torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: A NEW ICONOGRAPY OF RESURRECTION.
Genere: Drammatico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, What if? (E se...)
Autore: mewsana galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 09/02/2007 19:47:41

[Kakashi-Rin-Obito] In realtà, di vivo in quella stanza non c'era proprio nessuno.
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
//
- Capitolo 1° -

La ragazza osservò ansante il volto del compagno, mentre gli ultimi fili di chakra volavano via dal suo corpo.
- Riesci a vedermi, Kakashi? –
L’altro non si mosse. Rimaneva a terra, gli occhi impastati di lacrime. Un sottile filo di saliva gli colava da un angolo della bocca, fino al collo, e sulla maglietta impregnata di sudore e sangue. Solo il sottile movimento del petto mostrava cenni di vita.
- Kakashi, rispondimi! – voce incrinata di paura ed impazienza.
- Si. –
- Mi vedi, Kakashi? –
Riaprì gli occhi. Quello nero, scuro come la notte, si posò direttamente sulla compagna, che lo accolse con un sospiro. Quello rosso, invece, ricordo di un compagno del passato, si mosse con esasperante lentezza. Risalì piano da un angolo all’altro della cornea, fino a giungerne alla sommità, dove il volto dell’amica lo attendeva.
- Mi vedi? –
- … ti vedo. –
Lo Sharingan brillava di una luce ipnotica, quasi maledetta.
- Ho salvato parte di Obito e anche te. Siamo tutti vivi. –
- Si, tutto merito tuo, lo sai. –
- Siamo tutti vivi, non è vero Kakashi? – sebbene lei guardasse il corpo di Obito a qualche metro da loro, pareva esser convinta di aver salvato entrambi, con quel gesto.
- Si. Siamo tutti vivi. – disse lui.

E Rin si sentì Dio.




40. A new iconography of resurrection.
-nessun rimpianto-





1. A new start.


Quando finalmente Kakashi si decise ad uscire di casa, era ormai passata una settimana dalla catastrofe che aveva causato la morte del suo compagno di squadra.
Il quarto Hokage aveva ascoltato tutta la storia recandosi a casa sua di persona. Aveva annuito lentamente quando bisognava annuire, chiuso gli occhi quando era necessario chiuderli.
Infine aveva annunciato che sarebbe stato necessario trovare un nuovo compagno che sostituisse Obito Uchiha nelle missioni.
Kakashi non aveva obbiettato.

Poco dopo, Rin era entrata con un mazzo di fiori gigantesco, tutto colorato. Lo sguardo castano era scivolato sui suoi due occhi – quelli che il quarto Hokage aveva prontamente evitato di fissare – e poi aveva di nuovo sorriso, contenta. – Kakashi, Obito, sono così contenta che siate tutti salvi. –

In realtà, di vivo in quella stanza non c’era proprio nessuno.

Non c’era persona a Konoha che riuscisse a capire come Rin potesse ancora esser convinta del fatto che entrambi i suoi compagni di squadra fossero vivi e vegeti. Né tanto meno come potesse parlare con Kakashi e convincersi di parlare con Kakashi e Obito.
Ma la follia della ragazza perseverava senza alcun miglioramento e Kakashi, d’altro canto, non faceva nulla per disilluderla. Spesso si fingeva Obito, menzionava fatti e ricordi che erano di Obito, e le parlava con la tipica parlata di Obito.
Tutti sapevano che quella situazione instabile non avrebbe potuto far altro che peggiorare.
Così, quando un giorno Kakashi Hakate si presentò nella tenuta degli Uchiha affermando di essere tornato definitivamente a casa, e di aver appena salutato il migliore amico che era partito per una missione, più di una persona cominciò seriamente a credere che la squadra 5 fosse caduta a pezzi, e non solo metaforicamente parlando.

Gli Uchiha gli costruirono una casa ai margini della tenuta.
La madre di Obito si convinse che il figlio fosse ancora vivo. Rin continuava nel suo infantile gioco d’illusioni.
Kakashi rimase nel mezzo di quei sogni, convinto che fossero solo incubi.


2. Iconography of dead.


- Obito, guarda! Ho ricevuto una lettera da Kakashi: dice che la missione prosegue bene, ma che ci sarà bisogno ancora di qualche settimana per portarla a termine. Non sei contento, Obito? Così potremo nuovamente tornare ad essere il trio di amici che siamo sempre stati. Oh, non vedo l’ora! –

- Certo, Rin. Sarà bello essere di nuovo insieme. –
Anche se io sono sempre stato qui.

