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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Fullmetal Alchemist
Titolo Fanfic: FIGHTING WITH ANOTHER SIN
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Yaoi
Autore: ray-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 11/02/2007 21:56:53

e se, alla finte di tutto, tornando a casa, vi trovassi un nuovo inferno ad aspettarti? =Elricest=
 
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-COMING BACK HOME-
- Capitolo 1° -

Era da tanto che non pubblicavoooo!!!ç_ç

Momento culturale: me non sa affatto come finisce Fma…me vorrebbe tanto saperlo e me vorrebbe il film, ma lasciamo stare sennò mi dilungo troppo…^^’’’.
I personaggi non mi appartengono, sennò Fma avrebbe un bellissimo segnalino rosso intermittente di VM18 (BUAH-AH-AH!), e questo è solo un aborto che il mio adorato neurone ha generato durante una SPLENDIDA giornata all’open-day a Reggio…
Altra minuscola spiegazioncina: in questo aborto di ficcy Ed ha circa circorum 20 anni, Al 19 e via dicendo…e Al è ispirato alla fine di una doujinshi “And the gods laughed” per il suo aspetto fisico…(OçO figooooooo….)


Erano passati alcuni mesi da quel giorno in cui sembrava che la vita avesse potuto ricominciare per due ragazzi che si erano trovati improvvisamente a guardarsi di nuovo negli occhi, a specchiarsi di nuovo nel colore degli occhi altrui, occhi vitrei, occhi pieni di lacrime che erano lasciate libere di scendere sulle gote le une arrossate, le altre pallide come la neve.
Era davvero passato tanto tempo, se ci pensava bene, il calendario indicava giorni su giorni che allontanavano quel ricordo, mesi con nomi diversi, eppure gli sembrava solo il giorno prima che aveva dovuto insegnare al fratellino come muoversi, come parlare, come rapportarsi con le sensazioni e tutto ciò che gli era attorno, che sembrava così nuovo e strano per lui; gli sembrava solo il giorno prima quello in cui aveva trasmutato Al e lo aveva riportato ad un aspetto umano, infatti ricordava con precisione ogni singolo particolare…
Chiuse gli occhi e tornò con la mente a quel giorno.

