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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: THE PUPPETEER AND THAT WEIRD MAN
Genere: Sentimentale, Romantico, Commedia
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Shounen Ai, Yaoi
Autore: ilakey galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 20/01/2007 19:55:13 (ultimo inserimento: 21/07/07)

Kankuro è mandato a Konoha per una missione, ma una sera beve qualche bicchiere di troppo..
 
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MACHERE
- Capitolo 1° -

The Puppeteer and that weird man
Rating: PG15 (per sicurezza)
Avvertenze: Shounen ai
Noticina: Ok, questa è la fic a cui fa riferimento la nona drabble di Racconti del deserto. Non so come verrà fuori, la sto scrivendo davvero di getto. Non so se metterò anche LeeGaara o se per quella scriverò una fic a parte (che cronologicamente sarebbe antecedente a questa). Comunque spero vi piaccia.
Mi sono inventata molte cose su Kankuro XD ovviamente.


1- Maschere

Kankuro entrò nella stanza che gli era stata riservata.
Non gli dispiaceva Konoha: non faceva troppo caldo e non c'era sabbia ovunque. Anche se gli mancava la calma silenziosa e leggera che permeava Suna nelle sere come quelle.
Un paio di ragazzini stavano gridando e giocando per la strada e lui fu quasi tentato di urlar loro di far più piano. Era stata una giornata abbastanza faticosa, tutto il giorno perlustrare monti e caverne e boschi.
Gaara lo aveva mandato a cercare un noto fuorilegge la cui intenzione era quella di uccidere l'Hokage, Tsunade, per una vendetta personale, per essere stato esiliato anni prima dal Villaggio della Foglia. Certo, cosa c'entrava un ninja della sabbia come lui a Konoha per proteggere il quinto Hokage?
Visto che molte delle migliori squadre di Konoha, tra cui quella di Naruto, erano impegnate in altre missioni, Gaara aveva pensato che come gesto di amicizia sarebbe stato generoso da parte sua mandare uno dei suoi ninja più abili per aiutare il paese in difficoltà.
Kankuro sbuffò, iniziando a togliersi il trucco dal viso, sciacquandosi più volte per cancellare ogni residuo.
Sospettava che quello che stava facendo era più una sorta di ringraziamento che Gaara voleva fare a Konoha, per averlo aiutato l'anno precedente, l'anno dell'assedio. A quel tempo Suna si era trovata in grave difficoltà, lo scopo degli assedianti era catturare il Kazekage e, soprattutto, ottenere Shukaku, il mostro demoniaco che era racchiuso in lui. Konoha era intervenuta mandando la squadra di Lee e quella di Naruto le quali erano risultate utilissime per uscire da quella situazione disastrosa.
Comunque questi scambi di favori aveva rafforzato, e stava rafforzando, l'alleanza tra i due villaggi e, secondo Kankuro, aveva rafforzato anche qualcosa di troppo tra il suo fratellino e quello strano tizio dalle enormi sopracciglia, Lee.
Già, quando si trattava di questo, Gaara, il potente Kazekage, colui che fino a qualche anno fa lo avrebbe ucciso senza quasi pentirsene, tornava ad essere il suo fratellino. Kankuro aveva avuto la gioia di assaporare questa parola sempre più spesso, dal famoso incontro tra Gaara e Naruto. Gaara era il suo fratellino da proteggere!
Il marionettista ridacchiò tra se e se, sapendo benissimo che il suo fratellino sapeva difendersi da solo ed era molto più forte di lui.
Quando il trucco se ne fu andato, si cambiò, togliendosi la tuta nera ed il cappuccio ad orecchie da gatto, come lo definiva Temari.
Fece un respiro profondo, si passò una mano tra gli scompigliati capelli rossicci, quasi castani e si guardò allo specchio, cautamente, non amava vedere la sua immagine senza trucco.
Il suo viso gli ricordava molto quello di loro padre, il quarto Kazekage, un uomo duro e severo, che non aveva lasciato loro delle memorie. Forse era per questo, per la sua somiglianza con il padre, che Gaara lo aveva sempre trattato con più diffidenza, tempo addietro, rispetto a loro sorella.
Questa era una delle ragioni per cui si truccava, con quel trucco addosso lui era solo Kankuro, non somigliava a nessun altro. E non doveva temere nulla.
Perchè era quella la sua armatura.
Temari era abbastanza forte e determinata da non aver bisogno di armature, di difese. Gaara aveva la sua sabbia, che non avrebbe mai permesso a nessuno di toccarlo senza il suo consenso. E lui, Kankuro, non aveva una corazza simile e non era forte come Temari. Così, quando erano piccoli e loro padre pretendeva da loro un'assoluta impassibilità, un assoluto distacco dalle emozioni, lui si sentiva svantaggiato. Non ci riusciva.
Così si era creato la sua maschera, la sua corazza ed armatura, che nascondeva i suoi pensieri, i suoi sentimenti e le sue emozioni da chiunque lo guardasse. E la cosa lo soddisfaceva. Gli dava la sensazione di avere il controllo di tutto o almeno di poter guardare gli altri ed analizzare le loro mosse, senza che questi potessero capire cosa gli passava per la testa.
Lasciando lo specchio, si avvicinò all'armadio per vestirsi in borghese, niente di speciale. Voleva solo fare una lunga passeggiata per Konoha e magari fermarsi a bere qualcosa da qualche parte. Se, senza la sua maschera, non lo avessero riconosciuto sarebbe stato anche meglio.
A volte sentiva ancora le occhiate sospettose sulla sua schiena; non tutti possono perdonare chi si allea al più grande e temuto nemico con lo scopo di distruggere il loro villaggio.
*°*

