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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Holly e Benji (Captain Tsubasa)
Titolo Fanfic: DESTINI CHE SI UNISCONO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: gemini82 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 02/02/2003 01:07:26 (ultimo inserimento: 19/07/04)

salve a tutti! protagonista principale di questa ff è benji, ma non mancheranno nemmeno tutti gli altri...leggete e commentate!^____^
 
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IL RITORNO DI BENJI
- Capitolo 1° -

DESTINI CHE SI UNISCONO

Ciao a tutti! Come avevo promesso, sono tornata con una nuova ff! Protagonista principale di questa storia è il mio personaggio preferito, ovvero il bellissimo, fantastico Benji Price!! ^___^ Ma naturalmente non mancheranno nemmeno tutti gli altri...
Spero che vi piaccia! Naturalmente aspetto i vostri commenti, critiche e suggerimenti!!
Ciao a tutti e BUONA LETTURA!!

DISCLAIMER: I personaggi di Capitan Tsubasa non appartengono a me, ma al mitico sensei Yoichi Takahashi, e non vengono qui utilizzati a scopo di lucro. Tutti i personaggi che non compaiono nella storia originale invece sono creazione della sottoscritta.
In questa storia saranno utilizzati i nomi della versione italiana.

Il titolo della ff (piuttosto banale, devo ammetterlo! ^__^) mi è stato ispirato dalla bellissima canzone dei Tiromancino.

CAPITOLO PRIMO: IL RITORNO DI BENJI

-Signori, stiamo per atterrare all'aeroporto di Shizuoka. Siete pregati di allacciare le cinture di sicurezza-, disse la voce del comandante, diffondendosi attraverso il microfono in tutto l'aereo.
Benji, che fino a quel momento era stato profondamente immerso nei suoi pensieri, con lo sguardo intento ad osservare il paesaggio fuori dal finestrino, si riscosse immediatamente ed allacciò svogliatamente la cintura di sicurezza. Nel compiere quel gesto, vide che la ragazza seduta al suo fianco gli sorrideva maliziosa. Sospirò, e si voltò dall'altra parte a disagio. Non era proprio dell'umore giusto per fare conversazione...
Ancora poco, e sarebbe stato a casa sua, a Fujisawa. Ancora gli sembrava impossibile di aver preso veramente quella decisione. Una decisione drastica, ma alla fine l'unica realmente possibile. Non poteva andare avanti come aveva fatto negli ultimi mesi, la situazione era diventata decisamente insostenibile. Lasciare Amburgo era un po' come subire una sconfitta...aveva giurato a se stesso che non si sarebbe arreso di fronte a nessuna difficoltà, e per anni aveva lottato contro tutto e contro tutti con le unghie e con i denti. Ricordava ancora i primi tempi in cui era entrato in squadra, e aveva dovuto vedersela con l'ostilità dei suoi compagni, che non accettavano l'idea di avere un giapponese nella loro squadra. Ricordava le umiliazioni che aveva dovuto subire, le botte che aveva preso, la solitudine e l'angoscia di ritrovarsi solo e senza amici in un paese straniero, lontano migliaia di chilometri dalla propria patria. Ma aveva resistito nonostante tutto, perché il desiderio di diventare calciatore professionista era più forte di qualunque avversità. E alla fine...chi avrebbe detto che avrebbe gettato la spugna per un motivo del genere? Lui, il SGGK? Però...però purtroppo su certe questioni nemmeno la forza di volontà ha il potere di comandare...su certe questioni gli esseri umani sono vulnerabili, da sempre...e lui era un essere umano.
La ragazza continuava a fargli gli occhi dolci. Benji le diede un'occhiata di sfuggita. Per essere carina lo era, non poteva negarlo...aveva dei capelli neri lisci e lucenti come la seta, e grandi occhi castani molto espressivi. Ma non gli trasmetteva niente, nessuna sensazione. Da quando aveva conosciuto lei, nessuna donna era più riuscita a suscitargli alcun sentimento. L'aveva negato perfino con se stesso finchè aveva potuto...l'aveva negato di fronte agli altri, quando il suo sentimento si era fatto ormai palese...aveva combattuto contro quell'amore che gli era nato dentro come un cancro fino allo sfinimento, ma era stato tutto inutile. E alla fine, aveva scelto la via d'uscita più vigliacca e codarda. La fuga. Lui, Benjamin Price, l'imperturbabile portiere dell'Amburgo e della nazionale giapponese...l'uomo che non si scomponeva davanti a niente...che non temeva niente e nessuno, né in campo né fuori...era fuggito a gambe levate dalla Germania a causa di una ragazza...
Cercò di allontanare da sé quei pensieri che lo facevano stare male. Il pensiero di lei lo faceva stare male. Se pensava che a quell'ora era sicuramente con quel maledetto idiota, che non se la meritava...che l'aveva fatta solamente soffrire, e che avrebbe continuato a farla soffrire anche in futuro, perché uno come lui è troppo pieno di sé per poter amare qualcuno al di fuori di se stesso...sentiva il sangue ribollirgli nelle vene, ed il suo stomaco si contorceva per la rabbia. Doveva riuscire ad ogni costo a dimenticarla...era per questo che aveva deciso di tornare in Giappone. Aveva deciso di mettere più distanza possibile tra se stesso e lei, sperando che la lontananza riuscisse a smorzare i suoi sentimenti, e a cancellare l'immagine di quella ragazza dalla sua mente e dal suo cuore.
L'aereo cominciò ad atterrare lentamente. Benji si sentì immensamente sollevato quando il comandante annunciò che il viaggio era terminato, e si avviò immediatamente verso la scaletta per scendere. Sentire sul suo viso la fresca brezza della sera gli diede una piacevole sensazione di beatitudine. Sembrava di sentire un profumo familiare...il profumo di casa.
-Bentornato a casa, Benji Price-, disse piano, rivolto a se stesso, e per la prima volta dall'inizio del suo viaggio, un lieve sorriso si disegnò sulle sue labbra.

