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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: UNDICI SETTEMBRE
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: elenarendina galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 31/01/2003 20:14:20

il genere in realtà è : nessuno, ma nonnera nella lista... questa è solo una riflessione, niente di più.
 
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CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -

Dopo la strage dell'11 settembre, la tensione aleggia per le vie di New York.
La zona che delimitava le due torri, il Ground Zero, è ancora coperta dalle macerie e tra vigili, chimici, pompieri e volontari, si lavora ininterrottamente per cercare le migliaia di corpi, o solo ciò che ne resta.
Molteplici sono stati i discorsi del presidente Bush alla nazione, parole di vendetta per coloro che hanno ucciso quegli innocenti, che hanno distrutto un importante centro commerciale, che hanno ucciso padri di famiglia, amici, fidanzati, figli, che hanno recato un enorme danno psicologico, oltre che economico.
L'FBI, la CIA e tutta l'INTELLIGENCE americana cerca, trova, dichiara, ritira dichiarazioni, avanza ipotesi.
Mentre l’America trema.
Si parla di pace, ma i parenti e i conoscenti delle vittime non vogliono solo pace; vogliono giustizia per i loro cari morti inutilmente ed ingiustamente. Vogliono che chi ha commesso tutto ciò, paghi per quell’atto abominevole. Meglio se con la morte: atto di definitiva conclusione di una situazione che potrebbe deteriorare.
Perché se non si muore, in un modo o nell’altro, si continua a sbagliare, ad uccidere, a peccare.
“In God we trust”.
Credono in Dio, ma la giustizia divina agirà dopo. Prima ci penseranno loro con quella terrena. Dopotutto negli USA la pena di morte è lecita, basti pensare che il presidente ne è il primo sostenitore.
Migliaia di dollari spesi in candele, fiori, biglietti per commemorare i defunti che non potranno mai né vederli, né sentirne il profumo, né leggerli. O forse sì, dall’alto dei cieli. Loro sono i buoni.
In Medio Oriente i cattivi. Per loro non c’è nessuna parola scritta in bella calligrafia, nessun fiore bianco, nessun cero acceso. Solo sguardi colmi di rancore, solo parole sprezzanti, solo odio.
Passa il tempo; la gente cammina per la strade di NYC con gli occhi bassi, forse per il freddo vento invernale o solo perché, mentre sorseggia il proprio bicchierone di caffè comprato poco prima, pensa ad altro. Pensa all’ennesima giornata di lavoro, al nuovo direttore più intransigente del precedente, o semplicemente si chiede se affacciandosi alla finestra vedrà avvicinarsi un aereo. Chissà cosa farebbe in una situazione del genere? Cosa hanno pensato gli impiegati, i turisti, il personale delle Twin Towers la mattina dell’11 settembre?
I fiori sono ancora là, insieme a pochi biglietti sbiaditi dalla pioggia. Nessuno li toglie. Le grida di chi urlava contro i cattivi non si sentono più. Almeno non si sente la voce, perché in ogni cuore e in ogni mente ci sono lacrime e gemiti strazianti, conati di dolore soffocante, che dall’esterno, ahimè, non si possono sentire.
E tre mesi sono trascorsi. Mentre prima le notizie erano le torri e le vittime, ora si parla di guerra: un’invenzione dell’uomo volta a conquistare prima, a vendicare e a rivendicare poi. Tra armi, bombe, grotte, aerei, video, coloro che quel giorno morirono sono stati messi nel dimenticatoio.
Adesso è solo politica, anzi no: lo è sempre stata.

Ordine del giorno: guerra.
varie ed eventuali.

 
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