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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: DUE ANIME...
Genere: Dark
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: tomtenadia galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 11/03/2007 10:09:09

Amore dai toni dark tra il temibile mangiamorte Dolohov e la sua amata.
 
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- Capitolo 1° -

In lontananza un orologio batteva lento le ore.
Mezzanotte.

Il parco era immerso nel silenzio delle tenebre, rotto solo dal fruscio del vento tra le fronde degli alberi.
Una donna, avvolta in un lungo mantello nero stava in piedi accanto ad un albero.
Sembrava in attesa di qualcuno.

I rintocchi terminarono.
Un uomo, con un lungo mantello nero avanzava con passo sicuro.
Era alto e muscoloso, ma il suo portamento era austero.
Si avvicinò alla donna e con un lento gesto si levò il cappuccio che gli nascondeva il capo.
Il suo volto era pallido, i suoi capelli neri come il carbone e gli occhi scuri e profondi come la più cupa delle notti.

La donna gli si avvicinò e gli buttò le braccia al collo, lo abbracciò.
Un abbraccio tanto agognato, tanto desiderato.
La gioia e la voglia di quel contatto le si leggevano in volto.
Lui dal suo canto rimase immobile, fermo, insensibile, incurante di quel semplice gesto così dolce, così spontaneo…

“Buonasera Laura” disse freddamente, mentre con un gesto sicuro allontanava la donna da sé
“Ciao Antonin, sono contenta tu sia venuto” disse la donna sorridendo e levandosi a sua volta il cappuccio. Aveva dei bellissimi lunghi capelli neri, e due occhi grigi, freddi come il ghiaccio ma capaci di esprimere appieno i sentimenti più reconditi del suo animo.

“Allora per cosa mi hai fatto venire?” disse Dolohov in tono scocciato, voltando le spalle alla donna.

“Ti devo parlare…” disse lei con tono dolce e gentile mentre invano cercava lo sguardo di lui.
“ e girati maledizione! Abbi il coraggio di guardarmi negli occhi mentre ti parlo!” urlò la donna in un impeto di rabbia.

L’uomo si voltò.
Lei lo fissò negli occhi, in quei suoi profondi occhi neri…cercando un briciolo di umanità.
Sospirò e parlò

“Sono stufa Antonin!. Stufa di non poterti vedere alla luce del giorno. Stufa di vederti di nascosto in questo maledetto parco. Stufa di doverti dividere con quei tuoi maledetti amici mangiamorte. Stufa di essere al secondo posto! Se davvero mi ami, o provi anche solo un briciolo di amore in quel tuo minuscolo cuore ti prego molla quei pazzi maniaci…”

Pesanti furono le parole che uscirono dalla sua bocca.
Cosa l’aveva portata a dire quelle cose?
Dove aveva trovato tutto quel coraggio?
Erano la disperazione, l’amore e la follia che dimoravano nel suo cuore?
Le mani le tremavano, la voce era rotta dall’emozione, dal dolore, dal rancore.

Fissò Dolohov negli occhi, aspettò una risposta, aspettò la sua sentenza, il suo destino.

Lui la guardò, gli occhi all’improvviso apparvero più umani, ancora in grado di provare amore.
Un barlume di vita e di umanità li attraversò.
Fu solo un attimo…
Un fugace, dannatissimo attimo…
E poi di nuovo nulla…di nuovo il gelo.

Le mise una mano sulla spalla, il gesto più dolce che sapeva compiere.
“Non posso. Te l’ho già detto tante volte. Non posso! Ho una missione da compiere, il signore oscuro vuole…” non ebbe il tempo di finire la frase.

“Il signore oscuro…sempre lui! Quel pazzo maniaco omicida e la sua stramaledettissima causa e quel moccioso viziato a cui date la caccia. È così importante? Tanto importante da rinunciare alla felicità? Da quando sei così senza cuore? Non ti riconosco più…”
Disse la donna con rabbia posando lentamente la mano sul petto di lui…su lato del cuore.

Il cuore, quell’unica parte di noi che ci rende umani, vulnerabili, fragili…

Lo sentiva battere, ma davanti a lei c’era solo un uomo la cui pietà si era lentamente dissolta e con lei la capacità di amare.

“Non posso!”. Freddo, glaciale, crudele.

Due parole, due semplici parole dolorose come una pugnalata al cuore.

Un vento gelido si alzò.
L’aria odorava di tempesta.
Il silenzio calò tra i due.

Due amanti…
Due anime così lontane…
nel buio si cercano…


“Forse un giorno, quando tutto sarà finito…ma adesso il mio posto è altrove” La sua voce era calma, pacata,profonda ma quella frase…quelle parole…risuonarono come una sentenza senza possibilità di appello.

Due anime si cercano a vicenda…
Nelle tenebre si inseguono…ma mai si trovano…
Sole e Luna…


“Trovati un altro, lasciami in pace, dimenticami!”
La voleva ferire, voleva vederla piangere, voleva farle del male.
Voleva allontanarla per sempre da sé.
Era crudele…spietato…maledetto.

Lei lo guardava incredula.
Le lacrime ormai le rigavano il volto e facevano apparire i suoi occhi ancora più chiari…

“Sei uno schifoso, un codardo, un vile, un ipocrita” urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
“Piantala!” disse lui.

“Sei un codardo, è più facile rinunciare vero? È più facile far finta di nulla…fingere, fingere che non sia mai esistita…” la sua rabbia cresceva…il suo rancore, la sua disperazione la stavano travolgendo.
Lo odiava.
“Ti ho detto smettila!” con tono che sembrò quasi un comando.


Due anime disperate…
Nell’oblio lentamente sprofondate.


La disperazione, offusca la mente degli amanti…

“Perché non mi cancelli eh? Un Oblivion e ti sarai per sempre liberato di me. Avanti…fallo…se ne hai il coraggio…”

…lentamente li uccide…

La donna si avvicinò a lui.
Gli prese la mano nella quale vi ripose la bacchetta.
Prese il braccio di lui e se lo portò verso di sé, puntandosi la bacchetta al cuore…

Due anime dal fato divise…
…nel dolore riunite…


“Avanti” disse con un filo di voce “Se sei davvero così senza cuore come mi vuoi far credere, pronuncia quella maledettissima parola e tutto sarà finito. Io sarò solo un bruttissimo ricordo!”
La voce le tremava.
Paura, rabbia, disperazione.

Due anime erranti…
nell’eterno cammino della speranza…


Lui abbassò la mano con la quale teneva la bacchetta.
Fissò la ragazza negli occhi.
Le carezzò il viso, asciugandole le lacrime.
Un gesto meccanico, ma finalmente sincero.

Avvicinò il viso a quello di lei.
La baciò

…Due anime ribelli
si sono ritrovate…


Un bacio semplice, suggello di un’eterna promessa.
“Aspettami” le sussurrò.
Si rimise il cappuccio in testa e se ne andò sparendo nella notte.

Lei rimase lì.
Con una promessa.
Ancora tremava…la paura di quella parola “Oblivion” le colmava il cuore.
Paura di essersi sbagliata, di essersi illusa.
Paura di perdere il suo angelo nero.
…e quella parola “Aspettami” che lentamente spazzava via gli spettri dal suo cuore.

…forse un giorno lui sarebbe tornato, non importa quando, non importa dove.
Lui l’avrebbe fatto…

…Due anime unite in un’eterna promessa strappata alle tenebre…
e custodita dal sole…





 
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