-Ancora con questa storia?! Ma quante volte devo dirti che è il mio allenatore e basta?-, gridò Maki attaccata al cellulare, alzando la voce così tanto che le teste delle compagne di squadra che si stavano cambiando nello spogliatoio si voltarono tutte verso di lei.
La ragazza cominciava a sentirsi davvero esasperata. Da ormai due mesi, da quando Brian Carpenter era diventato l'allenatore della squadra di softball in cui giocava, la sua vita si era trasformata in un inferno. Mark era diventato gelosissimo. Di una gelosia ossessiva, insopportabile, da cui Maki si sentiva soffocata ogni giorno di più.
Tutto era cominciato il giorno della festa di benvenuto in onore del nuovo allenatore. Maki aveva provato un'istintiva simpatia per Brian fin da quando lo aveva conosciuto: era un ragazzo estremamente allegro, brillante e dinamico, e con lui allenarsi risultava decisamente piacevole. Aveva sempre la battuta pronta, al momento giusto, per risollevare il morale alle ragazze e far tornare loro lo spirito combattivo. Era molto diverso dagli allenatori che aveva avuto fino a quel momento. Lei e Brian avevano moltissime cose in comune, e così da semplice allenatore lui era diventato un amico, con cui scambiare quattro chiacchiere in allegria dopo l'allenamento. E anche Brian provava una grande simpatia per Maki, la trovava non solo un'eccellente giocatrice di softball, ma anche una ragazza speciale, la cui compagnia era estremamente piacevole.
Maki aveva parlato del suo nuovo allenatore con Mark in termini entusiastici, ma non aveva notato che il suo ragazzo si era immediatamente adombrato davanti a tutti questi complimenti. Poi, c'era stata la festa. Maki era davvero contenta, non vedeva l'ora di presentare Brian a Mark, era sicura che i due ragazzi sarebbero andati immediatamente d'accordo. E invece...Mark si era comportato in maniera decisamente maleducata con Brian. L'aveva a malapena salutato, con espressione torva sul viso, aveva risposto a monosillabi alle domande che il giovane allenatore gli aveva rivolto, troncando sul nascere ogni tentativo di Brian di intavolare una conversazione, e per tutta la sera aveva fatto in modo di tenere Maki ben lontana dal ragazzo. Era evidentemente geloso. Sulle prime, Maki si era sentita lusingata dal comportamento del fidanzato, ritenendolo la dimostrazione di quanto ci teneva a lei, di quanto la considerava importante. Così, con il sorriso sulle labbra, sforzandosi di essere il più possibile dolce ed affettuosa, lo aveva rassicurato: amava solamente lui, e Brian non era altro che il suo allenatore e un suo buon amico.
Ma le sue rassicurazioni non erano bastate a Mark. Col tempo, il ragazzo aveva cominciato a diventare ossessivo. Si presentava quasi tutti i giorni al campo di softball, inventandosi scuse ogni giorno più improbabili, trattava Brian in maniera sempre più sgarbata e si inalberava se solo il giovane si avvicinava a Maki. Alla fine la ragazza, stanca di questo atteggiamento, gli aveva domandato spiegazioni. Da quel momento, la situazione era diventata assolutamente invivibile. Mark le aveva detto senza mezzi termini che Brian si era sicuramente invaghito di lei, e che era inutile che negasse perché aveva visto benissimo che non le staccava gli occhi di dosso un solo istante. Ed era arrivato perfino ad accusarla di ricambiare la simpatia del giovane allenatore.
Maki era rimasta assolutamente esterrefatta. Mai si sarebbe immaginata un comportamento simile da parte di Mark...che potesse essere così geloso...che potesse avere così poca fiducia in lei.
-Mark...mi sono stancata di ripeterti tutti i giorni la stessa cosa...non c'è assolutamente niente tra me e Brian!-, gridò ancora, esasperata. Non ne poteva più. Il suo animo era lacerato da un conflitto che si faceva ogni giorno più insostenibile. Amava Mark, come non aveva mai amato nessun altro ragazzo in tutta la sua vita, ed il solo pensiero di lasciarlo e stare senza di lui le era insopportabile, le faceva sentire un dolore violentissimo al cuore...ma allo stesso tempo era consapevole di non poter reggere quella situazione ancora a lungo, la gelosia di Mark la soffocava, ed inoltre la sua mancanza di fiducia la offendeva profondamente...possibile che, dopo due anni che stavano insieme, Mark non la conoscesse abbastanza da sapere che mai avrebbe potuto tradirlo con un altro?
-Basta...sono stanca...comincio a pensare che non mi ami affatto, e che non hai capito niente di me!-, esclamò la ragazza con le lacrime agli occhi, troncando bruscamente la comunicazione. Dopodiché, si sedette su una panca dello spogliatoio, si prese la testa tra le mani e scoppiò in lacrime.

