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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LOCKED
Genere: Sentimentale, Romantico, Erotico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Shounen Ai
Autore: jiye8 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 24/03/2007 21:50:58

Un ragazzo delicato, costretto a reprimersi ... Riuscirà a liberarsi dalla "prigionia" da solo?
 
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CHIUSO A CHIAVE
- Capitolo 1° -

Titolo: Locked( chiuso a chiave)
Autore:Jiye8
Parte: 1/1
Pairing: AndreaxRoberto
Note : i personaggi sono miei! Tutti! L’idea di qst storia me l’ha data mia madre!! È una cosa successa realmente, non sapendo la fine, ho inventato cambiando il nome del protagonista e dei genitori! Bene diciamo che si inizia a legge…ok!ok! E commentate… e … GRAZIE MAMY (^^)


Un raggio di sole filtrò dalla tenda verde chiaro della grande stanza di Andrea, un ragazzo delicato, nel vero senso della parola, dolce, generoso, educato. Etereo, era questo l’aspetto che affascinava ragazzi e ragazze ma specialmente gli…uomini. I suoi genitori si erano molto allarmati, poiché a sedici anni non aveva ancora avuto una ragazza fissa, non che non ne avesse mai baciato una, ma non lo aveva trovato “interessante” non come quando fu baciato dal suo professore di ripetizioni di fisica.
Era successo un pomeriggio, aveva quindici anni, ma i suoi capelli castano chiaro, i suoi occhi verdi e il suo viso dai lineamenti delicati, avevano il potere di incantare, a quell’età innocente, sotto tutti i punti di vista e il suo professore non aveva fatto eccezione. Alla fine dell’ultima lezione Andrea si era alzato dalla sedia per aprire la porta della stanza e accompagnarlo all’ingresso, ma quando le sue dita morbide toccarono il freddo metallo della maniglia, furono bloccate da quelle di una mano più grande e ruvida, quella del suo professore, che con un rapido movimento gli sfiorò le labbra carnose. Andrea era sorpreso non tanto per il gesto in se, infondo non era ingenuo e aveva capito subito il significato delle occhiate insistente del professore su di sé e le sue carezze silenziose, quasi invisibili, gli avevano fatto piacere, infondo il suo professore non era vecchio ma aveva venti anni e frequentava il primo anno di medicina, alto più di lui di poco più di 15 cm. E i suoi capelli mogano e gli occhi celesti gli rendevano il viso quasi più giovanile se non fosse stato per i lineamenti della mandibola ben delineati che rivelavano la sua vera età. Il bacio , Andrea, non lo aveva interrotto, ma non aveva neanche risposto più di tanto, nonostante i milioni di brividi che gli scorrevano giù per la schiena, qualcosa gli diceva, “No.” e quando Daniele, il professore, si allontanò dicendo:
<<Scusa ma non ho resistito… io…ora me ne vado!” afferrando la maniglia, che di nuovo venne bloccata dalla mano diafana di Andrea, stavolta. Non aveva dato retta a quella voce. Si erano baciati ed era stato accarezzato in diversi punti eccitanti,ma furono interrotti da Carlotta, la madre di Andrea, che era venuta a controllare.
<<Ci rivedremo, vero? Tu mi interessi veramente>>. Gli sussurrò sulla porta di casa qualche minuto dopo.
<< Mi dispiace, ma i miei non approveranno e anzi temono che possa succedere qualcosa di uguale e… mi dispiace, non voglio ferirti… fai meglio a dimenticare tutto>>. Gli mormorò in risposta, abbassando gli occhi verdi luminosi e grandi, ora opachi di tristezza.
Tristezza per la sua vita da recluso a cui lo costringevano i suoi genitori, come un eretico escluso dal mondo intero.
Che colpa ne aveva lui se era nato così ………?
<< No non lo farò, ma non insisto, è logico che non approvano, nessuno lo approva da sempre. Addio Andrea. Buona fortuna>>. Gli mormorò sorridendo triste.
<<Anche a lei, professore>>. Disse chiudendosi la porta alle spalle.
Sua madre chiese, dalla cucina:
<< Com’è andata, tesoro?>>
<< Uno schifo..>> sussurrò pianissimo.
<< Allora?>> chiese la donna affacciandosi dalla parete della cucina, mentre si asciugava le mani con un asciughino.
<<Bene, mamma>> gli disse sorridendo falsamente.

Da quel giorno erano passati 5 anni lunghi e soffocanti, in cui i suoi genitori lo avevano portato sempre con sé e gli avevano lasciato poche ore per uscire con gli amici, Andrea, si sentiva come “La Gioconda”, un quadro bellissimo costretto in un cubo di vetro antiproiettile, che lo spegneva, ogni giorno di più…( non so da dove è uscito questo paragone ^///^ Nd.J8) fino a quando entrato all’università di Medicina non aveva conosciuto Roberto, alto più di lui di 10 cm., capelli neri come la notte e gli occhi due pozzi di petrolio, l’oblio più profondo, in cui Andrea avrebbe voluto annegare, solo per sentirsi libero. Erano diventati amici, nonostante lui fosse più grande di 3 anni, poiché Robby aveva lasciato la sua precedente università per studiare in quella di medicina, perdendo degli anni. Ma lui, con grande dolore di Andrea, era fidanzato da due anni con Ginevra, bionda e carina, purtroppo anche simpatica. Non avrebbe nutrito speranze per un rapporto più profondo con Robby, se un giorno, lui non fosse stato minacciato di aggressione da parte di un ragazzo più grande dopo l’orario di lezioni, in un’aula vuota. Roberto che per fortuna era tornato indietro a cercarlo, lasciando la sua ragazza sola e imbronciata. Lo aveva salvato tirando un cazzotto al malcapitato e portandolo via di peso, ma non prima di aver minacciato il ragazzo:
<< Non ci provare mai più a toccarlo, verme!>>. Gli ringhiò.
Andrea a quelle parole aveva sgranato gli occhi, basito.
Non era vero! Non lui! Non per lui!
Una volta fuori dalla scuola, Roberto, gli parlò a tono basso, anche se sembrava sempre alterato:
<<Scusa se sono arrivato tardi…ti ha fatto del male? Vuoi venire da me per stare tranquillo?>> gli chiese preoccupato, facendolo rimanere ancora più interdetto.
<< Non dire sciocchezze, mi hai aiutato, ti devo un favore. Comunque non mi ha fatto male non preoccuparti sei arrivato in tempo, ma non penso che i miei acconsentiranno a mandarmi, lo sai come sono…>>
<< Ma che cazzo Andrea, è mai possibile che tu non faccia mai niente di sbagliato, perché sei così, come ti hanno fatto a fare così? Devi saper anche dire di No! Devi imparare che ferire è meglio di essere feriti! Cazzo Andre, svegliati!>> lo aggredì.
<<R-Robby, ma cosa stai dicendo?>> chiese quasi alle lacrime Andrea spaventato. Perché lo offendeva? Cosa gli aveva fatto?
<< Basta non ti sopporto quando fai così…andiamo!>> disse burbero, avviandosi nella strada di fronte alla facoltà, ma Andrea mormorando:
<<Scusami, Robby>>
Scappò nella direzione opposta, ma fu bloccato da una frase che lo colse impreparato:
<< Sei un cretino,continua a scappare>>. Il tono era gelido, cattivo.
Andrea abbassò lo sguardo nascondendogli il volto arrossato, mentre voltava a tre quarti il viso, guardandolo da sopra la spalla,
<<E tu continua a fingerti etero che è più comodo, come vedi siamo due fuggitivi, Roberto>>. L’ansito di sorpresa del moro accompagnò la ritirata di Andrea.