***Flashback***
Il processo alchemico sembrava non finire mai, stava durando da un’infinità di tempo e non sapeva neppure se ciò che stava succedendo al centro del cerchio, che aveva disegnato per terra, fosse giusto o se aveva combinato un disastro irreparabile.
Oh, quanto avrebbe voluto entrare in mezzo a quella nuvola di fumo che si era creata attorno a suo fratello e ai materiali tutt’intorno, risucchiando questi ultimi in un vortice dai colori cangianti, quanto avrebbe voluto correre là in mezzo e controllare che tutto andasse per il meglio per dare un po’ di certezze al suo cuore!
E invece non poteva far altro che stare a guardare dall’esterno, immerso nei suoi pensieri e in quel silenzio in cui si potevano udire solo il rumore del vortice e il tonfo sordo del suo cuore, decisamente veloce.
Da tanto tempo non lo faceva, probabilmente anni, ma in quel momento pregò davvero che tutto andasse bene, che potesse riabbracciare suo fratello ancora, parlargli, vederlo semplicemente al suo fianco.
Sospirò pesantemente, il braccio umano aveva cominciato a tremolare per la stanchezza di dover restare costantemente proteso e attaccato al cerchio; non ce la faceva più, si sentiva davvero a pezzi, ma non poteva e non doveva assolutamente cedere alla stanchezza.
Un rivolo di sudore gli scese dal viso arrossato per lo sforzo, il respiro gli divenne via via sempre più affannoso, finché, con lo sguardo oramai appannato, vide il vortice smettere di risucchiare elementi e tingersi di colori più intensi e luminosi.
Guardò quello spettacolo di colori che si fondevano insieme con gli occhi spalancati, attendendosi qualsiasi cosa, nel bene e nel male. Nessuno infatti era mai arrivato a un punto del genere, perciò i libri non potevano essergli d’aiuto e suggerirgli se era una reazione normale o no.
“ti prego, chiunque possa ascoltarmi, ti supplico, rivoglio mio fratello, lo rivoglio!!” pensò disperato, sull’orlo di una crisi di nervi.
I colori del vortice uscirono come raggi da esso, rendendo il turbine sempre più sottile, lasciando come unico limite per la sua vista un leggero fumo grigiastro simile a nebbia.
“Alphonse…” il suo cervello non riusciva a pensare altre parole.
Il vortice svanì, la trasmutazione era finita, non restava che andare a controllare il risultato attraverso quella nebbiolina odiosa.
Le sue mani, incerte e tremanti come foglie, lasciarono lentamente il cerchio disegnato sul pavimento, ma le sue gambe non ne volevano sapere di alzarsi e muoversi. Non ne aveva la forza, e neppure il coraggio.
Non voleva vedere suo fratello trasmutato in chissà quale cosa, non voleva vedere di persona di aver fallito sul fronte più importante di quella battaglia.
Il cuore cominciò a battergli così forte che gli parve volesse sfondargli il petto, per correre almeno lui dove desiderava disperatamente.
“coraggio, devo farlo! Devo farlo ora!” pensò risoluto, dandosi una spinta con le braccia dal pavimento ormai reso caldo per la reazione, che aveva anche impregnato l’aria di odori insopportabilmente irrespirabili e puzzolenti di reazioni chimiche.
Guardò davanti a sé, facendo un piccolo passo verso il centro del cerchio alchemico, non riusciva a vedere niente e la cosa lo terrorizzava profondamente.
“non può essere andato storto! Non questa volta!!”
Un flash gli attraversò la mente, l’immagine di sua madre quel giorno, quel giorno maledetto che li aveva segnati. Si bloccò di colpo, aveva voglia di piangere per la tensione.
Le sue labbra si aprirono, cercando di chiamare il fratello, ma la bocca era troppo secca per emettere suoni, in più aveva un groppo immenso in gola che gliela bloccava completamente.
-A…- cercò di dire, ma non ce la fece. Non aveva scelta, doveva andare.
Un passo, un altro, gli sembrava di impazzire per la lentezza di quel movimento, e allo stesso tempo gli pareva di andare troppo veloce.
Ad un certo puntò sentì tossire; i suoi occhi dorati si spalancarono e solo con quell’input le sue gambe si decisero ad avvicinarsi più velocemente, facendogli finalmente intravedere qualcosa steso a terra accanto all’armatura che era stata il corpo di suo fratello per tutto quel tempo.
-ALPHONSE!!- gridò con una voce stanca e disidratata al massimo.
La figura alzò quello che doveva essere il viso.
-nii…san!-
La voce era la sua, il tono era il suo, il modo di chiamarlo era il suo, solo molto più affaticato e difficoltoso. Con uno scoppio di gioia, ma anche di profonda ansia, corse verso la figura, vedendo finalmente il viso di suo fratello, contornato da lunghi capelli color biondo cenere, il suo corpo svestito, dalla tenera carne nivea: non c’erano errori, era perfetto!
In quella frazione di secondo in cui gli comparve davanti riuscì solamente a vedere gli occhi grigio verde di suo fratello spalancarsi, colmi di lacrime, e il suo sorriso allargarsi sul suo viso, dopodiché non vide più nulla: gli si gettò al collo, piangendo come un disperato sulla sua spalla.
Era lui, era davvero il suo fratellino! E quel corpo non era freddo, non era duro, non odorava di metallo!
-a…ahi..- si lamentò suo fratello, ancora troppo sensibile per poter reggere una stretta energica come quella, così, pur di non fargli del male, si allontanò appena da lui, ma non lo lasciò: doveva essere certo che ci fosse, che fosse reale e non uno di quegli stupidi sogni che lo tormentavano la notte.
Quella volta era lì, non c’erano dubbi, era la realtà. Per una volta il mondo bastardo non gli aveva voltato le spalle colpendolo duramente.
Era felice, non vi erano altre parole per descrive il suo stato d’animo, era semplicemente felice, e quel groppone immenso che sentiva in gola finalmente aveva trovato un modo di sciogliersi in calde lacrime, soprattutto quando le braccia di suo fratello, calde, forti e allo stesso tempo tremolanti per la fatica, si avvolsero alle sue spalle, stringendolo a sé.
Nemmeno lui si rendeva conto di quello che diceva, le parole gli uscivano così confuse e mischiate tra loro come un garbuglio, che era difficile intenderle. Infine, dopo parecchi minuti, esausto, ma
riempito di nuova forza per il successo ottenuto, fece alzare suo fratello e lo portò in camera sulle spalle, dato che i suoi movimenti erano limitatissimi e ogni passo era un’impresa per lui.
Dopo averlo vestito con qualcosa di leggero lo fece riposare e lui stesso, stravolto per lo sforzo effettuato, si lasciò cullare dalle braccia di Morfeo, addormentandosi sul ciglio del letto del fratellino, come avrebbe fatto per ancora molte e molte notti, aprendo gli occhi ogni dieci minuti quasi, per controllare che non avesse solo fatto un sogno, che Al ci fosse e che stesse bene.
***End Flashback***