Il vento di Aprile muoveva le foglie degli alberi quasi con gentilezza, e non produceva che un sibilo dall’incredibile e confortante potere.
Il parco degli Uchiha, smisurato, era di nuovo dipinto di verde e rosso, e mille altri colori.
Rin respirò piano, assaporando la fragranza della primavera. – Sai, sto conducendo alcuni studi in soffitta. Credo che mi porteranno presto a delle nuove ed interessanti scoperte. –
Kakashi [Obito, quale dei due? Forse nessuno] alzò lo sguardo, incuriosito. Il coprifronte gli celava l’occhio rosso. La ragazza sussultò. – Kakashi…? –
Lui comprese: si levò immediatamente la benda, così che anche il sangue dell’Uchiha potesse tornare a risplendere alla luce del sole. – Kakashi è in missione, Rin. Che ti prende? –
La ninja scoppiò in un risolino isterico, che suggerì a Kakashi di aver davvero sfiorato la catastrofe. – Oh scusami, Obito. È stato un istante di defaillance. –
- Mi stavi parlando dei tuoi esperimenti. –
- Si. Perché domani non vieni a vederli? Sono, come definirli… una reincarnazione, quasi. Da quando ho compiuto quel miracolo, salvando i miei compagni, ecco, mi sono sentita così forte. Tu mi capisci, vero? Non è cosa da tutti salvare i proprio amici da sola, con la responsabilità di ogni gesto sul capo. È stato così difficile. –

Il ragazzo la fissò, sconsolato, fino a che non trovò il coraggio di spalancare le labbra in un piccolo sorriso di rassegnazione. Rin lo intese come una sorta di incoraggiamento. – Hai ragione, Rin. Hai salvato la squadra. –
E io cerco di salvare ciò che ne rimane.- Già. Oh, Obito, grazie per quello che fai. Ti voglio così bene, io. –
- Anche io te ne voglio. –
Certo, Obito voleva bene a Rin. Ma Kakashi? Il ninja si costrinse a rimanere zitto, eludendo i pensieri più scomodi, mettendoli ancora una volta a tacere.
- Scappo. Domani a casa mia, allora. –
- Si. –

La ragazza corse via, e Kakashi osservò la sua schiena fino a che essa non scomparve completamente dietro agli alberi della tenuta.
Nonostante il sole fosse caldo e rassicurante, nonostante la primavera e i fiori, il ragazzo rivide sé stesso e Rin, bloccati in un presente pieno di passato e privo di futuro.
E improvvisamente comprese che qualcosa non andava, in quel quadro fatto di luce e profumi.
Loro due, iconografia perfetta di due morti appesi alla vita per un filo logoro.
Non c’era modo di risalire. Potevano solo rimanere fermi.

Kakashi vide il suo riflesso nel laghetto, e pensò che niente era più stupido di quello che stava facendo.
Ma quando lesse la lettera che Rin aveva scritto fingendo di essere Kakashi, si ritrovò a chiedersi quanto dovesse essere difficile, quella missione.
Penoso pensiero, visto che era tutta fantasia.

Patetico.
Patetico davvero.


3. Memory of someone who’s not alive.


Si accasciò sul letto affranta. Niente era più semplice di una bugia, se aveva ormai assunto forma di verità.
Come quando ti annoi ma sei costretto a ridere – e continui a ridere senza fermarti, fino a che cominci a crederci davvero.
Poi arriva la fine del tuo spettacolo, gli amici vanno via e ti senti vuota – le tue risate allegre hanno perso la loro musica e non c’è più significato in quell’insieme di note.

Rin si sentiva come un Dio, un Dio vuoto, ma pur sempre un Dio.
Inconcepibile idea, poiché da quello che le avevano sempre insegnato, un Dio era un essere perfetto e completo, e che come tale NON poteva sentirsi vuoto, se non per potersi sacrificare.
Così ragionava, la visionaria di Konoha: essendo vuota – un Dio, si, ma vuota – riteneva che alla base di quella mortificazione dell’anima ci fosse un complesso cammino di redenzione.
Aveva bisogno di trovare qualcosa grazie al quale avrebbe potuto sentirsi più incompleta di quanto già non fosse. Senza dimenticarsi di essere un Dio.

Kakashi arrivò il giorno seguente, sulla scia di alcune voci che aveva sentito passando per il villaggio.
“- Dicono che sia stata al cimitero… -“
“- Di notte, poi! –“
“- … cambiata. –“
Nella realtà dei fatti, non riusciva ad immaginare Rin che, calatasi nei panni di un abile ladro, trafugava cadaveri nel pieno della notte.
Mentre saliva le scale del suo appartamento, però, si ritrovò a pensare che un mese prima non avrebbe mai pensato ad una vita come “maschera” di Obito. E la Rin che non poteva trafugare cadaveri stava solo nella sua testa – passato da mortale, proiezione verso il Dio.

Rimase parecchi minuti davanti alla porta in fragile carta di riso, indeciso se azzardare quel passo che l’avrebbe condotto irrimediabilmente fuori o dentro. E Kakashi sapeva bene che non era solo della casa, di cui si stava parlando.
Così, il suo destino poteva essere vicino a Rin.
O forse, non esserlo.