Passarono dei giorni, settimane, in cui nessuno dei due si parlò,si evitavano come se avessero avuto la peste, se la sera con gli amici c’erano entrambi non aprivano bocca, cosa che succedeva di rado visto che iniziarono ad inventarsi le peggiori scuse per non andare.
Andrea, ferito dalla persona che amava. Robby, invece, lottava con se stesso una parte di lui diceva di lasciarlo perdere, l’altra gli ricordava la sensazione di gelosia e rabbia nel vedere un estraneo toccare quel corpo niveo che lui sognava di avere per sé tutte le notti. Doveva ammetterlo per Andrea provava una forte attrazione fisica, ma era quasi certo che fosse solo quella la causa del suo sognarlo, bramarlo, ma non riusciva a capire come mai quella scenata imperdonabile che gli aveva fatto e quella sensazione di…Gelosia. Forse aveva ragione Andrea, era Gay. In effetti era anche per quello che con Ginevra non era andata per niente bene nell’ ultimo periodo.
Lei sempre più preoccupata per lui, lui sempre più in crisi.

<< Lasciamoci. Tanto non ci sono più io nel tuo cuore, lo sappiamo entrambi, ti do un consiglio, amalo finché puoi>>. Così, con quelle parole, lo aveva lasciato il giorno prima:
“Amalo finché puoi” .
Quelle parole continuavano a rimbombargli nella testa come un martello.
Lei aveva già capito tutto… ma lui?

Una mattina dopo la fine del corso, Robby era riuscito a portare Andrea in un corridoio meno frequentato della Facoltà.
<< Andre, per favore vieni a casa mia, stasera, ti devo parlare>> gli chiese.
<<Mmmh… fammi pensare..ok, ma vediamoci dal mio migliore amico, sai, Tommaso? I miei mi lasciano andare solo da lui>> gli rispose Andrea pensieroso ma con tono indifferente come se il solo pensiero lo infastidisse.
Ma si sa che i migliori attori nascono nel mondo normale!

<< A che ora?>> chiese Roberto.
<< Verso le 16.30..ok? Dopo ti dico l‘indirizzo>>
<<Mmh, ok>>. Disse rilassandosi senza sapere che si era irrigidito in quei pochi minuti.
<< Senti mi lasci il polso,ora? Mi fai male>> gli chiese dolcemente Andrea, sorridendo.
Roberto arrossì leggermente, accorgendosi delle sue dita serrate sulla pelle diafana e delicata del piccolo polso di Andrea.
<<Scu-scusami!>> esclamò liberandolo da quella prigione involontaria.
Con un ultimo sorriso, Andrea si incamminò all’uscita, lasciando Roberto a fissare la sua schiena longilinea e ben fatta che si allontanava.

<<Mamma stasera vado a dormire da Tommy,ok?>>
<< Siete solo voi due, vero?>> chiese sospettosa Carlotta, fissando il figlio negli occhi.
<< Certo, mamma>> rispose convinto Andrea, che non si sarebbe lasciato scappare l’occasione di rimanere un po’ da solo con Robby. Gli era mancato terribilmente in quelle settimane di silenzio opprimente, come il bisogno di dargli quel “Buongiorno” che le sue labbra non erano state capaci di pronunciare neanche una volta, tradendolo, facendo uscire solo sospiri delusi nel guardare la sua schiena ampia e forte allontanarsi. Ma quella sera niente gli avrebbe impedito di vederlo anche solo per sentirsi dire un addio. Aveva troppo bisogno di sentire quella voce bassa e profonda, come quella mattina che lo aveva trascinato senza dire nulla in un corridoio isolato e poi aveva pronunciato così dolcemente il suo nome tanto da fargli battere più veloce il cuore. Ormai era palese che non fosse più solo una cotta, ma un sentimento serio e…. difficile da estirpare se fosse capitata, quasi certamente, una delusione.

Quel pomeriggio Andre arrivò da Tommaso verso le 15.30, per mettere al corrente l’amico di ciò che sarebbe avvenuto un’ora dopo. Tommaso era sempre stato un’ottimo amico, sapeva la natura docile ed educata di Andrea, ma sapeva anche cosa provasse per Robby, il cuore dell’amico. All’inizio lui stesso aveva tentato dal dissuadere Andrea, ma il destino volle fare altro, e così alla fine si era trovato suo complice.
Anche lui pensava che Carlotta e Giorgio fossero troppo protettivi, e quando protestava per quel comportamento nei confronti del suo migliore amico, Andrea, li aveva sempre giustificati sorridendo tristemente, dicendogli che era naturale, che lui ormai non ci badava più. Tommaso non gli aveva mai creduto, ma non gli era mai andato contro, sapeva di essere la sua unica valvola di sfogo.
Alle 16.30 il campanello suonò, annunciando l’arrivo di Roberto. Andrea era sceso come un razzo dal piano disopra della villetta di Tommaso, che lo seguì più lentamente, poi li salutò quando li vide andare via sulla macchina di Roberto, non senza, però promettere ad Andrea di coprirlo se ci fosse stata un’eventuale chiamata da parte di Carlotta o Giorgio. Sorrise dolcemente nel vederli andare via.
<< Stanno proprio bene insieme>>. Disse, come se ci fosse stato qualcuno in grado di rispondergli accanto a sé.

