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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: AMO UN ANGELO...
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: luce88 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 18/01/2003 22:44:25

qst ff l`ho scritta dp aver rivisto ghost e ascoltato ``could it be any harder``...frutto d un mom d sconforto. è autoconclusiva. leggetela e ditem lu
 
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LA MIA ANGEL
- Capitolo 1° -

ciao; cm ho detto su, qst ff è stata scritta (a casa) in un mom d sconforto...x questo ho guardato Ghost...nn so se vi piacerà, cm nn so da dv mi sia venuta in mente una storia simile. v dico sl ke si ispira a ciò ke accadeva anni fa in Germania(e nn sl), ma ke x fortuna gg si è attenuato;nn riguarda medio evo o preistoria...lascio a voi la parola.
baci Lucchan


<oggi sono trascorsi 15 anni…15 lunghi anni senza di te, e lei ogni giorno ti somiglia sempre di più…non credevo che fosse così difficile vederla cambiare, rivederti piano, piano ogni giorno. Siete praticamente uguali; gli stessi occhi, la stessa vivacità…la stessa voglia di vivere…solo la sua voce mi fa capire che quella non sei tu. Mi manchi Angel>
-pà! Pà! È tardi, mi accompagni a scuola, ho perso il treno-
-certo, arrivo. Va alla macchina tesoro-
-vado! Grazie!-
un uomo di 35 anni, dai capelli corvini e altissimo, dai bellissimi occhi blu si stava preparando per affrontare un’altra giornata;
-Kim, cara, accompagno Erika a scuola. Ci vediamo sta sera-
-aspetta un attimo, Akira-
-si?-
-volevo dirtelo ieri, ma non me la sono sentita dato che Erika era li; oggi è il 3 di giugno, il suo compleanno, ma…-
-lo so- disse chinando il capo tristemente –ora ha 15 anni e potrà capire…gliene parleremo questa sera-
-no, gliene parlerai tu. Io…sono estranea a questa storia…-
-Kim…-
-io…infondo so che tu l’ami ancora…quando ho visto quella foto ho capito tante cose…-
-oh, Kim…-
-non dire nulla, posso capirti…è doloroso…-
-grazie…-
-ora va, Erika sta aspettando-
-si- sorrise, e scese e salì con la ragazza sulla Mercedes e partirono alla volta del liceo, ma durante il tragitto…
-papino-
-si Erika?-
-è molto tempo che volevo farti una domanda-
-dimmi tesoro-
-perché non somiglio né a te né alla mamma? Si, insomma, ho gli occhi, i capelli e la costituzione diversa da voi…avete qualche parente inglese? La mia prof. mi ha detto che sembro un inglese-
-no, non abbiamo nessun parente inglese; è una storia lunga-
-me la racconti?- chiese la ragazzina; il padre guardò davanti a se e si decise
-ne parliamo stasera, d’accordo?-
-va bene-
-ancora auguri, Erika-
-grazie! Mi sento grande ad avere 15 anni! Aspettavo con ansia i questo momento…-
-posso sapere il perché?-
-ma come, te ne sei già dimenticato? Ahh...siamo alle solite…mi avevi detto che mi avresti portata a Kanagawa alla fine della scuola, così avrei visto dove sei andato al liceo, e magari mi avresti presentato i tuoi amici, ammesso che siano ancora li-
-ah, già…- quelle parole gli riportarono ricordi dolorosi alla memoria…da quando aveva lasciato Kanagawa per Ottawa era cambiato tutto…niente era più come anni fa. Ormai erano 15 anni che non tornava a casa…
-che c’è papà? Ho detto qualcosa di sbagliato? Tutte le volte che si parla di Kanagawa non mostri un gran entusiasmo…-
-scusa, Erika, ma sai, è…la nostalgia….già…-
-sarà…oh, siamo arrivati!-
la ragazza diede un bacio al papà, e dopo aver salutato scese davanti alla scuola e andò con un gruppo di amiche, mentre la macchina sfrecciò via velocemente.
