L'INCUBO - Capitolo 1° -
“Orrore e dubbio confondono i suoi pensieri affranti, e dal profondo l’Inferno gli si agita dentro, poiché l’Inferno ha dentro di sé, l’Inferno attorno a sé, e non c’è passo che valga ad allontanarlo dall’Inferno che in lui alberga.” Milton, “Paradiso perduto”
“-Kei…Kei… Quella voce. Di nuovo quella voce che lo chiamava. Ma chi era? Cosa voleva da lui? Avanzò con passi tremati, incerto perfino sul luogo in cui si trovava: sembrava il molo, ma le tenebre gli rendevano difficile distinguere e riconoscere esattamente gli edifici. Improvvisamente i suoi piedi incontrarono qualcosa. Un oggetto metallico a giudicare dal rumore prodotto. Si chinò per vedere meglio: un bey, anzi, un pezzo di bey. Di un bey che conosceva bene: Dragoon! Ed era macchiato di sangue. L’oscurità si diradò quel tanto da permettergli di vedere altre trottole distrutte: Draciel e Driger. Entrambi sporchi di rosso. E poi una figura, accasciata al suolo, immobile. Kei corse acanto alla sagoma, con i brividi lungo la schiena: il professor Kappa! Si tirò indietro di scatto, notando il lungo taglio che gli squarciava la gola, un taglio che andava da un orecchio all’altro. E tutto quel sangue… Infine un sussurro che lo raggelò. No, non lei. Tutti ma non lei. -Kei… -Hilary! Si avvicinò barcollante: la ragazza era sdraiata a terra, il sangue su tutto il corpo. Cos’era successo a tutti? Chi aveva compiuto quel massacro? -Perché…perché…l’hai…fatto?- balbettò lei. Il buio avvolse ogni cosa, trascinandolo in una dimensione nera e misteriosa. E quella voce riemerse dall’oblio. -Kei…sei stato tu! Tu li hai uccisi! Si sentì le mani bagnate e, portandole sotto gli occhi, le vide grondare sangue. E urlò…”
Kei Hiwatari si svegliò di colpo: ansante, sudato e con il lenzuolo aggrovigliato intorno al corpo. Di nuovo quell’incubo. Quello che da alcune settimane non gli faceva chiudere occhio. Si passò una mano sul viso, tirando indietro i capelli, che puntualmente gli ricaddero sul volto, scompigliati e arruffati. Anche loro cominciavano a risentire delle tante notti in bianco. Esattamente come il suo fisico e la sua concentrazione. Sbadigliando, lasciò il letto; tanto di dormire non se ne parlava. Si mosse silenziosamente sulle travi cigolanti del pavimento, attento a non svegliare il suo maggiordomo: poveretto, gli dava già abbastanza preoccupazioni. Giunto finalmente nel salotto, si gettò stremato sulla poltrona in velluto bordeaux: non sapeva per quanto avrebbe retto ancora. Perfino i ragazzi si erano accorti che qualcosa non andava. D’altra parte le occhiaie parlavano da sole. Eppure non riusciva a capire: di solito non dava importanza a ciò che sognava. Perché stavolta era diverso? Forse perché ogni volta gli sembrava tutto maledettamente reale…osservò le proprie mani, tirando un sospiro: si era quasi aspettato di trovarle sporche di sangue. Al solo pensiero avvertì chiaramente la paura farsi largo in lui, una paura infernale: la paura di ciò che quel sogno poteva significare. La paura di ciò che si nascondeva in lui. Perché era quella la verità: era spaventato dagli abissi della propria anima. Un’anima che sentiva più nera e cupa della notte che andava disperdendosi.
Ma non era l’unico ad aver passato la notte insonne. Anche tre ragazzi non avevano dormito, troppo impegnati a discutere animatamente. -Devi ammettere che è molto più strano del normale- disse Takao. -Questo è vero…a volte sembra spaventato come un topo in trappola- convenne Rei. -Che discorsi filosofici- replicò Max. –A me pare solo uno che non dorme da almeno un mese. -Sono d’accordo: spesso ho paura che possa perdere i sensi. E anche Hila mi ha confidato di essere preoccupata per lui. -Bhe, sappiamo tutti che Hila ha un debole per Kei e viceversa- mormorò l’americano, ricevendo un pugno in testa dai compagni. -Non è quello che intendevo! -Comunque, anche se avesse un problema, non ce ne parlerà, lo sapete benissimo. Takao sbuffò sonoramente, sdraiandosi sul letto con le braccia incrociate dietro la testa. -Perché Kei è così testardo?!
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