Fece un leggero sorrisino rivolto al nulla ripensando a quante notti aveva passato a studiare libri di biologia e anatomia, a controllare suo fratello, per essere certo che andasse tutto per il meglio, che nulla stesse sfuggendogli dalle mani.
Di notte studiava, di giorno aiutava suo fratello a riabituarsi al corpo umano, alle sue necessità, al modo di muoversi, di sopportare le sensazioni, inizialmente troppo forti per essere rette, scoprendo di volta in volta qualcosa di nuovo, sia lui che Alphonse.
Era stato un periodo stremante per lui, ormai si era abituato anche a mangiare solo una volta al giorno, ma non gli importava, la stanchezza era una cosa troppo relativa per lui.
Più pensava ad Al, più gli veniva voglia di arrivare in fretta a Resembool e poterlo riabbracciare, ma quel treno sembrava venir fuori da secoli e secoli prima tanto andava lento.
L’unica cosa positiva era che così poteva godersi il panorama, cosa che però gli interessava relativamente dati i pensieri che aveva in testa.
“dannazione a quel Mustang da strapazzo che mi ha trattenuto più del previsto in ufficio! Che rabbia! Così ho perso il MIO treno, carino e rapido, per trovarmi su questa topaia, accanto a questo vecchietto che russa come un trombone!!” i suoi occhi caddero momentaneamente sul suo vicino di posto con uno sguardo scocciato, ma che lasciò ben presto posto a un sorriso.
“non importa!” ancora poco e avrebbe rivisto il suo adorato fratellino.
Appoggiò un braccio al finestrino e fece della mano un appoggio per il viso felice.
Niente poteva andare storto!