Mark rimise a posto il cellulare nel borsone, ed uscì dallo spogliatoio della Toho sbattendo violentemente la porta. Si sentiva davvero furioso in quel momento, e avrebbe preso a calci e pugni il mondo intero...Si rendeva conto di aver esagerato nell'ultimo periodo...che la sua gelosia aveva raggiunto livelli veramente estremi, e non poteva dare torto a Maki quando affermava di non poterne più. Aveva cercato di controllarsi...di ripetersi che Maki lo amava e non lo avrebbe mai tradito, e che doveva avere più fiducia in lei se le voleva bene veramente...dopotutto, la prima cosa su cui deve basarsi un rapporto di coppia è la fiducia reciproca. Ma era più forte di lui...tutte le volte che vedeva Maki con quel dannato allenatore, o la sentiva parlare di lui in modo così entusiasta, come se quel tipo avesse tutti i pregi del mondo...si sentiva assalire dal terrore di perderla, e sfogava su di lei le sue paure, soffocandola. Se fosse stato possibile, avrebbe voluto essere con lei ventiquattro ore su ventiquattro, in modo da impedire a chiunque altro di avvicinarsi alla sua amata...sapeva che questo non era giusto, che non poteva rinchiuderla in una gabbia, e che comunque questo non gli avrebbe garantito che la loro storia sarebbe durata in eterno...ma il solo pensiero che Maki potesse innamorarsi di un altro ragazzo, che potesse decidere di lasciarlo...il solo pensiero di rimanere senza di lei, senza quella meravigliosa ragazza che per la prima volta gli aveva fatto conoscere le meraviglie dell'amore...lo faceva stare male, malissimo. Niente, nemmeno una sconfitta con la New Team, era mai riuscito a farlo sentire così abbattuto, così svuotato di ogni energia, così furioso...
Continuò a ripensare alla conversazione telefonica avuta con la sua ragazza. Stavolta, Maki si era davvero arrabbiata...ed aveva ragione. Il suo comportamento era stato una lampante dimostrazione di mancanza di fiducia, e di scarso rispetto nei suoi confronti...era normale che lei si fosse offesa. L'aveva fatta stare male con la sua gelosia, con la sua ossessione, e ora si sentiva un perfetto idiota. Se fosse andato avanti così, l'avrebbe sicuramente persa, Brian o non Brian. Prima o poi, lei si sarebbe stufata del suo atteggiamento opprimente, e l'avrebbe mandato al diavolo. Doveva assolutamente impedirlo! Con fare deciso, si avviò verso l'allenatore, per chiedergli il permesso di lasciare l'allenamento in anticipo.