<< Prego, entra pure>> gli disse cortese Roberto, lasciandolo entrare per primo nel proprio appartamento. Era abbastanza grande per una persola sola, infatti Roberto gli aveva spiegato durante il tragitto, di stare cercando un/a inquilino, ma che ancora no aveva ricevuto una risposta da una sola agenzia.
<< Vuoi un caffè?>> chiese Roberto.
<< Si, grazie>>. Rispose sorridendo bonariamente, Andrea.
Presero il caffè quasi in totale silenzio. Andrea aveva sentito molto spesso lo sguardo fisso di Robby su di sé, cosa che aveva contribuito a farlo mettere in un’agitazione tale che si era versato il contenuto della tazzina sulla coscia ricoperta dalla stoffa di Jeans che gli permisero di non ustionarsi gravemente. Subito Roberto lo aveva accompagnato nel bagno dove, Andrea, si era tolto i jeans macchiati e, proprio mentre stava per bagnarsi la coscia arrossata con un po’ di acqua gelata per calmarsi, Roberto fece la sua comparsa con un paio di pantaloni puliti.
<<Andre, ho trovato questi, ti andranno un po’ gran……di…>> stava dicendo mentre apriva la porta, per poi bloccarsi a guardare quel bellissimo dio che era spuntato nel suo bagno, certo sapeva che era bello anche senza vestiti, ma così era troppo: gambe lunghe e abbastanza robuste, bianche, con pochi peli chiari, dei boxer neri coprivano quei fianchi stretti e morbidi, facendo risaltare ancora di più immacolata perfezione quella pelle. L’autocontrollo di Roberto si era completamente annientato a quella vista, spingendolo ad avvicinarsi a quel dio, finché le sue labbra non incontrarono quelle di lui schiuse per l’imbarazzo che ancora colorava le sue gote di solito candide. Andrea non poteva crederci: era davvero la bocca di Roberto quella che si muoveva così decisa e delicata sulla sua, come la sua lingua nella sua bocca? Si, era davvero lui. Automaticamente le candide ed esili braccia di Andrea si strinsero intorno a quelle spalle ampie che tanto aveva bramato stringere proprio come faceva ora e nello stesso modo le braccia forti di Roberto lo serravano alla vita, contro di lui. Il bacio durò molti minuti, poi Roberto si allontanò dalle sue labbra e dal suo corpo, lasciandogli un senso di vuoto, guardandolo negli occhi.
<< Non sono gay>>. Disse serio in volto.
Andrea poté sentire il chiaro suono che fece il suo cuore nel preciso istante in cui le sue parole furono comprese dalla propria mente ancora confusa.
“ Allora mi ha baciato per capire se è gay…? Ma allora perché mi ha stretto così forte a sé? Perché mi ha baciato con dolcezza? No, non è possibile, ora mi sveglio e scopro che era solo un sogno a metà con un incubo!”.
Ma non era nessuno dei due, era la realtà.
Quando Roberto vide i bellissimi occhi smeraldo riempirsi di lacrime, continuò.
<< Non lo sono, perché… mi piaci solo tu!>> il suo tono era deciso, ma le sue labbra si piegarono in un sorriso dolce.
<< Solo tu mi coinvolgi così tanto da farmi agire d’impulso come prima, non lo avrei fatto se non fossi stato tu, scusa lo so che tu non puoi ricamb…>>.
Andrea aveva interrotto quel flusso di parole tanto sperate con un dito, troppo felice per dire niente, in quel momento l’unica cosa che voleva era… Roberto. Così lo baciò e con le braccia lo strinse a sé con tutta la forza che aveva in corpo, gli aveva fatto un bellissimo scherzo, ma lui si sarebbe vendicato, per una volta, infatti gli morse un labbro facendolo sanguinare.
<< Ahiiiii, Andre! Ma cazzo fai?>> chiese perplesso Roberto, mentre vedeva di nuovo quelle labbra tentatrici e rosse avvicinarsi alle sue, distese in un sorriso malizioso.
<< Così impari a farmi spaventare tanto>> gli mormorò mentre con la lingua morbida gli ripuliva il piccolo taglio.
Roberto avrebbe voluto chiedergli a cosa si riferiva, ma preferì incontrare quella lingua impertinente con la sua fino a far coincidere anche le loro bocche, che perdere altro fiato inutilmente.
Roberto iniziò a spogliarlo prima dalla maglia, poi dai boxer, infine si allontanò da lui per osservare quel bellissimo corpo aggraziato, armonioso e visibilmente eccitato appoggiato mollemente al lavandino. Andrea non resisté sotto l’attento esame di quei pozzi neri e lussuriosi, specialmente quando la loro carezza si fermò al suo inguine, arrossì come un ragazzino e tentò di coprirsi con le mani, che furono fermate da altre più grandi che le scostarono.
<< Non nasconderti, sei così bello, voglio ricordarmi tutto di te, del tuo bellissimo corpo, per sempre>> gli mormorò Roberto guardandolo in quei laghi verdi spalancati e timorosi, che ancora cercavano la verità in quelli di lui.
<< M-ma Robby…!>> pigolò di contro diventando, se possibile, ancora più rosso di imbarazzo quando scoprì che non c’era menzogna in quei bellissimi occhi neri.
<< Sssh, non ti sto mentendo e ora te lo dimostrerò>> gli soffiò in un orecchio.
Iniziò a spogliarsi lentamente, in modo da permettere ad Andrea di guardare ogni più piccola parte del suo corpo, fino a rimanere completamente nudo. Andrea aveva seguito ogni più piccolo movimento di quelle mani, mentre scoprivano il corpo muscoloso e statuario di Roberto: il suo petto largo con pettorali perfetti e spalle forti e robuste come le lunghe braccia, il suo addome perfetto con gli addominali ben delineati sotto la pelle, segno delle molte ore passate in palestra, e, Andrea spalancò ancora di più gli occhi, ma non li staccò dal sesso in bella vista ed eccitato di quel corpo stupendo, dove rimase qualche minuto prima di scendere sulle cosce muscolose e sulle gambe forti.
Non ebbe il coraggio di staccare gli occhi dal pavimento di mattonelle verdi come i suoi occhi per guardarlo, ma una mano costrinse dolcemente il suo mento a sollevarsi facendo in modo da specchiarsi in quei pozzi scuri pieni di dolcezza e desiderio… di lui.
Ripresero a baciarsi, sfiorando timidi i propri corpi tra loro, poi si abbracciarono stretti alla ricerca impellente di calore. Le mani di Roberto vagarono sul collo esile e sui capezzoli rosei, massaggiandoli e stuzzicandoli, facendo gemere la sua vittima consenziente, poi arrivò fino all’ inguine dove strinse con dolcezza il suo membro. Andrea si tese gemendo contro l’altro corpo, a quel gesto. Sentì le labbra di lui abbandonare la sua bocca e percorrere la strada fatta dalle sue stesse mani,fino ad arrivare al suo inguine. Lo cosparse di baci delicati per poi continuare sulla coscia destra dove si dedicò alla pelle arrossata dal liquido che l’ aveva bruciata. Andrea si aggrappò al lavandino per il dolore, quando la lingua calda e morbida lo leccò provocandogli ancora più bruciore, poi sentì Roberto soffiarci sopra col fiato dandogli refrigero e sospirò di sollievo.
La bocca di Roberto ritornò sui suoi passi, fermandosi sull’inguine di Andrea, che tremava in attesa delle sue attenzioni, che non tardarono ad arrivare. Andrea non aveva mai provato qualcosa di simile, neanche nella sua fantasia più sfrenata, avrebbe immaginato il piacere che provò nel sentirsi dentro a quella bocca, mira di molti suoi sguardi innocenti. Il mondo vorticò pericolosamente quando venne all’ennesimo rapsodico movimento di quelle labbra su di lui. Di nuovo Roberto lo travolse in un bacio dolcissimo e passionale. Le gambe di Andrea si avvinghiarono ai suoi fianchi, come le sue braccia circondarono il suo collo.
Roberto lo portò in collo fino alla camera da letto, dove lo posò sul letto, guardandolo negli occhi verdi e liquidi di piacere.
<< Te la senti? Andre se vuoi….>> iniziò timoroso, ma Andrea gli baciò le labbra con decisione.
<< L’ho sempre sognato, scemo>> sussurrò Andrea dolcemente, trascinandolo su di sé.
Fu bellissimo fare l’amore con Roberto, il suo cuore aveva smesso di battere solo per dargli la sensazione che quel momento sarebbe stato come l’eternità.
Entrambi vollero gustarsi a pieno le loro unione di corpi e cuori. L’orgasmo fu accecante, Andrea si era specchiato in quell’oblio, che erano gli occhi del suo amante, lo aveva assorbito, proprio all’ultima tensione dei loro corpi, era precipitato in quella notte senza fine, gioendo della libertà che provava in quell’eterno buio, mentre la mente si annullava: i suoi giorni vuoti, l’oppressione da parte dei suoi, la sua stanza vuota e fredda come si era sentito lui senza Roberto, il dolore delle ultime settimane. Tutto era svanito in quella breve eternità. Roberto fu dolcissimo, dopo la passione che li aveva travolti: lo aveva coccolato e baciato delicatamente ,l’aveva stretto come un bambino fa con il suo pupazzo preferito. Prima che entrambi cedessero al sonno, Roberto, volle chiedere ad Andrea:
<< Come mai lo avevi sempre sognato? Che significa?>>
<< Significa che ti amo, Robby>> gli rispose dolcemente Andrea. <<Mi sei sempre piaciuto… Ma scusa e Ginevra?>> chiese poi turbato.
<< Bhè, mi ha lasciato e con queste parole “ Amalo finché puoi..”
Eh, già lei se n’era accorta prima di me>> Sospirò Roberto.
Poi guardandolo con occhi di brace e sicuri, dove poco prima si era perso, gli disse:
<<Ti amo, Andrea, sei il mio sogno proibito diventato realtà, niente mi allontanerà da te, nemmeno i tuoi. Te lo giuro! Ora che sei mio, sarai mio per sempre, vuoi?>>
<< Dici davvero?? Ma i miei lo sai come sono…>> rispose entusiasta, incredulo e timoroso allo stesso tempo.
<< Certo che dico davvero! Non mi importa un cazzo dei tuoi, vieni a vivere da me, qui c’è la stanza libera! Sono convinto che non ti taglieranno i viveri, ti vogliono troppo bene>> disse concitato Roberto.
Si certo, sarebbe stato stupendo, meglio che nei suoi sogni, vivere con l’uomo che amava, ma i suoi? Andrea pensò al viso triste di sua madre, donna dolcissima, che aveva fallito nel proteggere suo figlio dal suo cuore anomalo, e suo padre, troppo orgoglioso per ammettere la sconfitta che comunque risultava chiara nella luce triste dei suoi occhi chiari. No, non poteva!
Guardò addolorato Roberto, il suo unico e primo amore, quel primo amore che andava sempre a finire male e anche quella volta il destino sembrava già ridere della sua bravura nel deludere le persone che lo seguono.
Si voltò verso le finestre da cui si poteva vedere i bellissimi colori del tramonto.
Ma tutto iniziava a sfumare.
<< Stai pensando ai tuoi, vero?>> chiese ombroso Roberto.
<<…>>
<< Non puoi pensare solo a loro! Cosa hanno fatto per farti vivere veramente? Dimmi ti hanno reso felice?!>> chiese arrabbiato afferrandogli una spalla in modo da trovarsi di fronte il suo viso delicato.<< Rispondimi!!>>
Il viso di Andrea era rigato di lacrime calde e salate che bagnarono il forte petto di Roberto quando questi lo abbracciò strettamente sospirando.
<< Non…non lo so cos-sa hanno fatt..to per me,ma cerca di capirmi: io li ho delusi non essendo il figlio che loro avrebbero voluto, per questo non ho mai detto niente, perché non posso pretendere niente se il difetto è in me!>> disse Andrea tra i singhiozzi. Roberto gli afferrò le guance morbide e rosse con entrambe le mani guardandolo negli occhi.
<< Tu sei la persona più perfetta che la mente di Dio potesse creare: sei dolce, sei bello, sei…indispensabile per me, per la mia felicità. Dammi pure dell’egoista ma se tu non fossi nato, io ti avrei inventato perché per me non esiste posto più bello dei tuoi occhi per perdermi e sorridere. Non mi importa se i tuoi sono delusi di se stessi, a me importa solo di te e di ciò che vuoi>> rispose serio guardando le lacrime sul viso femmineo aumentare ma non per il dolore tanto per la felicità che lesse nei suoi occhi di mare.<< Cosa vuoi, Andrea, vivere ancora con i tuoi o vivere con me? Accetterò ogni tua risposta>> disse convinto.
I minuti che passarono da quella domanda furono infiniti e dolorosi per il cuore di Roberto, che iniziava a temere fortemente la risposta. Fu quasi sul punto di chiedergli di non rispondere,ma ormai quelle dolci labbra stavano per parlare.
<< Loro sono i miei genitori…>> iniziò cautamente Andrea.<< Tu sei il mio primo amore, ma io ho deciso che… torno dai miei>>.
Il cuore di Roberto ebbe un tuffo, quelle poche parole fecero sfumare ogni suo più piccolo sogno di felicità con lui.
Andrea cercò il suo abbraccio appoggiando solamente la testa sul suo petto rigido.
<< Mi vuoi vedere lo stesso?>> chiese in un bisbiglio spaventato.
Roberto aveva giurato di accettare ogni sua decisione e così avrebbe fatto, sorridendo amareggiato, però, lo abbracciò e rispose:
<< Certo che si! Non avrai mica creduto che ti bastasse così poco per liberarti di me, vero? Vuol dire che ti rapirò spesso durante le pause all‘università>>
<< Non vedo l’ora di essere rapito, allora!>> Rispose sorridendo sollevato Andrea.
<< Preparati perché ora ti mostrerò cosa ti farò nelle lunghe ore di sequestro!>> Esclamò mentre iniziava a percorrere quel corpo ammaliatore con la mano, sotto il lenzuolo, alla ricerca di zone sensibili al tatto.