Kankuro si fece riempire il bicchiere ancora una volta, bevendolo tutto d'un fiato. Sapeva che probabilmente il giorno dopo avrebbe avuto un gran mal di testa e forse avrebbe anche vomitato l'anima, ma ora era troppo occupato per preoccuparsi di quanto si sarebbe maledetto successivamente.
Kankuro teneva l'alcool abbastanza bene, ovviamente non era immune ai suoi effetti. Erano appena le undici ed aveva già perso il conto di quanti bicchieri aveva bevuto. Ok, detto così faceva proprio la figura dell'alcolizzato.
Rise tra se e la giovane barista si voltò a guardarlo.
Come aveva detto, quella era stata una giornata abbastanza dura e la notte precedente non aveva dormito. Ora si stava solo lasciando andare un po', non c'era niente di male, no?
Si prese la testa tra le mani, pensando che la mattina dopo avrebbe dovuto essere sveglio ed in forma. Forse sarebbe stato meglio se fosse tornato all'hotel a smaltire la sbornia ed a curarsi del post-sbornia.
Mise i soldi sul bancone, probabilmente ne mise troppi ma davvero, non riusciva a concentrarsi molto bene al momento. Si alzò, sperando che l'aria fresca dell'esterno lo avrebbe fatto sentire meglio.
Improvvisamente gli venne in mente di Suna, lì faceva davvero freddo la notte. Si ricordava bene la notte in cui era morto Yashamaru perchè era stata una delle notti più calde per il suo villaggio. Quando lui, Temari e suo padre giunsero al luogo in cui lo zio era morto, Gaara sembrava impazzito.
Continuava a ripetere frasi incoerenti, qualcosa sull'amore, qualcosa sull'odio, su Yashamaru. E Kankuro gli aveva puntato un dito contro, accusandolo di esser un mostro, un assassino.
Quanto era stato stupido, si era comportato proprio come suo padre.
Oh, no. Ma perchè non poteva prendersi un'ubriacatura allegra? Andiamo Kankuro, pensa a qualcosa di allegro ed esci da questo postaccio.
Senza accorgersene inciampò, su cosa poi, era un mistero, e finì addosso ad un altro cliente del locale. Fortunatamente il muro dietro di loro evitò ad entrambi di cadere.
"Fai più attenzione, ragazzo, d'accordo che sei giovane ma la giovinezza non dovrebbe essere anche imprudenza."
Probabilmente anche l'altro era un po' ubriaco, penso Kankuro, perchè la sua frase non aveva senso.
Però aveva un buon odore e non era affatto male stare appoggiato a lui, chiunque fosse.
Così quando l'estraneo tentò di scostarlo per continuare a fare ciò che stava facendo, probabilmente bere, Kankuro si appoggiò completamente a lui, bloccandolo alla parete.
Non faccio niente di male. Pensò la sua mente annebbiata mentre baciava prepotentemente l'altro.

 
Continua nel capitolo:


 
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