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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Cavalieri dello Zodiaco, I (Saint Seiya)
Titolo Fanfic: MEMORIE PERDUTE
Genere: Sentimentale, Drammatico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Spoiler
Autore: andromedashun galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 26/03/2007 01:29:56 (ultimo inserimento: 06/05/07)

La vendetta più orribile che un Dio possa escogitare: annullare l'anima della sua vittima. Spoiler per chi non conosce la serie di Hades
 
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CAPITOLO 1
- Capitolo 1° -

CAPITOLO 1

“NO! Non voglio, non voglio vederlo!”
Udendo quel grido colmo di angoscia, Seiya accorse al fianco del compagno accovacciato al suolo, in un angolo, la schiena talmente aderente alla parete dietro di lui da sembrare che da essa desiderasse venire inghiottito, per scomparire dal mondo; le mani premute sulle orecchie e le palpebre serrate, il ragazzino urlava come se la sua anima si stesse dilaniando in preda ad atroci tormenti.
Il santo di Pegasus lo abbracciò, stringendosi la testolina ramata contro il petto, come a volerlo proteggere dal terribile nemico che gli ossessionava la mente, ma non parlò al giovinetto terrorizzato; invece il suo sguardo si voltò rabbioso verso l’altro ragazzo, visibilmente il più anziano tra loro che, dall’alto della sua statura, insolita per un adolescente di appena sedici anni, li scrutava, tenendo tra le mani un medaglione a forma di stella:
“Ma sei impazzito, Ikki? Come ti salta in mente di presentare a Shun quell’oggetto? Si può sapere che hai nel cervello?”
L’interpellato incassò quel fiume di rimproveri senza reagire; abitualmente non avrebbe permesso al moccioso di casa di rivolgersi a lui con quel tono, eppure questa volta si limitò a sospirare e a scuotere il capo:
“Non parlare di cose che non sai, Seiya; non ho agito per puro sadismo, come sembra tu ti sia preso la briga di credere.”
“Io non so cosa credo, tuttavia…” replicò Seiya, la voce ancora alterata.
Non osò terminare la frase e le sue attenzioni tornarono al ragazzino rannicchiato tremante nelle sue braccia, gli occhi persi e sbarrati su un incubo che non accennava a volerlo lasciare libero.
Ikki fece scivolare il medaglione nella tasca dei pantaloni e si chinò a sua volta, per accarezzare il viso pallido e per spostare una ciocca dei capelli color miele che, insistente, scendeva ad accarezzare la candida fronte come una cortina dorata.
“Cucciolo” mormorò con un sussurro che era poco più di un soffio “Perdonami… è tutto a posto, non c’è nulla che tu debba temere…”
Tra gesti affettuosi e parole di conforto, il respiro affannoso del ragazzino si fece gradualmente più rilassato, fino a regolarizzarsi e gli immensi occhi di smeraldo perdevano pian piano la patina di follia che aveva offuscato il loro splendore; le palpebre si strinsero e le membra, fino a quel momento tese, si abbandonarono completamente alle mani di Seiya che ora gli massaggiava con calma le braccia e la schiena, cullandolo con dolcezza.
Infine, con un profondo sospiro, Shun crollò il capo e si portò le mani al volto, mormorando parole sommesse e incerte:
“Ma che ho fatto?”
“Nulla” gli rispose la voce rassicurante di Ikki “Sono io che ho combinato un guaio, tu non hai fatto proprio nulla, Otooto-kun. Ora è tutto passato…”
Shun lasciò ricadere le mani e posò su di lui tutta la maestosa profondità del suo sguardo incantevole:
“Ho avuto un’altra crisi… mi dispiace tanto… sono un’autentica palla al piede per voi tutti…”
Seiya si alzò con un movimento brusco, costringendolo a fare altrettanto siccome teneva la mano del ragazzino ancora stretta nella sua:
“Non sopporto di sentirti dire simili idiozie! Ora vieni con me e andiamo al collegio, a trovare Miho-chan e i bambini… quelle pesti sono la medicina migliore per allontanare i cattivi pensieri!”
Shun lanciò un’occhiata ad Ikki che rispose con un lieve sorriso e un breve cenno d’assenso; un attimo dopo, il santo della Fenice rimase ad osservare i due fratelli più piccoli che scomparivano oltre la porta e chiuse l’uscio alle loro spalle.
Solo quando fu sicuro che non sarebbero tornati indietro si portò la mano alla tasca ed estrasse l’oggetto che poco prima vi aveva fatto scivolare dentro. Osservò lungamente la stella d’argento, con quelle lettere incise che spiccavano per lasciare un messaggio… un messaggio che, originariamente, era intriso d’amore e speranza, ma che per Shun si era mutato nel simbolo oscuro del suo incubo peggiore.
Ikki strinse leggermente le palpebre, soffocando un sospiro:
“Mamma… cosa posso fare? Hades ha inquinato questo tuo dono per sempre? Ha cancellato via da esso la tua essenza per imprimervi la sua malefica aura di morte? Questo oggetto è l’unico mezzo che ho per mantenere la promessa a te fatta… ma come posso se Shun è assalito da attacchi di panico ogni volta che lo vede?”
Si portò una mano agli occhi e se li massaggiò stancamente, per cacciare la traccia di commozione che, lo sapeva, aveva steso sulle sue iridi scure il proprio brillante velo di lacrime.
Era cambiato Ikki di Phoenix, ormai non provava quasi più a trattenere quelle che, un tempo, aveva considerato le sue più temibili nemiche; l’esperienza degli Inferi lo aveva distrutto e lo aveva costretto a deporre definitivamente ogni barriera difensiva, per lo meno con Shun… con la sua stella di sempre, la sua stella ritrovata definitivamente dopo che aveva creduto di averla perduta… e i propri errori gli si erano rivelati, chiari, terribili, con vivida spietatezza.
“Oh dei, madre mia!!” aveva gridato il suo cuore mentre Hades stava per privare il mondo dell’immacolata anima di Shun “Riportatelo da me e io mai più commetterò questi errori, non lo abbandonerò mai più!”
Mai più il dolce Shun avrebbe dovuto sopportare dolorose attese, nella speranza di un ritorno del fratello, un ritorno di cui nessuno poteva mai dargli la certezza.
“Mai più sarò io la causa delle sue sofferenze…”
Andò a sedersi sul letto e si prese il volto tra le mani, in attesa che quel momento di angoscia e rimorso gli desse tregua… e in attesa che la sua stella riattraversasse la soglia di quel palazzo; quelle mura fredde, quelle stanze immense, diventavano cupe quasi come l’Ade quando l’astro splendente di Shun non era lì ad illuminarle con la sua sola presenza.


 
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