Era passato un mese, durante il quale, Andrea e Roberto, avevano approfittato di ogni singolo istante per stare insieme, coccolarsi e… anche qualcosa di più saltando persino ore di lezioni. Tommaso aveva più volte rimproverato il suo amico per tutte quelle assenze dai corsi, ma al contrario di quello che si sarebbe aspettato Andrea manteneva il suo 30 in tutti gli esami. Andrea usava spesso Tommy per le sue fughe d’amore, per lui era diventato sempre più difficile lasciare il caldo abbraccio di Robby e tornare al suo freddo letto solitario.
Roberto era diventato essenziale per lui, era come un lenitivo per le sue tristi giornate trascorse chiuso in casa, ma bastava un suo sms per fargli distendere le labbra in un nostalgico e felice sorriso.
Carlotta e Giorgio erano sempre più preoccupati per il loro figlio, lo avevano trovato strano nell’ultimo periodo, era molto più rilassato del solito, non che ne fossero dispiaciuti, e spesso gli occhi gli brillavano. A livello di reddito scolastico non era calato, ma sentivano che qualcosa gli era cambiato nel cuore. Non gli piaceva per niente, in più lo vedevano spesso con il cellulare in mano, ma Carlotta non vi aveva trovato nessun messaggio né numero, infatti Andrea aveva imparato a memoria il numero di Roberto ed i suoi messaggi era costretto a cancellarli, anche quelli più dolci e teneri. Qualche volta queste limitazioni lo facevano piangere, spesso.
Una notte gli aveva mandato un sms:
< Sono triste…=( >
Aveva bisogno delle sue coccole, dei suoi baci, in più sembrava che la mattina non volesse arrivare.
< Voglio averti qui tra le mie braccia, ho voglia di amarti in tutti i modi…>
La sua risposta non si fece attendere più di due minuti. Quelle dolci parole lo fecero commuovere e una voglia pazzesca di vederlo lo pervase, voleva che quelle mura fredde si neutralizzassero perché gli impedivano di raggiungere l’uomo che amava.
< Mi manchi troppo e domani non possiamo stare insieme e io non voglio!>
Non poteva più reprimere i suoi sentimenti, voleva solo lui!
< Domani non andiamo all’università, restiamo a casa mia o usciamo o quello che vuoi tu! Ti prego non dirmi di no!>
Andrea era sorpreso, ma non se lo sarebbe fatto ripetere due volte!
<Sì! Sì! Sì! Ti amo tanto Robby!>
Ora era sereno e lo fu molto di più dopo l’ultimo sms del suo ragazzo:
<Io ti amo molto di più, cucciolo mio! Stanotte ti aspetto nei miei sogni in attesa di vederti realmente. Buonanotte amore mio!>
Ora si che poteva aspettare sereno di cadere nelle braccia di Morfeo.


Andrea uscì di corsa dall’elegante Mercedes Bnz, salutando velocemente suo padre che rimase interdetto, visto che di solito suo figlio usciva con atteggiamenti tranquilli e naturali, mentre quella mattina era insolitamente di fretta… ma non poteva restare a controllare o avrebbe fatto ritardo al lavoro, così affidò tutto alla sorte.
Andrea aprì la porta della Facoltà, con mani leggermente sudate per la voglia di stringersi al suo ragazzo che, appena varcata la porta venne trasportato di peso in un’aula vuota da Roberto. Subito chiuse la porta a chiave baciandolo con foga mista a passione e dolcezza. Il loro baciò durò moltissimo, fusi in un abbraccio che fece combaciare i loro corpi perfettamente
<<Dio! Quanto mi sei mancato, amore, non ce l’avrei fatta due minuti di più!>> gli soffiò Roberto, iniziando a baciarlo sul collo morbido e profumato di latte. Andrea si sentiva come frastornato da un afrodisiaco tanto che mentre gli baciava una guancia gli soffiò in un orecchio.
<< Prendimi, amore mio, fammi di nuovo tuo…>>
<< Ma sei sicuro, siamo in Facoltà e i nostri rumori non passeranno certo inosservati, come a casa mia>> protestò debolmente Roberto, infondo l’idea non gli dispiaceva, in quei giorni non aveva fatto altro che desiderare di possederlo e amarlo, era peggio di un tossico.
Sì, e il suo Andrea era la droga a cui non avrebbe potuto dire di no, mai!
<< Robby, voglio essere tuo adesso!>> dicendo questo si voltò appoggiandosi ad un banco, dopo essersi abbassato in una sola volta i pantaloni e i boxer.
<<Ti prego…>> mormorò guardandolo da dietro.
Sentì le mani di Roberto su di se mentre gli accarezzavano le natiche e la schiena sotto la maglia. Una mano si allontanò da quella schiena flessuosa e morbida e andò a dedicare le sue cure al sesso di Andrea. La bocca di Roberto gli baciò e leccò tutta la schiena per poi arrivare ai fianchi stretti che mordicchiò con gusto, per poi finire il suo viaggio ai glutei sodi e delicati. La lingua bagnata si dedicò al piccolo orifizio che obbediente si ammorbidì.
<<Scusa se ti dedico poche attenzioni…ma dobbiamo sbrigarci. A casa mi faccio perdonare…>> gli soffiò in un orecchio leccandoglielo piano. Andrea era riuscito a stento a trattenere i gemiti, ma quando sentì la virilità eccitata di Robby penetrarlo piano non riuscì a non trattenere un lamento che venne soffocato dalla sua stessa mano mentre con l’altra si teneva freneticamente al banco.
<< Amore..ah..sei così caldo, sei il mio paradiso terrestre..>> gli mormorò baciandogli il collo e la guancia.
<< R-Robby non resisto piùaah..ah..daaahii!>> Andrea iniziò ad andargli incontro per raggiungere in fretta il mondo che si erano creati. Gli era mancato così tanto, che il dolore della penetrazione era svanito subito.
L’orgasmo li stravolse, Robby soffocò il lungo gemito contro i suoi capelli profumati di vaniglia, mentre Andrea si soffocò quasi per reprimere il più possibile i gemiti, che incontrollati premevano contro quelle delicate labbra morse a sangue, per uscire. Resisté fino alle ultime potenti scintille dell’orgasmo. Poi Andrea cadde rilassato sul banco con sopra Robby che lo seguì a ruota. Erano senza fiato ma più che soddisfatti, erano in pace.
<< Ti..ti ho fatto male?>> chiese Robby col fiato ancora corto per il recente amplesso.
<<No.. Non ci ho badato..avevo troppa voglia di sentirti mio>> rispose Andrea, prima di rubargli un ultimo bacio dolce ed indugiante.