Benji entrò in casa silenziosamente. Gli faceva uno strano effetto rimettere piede nella propria abitazione dopo tanto tempo. Era tornato in Giappone ogni tanto, per impegni con la nazionale o semplicemente per rivedere i suoi amici, ma non aveva mai trascorso quei brevi periodi in casa sua...ora invece era tornato per restare. Guardò l'orologio. Erano le sette e mezza. Automaticamente, si domandò che ore fossero in Germania, e cosa stesse facendo lei in quel momento. Era inutile, continuava a pensarci, anche se si ripeteva ogni istante che doveva dimenticarla. Chissà se aveva saputo che era partito...aveva detto a poche persone di aver deciso di lasciare per sempre la Germania. L'allenatore e il presidente dell'Amburgo avevano fatto l'impossibile per convincerlo a rimanere, dicendogli che era il miglior portiere che la squadra avesse mai avuto, e che non potevano permettersi di perderlo, soprattutto adesso che Schneider era passato al Bayern Monaco. Senza i suoi due assi, l'Amburgo era destinato quasi sicuramente ad andare a rotoli...Ma Benji era stato irremovibile. E si era rifiutato di dare spiegazioni, perché mai avrebbe potuto ammettere che se ne andava perché...perché una ragazza gli aveva spezzato il cuore. Nessuno gli avrebbe mai creduto, tantomeno i suoi compagni di squadra, che lo avevano conosciuto come uno sciupafemmine incallito. Per un certo periodo era stato vero. Aveva avuto molte storie durante la sua permanenza in Germania, e doveva ammettere che gli procurava un grandissimo piacere vedere che le ragazze cadevano ai suoi piedi, ed erano disposte a tutto pur di attirare la sua attenzione (ok, forse qui ho esagerato un po'! ^____^ ndGemini). Le sue relazioni erano state sempre brevi e fugaci, un paio di mesi al massimo, e basate soprattutto sul sesso...non cercava l'amore, non voleva complicarsi la vita inutilmente. Poi...aveva incontrato lei. Era stata l'unica ragazza che non era caduta ai suoi piedi, ma che anzi l'aveva respinto. E piuttosto in malo modo. Senza mezzi termini, gli aveva detto in faccia di considerarlo solamente un pallone gonfiato, un idiota tronfio e maschilista che trattava le donne alla stregua di oggetti. All'inizio l'aveva odiata per questo, e si era detto che poteva vivere benissimo anche senza sedurre una tipa così scorbutica e antipatica...ma invece, il suo carattere forte e deciso l'aveva affascinato fin dal primo istante, anche se si era rifiutato di ammetterlo. E poi, quando aveva scoperto il suo lato fragile e vulnerabile...non aveva potuto fare a meno di innamorarsene perdutamente. Peccato che lei amasse un altro...e lui aveva trascorso mesi a domandarsi come una ragazza come lei, che affermava di odiare gli uomini maschilisti e pieni di sé, potesse aver legato la sua vita ad un uomo simile...un uomo incapace di vedere più in là del suo naso, che l'aveva continuamente tradita e fatta soffrire, trattandola come l'ultimo essere della terra...eppure, bastava che lui tornasse fingendosi pentito e giurando che non l'avrebbe fatto mai più, perché lei lo riaccogliesse a braccia aperte. Davvero una strana contraddizione da parte sua...ma Benji aveva imparato a sue spese che ai sentimenti purtroppo è impossibile comandare, e che il cuore segue delle leggi completamente diverse da quelle della ragione. Cominciò a disfare la valigia, e il suo sguardo cadde quasi automaticamente sulla divisa dell'Amburgo...non si era nemmeno accorto di averla portata con sé. Sorrise amaramente. Più tentava di lasciarsi alle spalle il passato, più questo sembrava inseguirlo. E invece doveva dimenticare, fare anche l'impossibile per non pensarci...dannazione, lui era Benjamin Price, il SGGK, non poteva lasciarsi abbattere da una delusione amorosa! Il suo orgoglio non glielo permetteva di certo!
Dopo aver sistemato tutte le sue cose nell'armadio, considerò l'idea di farsi una doccia veloce e di infilarsi immediatamente a letto. Mentre si stava spogliando però, i suoi occhi caddero su una fotografia accanto al comodino. Era una fotografia di qualche anno prima, che lo ritraeva insieme alla sua squadra, la New Team, dopo la vittoria al campionato nazionale, quando avevano sconfitto in finale la temibile Muppet capitanata da Mark Lenders. C'erano proprio tutti in quella foto...Ted, Paul, Johnny, Bob, Tom, che ora viveva in Francia, quella sagoma di Bruce...e al centro della foto lui e Holly, felici e sorridenti. Per un attimo desiderò tornare a quei tempi spensierati...quando c'era solamente il calcio nei suoi pensieri, quando nessuno di loro credeva che potesse esistere nient'altro che tirare calci a un pallone. E, fortissima, lo prese la voglia di rivedere i suoi vecchi amici...forse, stando con loro, avrebbe potuto ritrovare qualcosa, una traccia, del Benji che era stato una volta...prima che lei entrasse nella sua vita, sconvolgendola completamente. Si rivestì rapidamente, e si avviò al campo di allenamento.