Il richiamo non fu l’odore dei fiori che lei portava sempre con sé, o lievi movimenti al di là della carta, quanto un mormorio sconnesso fatto di frasi incomprensibili, che filtravano attraverso la porta, come un frullar d’ali.
Qualcuno al di là della carta bianca sussurrava qualcosa, una nenia composta di dolci note mescolate da un pazzo che non sa distinguere capo e coda della melodia.
Entrò. Entrò e per un istante non seppe distinguere ombre e oggetti, tanto era il buio che creava le prime e avvolgeva i secondi.
- Obito. –
- Rin. –
Lasciò scivolare entrambi gli occhi sulla stanza, incerto. Particolari di una vita impazzita emergevano a tratti, vigliacchi come quei ricordi che di nuovo lo prendevano, costringendolo ad una recita immonda fatta di risate e respiri che non erano i suoi.
E non lo erano mai stati.
- Rin, cosa hai fatto? –
- Io non sono Rin. –
Io non sono Obito! Guardami!
- Chi sei, allora? –
- Sono il Dio che occupa la mente di Rin quando lei dorme. Sono colui che vi ha salvati. –
- …cosa? –
La ragazza spianò l’aria con un braccio, movimento elegante del polso che introduceva lo spettacolo di ombre dietro di lei. – Osserva. –
Di nuovo il ninja si costrinse a guardare oltre quella maschera di apparenze. Pezzi di corpi pendevano dai tavoli e dai cassetti, fili di sangue che li collegavano al pavimento ormai sporco.
- Rin… -
Indietreggiò fino a sfondare la porta. Crollò a terra, inebetito. Non era il sangue. Era la strategia.
La testa della madre della ragazza occhieggiava, qualche metro più in là, con lo sguardo fisso e consumato dalla terra.
Gli occhi della figlia rilucevano di un bagliore malsano, in cui Kakashi lesse tutto ciò che non aveva voluto comprendere – quello che i suoi occhi, seppur infallibili, non avevano potuto prevedere, ciechi.
- Rin, cosa hai fatto? –
- Io non sono Rin. Sono il Dio. –
Piccola voce sottile, come da bambina. – E un Dio può tutto, vero, Kakashi? –



4. This could not be your resurrection. I’m sorry.


L’idea di base, doveva riconoscerlo, non era affatto male.
Se era riuscita veramente a salvare tutti, quel pomeriggio, perché non avrebbe potuto salvare anche chi era già morto?

Lo specchio rifletteva un viso acuto, un po’ magro, fatto di piccole sofferenze.
I due occhi si combattevano, insofferenti, cercando di attirare l’attenzione a scapito dell’altro e lasciandosi andare ad una lotta senza alcuna pietà.
Kakashi decise che non poteva continuare così.

Lei era scoppiata a piangere. Probabilmente, non si era nemmeno accorta di averlo chiamato col suo vero nome, quasi fosse entrata ed uscita da quella trance che la teneva prigioniera.
Ossessione, avevano detto i medici quando erano entrati nella casa il pomeriggio seguente.
Rin – o quello che rimaneva di Rin – se n’era andata senza lasciare alcuna traccia.
Kakashi era fuggito via, preso da un terrore che gli aveva serrato le viscere con forza. E la nausea. Col sangue.

Così, ora rimaneva solo lui.
Rimaniamo solo noi due, Obito.
Mai stati amici, noi.
Allo specchio, lui continuava beffardamente a deriderlo.

La maschera calò sul viso del ninja, stoffa ruvida su pelle delicata.
- Scusami, Obito. –
La sua voce era diversa, filtrata dal tessuto.
- Ma non posso essere la tua reincarnazione. –

Quando uscì di casa, rivide di nuovo quei colori che da tempo parevano aver perso ogni brillantezza.
Sentiva il vento soffiare sulla pelle, la terra sporcargli i piedi, ancora umida.
Tutto rimase sospeso, fino a che la madre di Obito non si affacciò al balcone della casa e non lo salutò. – Oh, Kakashi, ben tornato. E Obito? –

Attese un attimo prima di rispondere. Poi disse – Lui non c’è. – e corse via. Corse via cercando di dimenticare un mondo che si era inesorabilmente chiuso alle sue spalle.

Sentì umido, sotto la stoffa.

Lontano dall’occhio scuro, quello rosso piangeva.





Owari.


















Aw, che disperazione scrivere di questo titolo. Anche se devo dire che mi ritrovo ad essere abbastanza soddisfatta, questa volta.
Non credo durerà a lungo ma, finchè c’è, rendiamo grazie e Amen.
Quante persone hanno letto questa storia? Tante. Grazie alla Bia, ad Héra, a Jem, alla Alex.
Vorrei poter ringraziare Kodamy. Che tristezza.


Dunque, il titolo fa parte di una raccolta di titoli proposti dalla LJ Community.
I dannati 52, ecco.>>

 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: