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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: CHOUZETTE
Genere: Sentimentale, Drammatico, Autobiografico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: ciccipingu galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 22/02/2007 16:03:09

Quel nome era sfortunato, era malattia, era pazzia, era morte.
 
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CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -

Note: eccomi nuovo, non ho la minima idea di come mi sia venuta l'idea xD per questa ff.

è una cosa che avevo in mente da tempo e che ho provato a mettere giù, non sò se sono riuscita a dare la sfumatura che volevo *sospir* . Adesso passo ai ringraziamenti per prima, la mia beta ashley ketchum, poi la mia ispiratrice perenne Kuji13 e per ultima la mia carissima moglie che mi sostiene sempre...vi lascio alla fic un bacio a tutti ^^

PS: il nome Chouzette è stato preso dal manga God Child, io non lo sto usando a scopo di lucro e tutti i diritti vanno alla somma Kaori Yuki *inchino*.

Gradieri qualsiasi tipo di commento, sia positivo che negativo Recensite please ^^

Chouzette

Ormai non posso far altro che dormire…dormire per sempre.
Ti vedo, sorridi, mi parli e allungando la mano mi offri un bicchiere di succo.
Ti siedi, mi inviti a fare altrettanto, c’è un tavolo antico di ferro con sedie coordinate,
ma…siamo nel bosco, gli uccellini cantano, il sole cerca di farsi spazio tra gli arbusti,
che ci circondano, ci accerchiano amorevolmente.
Eccola, la tua marmellata…quanto mi manca, la mangio con gusto, parliamo, scherziamo come abbiamo sempre fatto…tutto sembra perfetto,
ma...qualcosa non và…
Io mi sento strana, improvvisamente uno strano rumore mi invade le orecchie e prima che tutto cada a pezzi, ti sento dire un ultima frase che mi fa capire e abbassare gli occhi, triste. “Alzati e Vivi” questo mi disse prima di scomparire.
E il rumore fastidioso la riportò alla realtà….cos’è questo rumore?…
Ah si…la sveglia…una mano si mosse a tentoni sul comodino e spense il fastidioso oggetto.
Si alzò faticosamente, per poi stiracchiarsi…il viso era spento, il corpo troppo magro…una bambola di porcellana, forse anche più delicata. Con folti boccoli neri che le ricadevano sul viso latteo, incorniciandolo…
Una bambola,
Di nome Chouzette, che portava un particolare vestito nero. La morte della nonna, improvvisa, dovuta ad un infarto, l’aveva raggiunta…si non li aveva, perché per tutta la famiglia la nonna Chouzette, la dolce nonna della marmellata… per tutti, era pazza.
Non era un donna, era una pazza.
I genitori pentiti del nome dato alla ragazza le dissero che glielo avrebbero cambiato,
perché quel nome era sfortunato, era malattia, era pazzia, era morte.
Forse lei non era l’unica ad essere lì, ma di certo era l’unica che era lì per il vero dolore.
Nonostante il dolore della perdita non poteva piangere…no!
Non poteva glielo aveva promesso.

*Flachback*
Erano in cucina insieme, preparavano una marmellata, la preferita dalla ragazza…quella di more.
“Cara sei abbastanza grande da capire che per me non rimane molto tempo.”le disse la nonna con fare dolce, ragazza stava per rèplicare quando la più anziana le tappo la bocca con due dita
“no Cara, fammi finire…lascerò tutto quello che mi appartiene a te, l’unica che mi vuole bene, l’unica che non mi considera pazza “per un secondo il suo sguardo diventò triste, espressione presto cancellata da un radioso sorriso
“voglio solo che in quel momento, tu non pianga, non devi! Se,lo farai io da lassù ti vedrò e mi arrabbierò con te! Magari facendoti cadere su una pozza!”
loro visi si addolcirono fino al punto di esplodere in una risata allegra
”Me lo prometti?” chiese la nonna, tornando seria.
“te lo prometto nonna…te lo prometto”sussurrò l’ultima frase, quasi più rivolte a se stessa che alla sua dolce, gentile, amata nonna.
*Fine Flashback*

Anche ora, inginocchiata davanti a te, davanti alla tua tomba non faccio una piega.
Sono triste certo, ma non piango, no, ho incaricato qualcuno che lo fa al mio posto.
Il cielo che giorno dopo giorno continua a piangere le mie lacrime che per lei non dovrebbero esistere, che come gli ho promesso per lei…non dovrebbero trovare uscita. E invece cadono, cadono, cadono delicate gocce d’acqua.

Fine
 
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