Quando arrivò, ebbe come la sensazione che il tempo fosse tornato indietro...erano tutti quanti lì, come una volta, a correre allegramente dietro un pallone, senza sentire la fatica, senza accorgersi del tempo che passava, spensierati e allegri come se dalla vita non si potesse desiderare nient'altro. Provò un'acutissima fitta di nostalgia, e per un attimo si soffermò a chiedersi come sarebbe stata la sua vita se non avesse mai lasciato il Giappone, se non avesse mai deciso di trasferirsi in Germania...domande inutili, non era possibile ormai cambiare quel che era stato. Tutto quello che poteva fare era guardare avanti, e sforzarsi di voltare pagina.
Il gioco si fermò dopo un intervento di Bob su Bruce, che come suo solito cominciò immediatamente a lamentarsi con veemenza. Holly stava ridendo con i compagni, quando vide una figura familiare, appena illuminata dalla luce di un lampione. Gli ci volle qualche istante per riconoscerlo, anche perché gli sembrava impossibile che fosse veramente lui...cosa ci faceva lì, a Fujisawa? Non doveva essere ad Amburgo? Eppure...no, non si stava sbagliando, era sicuramente lui!
-Benji!-, lo chiamò a gran voce, mentre tutti i compagni di squadra si voltavano nella direzione dello sguardo del capitano, sorpresi.
-Benji?!-, ripeté Bruce meravigliato. Poi notò il ragazzo che li stava osservando da poco distante. -Eh sì, è proprio lui!-
Benji sorrise, e si avvicinò ai suoi vecchi compagni di squadra a grandi passi.
-Come state? Vi trovo benissimo!-, domandò con voce allegra.
Holly fu il primo a raggiungerlo, e gli strinse calorosamente una mano. -Che sorpresa! Non ci aspettavamo certo di vederti qui!-
-Ma dicci, sei venuto qui per una vacanza? Non mi pare che ci sia stata qualche convocazione in nazionale!-, gli domandò Bruce, incuriosito dall'arrivo inatteso del portiere.
Lo sguardo di Benji si rabbuiò immediatamente a quella domanda. Aveva giurato di non raccontare a nessuno del vero motivo per cui aveva deciso di tornare...nemmeno ai suoi amici. No, ammetterlo sarebbe stato troppo per il suo amor proprio! Cercò di abbozzare un sorriso, ma agli altri ragazzi non sfuggì che la sua espressione era improvvisamente mutata.
-Beh, ecco...a dire il vero, sono tornato per restare-, disse, sforzandosi di utilizzare un tono di voce il più possibile naturale.
I ragazzi sgranarono gli occhi per lo stupore. Per un attimo pensarono che Benji stesse scherzando. Come mai? Non aveva deciso di trasferirsi in Germania per diventare calciatore professionista? Com'era possibile che avesse deciso di andarsene proprio quando, dopo mille difficoltà, era riuscito a diventare il portiere titolare dell'Amburgo? Ma l'espressione di Benji non era affatto quella di chi sta scherzando, anzi...non l'avevano mai visto così serio. C'era un'ombra sul suo volto che non avevano mai scorto prima. C'era qualcosa di decisamente insolito in lui.
-Ma...per quale motivo?-, domandò timidamente Holly.
Il ragazzo sospirò, arrovellandosi il cervello nel tentativo di trovare una spiegazione plausibile. Poi, scrollò vigorosamente le spalle. -Ecco...mi sono stancato della Germania!-
-Ti sei stancato della Germania?-, chiese Bruce in tono incredulo.
La pazienza di Benji stava cominciando ad esaurirsi. -Sì, e allora? Diamine, sono venuto qui per rivedere dei vecchi amici, non certo per subire il terzo grado!-, sbottò nervosamente.
