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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Videogiochi
Dalla Serie: Kingdom Hearts
Titolo Fanfic: GUARDIAN ANGEL
Genere: Sentimentale, Romantico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Spoiler, One Shot, OOC, Shounen Ai
Autore: marluxia25 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 20/01/2007 21:35:45

Roxas è turbato, il ricordo di una persona per lui importante lo invade, senza che lui riesca a ricordare chi sia. Seconda one-shot Akuroku.
 
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YOU ARE MY ANGEL...
- Capitolo 1° -

- Chi sei?-

- Ti prego, rispondimi...dimmi chi sei!-

- Non ti ricordi di me?-

- Io sono... il tuo angelo custode... -



Une leggera brezza estiva spirava su Twilight Town, una brezza che portava con se profumi e ricordi, ricordi di scorribande con gli amici, di gite al mare, di giorni lieti e spensierati, di nuovi amori e di passioni momentanee, ricordi di promesse, infrante e mantenute, di baci in riva al mare, di sospiri e di giornate passate in compagnia delle persone care. Ma il vento non riusciva a far ricordare quella promessa. Non riusciva a rievocarla dai recessi della mente umana.
Il sole ormai stava lentamente sorgendo, i primi raggi di luce dorata rischiaravano il cielo notturno tingendolo di un paradisiaco azzurro tenue.
Quell'anno la calura estiva era stata opprimente. Gli abitanti della città del Crepuscolo tenevano spalancate le finestre, nella speranza che un flebile sussurro di vento potesse rinfrescare almeno un poco le loro stanze e dare sollievo al loro corpo.
Ma il tempo non sembrava essere così clemente, la brezza che spirava era come alito caldo.
L'intera città era immobile e silenziosa. Nemmeno un rumore violava l'ovattato silenzio che si era creato.
Le tende azzurre di una finestra dondolavano lentamente, mosse dal vento, scoprendo una figura, immobile nel suo letto.
Un ragazzino riposava, immerso in un sonno profondo e inquieto a causa del caldo. Le lenzuola a terra, un inutile fardello asfissiante, il pigiama scomposto lasciava scoperta la candida pelle della pancia, e i pantaloncini corti fino a metà polpaccio recavano un leggero refrigerio al corpo. La testa, poggiata inerme sul cuscino, era attornata da ciuffetti biondi, scomposti e scompigliati, la palpebre serrate, la fronte imperlata di sudore, il respiro profondo e pesante.
Con un sospiro si girò di fianco, abbracciato al cuscino.
Seduto su una sedia all'angolo della stanza, una figura in ombra lo osservava riposare, un sorriso dolce e struggente sul viso celato dal cappuccio.
Fuori il sole era sorto e la brezza, da leggera che era, aveva cominciato a trasformarsi in vento vero e proprio.
Il ragazzo, nel suo letto, rabbrividì, ancora accaldato dopo la soffocante notte. La figura col cappuccio si alzò cautamente, attento a non fare rumore, e si avvicinò al letto. Con mani gentili e premurose prese le lenzuola e le depose sulla figura dormiente, lisciando le pieghe come solevano fare le mamme premurose con i loro bambini. L'espressione del ragazzino si rilassò, con un nuovo sospiro e l'altro si inginocchiò accanto al suo letto. Con cautela e esitazione, per paura di svegliarlo, tese la mano e iniziò ad accarezzargli con dolcezza le punte dei capelli, scendendo poi lentamente alle tempie, alle gote rosee e alla linea delle labbra, troppo seducenti per un volto così innocente. Si soffermò fissandolo assorto e colpito, continuando a carezzarlo con una dolcezza infinita.
Ma lentamente le ciglia del ragazzo iniziarono a tremare.
La figura si ritrasse esitante, poi tornò al lato della stanza e posando una mano sul muro aprì un varco di oscurità.
"Ciao Roxas..." sussurrò.
"AXEL!" Gridò Roxas, svegliandosi di colpo.

