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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: MIDNIGHT'S SUN
Genere: Romantico, Dark, Soprannaturale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Shoujo Ai
Autore: axel-sora galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 30/01/2007 23:22:51 (ultimo inserimento: 14/02/07)

"come questo fiore sboccia solo al buio tu ora sei la sposa della notte, mia piccola principessa dell'alba, ed io sarò il tuo cavaliere del tramonto"
 
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ALBA E TRAMONTO
- Capitolo 1° -

Buonasera a tutti ^O^ (o buongiorno, qualunque cosa sia °_°) non ci crederete mai, ma... per questa storia avrete la fortuna (speriamo che per voi lo sia XD) di avere due autrici al prezzo di una ^O^
Ora, nonostante il nosto affetto e la grande ispirazione che ci lega a Kingdom Hearts, abbiamo deciso di scrivere quasta fic XD
Mettendoci d'accordo sulla storia, abbiamo scritto un po' per ciascuno ^^
Quindi, senza annoiarvi con altre parole... auguriamo buona lettura a tutti, sperando che questa storia vi piaccia ^________^

Axel e Sora

PS: Anche il commento è stato scritto da entrambe XD



Capitolo 1. "Alba e Tramonto"


Eccolo là… il corteo funebre che seguiva la nera e fredda bara…
Io la seguivo a distanza, guardando i volti delle persone che erano venute al funerale: le mie amiche che piangevano guardando il corpo nella bara, mia madre in lacrime, mio padre sembrava una statua di marmo e i miei fratelli… loro cercavano di trattenere le lacrime… e io… io ero stesa in quella bara… o almeno lo era il mio corpo: immobile e freddo, con la pelle così chiara da farmi sembrare una bambola di porcellana, i capelli neri sparsi sul cuscino si mescolavano all’abito nero.
Quando ero in vita non mi era mai capitato di pensare di essere bella, ma il mio corpo, visto in quel modo, quello spettacolo tenero e straziante allo stesso tempo era stupendo... perfino le bende, che sbucavano fuori dal vestito o che si intravedevano sotto il pizzo per nascondere le ferite, sembravano un ornamento; le labbra, le mie pallide labbra che nessuno aveva mai nemmeno sfiorato erano ancora più invitanti… nella morte fui più bella che in vita, nonostante il dolore, nonostante l’agonia di quegli attimi. Forse era valsa la pena di soffrire così tanto, anche solo per vedermi così… anche solo per un attimo.
Scesi dall’albero e mi avvicinai al gruppo intento a posare fiori sulla bara. Sentivo i loro sospiri, le loro lacrime... ma non mi potevano vedere... non in quel momento per lo meno, ero solo il pallido ricordo di ciò che ero stata, avanzai tra i presenti salutando per l’ultima volta le amiche più care con un flebile bacio sulla guancia, salutai i miei genitori, i miei fratelli… e poi… poi guardai un’ultima volta il cielo e tornai a dormire in quella bambola di porcellana che era stato il mio corpo; quel corpo che non sentivo più mio che non rispondeva più alla mia volontà… che era diventato una semplice bambola vuota.
Il mio ultimo pensiero andò a lui, al ragazzo che amavo: lui… non era nemmeno venuto, nonostante gli avessi confessato i miei sentimenti qualche giorno prima, lui non era venuto a dirmi addio, non era venuto a salutarmi per sempre… non mi aveva mai notata da viva e non avrebbe mai notato la mia assenza da morta.
Mi rintanai nell’oscurità della bara ormai chiusa. Avrei tanto voluto piangere, così tanto da non accorgermi della lacrima che scivolata dagli occhi di quello che era stato il mio corpo, così tanto da pensare che quella sensazione di bagnato fosse solo una sensazione legata ad un banale ricordo, legata a quella voglia di vivere che mi era tornata nonostante fossi stata io stessa a scegliere la morte.
Che stupida ero stata, ma ormai avevo fatto la mia scelta e non potevo più tornare indietro ed a quel punto l’unica cosa da fare era lasciarsi cadere in quel mare di tenebre e dormire per sempre.