Tutti quanti ammutolirono, sorpresi da quello scatto d'ira. D'accordo, Benji non era mai stato particolarmente affabile o socievole, ma quella reazione...beh, era a dir poco eccessiva! E anche la motivazione che aveva dato per il suo inatteso ritorno non stava decisamente in piedi. Stanco della Germania...e chi avrebbe mai creduto che lui potesse veramente rinunciare al suo sogno e gettare al vento anni di sacrifici per un motivo così futile?
Holly sospirò. Era evidente che qualcosa non andava, l'amico si stava comportando in modo piuttosto strano. Ma era altrettanto evidente che Benji non aveva intenzione di parlarne, e quindi era del parere che per il momento fosse meglio lasciar perdere. Se e quando avesse voluto, sarebbe stato lui a confidarsi. Fece un gran sorriso nel tentativo di smorzare la tensione che si era venuta a creare all'interno del gruppo.
-Su, lasciamo perdere...che ne dici di allenarti un po' con noi, Benji?-, domandò tranquillamente.
Benji ricambiò il sorriso. Holly non era affatto cambiato...sapeva sempre come alleggerire la tensione, quando questa si faceva insostenibile. Allenarsi un po' con i suoi vecchi amici lo avrebbe certo aiutato a distrarsi...così, nonostante fosse stanco per il lungo viaggio, acconsentì immediatamente, e andò a posizionarsi in porta.
Mark parcheggiò l'automobile proprio di fronte al campo di softball, e scese rapidamente. Si passò nervosamente una mano tra i capelli, mentre si sforzava mentalmente di cercare le parole più adatte per parlare a Maki, e soprattutto per scusarsi del suo comportamento opprimente. Accidenti, si sentiva teso e preoccupato come mai in vita sua! Il suo cervello sembrava incapace di formulare una frase di senso compiuto! Diavolo, era o non era la tigre? Possibile che il solo pensiero di parlare con la sua ragazza lo facesse tremare come fosse stato un innocuo micetto?!
Cercando di recuperare la calma, si avviò a grandi passi verso l'entrata del campo sportivo. E fu allora che la vide. Stava uscendo dal cancello, con indosso la tuta e la giacca a vento della squadra, e i lunghi capelli castani raccolti in una coda di cavallo. Era bellissima, e Mark sentì il proprio cuore accelerare i battiti come ogni volta che la vedeva. Poi, vide qualcosa di molto meno piacevole. Maki non era sola. C'era un ragazzo insieme a lei. Un ragazzo alto e dal fisico sportivo e scattante, con i capelli castani corti e un sorriso da seduttore. Un ragazzo che Mark aveva odiato dalla prima volta che l'aveva visto, e che era stato la causa di tutti i problemi tra lui e Maki. Brian Carpenter.
Stavano camminando fianco a fianco in direzione del parcheggio, e Mark realizzò con una violentissima stretta alle viscere che probabilmente Brian aveva offerto a Maki un passaggio verso casa...ammesso che l'avrebbe accompagnata a casa, e non l'avrebbe invece portata da qualche parte a divertirsi...Parlottavano fittamente tra loro, e parevano andare d'amore e d'accordo. L'espressione del viso di Maki era distesa e rilassata, e ogni tanto rideva divertita. Brian sfoderava un sorriso a trentadue denti, e ora...aveva messo con disinvoltura un braccio intorno alle spalle della ragazza, che non pareva affatto infastidita da quel gesto, anzi...rispondeva con un sorriso luminoso, come se non stesse aspettando altro...Mark sentì una furia cieca assalirlo a quella vista. si L'istinto gli suggeriva di scagliarsi contro Brian e di spaccargli la faccia a suon di pugni! Sentiva le mani prudergli, in maniera così violenta come mai gli era capitato, nemmeno a quell'arrogante e antipatico di Benjamin Price! Prima ancora di realizzare cosa stava facendo, si era avvicinato alla coppia e aveva afferrato con violenza Brian per il bavero della giacca a vento che indossava.
-Mark!-, esclamò Maki meravigliata.
-Brian Carpenter-, ringhiò Mark, guardando in cagnesco l'allenatore come se desiderasse polverizzarlo con le sue stesse mani.
-Ma...ma...che succede? Non capisco...-, farfugliò Carpenter, piuttosto spaventato.
-Come osi provarci con la mia ragazza?-, gli domandò Mark dandogli una brusca scrollatina.
-Mark! Sei impazzito?-, gridò Maki, mettendosi in mezzo ai due ragazzi e costringendo Mark a lasciare la presa su Brian, che si una volta libero dalla sua stretta si allontanò da lui il più possibile.
-Non intrometterti Maki! Cosa credi, che non abbia visto come camminavate tutti abbracciati?-, ribatté Lenders, guardando la fidanzata con occhi fiammeggianti di collera.
-Abbracciati? Ma che stai dicendo?-, disse la ragazza sostenendo con fierezza il suo sguardo.
-Credi forse che io sia cieco? E pensare che ero venuto qui per scusarmi di essere stato così geloso e oppressivo nell'ultimo periodo! Mi sentivo in colpa perché pensavo di aver dimostrato scarsa fiducia nei tuoi confronti! Ma a quanto pare invece avevo perfettamente ragione!-, urlò Mark furioso.
-Ancora con questa storia? Ma in che lingua devo dirtelo che tra me e Brian non c'è niente? Non c'è ASSOLUTAMENTE NIENTE!-, gridò la ragazza esasperata.
-Te lo assicuro! Non ci proverei mai con la fidanzata di un altro! Maki per me è solamente un'amica!-, intervenne Brian timidamente.
-Non intrometterti!-, gli gridò violentemente Lenders.
-Mark...io...non riesco a capire cosa ti stia succedendo...cosa ci stia succedendo...ma una cosa la capisco bene-, proseguì Maki in tono estremamente serio.
-E cioè?-, le chiese il ragazzo.
La giovane tirò un profondo sospiro, e poi lo guardò dritto negli occhi con aria immensamente triste e rassegnata. -Se tu proprio non riesci a fidarti di me...se davvero mi consideri capace di tradirti col primo venuto, e di prendermi gioco di te alle tue spalle...allora tra di noi è tutto finito!-, disse in tono deciso.
Mark rimase immobile come se l'avesse colpito un fulmine. Tutto finito...tutto finito...gli ci volle qualche istante perché il significato delle parole di Maki si facesse largo con chiarezza nella sua mente...poi, sentì il suo cuore andare in mille pezzi, e un profondo senso di vuoto assalirlo.
-Maki...aspetta io...-, farfugliò, rendendosi conto di aver esagerato per l'ennesima volta, di essersi di nuovo lasciato trascinare dalla sua impulsività, dalla sua maledettissima gelosia...Doveva cercare di farle cambiare idea, non poteva perderla, non per un motivo così stupido.
Ma ormai era troppo tardi. Maki si stava allontanando a passo svelto e deciso, seguita da un esterrefatto Brian che ancora sembrava non aver completamente compreso la situazione.
-Maki aspetta!-, gridò Mark, con un'evidente nota di disperazione nella voce.
La ragazza non si voltò nemmeno a guardarlo...non voleva che lui si accorgesse che i suoi occhi erano pieni di lacrime...
-Maledizione!-, imprecò il ragazzo, tirando un calcio al cancello del campo sportivo e maledicendo se stesso per la propria stupidità.