Robby aiutò Andrea a ricomporsi, tra baci e carezze. Gli era mancato troppo quel corpo, quel viso delicato e quelle labbra capaci di ammaliarlo, Andrea era il suo unico amore, un amore fragile come un bocciolo di rosa, che lui doveva coltivare e proteggere, cosa che lui desiderava immensamente. Era come un magnete per le sue mani e la sua bocca, avrebbe voluto averlo con se, per sé, tutti i minuti di tutti i giorni, ma Andrea stesso un mese prima gli si era rifiutato per il bene nei confronti dei suoi genitori, aveva cercato di persuaderlo ma senza successo.
Ora però che poteva osservarlo nel suo letto mentre dormiva, capiva che quel desiderio non si era per niente arreso, non poteva perché il suo cuore scoppiava di amore ed ammirazione mentre osservava quel morbido corpo diafano rilassato tra le lenzuola sfatte, quei capelli castani abbandonati come sabbia sul candido cuscino e quel volto niveo con le lunghe ciglia che ombravano le guance ancora rosee per il recente viaggio che avevano fatto nel blu, e quelle labbra carnose e schiuse sembravano aspettare solo un suo bacio per schiudersi ancora di più. Una stupenda statua giaceva nel suo letto vicino a lui. Il desiderio insistente di volerlo osservare così, solo lui, per sempre. Lo rendeva pazzo, non poteva più lasciarlo andare via, non lo avrebbe permesso stavolta!
Andrea come se avesse percepito lo stato d‘animo del suo ragazzo, iniziò a schiudere gli occhi verdi ancora assonnati. La vista di Robby che torreggiava su di lui, lo fece sorridere imbarazzato, infatti nonostante l’intimità raggiunta arrossiva ancora per la minima cosa. Poi si accorse dello sguardo fisso del suo ragazzo e una strana sensazione lo pervase.
<<Amore, che c’è?>> chiese titubante, non lo aveva mai chiamato amore ma in quel momento gli sembrò più che naturale.
<<Non ti lascerò uscire da questa stanza, da questa casa…>> dichiarò serio come non mai.
Andrea spalancò i grandi occhi smeraldo meravigliato.
<<Sm-smettila, di scherzare, Robby, non sei divertente!>>
Robby gli afferrò i polsi in una morsa decisa ma non dolorosa e glieli inchiodò ai lati della testa, mentre lo bloccava con il suo peso al materasso.
<< Non sto scherzando! Promettimi che verrai qui a vivere con me! Sennò giuro che non esci di qua!>> gli disse a voce alta. Andrea non capiva come mai quel cambiamento improvviso dei suoi gesti di solito gentili.
<< Non puoi lasciarmi sempre così! Non capisci che ti amo troppo per vederti andare via da me!>> i suoi occhi neri adesso luccicavano di lacrime e il suo tono era quasi supplichevole.
<<R-Robby..,>>
<<Fallo per me! Per Noi! Davvero non ti interessa stare con me? Vuoi solo essere il mio amante?>> Roberto era come una macchinetta, non recepiva nessun suono, solo la sua disperazione.
Andrea fu costretto ad urlare per scuoterlo, visto che le sue mani erano imprigionate.
<<ROBBY!>> urlò. Poi dopo aver avuto la certezza di essere ascoltato continuò. <<Ho capito, adesso calmati! Lo sai che ti amo più della mia vita e che non posso vivere senza di te… ma non voglio ferire i miei…Aspetta!>> gli intimò quando vide che il suo ragazzo stava per replicare.<< Ma ho deciso, che tu sei anche più importante… di loro. Tu sei l’unica persona che voglio trovare al mio risveglio accanto a me, voglio che tu sia l’unico a toccarmi, baciarmi..po.possedermi. Voglio essere solo tuo… e tu vuoi essere solo mio?>>
Chiese rosso come un peperone per quella dichiarazione in bello stile.
Roberto gli liberò i polsi e con occhi sgranati lo abbracciò fin quasi a soffocarlo.
<<Ti amo, tesoro, ti amo tanto! Il mio corpo è fatto solo per amare il tuo, che è così bello e perfetto da farmi sentirmi pieno d’orgoglio per essere io il tuo amante e compagno. Ti voglio per sempre.Ti basta come risposta, piccolo amore mio?>> gli chiese baciandolo appassionatamente dopo aver ascoltato la sua flebile risposta.
<<Si…>>

Andrea rientrò la sera verso le sette.
In casa regnava uno strano silenzio che non gli piacque punto. Si diresse in cucina ripensando alla splendida giornata passata con il suo amore, ma il sorriso sornione sparì in fretta quando entrato in cucina vide i suoi genitori seduti al tavolo in silenzio che lo guardarono come se fosse stato un ladro.
<<Andrea siediti per favore, io e tua madre, vorremmo dirti una cosa>> la voce di suo padre penetrò in quel silenzio tangibile.
Andrea obbediente come sempre si sistemò sulla sedia di legno massiccio nella speranza che lo reggesse più del dovuto perché si sentiva come piombo.
<<Caro, abbiamo fatto qualcosa per farti diventare così… così..Anomalo…?>>
Andrea non respirava più.
<<Eppure ti abbiamo sempre dato tutto>> continuò Carlotta, parlando con un tono che uno psichiatra usava per rivolgersi al suo malato.

ANOMALO…. Anomalo…

Solo quella parola rimbombava nella sua mente vuota.
<<Tuo padre ti ha visto con quel ragazzo, stamani, andare via dalla Facoltà, era tornato per darti una cosa che avevi lasciato>>
Andrea ebbe solo la forza di posare gli occhi vuoti e spenti su suo padre che non aveva il coraggio di guardarlo.
<<Siamo preoccupati, Andrea. Devi lasciarlo, tu sei solo confuso, non devi preoccuparti ti abbiamo fissato un appuntamento con una psicologa brava… vedrai si sistemerà tutto>>
Ad Andrea veniva da ridere e piangere insieme. Però stavolta, No…
<< Mamma mi hai definito Anomalo, ma io ho tutti gli organi, ho due occhi, ho il corpo simmetrico.. Io SONO Normale!>> la voce si era alzata, sconvolgendo i genitori.
<<Voi volete che io rifiuti il mio cuore, me stesso. Mi dispiace ma stavolta voi non mi comanderete, finora vi ho sempre accontentati perché la pensavo come voi, ma Roberto, è così che si chiama il mio Ragazzo…>> Disse serio rivolto al padre che spalancò gli occhi.
<<… mi ha fatto capire che il mio cuore è come tutti gli altri, pompa il sangue, batte, si innamora, Si, si innamora di chiunque lo corrisponda e lo rispetti, uomo o donna. Infondo non è scritto da nessuna parte che io debba amare per forza le donne.
Mi dispiace mamma, papà, ma io sono così e sono normale e vivrò una vita normale a casa con Roberto, è inutile che io continui a vivere qui facendovi soffrire ingiustamente sapendo che non mi accetterete mai… non volevo deludervi…ma io non posso continuare a soffocarmi, perdonatemi. Vado a fare le valigie…>> Sospirò infine alzandosi ed uscendo dalla cucina, lasciando i suoi genitori sconvolti e senza parole. Loro, genitori falliti per la società normale.
Andrea appena si era chiuso la porta alle spalle si era messo a ridere e piangere insieme, quasi istericamente.
Con mani tremanti aveva cercato il cellulare e aveva chiamato Robby per farsi venire a prendere.
Felicità e dolore.
Emozioni contrastanti.
Inevitabili.