Aveva passato lunghe ore, dal momento del suo risveglio, in quel campo di fiori.
Che colori avevano alla luce del sole…? Ormai non lo ricordava più. Per vari minuti si era guardato intorno, alla ricerca del fiore giusto, anche solo di un piccolo bocciolo che fosse un inno alla sua bellezza… e, alla fine, furono gli stessi fiori a chiamarlo.
Si avvicinò alle leggere corolle che ancora non si erano del tutto dischiuse, chinandosi per osservarle con più attenzione: sì, erano perfette. Cosa poteva esserci di meglio di un fiore che mostrava il suo incanto solo di notte, come da quel momento in avanti avrebbe sempre fatto lei…?
“Belle di notte, vi chiamano gli uomini…”.
Con gentilezza raccolse tre piccoli fiori, quelli che più si erano schiusi, e sorrise. Il momento era giunto, e l’impazienza che fino a quel momento aveva voluto celare non riusciva più a rimanere nascosta.
Si diresse verso il piccolo cimitero situato fuori il paese, quel luogo che tanto amava nelle notti miti e silenziose. Non aveva potuto vedere dove l’avevano seppellita, quella mattina, ma avrebbe potuto comunque raggiungere la sua tomba anche ad occhi chiusi: lei era ormai la sua creatura, un vincolo speciale li univa, un vincolo di sangue.
Trovarsi davanti alle prime lapidi quasi gli provocò un brivido: adorava il lieve contatto con il freddo marmo, gli sguardi degli angeli di pietra che parevano vivi, i fiori che rappresentavano un dono di amore ai defunti. Camminò per alcuni istanti tra le tombe, beandosi di quel silenzio, della dolce e silente compagnia di quel luogo, facendo di tanto in tanto scorrere le dita sulla superficie liscia delle lapidi. Ora però non poteva davvero più aspettare… acutizzò i sensi, facendo scorrere gli occhi su tutto il cimitero, come un predatore che sta cacciando una preda nascosta.
Alla fine, in lontananza, vide un grande albero e, come se questi gli stesse dicendo di avvicinarsi, iniziò a camminare verso di esso. Sotto la sua grande ombra, che impediva ai raggi di quella tiepida luna di raggiungere il terreno, scorse una lapide. La terra aveva ancora un profumo fresco, portava in sé il ricordo della giornata appena trascorsa; in un attimo il ragazzo si inginocchiò davanti ad essa, prendendone un po’ tra le dita, accarezzandola come se fosse stata seta. Poi si alzò, impaziente, voltandosi verso la zona più nera di quel cimitero. Un leggero soffio di vento smosse la chioma dell’albero e per un istante un raggio di luce riuscì a colpire i suoi occhi grigi, che sembrarono illuminarsi; dall’ombra verso cui stava guardando sorsero delle figure scure, dall’aspetto umano, che lentamente si diressero nella sua direzione.
“Sapete cosa dovete fare”, disse il ragazzo, pacatamente, posando di nuovo lo sguardo sulla tomba. “Liberatela”.
Subito quegli esseri, senza alcuna espressione, si inginocchiarono e cominciarono a scavare con le proprie mani nella terra ancora non completamente compatta; con movimenti lenti e misurati iniziarono a scoprire la superficie nera che era stata ricoperta, l’ultima cosa che ancora la divideva dalla notte, mentre sul volto del ragazzo compariva un sorriso appena accennato. Quei minuti gli parvero anni, ma alla fine l’intera superficie della bara comparve, con la luminosa croce d’argento in essa incastonata.
“Tiratela fuori da quella fossa”, ordinò, sapendo che la sua richiesta sarebbe stata subito eseguita. Dopo un attimo, infatti, gli esseri d’ombra circondarono la fossa afferrando il feretro e sollevandolo, per poi spostarsi con questo verso il terreno più piano. Fecero per adagiarlo a terra, quando ad uno di loro scivolò la presa: un angolo inferiore della bara cadde a terra, con un rumore sordo, mentre gli altri individui si affrettavano a posarla con la maggiore delicatezza possibile. Passò solo un istante, però, prima che il ragazzo si avventasse sull’essere che aveva osato sbagliare, colpendolo come se avesse voluto tirargli una graffiata; subito l’ombra si dissolse, come se fosse stato solo fumo, e le altre rimaste cominciarono a tremare.
“Andatevene subito, non ho bisogno di incapaci come voi!”, urlò il ragazzo, guardandoli con disprezzo.
In un attimo fu solo.
Guardò il feretro e si inginocchiò accanto ad esso, ormai incapace di aspettare; sganciò le chiusure e sollevò il coperchio, scoprendo finalmente la figura dormiente che aveva tanto sognato durante il suo sonno diurno. Non resistette al primo impulso e, con mano tremante, le sfiorò i capelli neri che le ricadevano gentilmente sulle spalle, poi la sua mano scese sul suo viso, accarezzandole quella pelle chiara e liscia; osservò le sue labbra, ancora livide e immerse nella morte, mentre pensava che avrebbe voluto che si dischiudessero subito per permettergli di sentire di nuovo la sua voce. Ma per quello doveva ancora attendere… in poche ore lei si sarebbe svegliata, doveva solo aspettare il momento in cui i suoi occhi si fossero spontaneamente riaperti.
Il ragazzo si sedette a terra, guardando i fiori che aveva raccolto poco tempo prima; poi li appoggiò sul petto della giovane, affiancandosi al silenzio in quella desiderosa attesa.


Quando ripresi coscienza di me stessa intorno a me c’era ancora solo oscurità eppure… eppure c’era qualcosa di diverso da prima: non ero più una semplice anima: riuscivo a sentire l’aria sulla pelle quella poca aria che entrava e usciva dai miei polmoni, ma come potevo respirare se ero morta? Poi tutto mi tornò alla mente: l’incidente, il ragazzo dai capelli rossi, la mia voglia di vivere che si mescolava a quella di lasciarmi morire, il funerale…
Aprii la bocca e ispirai a fondo, così felice di poterlo fare di nuovo. Inghiotti tutta l’aria che i polmoni riuscivano a contenere assaporandone il profumo di fiori, aprii lentamente gli occhi, la prima cosa che vidi furono le stelle che gelidamente puntinavano il manto nero della notte, mi tirai a sedere; nel silenzio della notte il fruscio del vestito sembrava quasi un rombo, come anche il leggero rumore di tre piccoli fiori che caddero sulle mie gambe: li raccolsi e li guardai ammirata, erano perfetti nella loro semplicità, nel colore tenue che prendevano alla luce della luna… la luna… alzai gli occhi al cielo per guardarla non la trovai, ma ne scorsi la luce mi voltai verso quella, verso l’albero che la nascondeva e lì lo vidi. Vidi il ragazzo che mi aveva salvata; mi fissava con i suoi occhi grigi, così intensi, un nome mi salì alle labbra “… Sunset…”.
Lui sorrise e si avvicinò si mise di fronte a me ed inclinò di poco il volto “ buona notte mia piccola principessa dell’alba .”

*fine primo capitolo*



Vi ringraziamo per aver letto ^O^ Fateci sapere cosa ne pensate, se vi va *___*

Axel e Sora
 
Continua nel capitolo:


 
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