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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: OSSIMORO
Genere: Sentimentale, Romantico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Shounen Ai
Autore: -lupus- galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 23/01/2007 14:35:57

è così che funziona la loro vita: destinati ad essere attratti l’uno dall’altro, ma a non avvicinarsi mai.
 
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OSSIMORO
- Capitolo 1° -

La luce della sola lampadina accesa in tutta la camera illuminava il volto bianco e pallido del giovane Uchiha rendendolo un Dio agli occhi di chiunque si fosse soffermato a guardarlo.
La noia sul suo viso era oramai evidente a tratti: gli zigomi ripiegati in avanti e le sottili “rughe” createsi sulla fronte lo facevano sembrare ancora più bello di quanto già non fosse.
La luce lunare che entrava da uno spiraglio nella finestra andava ad infrangersi con le lunghe ciocche blu dei capelli del giovane Sasuke, facendole brillare e risplendere nel semi buio che avvolgeva la stanza.
Dio solo sa quando era maledettamente sexy quella sera, pareva un angelo caduto dal cielo, un angelo con le ali nere come la pece.
I suoi occhi erano il riflesso e il contrasto di tutte le coste giustapposte: l’alfa e l’omega, l’inizio e la fine, la guerra e la pace, la libertà e la schiavitù, il sole e la luna, il giorno e la notte; di colore blu come il freddo ghiaccio, ma anche rossi come il calore del fuoco: lui era tutto ciò che è contrario ad un altro, perfino i suoi sentimenti erano così: lui odiava ed amava se stesso allo stesso tempo.
Era un misto di emozioni, di dolori shekarati come solo il migliore fra tutti i bar man potrebbe fare.
Ogni cosa che amava finiva per odiarla, ogni cosa che odiava finiva per amarla.
La maglietta particolarmente aderente metteva in risalto i suoi pettorali scolpiti da un artista megalomane della perfezione, ma se solo si guardava nel profondo di ciò che l’apparenza vuol nascondere, si potevano notare i segni di battaglie: graffi profondi le cui cicatrici non sarebbero mai più scomparse.
I boxer che coprivano le sue intimità lasciavano trasparire la forma del membro ben “piazzato” per essere ancora un 14enne, le gambe magre e muscolose allo stesso tempo facevano di lui uno dei ninja più agili di tutta Konaha e gli recavano passivamente un fascino alquanto misterioso e divino.
Guardarlo da cima a piedi era come scrutare attentamente la perfezione suprema, era maledettamente bello e affascinante.
Era un Dio sceso dalle nuvole per ristabilire l’equilibrio tra bellezza e natura, era un angelo nero caduto dal volo per rompere la stabilità creatasi tra le forme viventi e l’ambiente circostante.
Era tutto ed era il nulla.


La luce fioca delle stelle illuminava la sua carnagione abbronzata e delicata come un bambino appena nato. Il vento scorreva libero tra le ciocche mosse dei suoi capelli biondi come il grano.
I suoi occhi cerulei erano uno specchio della sua anima: limpidi e puri, fissavano il biancore della luna malinconici e pensanti.
Il suo petto esentato da ogni impurità carnale si presentava agli occhi degli osservatori magrolino e quasi privo di muscolatura.
Al centro del ventre: un “tatuaggio” che rendeva la visione del torso nudo del ragazzo più piacevole di quanto già maledettamente non fosse.
Il viso era illuminato dai contrasti della luce lunare e di quella artificiale proveniente dalla finestra della sua camera, posizionata alla sua sinistra.
Era sul tetto, sdraiato mezzo nudo, senza maglietta e in soli boxer.
Il suo corpo brillava di luce propria, quasi volesse sottolineare la magnificenza dei suoi arti.
Non era bello quanto Sasuke, ma stupendamente sexy anche lui.
I boxer erano più lunghi e coprivano quasi tutto l’interno coscia, il suo membro non era visibile, a meno che non si ci avvicinasse.
Le sue gambe più tozze di quelle dell’Uchiha ma altrettanto belle e irresistibili.
La sua visione in quel momento avrebbe creato un estasi paralizzante a chiunque si fosse soffermato a guardarlo attentamente.
Così maledettamente scuro di pelle, eppure così chiaro all’interno.
In lui erano visibili i tratti di una antica leggenda cinese: lo Yin-Yang, il maschio e la femmina, il nero e il bianco. Ma, non erano in contrapposizione equilibrata tra loro, no, era chiaramente visibile la posizione altamente superiore e internamente fragile dello Yang, della donna, del bianco.
Nonostante l’apparenza fisica, Naruto Uzumachi, poteva confondersi benissimo con un gruppo di bambini: il candore abbronzato della sua pelle era una visione celeste all’occhio osservatore.
Le cunette, formatesi sul ventre, rendevano il biondino ancora più attraente di quanto già non fosse.
E il suo corpo illuminato dal chiarore della luna lo rendeva pari ad un angelo dalle bianchi ed enormi ali, un Dio visibile all’occhio umano, la perfezione fatta a persona.
Il corretto equilibrio tra il bello morale e lo spazio che si evolve nel tempo.