Andrea era sceso al piano di sotto con due valigie medie, si era voltato verso la cucina i suoi non si erano mossi. Con una lacrima aveva chiuso la porta.
Il capitolo più oscuro della sua vita ormai era finito e con lui una parte di quel ragazzino obbediente e totalmente passivo con i genitori, timoroso di quella parte di sé che ora amava di più.
Ma vedendo Roberto che lo stava aspettando appoggiato alla macchina con le braccia aperte e sorridendogli dolcemente con tutto il viso.
Il suo amore.
Unico e grande.
SUO.
Con le lacrime di gioia gli si era buttato addosso.
Quella notte avevano dormito abbracciati, Robby lo aveva cullato come un bimbo, facendolo sorridere sereno, così si era addormentato placidamente.
Senza un’ombra di pentimento.
Ma Amarezza.
Per i suoi genitori che non lo accettavano, che non si accettavano.
Andrea, però, aveva deciso di essere Felice, anche senza di loro.

Era trascorso più di un anno da quando viveva nell’appartamento di Roberto. Il loro rifugio preferito.
Andrea non credeva che si potesse essere così felice con qualcuno, ma Roberto non era qualcuno era il suo Vero Amore.
Quel vero amore che di solito il destino non concede mai.
Ma per una volta il destino era stato clemente con la vita di Andrea, infondo aveva sofferto tanto, la solitudine e l’amarezza di pomeriggi grigi e pieni di delusione per una svolta che ormai vedeva come un miraggio. Il deserto, la sua vita dall’infanzia alla adolescenza fino all’ indipendenza che lui aveva desiderato sempre di più da quando si era innamorato di Roberto.
Finalmente ora la vita gli sorrideva.
E gli sorrise ancora di più quando Roberto per il loro anniversario lo portò ad Amsterdam per una settimana. Glielo propose all’improvviso aveva già fatto i biglietti rimaneva solo da sapere la risposta di Andrea che chiaramente non rifiutò di certo e per ripagarlo non fece altro che baciarlo tutto il giorno anche in aereo senza curarsi degli altri passeggeri, dicendogli tenere parole, facendolo ridere. Quando arrivarono ad Amsterdam, Andrea non poteva crederci, la città era bellissima, le case buffe e così diverse da quelle piccole italiane, erano alte ed appuntite o con tetti geometrici.
Festeggiarono il loro 1° anno insieme con una cenetta romantica nella loro suite di lusso per poi finire a fare l’amore tra lenzuola di seta, si amarono dolcemente e facendo in modo di sentirsi ancora più vicini.
Un rituale tenero e battezzato dai candidi raggi lunari che filtravano dalle grandi vetrate vicine al letto a baldacchino.
Avevano passato una settimana stupenda e divertentissima. In quella città sconosciuta potevano stare per mano e scambiarsi piccole effusioni che fecero spalancare, addolcire e sorridere benevolmente gli occhi della maggior parte dei passanti.

Roberto non sapeva come aveva fatto quel cucciolo ad entrargli così nel cuore e vi si era insediato così bene che era sicuro, nessuno avrebbe preso il suo posto, non poteva e non lo avrebbe permesso.
Ormai la sua vita si poteva riassumere in una semplice parola: Andrea.
Ma qualcosa preoccupava spesso il suo Cucciolo, lo sentiva, lo vedeva nei suoi occhi dietro la gioia e l’amore: c’era una delusione profonda, a causa di quei maledetti ed ottusi genitori.
La prima sera che era venuto a vivere a casa sua gli aveva raccontato tutte le prole crudeli che gli avevano rivolto. Per tutta la notte aveva stretto a sé quel corpo tremante con amore, maledicendoli. Col passare dei mesi Andrea aveva trovato un lavoro poiché non aveva avuto la forza di chiedere niente ai suoi genitori e pareva essersi calmato, ma qualche volta lo aveva scoperto con gli occhi tristi e l’aria pensierosa.
Roberto aveva sempre cercato di distrarlo da quei pensieri, portandolo a vedere luoghi bellissimi, restando semplicemente a casa amandosi per sere intere, facendogli le coccole e facendolo ridere con battutine.
Ma sempre quell’ombra regnava nei momenti di silenzio in quei bellissimi occhi smeraldo che Roberto amava alla follia, come quell’innocente cuore e quel corpo fatto per legarsi al suo da madre natura.

DRIIIIIN DRIIIIIN DRIIIIIIIIN!!!!!

<<Si, si arrivo un momento…Pronto??>> chiese la voce un po’ affannata di Andrea, mentre rispondeva al telefono, dopo aver fatto una corsa dal bagno al salotto.
<<….>> solo il respiro di una persona era udibile dall’altra parte della cornetta.
<<Pronto? Ma chi è?!>> chiese impaziente e scocciato Andrea.
“Basta ora attacco! Ma guarda questi sc…” pensò rabbioso.
<< An..Andrea… ciao>> La voce familiare parlò, lasciando Andrea senza parole.
Non era possibile!
Sua Madre????!
<< Ciao>> riuscì a rispondere con un filo di voce.
<<Come stai?>> chiese timorosa.
Era passato un anno e mezzo… come voleva che stesse?!
<<Bene, grazie… voi?>> chiese cortese nonostante la confusione.
<<Anche noi…>> rispose tremante la voce di Carlotta.
Dopo due minuti interminabili di silenzio, Andrea sentì la madre iniziare a singhiozzare quasi istericamente. Il cuore gli si strinse in una morsa stretta e dolorosa non voleva sentirla piangere… era anche per quello che se n’era andato da casa, quel lontano giorno.
<<Mamma… ti prego non piangere, non serve>>
<< N-No.. Invece, te..tesoro sono stata cattiva quelle cose…non so come..>> singhiozzava Carlotta.
<< Bhè come mai ti scusi dopo un anno e mezzo, mamma, per favore…>> rispose sospirando stancamente Andrea.
<<Credimi, Andrea… lo so che è tardi, ma io non voglio perderti… sei mio figlio!>>
<< Ora sono tuo figlio! Prima mi trattavate come un cristallo, poi come una persona affetta da endicap! E ora mamma, vieni fuori con…E papà che ne pensa?>> chiese infine calmandosi dopo aver tirato fuori tutti i suoi pensieri.
<< Non dire così! Lo sai che noi abbiamo agito solo per il tuo bene, volevamo che tu fossi come tutti!>>
<<Smettila! Vedi mi stai trattando di nuovo come un anomalo, così mi definisti tu! Cerca di capirmi mamma, Roberto mi ama, mi fa stare bene, mi tratta da una persona NORMALE, mi fa ridere, mi porta in tanti posti. LUI rende la mia vita luminosa e bella. Non lo lascerò mai e non permetterò a nessuno di separarmi da lui, nemmeno a te! Ora rispondi alla mia domanda: Papà non sa nulla vero?>>
<< No, non lo sa…non vuole parlare di te.. È orgoglioso lo sai, si sente un fallimento come padre, e anch‘io come madre>>
<<Mi dispiace, ma io sono stanco di piegarmi ai vostri voleri… stavolta non vi posso venire incontro…per me ora la priorità è Roberto e la mia nuova vita. Scusa, mamma, ma devo andare ora. Ciao… saluta anche Papà>>
Andrea riattaccò con mano tremante la cornetta, rilasciando il respiro e le lacrime che gli erano salite agli occhi.
Due braccia robuste lo cinsero alla vita, la sua schiena si appoggiò al petto muscoloso del suo ragazzo che iniziò a cospargergli i capelli profumati di piccoli baci dolci e rassicuranti.
Andrea si voltò sorridendo sereno verso il suo Robby, perdendosi dentro quei profondi pozzi di petrolio.
<<Ti amo troppo, forse dovrei diminuire la dose…>> gli disse malizioso
<<Non ti ci provare!>> gli rispose Robby baciandolo appassionatamente, mentre lo trascinava nella loro stanza da letto.