-muoviti zia o arriveremo tardi!- esclamò il biondino, girandosi a guardare l’anziana signora che zompettando con le sue gambette corte cercava di stare al pari di lui e della nipote.
“ora capisco da chi potrebbe aver preso Ed in altezza, se fossimo stati imparentati, ma chissà, forse è solo l’aria del posto!” il ragazzo sogghignò all’idea di suo fratello che sentiva quel suo pensiero e che si arrabbiava tirando fuori frasi mai dette da nessuno con un’aria inferocita.
-cosa ti fa sorridere in quel modo?- gli chiese Winry, guardandolo di sottecchi.
-beh, è scontato, no?- “oggi potrò rivedere Ed, ci possono essere altre ragioni?!”-hai ragione…dopotutto è davvero tanto che non vediamo Ed! Il lavoro l’ha tenuto lontano per così tanto …speriamo che si sia alzato almeno un pochino in tutto questo tempo!-
//il treno in arrivo da Central City delle 11.35 sta transitando il binario 3, preghiamo i gentili clienti di sostare dietro la riga gialla// la voce della donna all’altoparlante ripeté il messaggio, ma ad Al era bastato sapere la provenienza per illuminarsi improvvisamente in viso per la gioia.
-vi dispiace tanto se vi precedo?- domandò il ragazzo alle due con tono eccitato e gentile, unito ad una punta di impazienza.
-vai pure ragazzo!- disse Pinaco che non aveva nessuna voglia di fare altre scale, li avrebbero aspettati lì…non sapeva però che la nipote non era della sua stessa idea.
Winry infatti guardava un po’ dispiaciuta il ragazzo che correva verso le scale, salendo poi tre gradini per volta, rapido come una furia.
Con un po’ di fiatone Al arrivò al binario giusto: il treno era già arrivato e la gente stava salendo e scendendo a fiotti da esso.
Si guardò attorno, cercando con lo sguardo chi cercava, avanzando, facendosi spazio fra la folla. Poi, finalmente intravide un’uniforme blu, e in quel paesino erano davvero pochi i militari che passavano.
-NIISAN!!!- gridò il ragazzo un paio di volte, gesticolando in aria con un braccio, facendo infine girare l’alchimista dalla sua parte, sorridente e raggiante.
-AL!!- Ed gli corse incontro, spintonando di lato qualche persona, facendosi spazio fino al fratello, raggiungendolo e abbracciandolo forte a sé.
-come stai?- domandò con voce allegra Ed, non appena si allontanò dal fratello, squadrandolo da capo a piedi per controllare che stesse bene –ti sei tagliato i capelli! Stai davvero bene! E…EHY! SEI PIÙ ALTO DI ME?!? COM’È QUESTA STORIA?! NON È GIUSTOO!!!-
-calma niisan!!- disse con una risata il ragazzo, guardando il fratello che faceva una faccia contrariata –ricordati che mi hai creato tu questo corpo, quindi è solo colpa tua!-
-aaaaah…dannazione a me!!- “ti ho fatto troppo bello e perfetto!”
-comunque stai tranquillo, io sto benone, e tu invece? Cosa ci fai con l’uniforme? Rischi di sporcarla!- domandò Al guardando Ed dall’alto in basso: quell’uniforme blu gli dava una certa aria di autorità, creando anche un contrasto coi capelli color del sole, legati in una semplice coda alta.
-sai che roba! Ci penserà la lavanderia del paese! E comunque stavo per perdere anche questo treno, quindi non ho avuto il tempo materiale di cambiarmi!-
-sempre il solito ritardatario!-
-non è vero!!- si impuntò il biondino, guardando dal basso il fratello con una finta aria sconvolta.
-oh, sì che è vero invece!-
-no invece! Beh…questa volta è stata colpa di quel Mustang!!- esclamò a gran voce, facendo scuotere il capo al fratello in senso negativo.
-dai, vieni, Winry e zia Pinaco ci stanno aspettando giù…la valigia la prendo io!- gli disse Al, appoggiando un braccio sulle sue spalle e con l’altro prendendo la valigia scura del fratello, decisamente pesante e certamente piena di libri, prima di dirigersi con lui verso la hall.
-grazie, ma…sono venute anche loro?- “che barba…la meccanica e la nanetta da giardino!”
Sbuffò sonoramente e fortunatamente Al non lo vide, né se ne accorse, dato il casino che era tutt’intorno a loro: un gran vociare, grida, il treno che ripartiva, l’altoparlante…
-certo! Non vedevano l’ora di rivederti!-
-ah…-
-hai fatto un buon viaggio?- il ragazzo si voltò verso il fratello che scrollò le spalle, doveva prepararsi psicologicamente all’incontro con delle scocciatrici!
“e io che volevo restare un po’ con Al!”
-nostro padre è rimasto a casa, vero?- domandò ad un certo punto Ed.
-sì…sai com’è, sta studiando…- rispose Al, guardando il viso dell’alchimista farsi per un istante più scuro, prima di tornare a sorridere.
In effetti loro padre sarebbe anche potuto andare a prenderlo, erano mesi che non tornava a casa e aveva anche rischiato di essere mandato al fronte per combattere!
Ma dopotutto non era mai stato così presente nelle loro vite, per entrambi bastavano loro due a fare la famiglia, in qualsiasi momento.
Arrivarono nella hall mentre Ed imitava il vecchietto che gli era accanto lungo il tragitto, facendo facce strane ed espressioni da caricatura, e subito Winry si avvicinò correndo.
“ecco…è finito il nostro momento di intimità…”
-ciao Winry!- “ma non potevi startene a casa? Ricorda Ed, sei veramente contento di vederla, fa un bel sorrisone!!”
-Ed! Come stai? Non ti sei alzato di un centimetro!- notò lei con tutta calma.
-CHI HAI CHIAMATO COSÌ PICCOLO CHE È PARAGONABILE ALL’ALTEZZA DI UNA FORMICA DELL’AMERICA MERIDIONALE SPIACCICATA SULLA STRADA DA UN’AUTO CHE CORRE PERCHÈ IL CONDUCENTE HA BEVUTO UN CAFFÈ PIENO DI PURGANTE?!?!?!- gridò il biondino con gli occhi fuori dalle orbite per la rabbia.
-calma niisan! Lei non l’ha mai detto…- gli sussurrò Al, posando una mano sulla spalla dell’alchimista, visibilmente irritato.
-sgrunt!-
-zia Pinaco ha chiesto se oggi andiamo da lei a mangiare, per voi va bene?- disse la ragazza raggiante.
-per me va benissimo! Purchè non faccia di nuovo il pollo pieno di capperi, insalata e cioccolata bianca!- disse Al, mentre Ed era rimasto interdetto dalla frase che Winry aveva appena detto, forse aveva capito male lui il senso, o forse era stata lei a sbagliarsi.
-come “andiamo”? Ma tu non stai da lei?- domandò il biondino alla giovane che rimase piuttosto sorpresa dalla domanda, prima di passare a guardare Al con un’aria interrogativa.
-ah, già, lui non sa ancora niente! Ci sono delle big news, niisan, ma ne parleremo a tavola, qui non mi sembra il posto! Vado a prendere la macchina, venite all’ingresso!- detto ciò Al se ne andò con la valigia del ragazzo che invece rimase fermo a guardare la ragazza che sorrideva, poi guardò suo fratello che si allontanava, vedendolo quasi a rallentatore.
“Al…mi sembra quasi che tu ti stia allontanando veramente da me, in un altro senso però, e spero tanto di sbagliarmi…non voglio perderti…”


Continua.

Niisan= fratellone

Me: evviva gli aborti che nascono spontaneamente dalla mia testa!
Kai: approvo!
Me: che ci fai ancora qui, tu?! Oò
Kai: sono come il formaggio, sono ovunque! BUAH-AH-AH!><
Me:…oddio…oddio…oddio…beeeene! Beh, chiunque ha dei commentini, anche minatori, è gentilmente pregato di
Kai: di sostare oltre la riga gialla?
Me: si dice dietro, e cmq, no! Di
Kai: non fumare nei bagni?
Me: NOOO!!! Di lasciarli nel FP! Grasssie!!^^
Kissos
nota: non l'ho riletta...me si scusa!!><


 
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