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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: FIABA INCASTONATA
Genere: Sentimentale, Drammatico, Autobiografico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: oliverharton galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 26/01/2007 17:26:13

Una richiesta, un anniversario, un ricordo, un destino
 
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CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -

Una richiesta, un anniversario, un ricordo, un destino, perchè son sempre più convinto che, come dice Einstein, Dio non gioca a dadi
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<<La sigaretta tremulava un fuoco vivace le cui volute grigio fumo sembravano voler sedurre l’aria con movimenti sinuosi ed avvolgenti e lenti, tremendamente lenti, come quelli di chi assapora il proprio destino pochi attimi prima della morte, per loro a contatto con un freddo ed insensibile soffitto. A guardarli, esterrefatto, un ragazzino, diec’anni al massimo, dagli occhi azzurro cielo sgranati ad ammirare tale semplice meraviglia e chi la creava, un uomo di sessant’anni ed oltre, più ossa che pelle oramai, dai tratti ruvidi, che quel bambino aveva però il potere di addolcire con un solo sguardo (Che occhi! Che occhi!): la figlia gli aveva proibito di fumare davanti al nipote, ma lui credeva che l’antico vizio conferisse ogni volta maggiore solennità alle sue parole, che i movimenti della mano e della bocca alla ricerca del tabacco fossero i gesti rituali, l’ “Apriti sesamo”, che gli dischiudesse quel mondo in cui l’uno bramava d’entrare e l’altro bramava portarlo “Dai, nonno, raccontami una storia” l’invito era sempre lo stesso; la risposta, per la fortuna di molti, sempre diversa “Oggi ti racconto la storia di un fiore. Eh sì – rispose all’aria incredula del ragazzetto - perché molte piante ed animali prima non esistevano e il loro primo esemplare ha dietro fantastiche storie. C’era una volta un piccolo regno, governato felicemente da un re e una regina. La regina nel giorno più bello della sua vita partorì un bimbo stupendo che, però, le costò la vita.

Passano gli anni ed il principe cresce diventando un giovane ribelle, solitario e con un grande vuoto nel cuore. Il richiamo dell’amore infatti, non era ancora giunto alle sue orecchie, ma lui aspettava speranzoso, trascorrendo i giorni a cavalcare al chiaro di luna, a leggere libri e a scrivere infinite poesie romantiche.

Un giorno, il re, preoccupato per il figlio, decise di convocare tutte le ragazze del regno per trovare una sposa adatta a lui, ma impose alcune prove da superare. La prima di queste era di confezionare un dono per il principe.

Tutte le potenziali mogli si diedero da fare e in una vecchia capanna due sorelle in particolare prepararono i loro doni. Entrambe erano molto belle: la prima aveva capelli corvini ad incorniciarle un volto dai tratti tipicamente mediterranei, ma altrettanta bellezza era contrapposta ad un infinito egoismo; l’altra, l’opposto in tutto della sorella maggiore, era bionda con un volto di fine porcellana e una bontà paragonabile solo alla sua figura angelica. L’una preparò al principe un mantello color oro, l’altra una sciarpa di seta argentata. La minore chiese alla maggiore di portare i doni a palazzo, e quella accettò con gioia, pregustando già la vista del suo principe.

A palazzo, intanto, nessun dono sembrava avere effetto su quel ragazzo giovane e inquieto, ma appena la ragazza dai capelli corvini gli portò i doni in un inchino, fu subito attirato dalla sciarpa color argento. Alla sua naturale domanda, chi avesse creato tale meraviglia, la sorella maggiore mentì, attribuendo a lei la sua fattura. Alcuni giorni dopo si tenne un ballo a corte, le due sorelle furono invitate così come tutte le donne del regno, ed il principe fu colpito dalla semplicità della minore, tanto da innamorarsene. La maggiore, invidiosa, preparò un filtro che fece perdere alla sorella la voce e rubandole l’abito riuscì a farsi chiedere in sposa. Il giorno dopo, la ragazza dai capelli d’oro, ancora sotto incantesimo, vide il principe cavalcare in una radura e tentò senza esito di fermarlo. Decise, infine disperata, di lanciargli l’ultimo pezzo di seta rimasto dalla creazione della sciarpa. Il principe lo riconobbe subito e in un lampo capì tutto.
Chiese, quindi, alla sua futura sposa di confezionargli un’altra sciarpa uguale: la sua impossibilità di farla ne smascherò la colpevolezza e finalmente la sorella buona poté sposare il suo principe innamorato, mentre l’altra si trasformò in un fiore, perché ricordasse per sempre il fallimento dell’inganno. >>. Un applauso fragoroso, sincero e convinto salutò la fine di quella storia, di cui tutti avrebbero chiesto un bis, un seguito, se non si fossero intimamente un po’ vergognati, loro, matricole universitarie,uomini ormai fatti e finiti, a preferire tutto quello a due calci ad un pallone o agli svolazzi di una gonnella. D’altro canto i suoi colleghi ancora non se ne capacitavano: era professore da pochi mesi, l’ultimo iscritto nell’elenco di quell’anno, eppure aveva incantato, subito, ovunque avesse insegnato; lui non aveva studenti, no, ma qualcosa di indistinto tra i tifosi e gli adepti, ed aveva da loro un contraccambio tale da far invidia a dottoroni con trent’anni di barba ed esperienza alle spalle. “Ragazzi..” non aveva una voce alta ma la voglia di sentirlo ancora fu per loro la più dolce e temibile delle autoimposizioni, e in un attimo ricrearono il religioso silenzio di poco prima. <<La prima regola della fiaba, è vero, è quella di essere frutto di pura invenzione. Ma a volte rompere le regole, oltre ad essere piacevole – e fece un ghigno sottile ma onesto, che i suoi studenti condivisero curiosi- è molto più necessario che immorale e questa è proprio una di quelle volte: vedete ragazzi, quel bambino ero io, quell’adulto era mio nonno, venuto a mancare esattamente tre anni fa, ed il fiore in cui si trasforma la protagonista alla fine del racconto è il non-ti-scordar-di-me. Perché, nonno, - mise delicatamente i palmi sulla cattedra e alzò gli occhi che bucarono il freddo soffitto per arrivare al cielo, escludendo visivamente tutti gli altri, ma ottenendo così ancor di più la loro attenzione, come un santo osservato al momento dell’incontro col suo dio – se quella storia era una semplice fiaba, con te in quei momenti diventava una favola, stare con te era vivere un sogno, ma i tuoi insegnamenti sono stati la vita, ed esattamente come il fiore, io mai ti dimenticherò>>. La fortissima voglia di applaudirlo fu fermata ad un suo cenno, ma nell’andar via, a testa bassa, qualche lacrima gli cadde, tremula e brillante, di riflesso alla luce, come un fuoco vivace, ma ultimo guizzo nel caminetto ormai spento per la notte

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Un grazie a Vivician che questa fiaba ha fatto nascere
Un grazie a Dagafantasy che questa fiaba ha fatto crescere
Ed infine un grazie a me che questa fiaba ho fatto terminare, in maniera tale da non far nessuno annoiare
 
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