Passarono quattro giorni dalla chiamata di Carlotta e Andrea era diventato un po’ lunatico e agitato.
Poi una sera, mentre guardavano un film stretti sul divano baciandosi di tanto in tanto, il campanello della porta suonò, facendoli sussultare.
<<Aspetti qualcuno?>> chiese scherzosamente Roberto guardandolo di sott’occhi.
<<Ma che dici!? Hanno di sicuro sbagliato porta!>> gli rispose dandogli una gomitata leggera alla costole.
Andarono insieme ad aprire con sguardi curiosi che poi diventarono sconvolti e allibiti.
Giorgio e Carlotta.
<<Salve…scusate il disturbo>> disse titubante Carlotta, leggermente imbarazzata.
<<Prego venite dentro>> Rispose Roberto per Andrea che aveva la voce bloccata in gola.
Carlotta e Giorgio si sedettero sul divano a due posti di fronte a quello a tre dove vi si sedettero Andrea e Roberto. Vedendo i genitori del suo ragazzo guardarsi intorno a disagio, Roberto, prese parola.
<<Salve, io sono Roberto Becci, piacere di conoscervi>> il tono non era per niente simpatico ma era cortese e tranquillo.
<<Piacere..>> rispose prima Carlotta, cortese, seguita dal marito che rispose in modo brusco.
A quanto sembrava era stato costretto a venire a quel buffo incontro.
<<Cosa possiamo fare per voi?>> chiese vedendo che non proferivano parola, quasi in attesa che qualcuno gli mettesse le parole in bocca, ed Andrea non sembrava da meno. Era parecchio pallido e questo non piacque per niente al moro.
<<Bhè, Roberto, noi volevamo parlare con Andrea…in privato>> rispose la donna decisa ma titubante allo stesso tempo.
Roberto rimase silenzioso e si incupì leggermente. Poi si alzò lentamente dicendo:
<<Certo, comprendo benissimo, signora>>
A quelle parole la mente di Andrea si risvegliò e di colpo afferrò la mano di Roberto implorandolo:
<<No, ti prego, rimani con me!>>
Roberto sorrise dolcemente stringendo affettuosamente quella pallida mano e sedendosi vicinissimo al suo ragazzo, e mentre gli rispondeva passò l’altra mano tra quella nuvola color del miele che erano i suoi capelli.
<<Come vuoi tu, non mi muovo>> sospirò, avrebbe voluto baciarlo, amava quando lo supplicava con quella voce splendida come quei pozzi verdi, ma non poteva con quei due intrusi che erano arrossiti visibilmente a quella effusione.
<<Ma..ma Andrea!??>> esclamò sconvolta la madre.
<<No! Lui rimane qui, anche se non vi va bene! E ora parlate, tanto lui lo sa cosa è successo tra di noi>> rispose deciso Andrea guardando la madre direttamente negli occhi.
<<Come vuoi… noi siamo venuti per due motivi, caro:
Ti rivogliamo con noi, a casa nostra>>
<<C-Come? Non mi avete cercato per un anno e mezzo e ora… perché mi rivolete? Io sono la vergognosa macchia nella vostra vita perfetta!>> esclamò confuso.
<<Non dire così, tesoro, tu sei nostro figlio, comunque! Perdonaci per come ti abbiamo trattato…Scusaci..>> Carlotta iniziò a singhiozzare e il marito le appoggiò una mano sul braccio a mo di conforto, poi prese parola, guardando il figlio:
<<Si, scusaci, per le parole brutte che ti abbiamo rivolto..ma era un momento di crisi per entrambi. Noi..Noi avevamo scoperto…che tu…tu eri… che tu sei.. E sarai di sicuro furioso ma, almeno torna con noi e troveremo il modo di farci perdonare…>>
<<Dici davvero?!>> chiese sorpreso e sorridendo lievemente, come un bambino che aspettava il regalo tanto sperato.
<<Certo..>> rispose il padre tranquillo, mentre Carlotta annuiva sorridente.
<<E il secondo motivo quale sarebbe?>> chiese titubante.
<< Di………interrompere questa, questa “cosa” con questo ragazzo>>
Il volto di Andrea si oscurò, il corpo gli si irrigidì e la stretta sulla mano del suo ragazzo si serrò con rabbia, ma Roberto non la sentì neanche perché era senza fiato, basito, annullato da quella richiesta.
<<Voi non avete accettato la mia omosessualità, il mio amore per Roberto, la nostra RELAZIONE… dite la verità>> stranamente il tono di Andrea era calmo, ma il volto ancora basso a nascondere i suoi occhi.
<<No! Noi l’abbiamo accettata, abbiamo accettato tutto. Credici! Ma forse se ti prendi un po’ di tempo per pensare capirai che…>>
Lo sguardo di fuoco di Andrea si posò feroce sui suoi genitori.
<<Siete meschini… USCITE SUBITO DA QUI! NON VOGLIO VEDERVI!!>> esclamò furente e con le lacrime agli occhi scattando in piedi e andando ad aprire la porta tenendola aperta in attesa che i suoi genitori uscissero esterrefatti.
Prima di chiudere la porta Andrea gli disse in tono più calmo ma sempre tremando:
<<Fatevi sentire solo quando avrete accettato tutto di ME, perché io sarò così per SEMPRE e per SEMPRE amerò Roberto!>>
La porta si chiuse con un tonfo, Andrea corse subito tra le braccia del suo unico e grande amore che lo coccolò per tutta la sera e per tutta la notte, fino a fargli ritrovare serenità.

Andrea e Roberto si erano trasferiti da Firenze ed erano andati a vivere a Siena per lavoro, ma anche per rifarsi una vita lontana dai genitori di Andrea, che stranamente in quell’ultimo periodo lo chiamavano spesso e parlavano di tutto tranne che della vita sentimentale di Andrea. Gli parlavano come se non fosse mai successo niente, ignorando quella parte di lui che non potevano accettare.
Da parte sua Andrea non faceva una piega e con grande piacere di Roberto quell’ ombra dagli occhi era scomparsa, lasciando solo amore, felicità e soddisfazione per la loro vita.
Roberto era convinto di non volerlo lasciare mai, non voleva che qualcosa minacciasse il loro bellissimo rapporto.
Il giorno dopo sarebbe stato il loro secondo anniversario e Roberto aveva organizzato un bellissimo itinerario per l’occasione, ci aveva pensato molto in quell’ultima settimana, ci aveva pensato minuziosamente, in ogni più piccolissimo dettaglio. Voleva che il suo Cucciolo avesse un ricordo unico dei loro anniversari presenti e futuri e visto che Roberto non era propriamente(anzi per niente^^ Nd J8) povero era andato in un’agenzia di viaggi per prenotare la loro uscita che stavolta avrebbe avuto come meta un luogo molto più a portata di mano, ma ugualmente stupendo….Venezia! Una città magica e stupenda dove gli avrebbe donato un regalo che li avrebbe uniti per sempre…
Un sorriso divertito ed accattivante gli distese le labbra al solo pensiero.
Quando chiuse la porta del loro appartamento sentì Andrea, che armeggiava in cucina canticchiando dolcemente.
Il sorriso diventò diabolico.
Con passo felino, degno dei migliori ladri, si avvicinò alla preda senza che questa se ne accorgesse e con un movimento fulmineo la sollevò tra le braccia come una bambola.
A quel gesto, la sua vittima spaventata, emise un piccolo grido soffocato che si trasformò in un finto broncio quando riconobbe il suo assalitore.
<<Robby!! La smetti con i tuoi scherzi idioti?!>>
<<Mai! Sei troppo buffo quando metti il broncio!>> gli disse facendogli il verso.
<<Dai vieni che ti mostro un regalino!!!>>continuò entusiasta, mentre lo trascinava in salotto di peso, come un bambino il giorno di Natale, ci mancava che si mettesse a saltare, anche se vi era molto vicino!
<<Ma ti vuoi calmare un nanosecondo e spiegarmi che succede? Perché sei così agitato?!>> chiese Andrea stufo di quel giochetto, per i suoi gusti durato abbastanza.
<<Scusa, Andre, non te la prendere e guarda qua che regalo ho fatto apposta per il nostro anniversario!?>> Esclamò soddisfatto nel vedere i lineamenti delicati del volto del suo amore rilassarsi per lo stupore, mentre fissava i due pezzi di carta con su scritto:

