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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Bakuten Shoot Beyblade (Beyblade)
Titolo Fanfic: SULLE NOTE DI UNA CANZONE
Genere: Sentimentale, Romantico, Song-fic
Rating: Per Tutte le età
Autore: redeagle86 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 21/02/2007 09:14:06


 
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- Capitolo 1° -

Una song-fic sempre KxH. Era nata come una one-shot ma poi è proseguita con un secondo capitolo. Leggete e commy!!!

Hilary e Kei si incontrano dopo un anno. Un episodio lontano li ha divisi, lasciando forse echi di odio e di rancore. Con una parte di “Più ci penso” come colonna sonora, il punto di vista del nostro blader preferito.

Era il compleanno di Takao, era inevitabile che io ci andassi. Sebbene la sua idea così improvvisa di dare una festa in quel locale drizzasse le mie difese: ero certo che quei tre avessero in mente qualcosa, glielo si leggeva in faccia.
Mi evitavano, complottavano tra loro, si nascondevano…erano palesemente sospetti.
Ma mi resi conto del loro piano solo quando ci sbattei davanti.
Lei. Dopo un anno.

I tuoi corti capelli come sono cambiati
No, non mi dire chi li ha accarezzati
Fossi un pittore brucerei il tuo ritratto
Ma sono solo un amante distratto…

I suoi capelli castani si muovevano al ritmo del suo corpo. Erano diversi, più corti di come ricordavo. Non riuscii a fare a meno di chiedermi se un altro ragazzo li avesse accarezzati in quei mesi trascorsi in Francia. Ma era una domanda di cui non volevo conoscere la risposta.
Non avevo scordato niente, non un dettaglio, un particolare… Ogni millimetro di lei era scolpito ancora perfettamente nel mio cervello. Un ritratto perfetto che in dodici mesi non avevo avuto il coraggio di bruciare.
La voce di Takao, fastidiosa come un gesso sulla lavagna, mi riscosse dal mio stato.
-Kei, sei arrivato, finalmente. Temevo che alla fine avessi deciso di non venire- disse, scaraventandomi letteralmente nella sala.
E mi ritrovai faccia a faccia con i suoi occhi castani, grandi e profondi, con le sue labbra morbide che avrei voluto baciare ancora, con il viso dolce di cui mi ero innamorato quattro anni prima.
E, ovviamente, con il suo rancore per quella notte che ci aveva divisi.
Ero stato un idiota, un cretino, un bastardo, un traditore. Meritavo quell’odio. Meritavo anche di peggio. Meritavo che lei mi prendesse a schiaffi fino ad esaurire le forze.
-Kei…- sussurrò nel vedermi.
-Hilary- risposi. Non avevo altre parole. Non ero mai stato bravo a parlare con le persone e la sua presenza mi toglieva il respiro.
Per mia fortuna fu lei a continuare.
-Ti trovo bene.
-Grazie. Anche tu sei in forma.
Mamma mia, che discorsi del cavolo. Se fosse dipeso da me avrei seguito il cuore, stringendola fra le braccia e baciandola fino ad estinguere l’ossigeno nei polmoni.
Ma un muro di gelo ci separava inesorabilmente.

Io non posso ballare, non voglio
Mi lasciasti solo col mio orgoglio
La mia anima in un labirinto
Dove ho spento il fuoco con le mani…

L’orchestra della sala attaccò un lento e Hilary, inaspettatamente, mi invitò a ballare.
Sgranai gli occhi: lei sapeva benissimo che non ne ero capace! Non potevo, avrei fatto una figuraccia davanti ai miei compagni…
E, oltretutto, potevo stringerla a me senza pensare a quella sera?
Un anno, eppure il ricordo era vivido come se fosse trascorsa un’ora.

Avevo passato il pomeriggio ad allenarmi con i ragazzi come sempre e in quel momento stavo tornavo a casa. Anche Hilary doveva rientrare e avevo così deciso di accompagnarla: casa sua era di strada.
Ma forse, in realtà, avevo capito che quella ragazzina stava diventando qualcosa di più di un’amica per me. Ma da lì a trovare il coraggio per parlarle…
Fermi davanti al cancello ci eravamo salutati.
-Bhe, ci vediamo, Kei.
-Hilary…senti…io…
-Sì?
Non riuscivo a proseguire, non riuscivo ad esprimerle ciò che provavo. Così decisi di non farlo…
Con un movimento rapido la cinsi in vita, attirandola a me e rubandole un bacio a fior di labbra.
Mi aspettavo uno schiaffo, invece lei mi passò le braccia attorno al collo, ricambiando il bacio.
Un bacio, due, tre…
La mattina dopo mi svegliai e trovai Hilary che dormiva al mio fianco.
Non seppi mai cosa mi prese: senso di colpa, paura, pazzia… Fatto sta che scrissi quello squallido biglietto, quelle poche righe stupide:
“Mi dispiace. Dimentica quello che è successo. Kei.”
E la lasciai sola.
Non la vidi mai più.
Il giorno dopo, infatti, seppi da Takao che era partita per la Francia.

Era stato il mio orgoglio, quel dannatissimo orgoglio che rare volte ero riuscito a mettere da parte. Mi aveva impedito di chiederle scusa, di spiegarmi. Aveva costretto la mia anima in un labirinto di rimpianti e di rancori, tutti verso me stesso.
Avevo avuto paura, è vero. Paura di innamorarmi.
E mi ero maledetto almeno cento volte al giorno per quel gesto. Ora la vita, e un gruppo di amici a cui dovevo tutto, mi presentava un’altra occasione.
Sebbene fossi certo che ormai fosse troppo tardi.

Ma come vuoi che io ti dica rimani
Se ti sfioro eppure siamo lontani…
 
Continua nel capitolo:


 
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