Benji si sentiva decisamente meglio dopo l'allenamento con i suoi amici. Era stato davvero piacevole giocare a calcio con Holly e gli altri dopo così tanto tempo, e per un po' i pensieri che lo tormentavano gli avevano dato finalmente tregua. Si sentiva più libero e leggero.
Dopo aver commentato scherzosamente con Holly alcuni episodi della partita, e aver preso immancabilmente in giro Bruce per un paio di suoi tiri che non avevano nemmeno inquadrato lo specchio della porta, si avviò a recuperare il suo borsone per farsi una doccia all'interno della palestra insieme a tutti gli altri. Era appena entrato nello spogliatoio quando udì distintamente il trillo di una suoneria a lui familiare. Il suo cellulare stava squillando. Sobbalzò ansiosamente, e la sua espressione improvvisamente tesa, quasi smarrita, non sfuggì ai suoi compagni, che per l'ennesima volta si domandarono cosa poteva essergli successo nell'ultimo periodo.
Chi poteva essere? E...se per caso...lei...Si diede del cretino per averci anche solo pensato. Prima di tutto, lei non aveva nemmeno il suo numero di telefono, dato che non le era mai minimamente interessato saperlo. E, oltretutto, che ragione avrebbe avuto lei di chiamarlo? Non doveva illudersi con delle speranze irrealizzabili, che potevano farlo solamente stare peggio.
Prese in mano il cellulare e lesse sul display chi lo stava chiamando. Non riuscì a trattenere un moto di disappunto. Proprio l'ultima persona che desiderava sentire in quel momento...
Uscì rapidamente dallo spogliatoio, per evitare che gli amici ascoltassero la sua conversazione, e premette il tasto per accettare la chiamata.
-Che vuoi?-, domandò freddamente.
Con una smorfia, ascoltò il fiume di parole dell'interlocutore dall'altra parte del filo. Dannazione, ma perché non voleva rassegnarsi? Perché non voleva capire? In fondo, doveva solo mettere a tacere il suo orgoglio ferito...perché non c'era nient'altro che potesse farla stare male, dal momento che non provava amore nei suoi confronti...non ne aveva mai provato.
-Samantha...-, disse, cercando di frenare l'eloquio della ragazza. -Samantha...noi non abbiamo più nulla da dirci!-, quasi gridò, cominciando a perdere le staffe.
Dalla porta dello spogliatoio, gli altri ragazzi, Bruce in prima fila, erano intenzionati a non perdersi nemmeno un secondo della conversazione. Chissà, forse così avrebbero finalmente scoperto cosa stava nascondendo Benji, e soprattutto qual era il motivo del suo precipitoso e del tutto inaspettato ritorno in Giappone. Forse c'era di mezzo una donna...e la conferma ai loro sospetti arrivò quando udirono il portiere pronunciare il nome Samantha...un nome indubbiamente femminile. Chissà chi era questa Samantha...e che legame c'era tra lei e Benji...
-Ora sono in Giappone Samantha! No, non sto scherzando!-, disse Benji, sospirando.
-Non tornerò mai più in Germania! E con questo la conversazione è chiusa-, e troncò bruscamente la comunicazione, lottando con l'istinto che gli suggeriva di scagliare a terra il cellulare e distruggerlo. L'apparecchio prese immediatamente a trillare di nuovo, e Benji, con un moto di stizza, lo spense, imprecando ad alta voce.
Dopodiché, con gli occhi fiammeggianti di rabbia, si avviò nuovamente in direzione dello spogliatoio, e gli amici si affrettarono ad allontanarsi, perché se Benji si fosse accorto che stavano spiando la sua conversazione...sarebbero stati guai seri!
Il portiere non disse una parola, e nessuno osò chiedergli nulla, dato che la sua espressione furibonda non prometteva nulla di buono. Si spogliò velocemente e si infilò sotto la doccia, sperando che il getto d'acqua bollente riuscisse a rilassarlo un po'...ma invano.

Fine primo capitolo

Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto! Forse i personaggi vi sembreranno un po' "out of character" (soprattutto Mark), non era mia intenzione ma è stato necessario in vista degli sviluppi futuri della storia! Aspettate e vedrete!
Cosa accadrà ora? Chi sarà la ragazza che ha spezzato il cuore di Benji? Che legame c'è stato tra lui e Samantha? E tra Mark e Maki è veramente tutto finito? Per saperlo, non perdetevi i prossimi capitoli della ff!
Aspetto tanti commenti!! Un bacione a tutti!!







 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
mariachiara-love - Voto: 08/04/15 20:57
Questa fanfic è stata stupenda la adoro. 😍 penso che sia la più bella che io abbia letto
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
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