai lo farà.
Non rispondo, in attesa dell’esplosione, che non tarda ad arrivare: -Uff… e va bene! Eri l’ultima della lista, e così visto che gli altri hanno gentilmente declinato la mia offerta, per paura di essere fatti fuori, ho DOVUTO chiamare te.- mi spiega lui con voce annoiata.
-Grazie per la sincerità.- borbotto sarcastica io; sarcasmo che non viene colto da Noah, che subito dopo esclama: -Non c’è di che! Allora ci vediamo alle sette al “Stars of coffee”-
Tu-tu…
Osservo scandalizzata il telefono.
Ma come diavolo si permette di attaccarmi il telefono in faccia?!?
Sbuffo, spostando lo sguardo sulla sveglia accanto a me: le tre del mattino…
E io che speravo di farmi almeno oggi una dormita decente!
Mi risiedo su letto, portandomi una mano alla fronte, ho le palpebre pesantissime, e la testa non di certo da meno…
Mi alzo dal letto, e con esasperata lentezza mi dirigo in bagno.

---

Ma scusate, non m sono ancora presentata?
Ooops, se in questo momento qui ci fosse stato mio fratello London (un altro testardo come me) mi avrebbe fatto una ramanzina di mezz’ora, su quanto sia importante l’educazione e dell’impressione che si dà, ma io sinceramente me ne frego di quello che gli altri pensano di me, non vi piaccio? Problema vostro, non m’interessa.
Sono qui per fare il mio lavoro, punto.
Bene, mi chiamo Amanda Errison, sono Londinese e ho venticinque anni.
Ho i capelli lunghi castani- dorati e gli occhi marroni, e la mia carnagione e tendenzialmente dorata.
Credo che sia molto difficile descrivermi caratterialmente: vario dai momenti, ma credo che alla fine del racconto, mi conoscerete meglio voi che io.
Apro l’acqua del rubinetto e mi sciacquo il viso, adoro occuparmi dei casi importanti anche se fino ad adesso me ne sono stati affidati solo due, entrambi da Noah.
Noah, il direttore della polizia, tipo strano (mai quanto me), e scorbutico (in questo mi batte), ma sta di fatto che i casi migliori me li affida sempre lui, e che la polizia paga anche meglio, perciò non mi lamento.
Però, questo caso mi sembra un po’ TROPPO importante, insomma: devo dare la caccia a Joker, la spina nel fianco della polizia, il killer più pericoloso di questo secolo!
Non so perché ma mi viene da vomitare…
Chiudo gli occhi vestendomi, finalmente sono pronta; anche se mi chiedo: che cavolo faccio per due ore e mezza a casa???
Incavolata come non mai, accendo la tv, sullo schermo di esso appare una giornalista, che impassibile nel suo taileur annuncia: -Ventiduesima vittima, del celebre killer, soprannominato: Joker, l’assassino mascherato. Un’altra ragazza è stata trovata morta, in uno dei tanti appartamentini della periferia di Londra, e come al solito sul corpo della vittima oltre ai segni lasciati del bisturi, e stata rinvenuta una rosa bianca, ultimo omaggio del killer, alla sua vittima, oltretutto…- spengo la tv, e mi dirigo all’attaccapanni dal quale prendo il mio doppiopetto nero, pronta ad uscire, con uno scatto la porta si richiude dietro di me.
Velocemente scendo le scale, e salgo sulla mia macchina, pronta a dirigermi allo “Stars of coffee”.
Lo “Stars of Coffee” era un piccolo bar, situato all’ultimo piano di un edificio di 353 pianti, tutte le pareti del posto erano fatte di vetro infrangibile; i piccoli tavolini, erano fatti di cristallo che quando venivano colpiti dai raggi del sole facevano fantastici giochi di luce, e nelle sedie anch’esse di cristallo vi erano incastonati piccoli chicchi di caffé.
Non ci misi molto a trovare Noah: era l’unico che teneva i capelli biondo chiaro ingellati all’indietro, e che osservava con aria di superiorità, i pochi frequentatori di quel bar, dico pochi sia perché quello era uno dei locali più costosi di quella città, sia perché lì dentro erano tutti talmente snob che il solo entrarci ti faceva sentire un pezzente.
-Ehi, Noah!- lo saluto, io allegra, porgendogli la mano, che prontamente ritiro ad una sua occhiataccia.
Dev’essersi svegliato male, stamattina
-Allora, il compenso per la soluzione del caso e di 112 monete magiche, qui dentro c’e tutto quello che ti potrebbe servire. Ci vediamo.- detto questo se ne va, lasciandomi leggermente interdetta.
Ma che cavolo gli prende?!?

NOTE DELL'AUTRICE:
La storia è in fase di pubblicazione anche s'un altro sito.

 
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