-ma come mai tu padre oggi è così agitato? È strano che parta a tavoletta senza guardare gli stop…- chiese un’amica ad Erika
-non lo so…- disse pensierosa –sono giorni che non è tranquillo…-
-be…oggi è il tuo comply, devi stare su! AUGURI RIKI!!!!- gridarono le ragazze
-grazie- disse sorridendo e entrarono nello stabile…

-basta, non cela faccio più…-
-mi scusi, ma la causa non è ancora chiusa…-
-mi dispiace ma oggi non è giornata-
-la capisco, ma non può lasciarla in sospeso!-
-la prego, mi lasci in pace.- disse appoggiando la testa tra le braccia. La segretaria capì che oggi l’avvocato non avrebbe concluso niente, e se ne andò; erano anni che in quel periodo era praticamente a pezzi…
-<accidenti…più ci penso e più sto male….mi manchi, mi manchi da morire…ma perché…perché te ne sei andata così?>-
tirò fuori dal cassetto una foto risalente all’università; nella foto c’erano un gruppo di ragazzi: uno altissimo e uno con un quaderno per gli appunti, altri ancora che facevano smorfie di ogni tipo, e davanti lui con una ragazza dai capelli lisci castani e gli occhi nocciola, molto bella e dall’aria sorridente. Aveva il più bel sorriso della terra…sentì una lacrima solcargli il volto e mille ricordi assalirlo, come un fiume in piena…stava passando il tempo, ma le ferite non i rimarginavano, non riusciva a spiegare perché non riuscisse a farsi una ragione della realtà…
-sono le 9…meglio tornare a casa…- e in poco fu in macchina, diretto a casa dove, intanto la figlia stava parlando con la madre…
-mamma-
-si cara?-
-oggi papi non mi ha risposto; perché io non vi somiglio? Me lo sto chiedendo da molto…voi avete i capelli neri e gli occhi blu, io ho capelli e occhi nocciola, avete una carnagione non molto chiara, mentre io sono una mozzarella…perché?-
la donna abbassò lo sguardo, e chiese mestamente
-Erika, cosa ti ha detto papà?-
-mi ha detto che ne avremmo parlato questa sera-
-si, tu e lui avrete molto da dirvi…-
-in che senso?-
la spia del cancello di casa si accese e la donna disse
-è tornato papà; vado giù di sotto a spostare la macchina prima che domani mattina sia costretta a mille manovre-
-una BMW non è difficile da guidare…-
-sei minorenne, la macchina tra un po’- disse la donna sorridendo e corse giù. Non doveva spostare niente. Lo incontrò che saliva dalle scale e lo fermò al piano terra
-ben tornato-
-grazie-
-gliene parlerai?-
-devo farlo, ho rimandato troppo…-
-Akira…-
-dimmi Kim-
-non essere troppo diretto-
-lo so. Cercherò di non farle sentire troppo il colpo…-
-mi faresti un gran favore…-
-staremo in sala, perché non resti anche tu?-
-non me la sento…davvero…- disse guardando per terra.
-non importa…-
salirono e arrivarono nella sala dove Erika stava guardando la tv.
-ciao papi!!!!- disse sorridente. Il suo sorriso era uguale al quello di tanto tempo fa che illuminava ogni sua giornata, che gli faceva sempre di più capire il valore dei sentimenti che il basket gli aveva fatto dimenticare…
-Erika, spegneresti la tv? Dobbiamo parlare…- disse lui, avvicinandosi e sedendosi sulla poltrona accanto al pianoforte.
La donna se ne andò e li lasciò soli. Erika spense la tv e si mise al piano, cominciando a suonarlo…e anche questo riportava alla memoria del giovane alcune serate trascorse a suonare il piano…
-dimmi papi- disse lei
-Erika…ricordi la domanda che mi hai fatto questa mattina?-
-si, certamente!-
-ora ti devo dire come sono andate le cose…-
-le mie origini?-
-più o meno…-
-quando dici così, la cosa è grave…più grave dei compiti in classe di matematica…- disse smettendo di suonare il piano; nella grande sala ci fu silenzio…
-circa 15 anni orsono, come sai abitavo a Kanagawa e frequentavo la l’università…-
-si, me lo hai detto…- disse lei, preoccupandosi per il tono assunto da suo padre…
-una sera stavo tornando a casa quando…
***(racconto) –hei, Akira!-
-ah, Hanamichi…che ci fai in giro a quest’ora?- chiese stupito; erano circa le 9.30 e non c’era nessuno in giro
-mi devi fare un favore!-
-lasciami indovinare: non hai gli appunti?-
-come lo sai?-
-ma, non saprei…una volta a settimana tu mi fai la stessa richiesta, e dato che oggi è mercoledì, presumo che ti manchino quelli di chimica-
-proprio-
-dormito bene?-
-stupendamente-
