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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: L'ANGELO
Genere: Romantico, Introspettivo, Song-fic
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: erikuccia galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 09/03/2007 22:47:15

Una fic nata come costola di "L'angelo della Foglia". Ovviamente è una Maho/Kakashi.
 
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CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -

Vi assicuro che questa fic è del tutto non premeditata. Mentre scrivevo il trentesimo capitolo dell’altra fic su Naruto, da cui questa prende spunto, stavo ascoltando una canzone che udivo per la prima volta (in realtà l’ho scelta proprio per il titolo con cui si presentava) e mi è apparsa incredibilmente adatta alla situazione che, capitolo dopo capitolo, sto cercando di descrivervi.
Non so se ci sto riuscendo con L’angelo della Foglia, e non so se riuscirò con questa breve song-fic a far trapelare quelli che sono i sentimenti profondi di un’anima come Maho. Però come sanno quelli che mi conoscono, quando mi prende l’impulso di scrivere non riesco mai a fermarmi. Così ho corso il rischio e ho fatto il salto nel buio. Spero di non fare un ruzzolone quando tornerò alla luce. ^_^ Per quel che riguarda i declaimers…Beh, Maho Tardai è un personaggio che mi appartiene, in tutto e per tutto, essendo un frutto dolcissimo della mia mente, mentre Kakashi Hatake è, come tutti sapete, il personaggio del manga/anime di Naruto di cui non ho nessun copyright! La canzone, intitolata come la fic, L’ANGELO è di Syria. Ci consiglio anche di ascoltarla, perché è molto bella. E questo è tutto.
Erikuccia, come sempre.













L’ANGELO
di : Erikuccia











Capitolo Unico







Chissà che faccia avrai
se sei bello oppure no
e se metti le ali
ogni volta che vieni da me


Il cielo era blu sopra Konoha, in quella notte piena di stelle. Una notte come tante, piena di dolci anime che si lasciano guidare da un dolce suono di arpe effimere verso le braccia aperte di Morfeo.
Una giovane donna però non riusciva a chiudere gli occhi che, aperti e adoranti, continuavano a guardare il profilo che da anni aveva seguito dalla finestra.
Il profilo di un angelo.
Sbadigliò, incrociando i piedi nudi sul davanzale che, ormai da anni, era l’unico posto dove, durante la notte, potesse trovare un po’ di pace. E questo perché bastava allungare la mano per respirare la stessa aria del ragazzo che in una mattina di nebbia le aveva teso una mano.
Un angelo che in realtà era uno spaventapasseri. Sorrise, illuminando il suo volto di giovane donna. I lunghi capelli castani erano tenuti fermi sulla nuca, in modo da evitare la calura di quell’estate un po’ fuori dal comune a Konoha. Ma non era quello a tenere sveglia Maho. Era così abituata a non dormire, a proteggere il sonno della persona per lei più importante per poter chiudere occhio. Dopotutto glielo doveva.
Kakashi l’aveva salvata dal suo passato che l’aveva inseguita per quattro giorni e per molti anni ancora. Un passato fatto di sangue e di due occhi turchesi che la perseguitavano nel sonno. In una mattina piena di bruma, un giovane adolescente di sedici anni, era apparso davanti ad una bambina stanca e in lacrime che in una volta sola aveva perso tutto: le origini e la via da seguire per il futuro.
Maho sorrise nel ricordo di quella lontana mattina. Aveva gli occhi pieni di lacrime, e li teneva bassi, contro le sue stesse gambe per paura di dover guardare avanti. Poi era apparso lui, e Maho non aveva potuto fare altro che continuare a guardarlo, come rapita, come persa in un sogno.
Quasi non fece caso alla mascherina blu che nascondeva il volto del ragazzo: quando la notò si domandò quale volto si celasse lì dietro. Un bel volto? Un volto pieno di cicatrici? Non le era mai importato più di tanto, perché per lei non era importante. Per Maho quel ragazzo che ancora non conosceva, ma che presto sarebbe diventato la parte più importante della sua vita, era un angelo.
Un angelo venuto da un posto bellissimo. Un angelo arrivato per poterla salvare.
E da allora Kakashi era sempre stato il bellissimo angelo della foglia che arrivava ogni volta che lei aveva bisogna di non arrendersi, di credere in sé. Ogni volta che c’era bisogno di essere protetta.
E quella di Kakashi era l’unica protezione che accettava.

avrai vent'anni o cento
e perché tu hai scelto me
che non sono nessuno
e faccio casino e non trovo mai
buone risposte da me