********************************************************************

"Ehi Roxas! Buongiorno!"
Il ragazzo si voltò di scatto.
"Ciao Hayner, Olette!" li salutò Roxas, vedendo due dei suoi migliori amici.
"Buongiorno Roxas" lo salutò la ragazza.
Lui la osservò. Era sempre così carina Olette, così semplice e spensierata. I suoi occhioni verdi erano sempre allegri e dolci, così come il suo sorriso. D'improvviso arrossì.
"Allora...." cominciò "... dove state andando di bello?"
"Bah, da nessuna parte!" rispose l'altro, incrociando le braccia dietro la testa "Pence non c'è, doveva andare non-so-dove! E senza di lui non possiamo andare al mare!"
"Tu dovresti ancora fare i compiti se non sbaglio!" lo rimbeccò Olette.
"Aaaah, tu sei fissata con questi dannati compiti!" rispose scocciato Hayner, voltando la testa dall'altra parte.
"Roxas, tu li hai già fatti?" si rivolse a lui, molto più dolce.
"Eh?" chiese, preso alla sprovvista.
"I compiti... li hai già fatti?" ripetè, come rivolgendosi a un bambino piccolo.
"Ah... no, non ancora...."
Olette mise su il broncio "Forza! A farli tutti e due!"
"Ma mancano ancora tre settimane all'inizio della scuola!" protestò Hayner.
"E quando vorresti farli? Il giorno prima?"
"Ragazzi...." si intromise Roxas. "... scusate, ma non mi sento bene..."
"Bella scusa!" lo guardò in tralice Hayner.
"Non è una scusa....ho dormito male...." rispose, portandosi una mano alla fronte.
"Lascialo stare Hayner. In effetti non hai una bella cera Roxas. Vai a riposarti, noi ce la sappiamo cavare anche da soli" Gli sorrise dolcemente. Roxas arrossì di nuovo e Hayner lo osservò con la coda dell'occhio.
"Ok... grazie..."
Fece per incamminarsi verso casa, quando l'altro lo fermò.
"Aspetta, ti accompagno"
Olette gli lanciò un'occhiataccia "Domani farai i compiti, ti avviso!!"
"Sì mamma!" rispose sarcastico dandole le spalle.
Quando furono lontani Hayner abbozzò un ghigno compiaciuto. "Allora?"
Il biondo lo guardò senza capire.
"Allora cosa?"
"Ti piace eh?" ghignò.
"Ma.... COSA DICI?"
"Dai... lo vedrebbe anche un cieco...."
"Guarda che ti stai sbagliando!"
"Io non credo!"
Roxas si fermò e lo fissò. In effetti, però, non aveva tutti i torti. Quando vedeva la ragazza provava qualcosa, senza dubbio. Ma era una sensazione strana. Come una nostalgia... come se nel vederla qualcosa nella sua memoria sussultasse. Ma che cosa fosse gli sfuggiva. Certo, Olette era sempre carina e dolce con lui... ma era qualcos'altro, un particolare che non riusciva a ricordare. Ma un dettaglio lo sconcertava... era molto attratto dagli occhi di lei.
E mentre Hayner continuava a blaterare al vento, senza che gli fosse degnata l'attenzione, il ragazzo continuava a pensare.
"Roxas, mi vuoi ascoltare??!!" sbottò a un certo punto, incapace di trattenersi.
"... cosa?" lo guardò, emergendo dal filo dei suoi pensieri.
"Aaaah, Roxas, Roxas!! Sei proprio un sempliciotto! Ormai hai 17 anni!"
"Scusa, ma che c'entra?" lo guardò male.
"Bè, è ora anche per te di sistemarti! Non hai mai avuto una ragazza, nonostante siano state in tante a farti il filo! Se continui così inizieranno a crederti gay!"
"E si può sapere ora cosa c'entra questo discorso?!" ribattè acido.
"Bè... Olette è dolce, carina, simpatica... e sembra trattarti sempre con un certo riguardo. Perchè non le chiedi se vuole mettersi con te?" butto giù Hayner, continuando a camminare verso la casa di Roxas.
"Ma sei impazzito? Non ho intenzione di rovinare la mia amicizia con lei! Non so nemmeno se mi piace davvero..." ribattè "E comunque io ho già avuto una ragazza!"
"Davvero?!" lo fissò stupito l'altro. "Io non ne sapevo niente... sicuro di non averla inventata?" disse con un ghigno.
"Certo che no! è stato prima di trasferirmi qui! Si chiamava A..." si bloccò. Qualcosa dentro di lui stava affiorando. Era una sensazione orribile. Si sentiva come immerso in un mare di acqua gelida. Rabbrividiva. Intorno a lui sembrava scesa una nebbia gelida e scura, ma cominciò a ricordare, ma solo un piccolo particolare. Un nome.
Si fermò dinanzi a una casa, osservando il terreno di fronte a sè. Alla base del portone dell'appartamento erano posti vasi pieni di fiori di ogni tipo, colorati e rigogliosi, splendevano come un arcobaleno.
"A...?" chiese Hayner.
"A... xel?" disse stupito, più a se stesso che all'amico.
"Axel??!! Che razza di nome è?! Fa schifo!! Soprattutto per una ragazza!" decretò.
La pianta di fianco al ragazzo prese fuoco all'improvviso e si sbriciolò in un attimo.
Hayner la guardò sconcertato, con una buffa espressione di terrore a tingergli il volto.
"Certo che il sole picchia oggi!" concluse, facendo appello alle sue limitate facoltà mentali.
"Axel...." sussurrò di nuovo Roxas.
Hayner lo fissò inarcando un sopracciglio. "Olette aveva ragione... non hai una bella cera Rox! Vai a casa e riposati, noi ci vediamo domani ok?" e con una pacca sulla spalla se ne andò, lasciandolo ai suoi pensieri.
Chi era Axel?