-sei un caso perso; dai andiamo a casa mia, ti farò le copie-
-grazie, sei un amico porcospino!-
-…-
mentre passeggiavano per le vie di Kanagawa, il ragazzo dai capelli corvini notò una figura che camminava, come senza meta, per la strada e le corse incontro, riconoscendola…
-Angy! Hei, sta attenta!- il ragazzo prese in tempo la giovane che stava per cadere per terra. In poco fu raggiunto dal rossino. Akira si sedette su una panchina, con la ragazza in braccio
-che c’è, va tutto bene?- chiese preoccupato per la compagna di corso. Quando lei tento di alzarsi, notò che aveva gli occhi nocciola pieni di lacrime, e la trattenne per evitarle una caduta
-Angy! Angy!- gridava Hanamichi –che ti è successo? Angel!-
-Hanamichi…- disse lei tra i singhiozzi –io sto male…-
-no, Angel, sei la mia migliore amica, dimmi chi è stato a farti questo! Giuro che lo ammazzo!- disse frettolosamente il rossino, livido di rabbia e preoccupato per la ragazza
-stai bene?- chiese Akira
-grazie…si, sto bene adesso Akira…-
-a me non sembra proprio…che cosa ti è successo?- chiese preoccupato. Angel scoppiò a piangere ancora e più di prima
-io non lo sapevo…ma adesso mi ha lasciata…se ne è andato…- diceva
-quel maledetto…- mormorò Hanamichi –è stato quel maledetto del tuo fidanzato...io lo ammazzo!!!-
-Hanamichi…ti prego…ormai non posso fare più nulla…lui…lui ormai è lontano da qui…molto lontano…-
i due ragazzi si guardarono un attimo; erano preoccupatissimi, anche perché erano circa 6 giorni che Angel non andava ai corsi, ma nessuno avrebbe mai immaginato cosa sarebbe successo…
passarono dei giorni da quella sera, e Angel e Akira si vedevano spesso per i compiti e gli esami…Hanamichi aveva capito ormai che la sua amica si era innamorata di Akira e ne era felice, perché sapeva di poter contare su di lui…anche il ragazzo ricambiava i sentimenti di Angel, e dopo poche settimane si misero insieme, ma c’era qualcosa di strano in lei…era parecchio nervosa, tesa e cagionevole di salute.
Passarono altri 7 mesi in cui Angel non frequentò i corsi, e non uscì di casa destando preoccupazione tra gli amici, ma soprattutto ad Akira, il quale non l’aveva più sentita da ben 8 mesi…
Una mattina, decise di riprovare ad andare a casa della ragazza per vedere se l’avrebbe lasciato entrare; l’ultima volta stava male, e la vicina che l’accudiva, lo pregò di non entrare…sembrava intenzionata a nascondere chissà quale segreto…
Quella mattina, suonò al campanello della villetta, e sentì finalmente la voce di Angel, che gli era mancata come l’aria…
-si?- chiese tenue la voce
-Angy, sono io…-
-Akira…- la ragazza aveva assunto un tono strano, ma poi disse –che c’è?-
-sono venuto a vedere come stai. Sentirti per telefono non mi basta, voglio vederti- disse lui
-ma Akira…- disse titubante…una vena di paura e timore c’era nella sua voce…
-ti prego-
-non posso…non sono in condizioni…- disse lei
-non mi importa; non mi importa se non sei pettinata, se hai la febbre, se sei ingrassata o che cosa, voglio vederti!- le disse per citofono –mi manchi…-
si sentì la voce della vicina che implorava la ragazza di non farlo entrare, ma lei disse
-….vieni….-
aprì. Alla porta la signora lo attendeva
-ragazzo, vedi di non fare o dire cose poco opportune. Angel non è…nelle condizioni…-
-ma cosa c’è che nascondete?- chiese lui
-entra-
lo accompagnò nel salotto, poi al piano di sopra, nella camera di Angel, che era chiusa.
-vi lascio soli…- disse la signora –avrete di che parlare…ma non essere brusco o te la vedrai con me-
il ragazzo non disse nulla ed entrò nella camera. La ragazza nel letto piangeva a dirotto e sembrava li, li per impazzire…all’inizio non capì cosa c’era di strano: i capelli erano in ordine come sempre, era tutto a posto…poi un ostante dopo s’accorse…
-perdonami…- disse lei tra le lacrime –volevo dirtelo, ma non ho avuto il coraggio…-
-Angel…- disse lui, cercando di realizzare bene la situazione –perché…perché non me ne hai parlato prima?- chiese avvicinandosi
-avevo paura…paura che…-
-che potessi abbandonarti come ha fatto quell’altro?- completò il ragazzo sedendosi sul letto al fianco della ragazza…era incinta, era l’8 mese per lei, e le sue assenze erano giustificate per questo...
