ONE SHOT - Capitolo 1° -
Sono l’elefante E non ci passo Mi trascino lento Il peso addosso Vivo la vergogna E mangio da solo E non sai Che dolore sognare per chi non può mai
La mia vita è fatta solo di vergogna, tutti mi evitano e mi deridono a causa del mio sentimento. . . Che poi vorrei davvero sapere cosa c’è di così divertente. . . Amare con tutto te stesso una persona che, neanche a farlo apposta, è tra quelli che ogni giorno rendono la tua vita un inferno. . . Tutto perché qui i sentimenti sono proibiti e visti come debolezza. . . E io che amo oltre l’inverosimile sono degno di considerazione come uno sputo in terra. . . E, ancor di più ironia della sorte. . . Sono persino il capitano della squadra. . . E così ogni giorno mi siedo lì, a quel tavolino in disparte, solo, senza un amico, soggetto agli scherni di tutti. . . E ogni notte nella mia camera, sempre solo, quando riesco a fatica a prender sonno, sogno di come sarebbe felice la mia vita insieme a Lui. . . E quando mi sveglio è uno strazio tornare alla realtà e leggere il disprezzo nei suoi occhi, con quello sguardo carico di disgusto che riserva solo a me. . . Non posso neanche sognare. . .
Sono l’elefante E mi nascondo Ma non c’è rifugio Così profondo Io non so scappare Che pena mostrarmi così Al tuo sguardo che amo e che ride di me
Tento di nascondermi ma non esistono rifugi in questo posto, dovunque dopo pochi attimi di parvenza di pace mi raggiunge la massa di carnefici, capeggiata dal mio adorato Boia, Lui. Non scappo mai, non ci riesco, sono gli unici momenti in cui posso vederlo lì, di fronte a me. . . E così sto qui, immobile e inerme subendo i loro insulti e le loro percosse, senza muovere un dito per cercare di impedire tutto ciò. . . Mi faccio pena da solo, e provo una profonda vergogna nel mostrami così debole di fronte ai tuoi magnetici occhi smeraldini che amo profondamente, ma che non sanno far altro che deridermi e mortificarmi. . .
Una farfalla sei Leggera e libera su me Mai Non ti raggiungerò mai Mi spezzi il cuore e te ne vai Lassù
Potrei paragonarti ad una meravigliosa farfalla, che vola su di me, elefante, prendendomi in giro per la mia mole e facendomi desiderare la sua stupenda libertà. . . No, Boris, non potrò MAI raggiungerti, il mio amore è disperato, i dogmi impostici in questo posto sono penetrati troppo a fondo nel tue essere, facendoti arrivare ad una portata irraggiungibile per me, povero ingenuo essere capace di amare. . . Ecco, il giocattolo vi ha momentaneamente stancati, così tu e la tua banda ve ne andate. . . E mentre tutti già si incamminano, tu resti di fronte a me, mi lanci uno sguardo carico d’odio, un ultimo insulto, ti giri e te ne vai. . . Lasciando il mio cuore ancora più frantumato di quanto già non fosse. . .
Sono l’elefante Che posso fare Inchiodato al suolo e a questo amore Provo ad inseguirti Ma cado e rimango così Non puoi neanche aiutarmi ti prego vai via
Come posso fare, mio Boris? Dal basso del mio essere infimo non posso neanche ardire di guardarti, mio dolce tormento. . . Sono qui, schiavo del mio amore e di te, se tu mi comandassi qualunque cosa sarei disposto ad esaudire il tuo desiderio, anche se volesse dire togliermi la vita. . . Ma, d’altronde, che vita è la mia? Dentro sono già morto, il mio animo langue in un mare del suo stesso sangue, mentre il mio corpo continua a trascinarsi su questa terra, animato solo dal sentimento che ho nel cuore. . . E mentre ti guardo andare via decido di inseguirti e di parlarti, non so nemmeno io per dirti cosa. . . Inizio a correre, grido forte il tuo nome e tu ti giri. . . Siamo soli. . . Ad un metro da te inciampo e cado, e sento esplodere la tua risata, mentre salate gocce iniziano a cadermi dagli occhi, mescolandosi alla terra e al fango. . . Alzo il volto, rigato dalle lacrime, sporco di terra e graffiato, e ti guardo. . . E tu prendi a ridere se possibile più forte. . . Ricomincio a piangere, e tra le lacrime riesco a sussurrarti “Ti prego vai via”. . . E tu ti giri e te ne vai, forse di tua spontanea volontà, forse non mi hai sentito, chissà. . . E rimango così, mi trascino a fatica contro un albero e do sfogo alla disperazione che alberga dentro di me. . .
Una farfalla tu sei Leggera e libera su me Mai Non ti raggiungerò mai Mi spezzi il cuore e te ne vai Da me
Quanto ti amo. . . Perché vai via, perché mi tratti male? Perché ti faccio schifo, perché sei cosi. . . Perfetto? Sei tutto ciò che vorrei e che non posso avere, io sogno te come un condannato a morte sogna la libertà. . . E tu mia stupenda farfalla ti fai beffe del mio essere così profondamente legato a te. . . E mi offendi, mi tormenti, mi uccidi, mi distruggi, mi picchi, mi prendi a pugnalate il cuore. . . E lo spezzi, lo laceri, lo ferisci. . . E ne bevi il sangue. . . E poi lo deridi e te ne vai lontano, via, dove non potrò mai raggiungerti se non nei miei sogni. . .
Dentro di me Dentro di me Ho un cuore di farfalla E non potrai vedere mai Quanto lui ti assomiglia Dentro di me Dentro di me Ho un cuore di farfalla
Eppure una volta ero esattamente come te, quando, QUANDO ho smesso di esserlo? Semplice. . . Nel momento in cui i nostri sguardi si sono incrociati, e lo zaffiro è diventato smeraldo, l’amore che avevo cancellato dal mio essere è prepotentemente ritornato e si è fatto strada dentro di me. . . Sono convinto che, se solo lo volessi, forse riuscirei a ritornare Yuriy Ivanov, il freddo Lupo della Steppa. . . E’ proprio quello il problema. . . Una volta scoperto il calice dell’amore non riesci a smettere di nutrirti del nettare contenuto in esso, sia questo miele oppure veleno. . . Per questo non riesco a cancellarti dalla mia mente. . . E così tu non scoprirai mai quanto la persona che credi il tuo completo opposto sia simile a te. . . Ti amo, e questo sarà per sempre, mio Boris. . .
OWARI
Nella descrizione ho scritto che questa fic deriva dalla mia esperienza. . . Beh, ovviamente a me non vanno proprio così le cose, però diciamo che anche il mio “Boris” mi deride abbastanza. . . E la mia situazione e questa canzone mi hanno ispirato questa ficcyna ^^ Per favore commentate!! ^^
Fox |
|