********************************************************************

Ma il tempo passò inesorabile. L'autunno prese il posto dell'estate, e la scuola sostituì il mare e i giochi all'aria aperta. Passò un anno da quell'estate, e Roxas ancora non riusciva a darsi pace. Continuava a svegliarsi in lacrime, con quel nome che gli rimbombava nella testa come un avvertimento e continuava a passare le giornate a pensare a chi potesse essere Axel. Quel nome, che tanto dolce suonava quando a scandirlo erano le sue labbra, quel nome che sapeva, dentro di se, di conoscere. L'inverno era arrivato, con gran calmore di vento e pioggia. L'inverno in cui Roxas avrebbe compiuto finalmente 19 anni. Ma in quel tempo era cambiato. Non era più il ragazzino infantile e allegro di una volta. Con l'avanzare del tempo, la sua continua ricerca di una risposta per ciò che gli stava succedendo dentro, lo portò ad essere molto più chiuso e riservato. Il tempo che non passava con Hayner, Pence e Olette rimaneva solo, a riflettere. Con l'età adulta i suoi tratti si erano affinati, rendendo il suo viso più allungato e sottile. La sua carnagione era sempre chiara, anche se il pallore della sua pelle era aumentato a causa delle notti insonni e agitate. Sembrava il fantasma di se stesso, lo spettro del ragazzino dolce e bonario che era stato, e che era ancora lì, da qualche parte, per la persona giusta.
Questo suo cambiamento, però, lo rese molto popolare tra le ragazze, che lo reputavano affascinante e misterioso, la preda ambita da ogniuna di loro. In molte avevano cercato di sedurlo o di ammaliarlo , ma Roxas non sembrava interessato a nessuna.
Per lui contava solo quel nome, che riempiva i suoi sogni e le sue pagine di quaderno, quel nome che lo ammaliava, che era tanto importante per lui. Quel nome che ben conosceva, ma che non riusciva a ricordare a chi appartenesse.
Aveva provato a chiedere a Olette se avesse un parente che si chiamava così, ma lei aveva scosso la testa in segno di diniego. Perchè erano solo questi gli indizi che aveva: Olette e Axel.