L’angelo della foglia.
Era questo il nomignolo che in segreto Maho aveva inventato per il suo salvatore. Perché subito le era parso simile ad un angelo sceso dal paradiso per portare giustizia e bontà in un mondo che Maho, a soli otto anni, aveva già cominciato ad odiare.
«Kakashi…» disse tra sé e sé, guardando la finestra con le tende lasciate aperte. La sola nell’intero stabile. Sorrise per l’ennesima volta. Kakashi sapeva, anche senza dirlo, che la notte qualcuno vegliava sul suo sonno. Ma Maho non aveva mai pensato di perdere quell’abitudine. Kakashi aveva vegliato per quasi dieci anni sulla sua vita. Il minimo che poteva fare era controllare che gli incubi che popolavano la sua mente non andassero a disturbare il sonno regolare di Kakashi.
A volte si domandava perchè avesse scelto di prendersi cura di lei. Dopotutto prendere sotto le proprie grandissime e splendenti ali una ragazzina che non aveva più i genitori, che non aveva più una casa, né referenze da presentare, gli avrebbe creato più problemi che soddisfazioni.
E dopotutto lei, Maho Tadai, non era niente, non era nessuno.
Che cosa aveva fatto in una vita precedente per meritarsi quell’angelo? Non lo sapeva, e dopo un po’ di tempo aveva anche smesso di domandarselo. L’importante è che la vita, dopo averle tolto tanto, avesse deciso di premiare quel pizzico di coraggio che le era rimasto mandandole il suo angelo più bello e anche il più buono.
Kakashi, fin dal primo istante, per Maho era stato come un faro da seguire, un modello da eguagliare, un padre cui chiedere consiglio, il primo e grande amore della sua vita. Nonostante la differenza di età che c’era tra di loro, nonostante i commenti cattivi di alcune persone e tutti i tentativi che erano stati fatti per allontanarli, Maho non aveva mai smesso, neanche una volta, di amarlo. Non le importava nulla. Se Kakashi avesse avuto cento anni più di lei, o fosse stato più piccolo di altrettanti anni, lo avrebbe amato comunque, nello stesso identico modo.
Avrebbe comunque sognato di lui durante tutte le ore del giorno; avrebbe comunque passato tutte le notti a guardare il suo profilo steso sul letto; sarebbe stata sempre pronta a morire per lui.


ma io so di avere te
che sai arrivare sempre in tempo
quando sto crollando
e mi cade addosso il mondo
ti nascondi in un amico
passi qui da casa mia
stavo già gridando aiuto
S.O.S. compagnia
tu mi conosci bene
se combatto o se mi arrendo
se mi sto perdendo
e a me stessa non ci tengo
e ce ne vuole di pazienza
con un tipo come me
che non sa più fare a meno
di un amico come te


Per quale motivo?
Perché il semplice pensiero di avere Kakashi bastava a rendere luminose anche quelle giornate piene di plumbee disillusioni e tradimenti. E Maho lo sapeva. Lo sapeva bene. Era stata la presenza di Kakashi, sebbene con le lacrime che scendevano anche dallo Sharingan, a impedirle di impazzire quando il resto del mondo sembrava essere solo un manicomio per tutti quanti; quando il sangue era stato versato per un malinteso.
E dopotutto era per Kakashi se era ancora viva: e non solo perché aveva aperto le ali in un’alba senza sole, ma perché una volta era arrivato in tempo per sostenerla, quando aveva deciso di piegarsi e di gettare la spugna. Nonostante fosse sempre in ritardo, sempre indietro rispetto all’orologio del resto dell’universo, Kakashi sapeva sempre arrivare in tempo quando Maho lo chiamava, non necessariamente con le parole. Era lui che le aveva tenuto il cielo e le stelle, affinché non la schiacciassero. Era lui che l’aveva sostenuta quando aveva tirato fuori l’orgoglio e la rabbia che aveva covato per tanto tempo e aveva salutato, forse per sempre, il suo passato.
Era il suo migliore amico, e Maho era fiera di lui. Ma la realtà era che lei indossava la maschera di migliore amica quando in realtà voleva essere molto di più. Voleva amarlo in tutti i modi possibili, avrebbe voluto chiuderlo in un abbraccio lungo quanto l’eternità. Ma non poteva.
Non doveva farlo se non voleva perderlo per sempre. Già una volta era accaduto, e quelle due settimane erano state le più lunghe di tutta la sua vita. Forse più lunghe ancora di quei quattro, interminabili giorni in cui aveva continuato a camminare. La realtà era che per Maho non era poi così importante trovarsi a soffrire per un amore che sapeva non sarebbe mai stato ricambiato; non le importava se il suo cuore esplodeva ogni volta che prendeva consapevolezza di questo fatto empirico. Era come se non tenesse veramente a sé stessa. Il problema era invece che teneva così tanto a Kakashi da annullarsi nell’affetto e nell’amore che provava per il jonin dai capelli argentati.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per impedirgli di soffrire. Anche a costo della propria felicità.
E dopotutto non era allo spaventapasseri se poteva ancora provare dei sentimenti? E quindi che male c’era a dedicargli tutta la sua esistenza?
Kakashi era l’unico che la conoscesse bene, che la conoscesse veramente. Era l’unico a capire da un semplice sguardo quando decideva di arrendersi e quando invece si rimboccava le maniche pronta per l’ennesima sfida contro un mondo intero che non l’aveva mai accettata del tutto.
Kakashi con lei era sempre paziente, sempre gentile. Si arrabbiava di rado, e quando lo faceva, quando la riprendeva o gli teneva il muso era sempre perché voleva farle capire determinati errori. In definitiva ognuno agiva in dipendenza dell’altro.
Una dipendenza di cui Maho ormai non poteva più fare a meno.
Amico, padre, amante che fosse, Kakashi era tutta la vita, tutto l’ossigeno di cui Maho necessitava.