Quegli occhi

Pensarono i due distrattamente e contemporaneamente in due luoghi differenti, senza che l’altro sapesse nulla.


Quegli occhi azzurri come il cielo rispecchiavano chiunque vi si fosse esposto e vi si fosse soffermato attentamente.
Questo Sasuke lo sapeva benissimo: quante volte aveva incrociato quello sguardo. Quante volte si era rispecchiato nelle iridi cerulei del biondino e vi aveva riscontrato la sua immagine riflessa.
Quante volte aveva cercato di sfuggire a quello sguardo che tutto sa e tutto vuole, senza riuscirvi.
Quante volte aveva sentito la mancanza di quelle pupille che lo scrutavano, guardando dentro sé stesso, cercando di carpire finanche l’ultima goccia del suo essere.
Quante volte il tempo gli era parso fermarsi per qualche istante.
Quante volte il cuore sembrava avesse deciso di non battere più.
[succedeva solo all’incrociarsi dei loro sguardi]
Sasuke, dopo ogni missione voleva il suo premio: le iridi.
Quelle iridi che hanno bisogno di amare…



Quegli occhi blu come il freddo ghiaccio e rossi come il caldo fuoco sono il nascere e il morire di ogni cosa che esista nel tempo, che ha una forma, che ha un’anima.
Quegli occhi pieni di rabbia, rancore, tristezza, non conoscono l’amore, anche se ansimanti e desiderosi di tornare in un qualche modo a “sorridere”.
Quegli occhi sono pieni, ma allo stesso tempo vuoti, vuoti perché nessuno riesce a colmare il nulla che vi naviga.
Quegli occhi sono la prosa dei concetti filosofici di ogni dove, di ogni quanto, di ogni perché.
Quegli occhi sono in ricerca disperata di qualcuno che li fissi, che guardi al loro interno e che non si soffermi sull’apparenza che inganna chiunque vi si scontri.
Quegli occhi, hanno bisogno di essere capiti e accettati per il buio e la luce che sono.
Quegli occhi, hanno bisogno di essere aperti, con la sola chiave giusta per colmare i loro vuoti e evacuare il loro contenuto.
Quegli occhi hanno bisogno di essere osservati dove il tutto nasce, cresce, si riproduce e muore.
Quegli occhi sono la sintesi dell’essere e dell’esistere.
Essere in uno spazio e in un tempo assoluti, esistere in uno spazio e in un tempo reali.
[Quegli occhi, oramai, sono miei]

I due ninja, dalle loro postazioni, pensavano indistintamente l’uno all’altro, senza essere consapevoli di quello che stava per nascere in loro.
Una cosa li accomunava relativamente: la visione di una foglia di quercia che cade silenziosamente e indistintamente sul freddo suolo, facendosi trasportare dal vento.
Anche i loro sentimenti, si nascondevano all’interno di barriere infrangibili, timidamente sgusciavano fuori e tentavano di scappare, ma in realtà, stavano solo facendosi trasportare dal vento.
Le due foglie distinte, trasportate dalla brezza di quella sera, si incontrarono nel tragitto che quest’ultima stava facendo compiere loro; lo so, è relativamente impossibile che questi accada perché il vento non può soffiare in due differenti fazioni di spazio e far si che due foglie si incontrino, ma qualcosa quella sera aveva reso possibile questo straordinario avvenimento.