********************************************************************

"Roxas?" una ragazza che non conosceva l'aveva fermato nel bel mezzo del corridoio della scuola. Aveva i capelli neri corti, la carnagione chiara e gli occhi color smeraldo. Era indubbiamente molto seducente, così alta e magra, il portamento fiero, le spalle dritte e il seno prosperoso, ma Roxas la osservò con occhi vuoti, come faceva con tutte.
"Sì?" rispose atono.
La ragazza iniziò a balbettare frasi sconnesse e senza senso. L'unica cosa che riuscì a capire era che lei si chiamava Shayla e che voleva incontrarlo all'uscita da scuola. Lui sospirò in previsione di cosa sarebbe successo, ma accettò comunque.
E come da lui previsto, la ragazza gli chiese di mettersi con lei. Lui la respinse, ormai era diventato un maestro nel farlo, anche se non ne andava fiero, e la ragazza iniziò a persuaderlo. Ma lui non la ascoltò, si immerse nuovamente nei suoi pensieri, osservandola con occhi vitrei...cosa della quale però lei si accorse.
"Roxas, mi vuoi ascoltare? Guardami negli occhi quando parlo!"
Occhi.... fissò le sue iridi color smeraldo, molto simili a quelle di Olette. Ma gli occhi della ragazzina erano grandi e dolci, mentre quelli di Shayla avevano il tratto allungato e il taglio sottile. Improvvisamente, come in quel giorno d'estate venne nuovamente sommerso da quel gelo e quella nebbia, il suo corpo venne solcato di nuovo da brividi e ricordò. Non solo un particolare.
Vide un ragazzo.... anzi, per essere precisi vide IL ragazzo. Axel. I capelli rosso fiamma che ricadevano a ciocche sulle spalle, gli occhi scintillanti, le lacrime tatuate e il corpo, magro e longilineo. Quello era Axel.
Scappò verso casa sua, lasciando lì la ragazza che era scoppiata a piangere, ferita dalla sua freddezza.
Mentre correva cominciò a capire il motivo per cui Olette gli faceva provare quella nostalgia. Il colore degli occhi... era identico a quello di Axel.
E durante il tragitto ricordò tutto, come se l'aver rivisto il ragazzo dai capelli rossi avesse fatto scattare l'ingranaggio del suo intero essere, come se le tasselle di quel complicato mosaico iniziassero a combaciare, e la figura che andava formandosi era tutto quello che Roxas era stato, il suo intero passato.
Ricordò il periodo passato all'interno dell'Organizzazione, quando aveva conosciuto Axel per la prima volta, ricordò di come aveva cercato di tradire Xemnas e di come Ansem the Wise l'avesse confinato a Twilight Town, cancellando i suoi ricordi; e ricordò... ricordò quello che provava per Axel, ricordò quando, sul Grattacielo dell Memoria, lui gli aveva confessato i suoi sentimenti, il viso rosso al pari dei capelli, così tenero e timido.
Ricordò le nottate passate insieme, abbracciati l'uno all'altro, immobili ed eterni nella dolce carezza del tempo. Ricordò tutte le volte che avevano fatto l'amore, con passione e con timidezza, ricordò la tristezza che provavano quando Xemnas gli affidava missioni diverse, separandoli per giorni, e la gioia di ritrovarsi poi, baciandosi e abbracciandosi. Ricordò i seducenti sorrisi che il rosso regalava solo a lui, quegli occhi che lo squadravano con dolcezza, quelle labbra morbide che si posavano sul suo corpo. Come aveva potuto dimenticarlo?
"Come ho potuto dimenticarti?" gridò.
Arrivato a casa, tirò fuori le chiavi e spalancò la porta, senza fermarsi nemmeno per riprendere fiato. Non sapeva come, ma aveva la convinzione assoluta che l'avrebbe trovato lì. Spalancò la porta della sua camera, su nella mansarda e vi entrò lentamente, senza fiato. Si portò una mano al petto e quando ebbe ripreso controllo si se stesso lo chiamò. Non urlò il suo nome, nè lo sussurrò... ma Axel apparve, come se non avesse aspettato altro per anni.
Uscì dal varco di oscurità, il cappuccio ancora calato sul volto, il sorriso appena accennato.
Roxas lo guardò con gli occhi lucidi, mentre le prime lacrime già scintillavano agli angoli degli occhi, scivolando sulle sue guance.
Non sapeva cosa dire. Aveva gli occhi e il viso in fiamme, scosso da tremiti, ancora ansante dopo la corsa.
Gli si gettò contro, nascondendo la testa nell'incavo della sua spalla, singhiozzando sconnessamente, mentre Axel gli accarezzava la testa, cercando di calmarlo.