lei annuì e continuò a piangere
-ma come puoi pensarlo?- le disse con una voce dolce e un sorriso sulle labbra –non mi importa affatto che il bambino che aspetti sia di quell’imbecille…io non ti abbandonerei per nessuna ragione al mondo, nessuna…tu per me sei tutto, non ho nessuna intenzione di lasciarti così; se…se tu lo vorrai…potremo prenderci cura del bambino insieme…- le disse abbracciandola. Angel smise di piangere, anche se singhiozzava ancora, e rispose
-certo che lo voglio…anche se è una bambina…-
-sarà una bellissima bambina, come te…- le disse
la vicina, da fuori aveva sentito le parole del ragazzo, e stava piangendo
-è…è un ragazzo d’oro…la ama davvero…-
in quel mese anche Akira decise di passare i pomeriggi con Angel, ma negli ultimi tempi, era stata ricoverata all’ospedale per le continue contrazioni…
ormai era arrivato il momento…quel giorno Angel stava male, aveva la febbre alta e avevano dovuto darle un tranquillante…
-mi scusi, come sta adesso?- chiese Akira al medico che stava portando nella sala parto, sulla branda, la ragazza
-lei è un parente?-
-no, veramente no- disse lui
-allora non può entrare; c’è già quella signora con lei. Aspetti qui-
-quanto ci vorrà?-
il dottore fece portare la barella in sala dalle infermiere, e la sua espressione cambiò, divenendo cupa
-non lo so…la paziente è in pessime condizioni, e non so come ne uscirà…-
e dicendo questo corse in sala lasciando Akira li nel corridoio.
Passarono circa 4 ore, ma niente…nessuno era ancora uscito da quella sala…nessuno…
-<certamente sarà tutto finito e adesso si starà riposando>- pensava cercando di auto tranquillizzarsi, ma era tutto inutile…il pensiero di Angel era una cosa che lo opprimeva…ad un tratto la porta della sala si aprì, e il dottore, sudato, buttò per terra la cuffietta e la mascherina, con fare irato, e Akira gli corse incontro…
-come sta?- chiese frettoloso
il dottore guardò il giovane, e vide nei suoi occhi il lume della speranza, quel lume che lui avrebbe spento…l’uomo scosse la testa e disse solo
-l’abbiamo persa…ma abbiamo salvato la bambina…-
Akira sentì un dolore improvviso prenderlo e un nodo alla gola e guardò il dottore
-non è vero!- disse mentre le lacrime cominciavano a bagnargli il viso –no! La mia Angel non se ne è andata! Sta mentendo!-
il dottore mise una mano sulla spalla del giovane gli sussurrò
-sii forte ragazzo…abbiamo fatto il possibile, ma la febbre era troppo alta e abbiamo dovuto operare un taglio cesario…non ha retto…anche il suo cuore non ha retto…mi dispiace…la signora è ancora in sala, con la bambina…- e se ne andò
Akira corse nella sala sperando di vedere Angel con in braccio la bimba che, come promesso, avrebbero dovuto accudire assieme, ma quando entrò davanti al letto trovò la signora che, con in braccio la bimba che strillava, piangeva accanto al corpo di Angel…lui si avvicinò subito e le prese una mano,
-Angel…Angel mi senti? Ti prego rispondimi!-
-adesso Angel…- disse la donna –è lontana da qui, ma rimarrà sempre nei nostri cuori…la nostra mamma coraggio…lei sapeva che non avrebbe superato il parto…-
-cosa dice?-
-che mi ha pregata di dirti che ti ama, e di tenere la bambina…- disse la donna, sforzando un sorriso –Angel…ha pensato a salvare la bambina e a te; a nient’altro-
dopo quel giorno, il 3 giugno, Akira con la bambina, Kaede e Hanamichi, i suoi migliori amici che si erano offerti di prendersi cura della bimba assieme, si era trasferito a Ottawa, capitale del Canada, dove studiò molto e divenne il miglior avvocato in circolazione, e nel frattempo anche l’asso della sua squadra…poi conobbe Kim e 3 anni dopo si sposarono; Kaede e Hanamichi tornarono a Kanagawa, ma lui rimase li…*** sono 15 anni oggi…che sono scappato da Kanagawa, da quella realtà…- concluse, con le lacrime agli occhi –scusami Erika. Scusami! Avrei dovuto parlartene prima…perdonami…-
la ragazza stava piangendo;
-io…io non sono vostra figlia…la mia mamma…la mia vera madre è morta…- si asciugò gli occhi, cercando di calmarsi vedendo il padre per la prima volta piangere…
-papà…- disse lei abbracciandolo –hai una foto della mia mamma?-
lui prese la foto dalla 24ore, e la porse alla ragazza…
-vedi, quella ragazza bionda, con quel sorriso solare era tua madre…-
-com’era bella…le somiglio molto- osservò la ragazza –come vorrei poterla conoscere…doveva essere una persona dolcissima…- ricominciò a piangere
-Erika…- le disse Akira asciugandosi gli occhi –lei era una persona allegra e solare, non le piacerebbe vederti piangere…-
-hai ragione…- disse lei –ma papà…era per questo che non vuoi tornare a Kanagawa, vero? Io…non voglio andarci più…se ti fa soffrire allora non fa nulla…-
-Erika…-
-prefersico andare a Londra o magari a Parigi! Kanagawa magari tra un po’…posso aspettare ancora…-
quella sera, era una notte stellata dal cielo limpido…Akira mandò a letto Erika, ancora un po’ scossa, che corse dalla sua mamma.