Grand Hotel a cinque stelle di Venezia!

La città più romantica del mondo!
Venite a scoprirne i magici vicoli sospesi sulle limpide acque, le nostre gondole, le nostre notti stellate, tutto questo vi aspetta a Venezia.

Solo per voi!


Dietro l’opuscolo del lussuoso Hotel ve n’era un altro che riportava:

Camera prenotata: 1 matrimoniale
Tipo: Suite Imperiale
Giorni: 2


( Ehm … il costo l’ho evitato caldamente: 1- non lo so! ^///^ 2- Non sono certa nemmeno della suite …sapete non ci sono mai stata, ma mi piacerebbe mooolto! ^___^J8)

La mente di Andrea era spenta, sconnessa.
“ODDIO! VENEZIA!oddiooddiooddio” pensava fisso Andrea imbambolato.
<<Amore? Ci sei rimasto secco? Guarda che se non ti piace Venezia ci vado con un altro!>> lo provocò per vedere se almeno così otteneva una reazione e, infatti, nel giro di due secondi si trovò seduto per terra con addosso il suo ragazzo in preda al ridere.
<<Bhè, che hai da ridere??!>> chiese al massimo dello stupore.
<<Tu mi farai morire!- riuscì a dire Andrea con le lacrime agli occhi- Se non la smetti di farmi delle sorprese così belle! Prima Amsterdam, poi Venezia! Così mi farai innamorare di te più di quanto non lo sia già!>> continuò a scherzare Andrea senza accorgersi delle braccia di Roberto che gli circondavano la vita stringendolo più contro di lui.
<<E’ proprio questo il mio intento… vorrei che non ti stancassi mai di me.- Gli sospirò nell’orecchio mentre le sue braccia rafforzavano la presa su di lui con disperazione. - Non lo fare… ti prego, tu sei la mia linfa vitale!>>
Andrea fu percorso da un tremito di piacere, mentre lo circondava con le braccia come si fa con i bambini per rassicurarli contro le loro paure.
Strofinò la guancia contro quella di Roberto con fare dolce prima di sussurrargli con un sorriso:
<< Ti amo troppo per farti soffrire. Sei l’unico per me!>>
<<Idem …>>(Mai sentita una risposta così esauriente.. -_-’ NdJ8) Gli sussurrò di rimando prima di baciarlo con una dolcezza degna solo di due cuori ebbri di gioia.


Per arrivare a Venezia ci volle meno di un’ora di traghetto ed il tempo era bellissimo: un sole brillante e caldo splendeva nella chiara e limpida volta celeste.
Iniziarono il loro soggiorno con un divertente giro turistico per le vie e i negozietti di antiquariato, diedero da mangiare ai piccioni in piazza San Marco.
Andrea scoppiò a ridere quando i piccioni aggredirono in massa il povero Roberto, al quale gli erano cadute delle briciole di pane che non sfuggirono agli occhietti avidi e profondi dei volatili, i quali saltarono addosso alla loro preda.
Andrea lo prese in giro per il resto della serata, nonostante le minacce di un veloce ritorno a casa senza neanche vedere da lontano l’ Hotel!
Quando arrivarono alla Suite ebbero solo il tempo di farsi un bagno breve in una gigantesca vasca con idromassaggio dove entravano entrambi senza problemi di spazio.
Dopodichè scesero nella sfarzosa e grande sala della sala da pranzo dove cenarono in un’atmosfera intima e piacevole.
<<Allora, ti piace dove ho voluto trascorrere questo giorno?>> gli chiese curioso Roberto, mentre aspettavano il dessert.
Andrea rimase qualche momento a fissare, ammirare, il suo ragazzo.
Roberto la sua luce, il suo salvatore da una vita infelice e da recluso.
Lui che gli rendeva ogni giorno di più la vita bella e sorridente.
Come poteva non piacergli?!!

<<Sì, mi piace moltissimo, almeno quanto mi piaci tu!!>>

La notte arrivò in fretta a ricoprire con il suo manto, dai brillanti sogni, la volta celeste.
Andrea e Roberto salirono presto in camera, volevano festeggiare per conto loro, nell’intimità della Suite, e come unica spettatrice la luna che come sempre veglia sugli amanti.
Amore.
L’unico sentimento che quella notte regnò tra di loro. Non passione, ma Amore.
Lo sfioramento dei loro corpi nudi ed eccitati, le languide carezze sulla pelle bollente, i baci lunghi e soffocanti … Tutto trasmetteva solo AMORE …

<<Ringrazio che esistano i giorni perché voglio onorare per sempre questo giorno … il giorno più bello dell’anno, quello in cui ho conosciuto il Mio Vero Amore, Andrea …- Gli sussurrò dopo l’Amore. - Prometto, davanti a te e a Dio, che veglia su tutti, di venerarti ed amarti sempre: ogni mio Respiro sarà solo per te, ogni palpito nel mio petto, per Te; ogni mio Gesto sarà per te; la mia anima non sarà di Dio, ma Tua. Ora e per SEMPRE … Ti Amo, mio Angelo>>
Concluse infilandogli un anello d’oro bianco all’anulare destro, prima però un raggio di luce illuminò l’interno dell’anello mostrando una scritta elegante:

Ti Amo Andrea, 12- 04- 2006

Andrea ormai era paralizzato dalla gioia più pura, la voce si era bloccata in gola da cui uscivano solo ansiti e singhiozzi. Con uno scatto improvviso si avvinghiò al collo del suo ragazzo iniziando a piangere a dirotto come una fontana, mentre Roberto con una mano iniziava ad accarezzargli i capelli con fare dolce, ironizzando:
<<E io che credevo in una risposta sdolcinata, invece, ti metti a piangere, che tristezza!!!>>
<<Ehi! - rispose risentito sul momento, Andrea, asciugandosi le lacrime. - è colpa tua se piango!>> continuò dolcemente prima di baciarlo con passione ed intensità, fino far gemere entrambi di un piacere eterno.

<<Roberto tu per me sei il mio universo. Tu sei come un pianeta ed io il tuo eterno satellite che non potrà mai toccarti, ma solo bramarti. Ti prometto che anche la mia anima sarà solamente Tua. Io ti seguirò sempre dovunque : attraverso mari e fiumi, città o nazioni. Tutto solo per stare con Te, anche solo per la descrizione di un attimo.
E per sempre ti Amerò e ti ringrazierò per aver aperto la Porta che mi teneva Chiuso A Chiave …>>

Il resto delle parole si perse nella nuova unione dei loro animi, ormai coesistenti.


-Owari-

Ps. Piaciuta???? Spero di si … ci ho messo un po’, credevo di fare prima! ^^’’’’
Bhè dai che non è venuta accio! ^///^ Aspetto un vostro parere!










 
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