e l'angelo ti sorprende
il tuo angelo ti difende
quando non te l'aspetti
ti arriva alle spalle così
e non gli sfugge niente
si preoccupa di me
che ogni tanto ho paura
di questa natura testarda ribelle
e insicura che ho

«Dovresti evitare di stare tutto questo tempo alla finestra.»
Maho si voltò di scatto, mentre il suo cuore, preso alla sprovvista, cominciò una maratona già persa in partenza. Davanti a lei, nella penombra lunare, Kakashi se ne stava in piedi, tranquillo e sereno come sempre. Sembrava che niente potesse scalfirlo. Il suo sorriso aperto e solare faceva sorgere il sole, anche se era notte fonda. Ma dopotutto era anche questo il potere e il fascino che il jonin aveva esercitato sulla ragazza, ormai donna. Il fascino di un angelo.
In grado di sorprenderla sempre, anche nel momento più inaspettato.
«Non riuscivo a dormire.» disse Maho, lasciando che i piedi dondolassero lontano dal pavimento bollente. Si era lasciata alle spalle il grande cielo di Konoha, ma, dopotutto a cosa le serviva se aveva la più meravigliosa delle creature davanti? Come al solito Kakashi, all’interno della sua stanza che per anni si era impegnata a rendere veramente sua, non stonava affatto, ma sembrava viverci da sempre. Probabilmente era questione di karma. Un angelo che quando uno non se lo aspetta appare con le sue grandi ali invisibili, pronto a proteggere le persone che per qualche strana ragione, decideva di prendere sotto la propria, divina protezione.
«Sono giorni che hai questo problema, non è vero?» chiese Kakashi, avvicinandosi inarcando l’unico sopracciglio visibile. Maho si sentì lusingata nel leggere la preoccupazione nell’occhio dell’amico. Chissà…Chissà perché la vita prima le aveva tolto i genitori e poi aveva deciso di presentarle un angelo come Kakashi Hatake. Una persona cos’ meravigliosa, così splendida che Maho ogni tanto tremava di paura all’idea di perderlo per via del carattere testardo, orgoglioso, ribelle e nel frattempo insicuro che si trovava.
Ma non era poi così importante. Perché qualcosa le diceva che Kakashi sarebbe rimasto sempre al suo fianco, anche nei momenti più difficili, in quelli più tremendi. L’aveva già vista dare il meglio e il peggio di sé e aveva continuato a tenerla per mano, senza mai lasciarla veramente sola. Anzi. Era stata lei che, per alcuni folli momenti, aveva pensato di abbandonarlo, di lasciarselo alle spalle. Ma era stata un follia così intensa che Maho cominciava a domandarsi se fosse esistita davvero o se se la fosse solamente immaginata.
«E poi..» continuò Kakashi, sedendosi a terra, guardando la donna che era sbocciata sotto i suoi occhi, bellissima e straordinaria, proprio come aveva predetto giustamente Obito « Cosa troverai di così straordinario nel guardare la mia finestra?»
Maho non rispose nemmeno. Tornò a poggiare la schiena lungo il muro che circondava la finestra e il piccolo balconcino, mentre con gli occhi spaziò nel vasto infinito dell’universo visibile.
Di colpo sembrava uno spazio claustrofobico.
Era la sua stanza che, con un angelo meraviglioso al suo interno, era diventata immensa.

***

ma io so di avere te
che sei arrivare sempre in tempo
quando sto crollando
e mi cade addosso il mondo
ti nascondi in un amico
passi qui da casa mia
stavo già gridando aiuto
S.O.S. compagnia
tu mi conosci bene...
se combatto o se mi arrendo
se mi sto perdendo
e a me stessa non ci tengo
e ce ne vuole di pazienza
con un tipo come me
che non sa più fare a meno
di un amico come te
e ce ne vuole di pazienza
con un tipo come me
che non sa più fare a meno
di un amico come te

***

FINE

 
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