"Mi hai aspettato qui... tutti questi anni..." sussurrò roco.
"Ho vegliato su di te tutte le notti..." rispose l'altro, scostando il cappuccio.
"Come ho potuto dimenticarti!" gridava.
Axel lo teneva stretto tra le braccia, come per paura di perderlo di nuovo. S'inginocchiò e prese il suo viso tra le mani "Non importa quel che è stato. Ti sei ricordato di me.... di noi. E per me, adesso, è l'unica cosa che conta. Per due anni ti ho seguito, nell'attesa che ricordassi... nell'attesa di questo giorno. Adesso che è arrivato, non m'importa d'altro."
Roxas lo guardò "Hai vegliato su di me?" domandò.
"Sempre. Ricordi cosa ti promisi?"
Roxas lo guardò con un dolce sorriso "Qualunque cosa accada io sarò sempre vicino a te. Perchè io sono il tuo angelo custode."
Axel lo guardò, gli occhi socchiusi, il sorriso sensuale sulle labbra. "Sì..."
Si rialzò, godendo ancora per un po'di quell'abbraccio, inebriato dal profumo del ragazzo. Quanto gli era mancato quel profumo, quanto gli erano mancati quei capelli biondi come il grano, così morbidi e lucenti, e quelle lacrime, quelle lacrime che, sapeva, erano solo per lui, così come i suoi dolci sorrisi. Appartenevano solo a lui.
Si sedette sul letto invitando Roxas a sedersi sulle sue gambe. Il ragazzo accettò l'invito senza esitazione, sedendosi a cavalcioni su di lui e cingendogli il collo con le braccia. Come quella notte d'estate Axel gli accarezzò le labbra con le dita guantate. Fisicamente non era più il Roxas che conosceva. Non era più il piccolo ragazzino kawaii di cui si era innamorato. Adesso era diverso, era cresciuto molto, anche se era ancora un po'più basso di lui, i suoi lineamenti si erano affinati, aveva perso ogni rotondità, ma gli occhi erano sempre gli stessi. Lo stesso spicchio di cielo in cui si era immerso anni fa, gli stessi profondo abissi che adorava. Era cresciuto, era maturato e, come Axel notò bene, era attraente.
Bramava quelle labbra seducenti e quel corpo da due anni ormai. Con le dita asciugò le lacrime che gli solcavano il viso, lo strinse a se e lo baciò con passione, una passione che cresceva a dismisura ogni istante di più, dopo tutti quegli anni senza di lui. Una lacrima solitaria si fece strada sino al mento del ragazzo, dove Axel lo baciò, interrompendo il suo percorso.
"Adesso non ti lascerò mai più..." gli sussurrò.
Gli tolse la maglia nera che portava e iniziò a baciargli il collo, con dolcezza e passione. Si sdraiarono entrambi sul letto, i corpi uniti, l'uno sopra l'altro, le dita allacciate, il respiro che man mano si faceva affannato, mentre Axel continuava a baciargli le spalle, liberandosi degli indumenti di troppo. L'eccitazione che provavano era palpabile, mentre continuavano a baciarsi e a stringersi, muovendosi l'uno sull'altro, come al ritmo di una musica nascosta. Roxas mise una mano tra i capelli dell'altro, tra le ciocche di capelli rossi come le fiamme, e avvicino il viso al suo collo, baciandolo e stuzzicandolo con la punta della lingua.
Finalmente si erano ritrovati e nessuno li avrebbe più divisi.
"Ti amo Axel...."

-Perchè tu sei il mio angelo custode-

********************************************************************

Fine!
Uff... devo ammettere che questa fic mi è costata molta più fatica dell'altra.
Non solo per la lunghezza, ma per il fatto che la trama non mi è venuta subito in mente, ma si è sviluppata pian piano, mentre ero incerta sino alla fine di come farla finire. Il risultato è questo. Che ve ne pare?
Fa più schifo dell'altra volta?
Come ho già detto non so dare un giudizio a me stessa... mi affido a voi perchè possiate dirmi cosa ve ne pare >c<
Inizialmente questa doveva nascere come una song fic su Angels dei Within Temptation. Poi ho avuto l'idea di legare gli occhi di Olette a quelli di Axel e ho pensato "perchè non rimodellare i sei giorni del videogioco? Invece di Roxas che la notte ripercorre i ricordi di Sora la notte ricorda pian piano Axel!"
Ma poi, come ho detto, l'idea ha scemato, ed è venuto fuori Roxas-diciannovenne-seducente!
Bè, che ne dite?
vi è piaciuta? Spero tanto di sì! Mi raccomando,commentate ^-^!

 
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