Lui andò sul terrazzo e guardò il panorama; c’era luna piena, le stelle brillavano come piccole gocce d’argento, l’aria era fresca e le luci che si vedevano facevano sembrare incantato il paesaggio…si appoggiò al cornicione del balcone; non s’accorse che Erika e Kim erano li dietro alla porta e lo stavano osservando in silenzio…
-mamma…- sussurrò Erika, con gli occhi ancora gonfi –soffre tanto papà?-
la donna lo guardò le sussurrò
-tuo padre…l’ama ancora…anche se lei se ne è andata lui la ama e non smetterà di farlo…- quelle parole le fecero male, ma era la verità…ormai lo sapeva –ovunque saranno si ameranno comunque…-
-sempre…- disse Erika
Akira guardò verso il cielo e disse
-dove sei?…saresti orgogliosa di Erika…ogni giorno ti somiglia sempre di più…sempre…-
una luce fioca e calda apparve dietro al ragazzo, che se ne accorse, ma non si girò subito; anche Kim e Erika la videro e non riuscirono a parlare…
un angelo, bellissimo, dai lunghi capelli e gli occhi nocciola, un sorriso gioioso e dalle bianche vesti toccò terra; sembrava una figura trasparente, leggera e immaginaria…
-sei….tu?- chiese Akira
-Akira…- gli rispose con una voce dolcissima, quella di tanto tempo fa…-sono io…-
lui si girò piano, con le lacrime che gli bagnavano gli occhi…
-Angel…- sussurrò
l’angelo sorrise; lui si avvicinò e tese una mano per poterla toccare ancora una volta…la figura per poco divenne materiale…poté accarezzarle il volto e stringerla ancora a se, tra le lacrime
-mi sei mancata…io…ti devo chiedere scusa…- singhiozzava lui
-tu non devi scusarti di nulla…- gli rispose –sono io che ti ho messo nei guai-
-scusami…per non averti mai detto che ti amo…ti amo e ti amerò ovunque tu sarai…non mi importa…-
-…anche se non potremo stare insieme…sappi che anche io ti amo…ti starò sempre vicina…-
Akira, scostandosi piano, per la prima volta baciò il suo angelo…
In quel momento Erika corse fuori incontro a quell’angelo i due si girarono…
-Erika…- mormorò Akira
-mamma…mamma sei tu?- chiese la ragazza timorosa
-come sei cresciuta…io non sono potuta starti vicina…non ti ho vista nemmeno una volta da…viva…-
la ragazza corse incontro al angelo abbracciandola
-Erika…- le disse –ti ho sempre guardata da lassù…mi raccomando, sii sempre allegra…non pensare al passato…ormai è passato, pensa al futuro…-
anche Kim venne li con loro, e l’angelo le disse
-grazie…grazie per tutto quello che fai per loro…-
la figura stava scomparendo, e Akira cercò di fermarla, ma ormai era tornata come prima…trasparente e luminosa
-non andartene! Ti prego resta ancora!-
-non posso…- rispose lei sorridendo –io…ti sarò sempre accanto, qualunque cosa succeda, sarò sempre con te…ricordalo…-
la figura scomparve, e i tre rimasero in terrazza; in quel momento un stella cadente solcò il cielo…
-papà…quella era la mia vera mamma?-
-si…lei era la mia Angy…- disse lui guardando in cielo –ma ora la mia famiglia siete voi- disse sorridendo –torniamo dentro; e tu signorina vedi di studiare perché domani hai il compito e vedi di non portare a casa un altro 3-
-non un 3, un 3 ½ !-
Kim e Erika scesero e Akira guardò ancora in alto, prima di andarsene e disse
-…sappi che ti amerò per sempre…non dubitare mai del mio amore per te…-

-lo so...-

**FINE**

 
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