È strano come due ragazzi, cosi diversi tra loro, potevano essere legati dallo stesso sentimento.
La teoria della relatività afferma che il polo positivo è perennemente attratto dal polo negativo, viceversa, il polo negativo è continuamente attratto dal polo positivo.
Due ragazzi: uno l’opposto dell’altro.
Eppure erano uniti, uno era rispettivamente attratto dall’altro; un enfatizzante ossimoro: erano come un ghiaccio bollente, come un caos calmo.
Senza notte non c’è giorno, senza male non c’è bene, senza destra non v’è sinistra, senza l’uno, l’altro non esisterebbe.
Ma l’attrazione non dà stabilità delle cose, non unisce il petalo alla rosa, no, assicura solo che la gravità non crolli: esistono perché l’altro esiste, ma il fato vuole che mai si congiungano.
Resteranno così per sempre, come d'altronde sono sempre stati, a fissarsi senza mai avvicinarsi all’altro polo.
Quando le cariche positive raggiungono le cariche negative, queste si allontanano di istinto, ritornando al vertice opposto: i due poli, attratti l’uno dall’altro, ma mai abbastanza vicini per scrutarsi attentamente e profondamente.
È così che funziona un sistema di volta, è così che funziona la loro vita: destinati ad essere attratti l’uno dall’altro, ma a non avvicinarsi mai.

Nel loro interno vi era in vigore un sistema totalitario: ogni mossa sbagliata che uno compiva era prontamente fermata e controllata dal cervello, per poi essere soppressa; timore, timore di sbagliare e di essere giudicati.
Ma il cuore, per quanto ipocritamente scandiva il suo battito per ordine del cervello, nascondeva in sé un desiderio di libertà, e si ribellava al regime, pensando ciò che era proibito: l’amore.
Era consapevole che prima o poi l’avrebbero scoperto, ma questo non lo fermava, no, voleva difendere i propri diritti, ed era sicuro che prima o poi sarebbe saltato fuori…
[aveva ragione: dopo una lunga battaglia il cuore vinse…]

L’ultimo atto, prima della fine completa del regime fu la parola, peccato che l’unico ascoltatore fosse il vento.

Naruto... Sasuke...

…Ti amo…


Parole dettate al vento che, come successe anche alle foglie di prima, si rincontrarono a mezz’aria, trasportate dalla gentile brezza, ma, come se non fosse successo niente, una si posizionò esattamente all’opposto dell’altra: il polo nord e il polo sud, la stabilità e l’equilibrio di ogni cosa ha origine qui, e per far si che esso rimanga tale, la loro posizione deve rimanere immutabile.

Dopo un po’, tornò tutto come era prima…






ciao a tutti!! ^O^ questa Fic che avete appena letto è abbastanza vecchia ^^ l'avevo già pubblicata su Efp con una dedica speciale a Rikishi^^
Ho voluto riproporla anche qui ^__^
spero vi piacciaaaaaaaaaaaaaaaaa!! non vi dimenticate di recensireeeeeee^___^

PS: (IMPORTANTE) per chi aveva letto il prologo della Fic "Inizio di una storia senza fine" (sempre scritta da me) avverto che ho pubblicato il primo capitolo, solo che non so per quale motivo non l'ha fatto tornare in prima pagina. per chiunque volesse leggere la Fic basta andare su "ricerca avanzata" cliccare sulle voci: ""sentimentale" "romantico" e "Shonoen-ai" e la trovate ^____^

grazieeeeeeeeeeeeeeee!! ^O^ continuate a riempire il mio fermo posta mi raccomando ;D... cosa farei senza le vostre recensioni? ;D
 
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