PROLOGO
- Capitolo 1° -
Il diario di Kagome Higurashi tratto dal libro: Welcome to my life
Ciao diario…
Questa è la prima volta che ti scrivo…
Sai io non sono un tipo molto serio.
Decido di fare una cosa, ma alla fine finisce sempre che non la termino.
Per questo ho deciso che ti racconterò la storia della mia vita, ma per evitare che rimanga in sospesa la racconterò tutta di getto.
Non mi soffermerò sulle cose più di una volta.
Prima di tutto devi sapere che ho sempre vissuto sulle strade.
Quando era molto piccola un uomo mi raccolse portandomi via dalla strada.
Per un certo periodo abitai in casa sua, ma appena fui abbastanza grande mi rispedì nel luogo in cui ero nata, riducendomi alla schiavitù.
Ogni giorno mi costringeva a fare l’elemosina e se non gli portavo la cifra che aveva stabilito mi picchiava fino a quando non crollavo a terra sanguinante.
Era terribile.
Il nome di quell’uomo era Naraku.
I soldi che riuscivo a guadagnare faticosamente se li prendeva lui e a noi non lasciava niente.
Si…ho parlato al plurale, perché non ero sola.
Con me c’era altra gente ridotta nel mio stesso stato o forse anche peggio.
Addirittura bambini.
Era avido, e pensare che all’inizio era per fino contenta e avevo creduto che fosse un bravo uomo.
Ma mi sbagliavo alla grande.
Fortunatamente per me un giorno, in strada forse per uno scherzo del destino mi ritrovai faccia a faccia con il ragazzo più bello che avessi mai visto.
Non che figlio del proprietario di metà città.
Il suo incontro ha cambiato totalmente lo scorrere della mia vita diciamo che ha cambiato direzione.
Ora sono al suo fianco.
Sono la Signora Higurashi e non permetterò a nessuno altro bambino di patire le pene che ho dovuto patire io.
Comincerò ora a raccontarti tutto dal principio:
Era una giornata piovosa.
Le gocce d’acqua cadevano incessanti dal cielo per poi infrangersi su qualsiasi superficie incontrassero.
Sul terreno bagnato si erano formate numerose pozzanghere che facevano da ostacolo ai pochi passanti.
Il vento gelido soffiava leggero, come se mille aghi minuscoli ti bucassero la pelle.
Nonostante il tempo io ero stata costretta a lavorare, se così si può dire.
Più che un lavoro era una condanna.
Sapevo che non avrei racimolato molto lungo il giorno data la scarsità e la spilorcia dei passanti.
I miei pochi abiti erano bagnati fradici.
I lunghi capelli che avevo raccolto sotto un fazzoletto ora erano zuppi e la frangetta mi copriva gli occhi causandomi un leggero fastidio.
Cercai di ripararmi sotto il portico di una casa.
In questi ultimi tempi non si racimolava molto e Naraku era più tosto irritabile.
In oltre in casa sua era arrivata una ragazza di nome Kagura.
Tra i servi girava voce che presto sarebbe diventata sua moglie.
Mi è capitato una sola volta di vederla e non mi ha fatto una buona impressione.
Non c’è niente da criticare riguardo il suo aspetto fisico ma come carattere è insopportabile.
Vanitosa e arrogane.
Peggio che una vipera.
La giornata passò lenta e noiosa come tutte le altre.
Finalmente arrivò il camioncino che ci avrebbe riportato alla villa.
Odio quell’affare.
Dentro eravamo schiacciati come sardine.
Arrivammo.
Consegnammo i soldi a un uomo che li ha portati a Naraku.
Non erano più di 100 euro.
Inevitabilmente tutti quanti beccammo le botte.
Mi doleva ogni parte del corpo.
Di sicuro il giorno dopo avrei avuto degli ematomi sparsi un po’ ovunque.
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