RICORDI D' INFANZIA
- Capitolo 1° -
"Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni, i fatti e i personaggi non sono esistiti o esistenti."
CAPITOLO 1: Ricordi D’infanzia
In una notte d’estate, una figura incappucciata si incammina per i viottoli del parco londinese; si avvicina, furtiva, ad una panchina illuminata dalla fioca luce di un lampione e vi appoggia un fagotto.
Il silenzio fu rotto dal pianto, una voce di donna chiedeva scusa a quel piccolo ammasso di stracci per poi andarsene così com’era arrivata, in silenzio.
Dall’ agglomerato di cenci qualcosa si mosse e iniziò a piangere: una neonata si muoveva al suo interno e disperatamente, con il suo lamento, cercava di richiamare l’attenzione di quella donna, sua madre, che poco prima l’aveva abbandonata.
Una cagna randagia, incuriosita da quei gemiti, balzò sulla panchina e osservò la piccola creatura: l’istinto materno la portò a leccare la guancia dell’esserino che, attirata dalla strana creatura, aveva smesso di piangere e osservava incuriosita i baffi dell’animale.
Mentre l’animale annusava la piccola, il naso bagnato le sfiorò la gota rosea: la sensazione di umido la lasciò perplessa ma ben presto un sorriso apparve sul viso, dapprima dubbioso, della piccola.
Istantaneamente, il riso si tramutò in un bagliore che accecò la cagna, spaventandola, e la fece scappare: da quel primo sorriso nacque un piccolo folletto luminoso che iniziò a svolazzare sopra la bambina, emettendo un suono di campanelli.
Lo spiritello era combattuto, se da un lato sentiva il richiamo dell’isola…il richiamo di Neverland e non vedeva l’ora di raggiungerla, dall’altro si sentiva in un qual modo responsabile di quella piccola creatura abbandonata da tutti.
Il parco e l’immagine della neotata scomparvero, al suo posto apparve l’immagine di una bimba di 2 anni: capelli corti, tagliati male, color dell’oro; occhi grigi da cui non trapelavano sentimenti né di gioia né di rabbia o dolore; vestita malamente con abiti di 3 taglie più grandi, sorbiva impassibile la sfuriata di quella vecchia strega che si occupava delle bambine nell’orfanotrofio.
Relegata in camera, pronunciò quella che in passato era stata la sua prima parola : “Jil”.
Apparve un folletto, capelli rosso fuoco, torso nudo, indossava solo un paio di calzoncini corti, strappati, ricavati con delle foglie.
Parlava la lingua degli spiritelli, un insieme di tintinnii veloci che si susseguivano e che a noi parrebbero incomprensibili, ma chiari per la piccola e che, per un breve istante, le illuminarono di felicità gli occhi.
Un rumore assordante la svegliò di soprassalto, - DANNAZIONE!- una ragazzina sui 17 anni si catapultò giù dalla cuccetta.
Indossava una camicia bianca sbottonata di 3 bottoni a partire dal collo e dei pantaloni neri che le arrivavano al ginocchio leggermente strappati e con qualche buco.
“Jil svegliati!”, un tintinnio si levò da una minuscola nicchia: - Anju….ancora 5 minuti…………- Uscì dalla stanza e salì le scale: il cielo era azzurro, annusò l’aria salmastra, Dio quanto amava l’odore dell’oceano.
Una voce possente che metteva soggezione, tuonò dall’alto:
- MALEDETTO BRANCO DI SMIDOLLATI, FECCIA DELLA PEGGIOR SPECIE, VI MUOVETE AD ESEGUIRE GLI ORDINI? DATEVI UNA MOSSA O DIVERRETE CIBO PER GLI SQUALI!!!-
Anju ghignò e corse dall’uomo che aveva urlato -Buon giorno Capitano!-
L’uomo al timone, si girò: era alto, possente, sulla 50ina. Aveva una lunga barba con alcuni punti intrecciati, lunghi capelli neri con qualche dred, occhi neri, spietati, che non avevano mai conosciuto pietà; aveva di fronte a sé il miglior pirata dei 7 mari, il più temuto in assoluto, aveva di fronte a sé suo padre adottivo.
Spero vi sia piaciuta!!!!! ^_^ è la prima FF ke scrivo! Commentate m raccomando!!!!! Kissotti
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