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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: IL MIO LETTO È VUOTO
Genere: Sentimentale, Drammatico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Spoiler, One Shot
Autore: chy galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 20/01/2007 14:24:45

X REKISHI: l'ho scitta per te, so che ne te meritavi una più allegra, scusami! La prox volta farò meglio...
 
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CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -

Questa fanfiction, come avrete capito, è dedicata a quel genio dannato della Rekishi, che mi sentire troppo onorata per averla conosciuto! Grazie mille ^*^ Ti voglio troppo bene!!
Chy-chan
ps: OVVIAMENTE i commenti sono molto apprezzati =^_^=
pps: gli spoiler riguardano solo chi guarda solo l'anime e non legge il manga italiano ^^




Il mio letto è vuoto

Il mio letto è vuoto.
Beh, a parte i miei due fidi cuscini, lo è sempre.
Eppure oggi… sento una sensazione diversa. Il che è strano.
Sapete, prima di dormire faccio sempre le stesse cose: non so, tipo… chiudere le persiane, anche se non ce n’è bisogno; oppure mettermi un cuscino sotto la testa e l’altro sistemarlo alla mia destra, al mio fianco. La notte lo stringo forte, ma non l’ho mai detto a nessuno: io voglio che pensino che sono forte, superiore! Che non sono più un moccioso bisognoso di cure, o da commiserare. Ho quasi quindici anni, dopotutto…
Però è un po’ dura dirtelo, quando sei solo, in una casa vuota e buia, rannicchiato sotto le sottili coperte del tuo letto… e se hai accanto qualunque cosa, che sia un cuscino, o anche un lungo lembo di coperta, ti assicuro che non t’importa di niente! Né della forza, né dell’orgoglio, né delle promesse fatte, né del giudizio degli altri… hai paura, e non sai perché… vuoi piangere e sei solo… allora, lo stringi a te come se fosse l’ultima cosa che hai! Pensi al corpo umano, pensi al calore… ti immagini tutto! E lo stringi, fortissimo.
In un attimo dimentichi tutto, non ti importa più di niente. Chi è quel cuscino? Sakura? Il maestro Iruka? Non importa, non ha più importanza.
Ti alzi il giorno dopo e ricominci la tua vita con il miglior sorriso che il buon ramen ti può dare, e basta, Fine. Tutto qui.
Anche oggi, stanotte, è tutto come sempre: ho chiuse le persiano, e il cuscino è al suo posto, pronto per essere stritolato anche stanotte da questo moccioso. Nulla è diverso da ieri o l’altro ieri, nulla. Eppure… in me c’è una strana inquietudine, fresca, nuova, pungente. Inaspettata. Mi guardo intorno, i miei occhi vagano sul caos disumano della mia stanza, senza batter ciglio, come se cercassero a vista quel qualcosa che mi fa sentire in questo modo. Ma non vedono niente. E d’altronde, cosa dovrebbero vedere? Niente, nessuno. Come sempre. Non capisco perché mi sorprendo… è normale tutto questo! Non per gli altri, ma per me si! Lo è sempre stato, comunque.
Il mio occhio cade sull’angusto lettino che mi accoglie e mi nasconde ogni notte. Non so perchè, oggi mi sembra più grande e… più vuoto di tutte le altre notti.
Tossisco, e il letto scricchiola sotto di me. Mi porto una mano alla gola e tossisco ancora; ci manca solo che mi ammali…
Per di più mi fa male il piede sinistro: colpa del maestro! Per poco non mi ammazzava, oggi!
Faccio un mezzo sorriso e lancio uno sguardo all’unica foto che ho sul mio comodino: siamo noi quattro, quasi due anni fa, dopo una delle nostre prime missioni. Ora che la guardo bene, mi rendo conto di quanto tempo sia passato in realtà da allora: è sconvolgente, a me sembra che sia successo tutto ieri… anzi, forse lo vorrei…
Vorrei che fosse ieri, e che non fosse cambiato niente da quei giorni lontani. Io… ero felice.
Lo sono ancora, voglio dire, non è mica cascato il mondo nel frattempo. Ma ora ho una paura e un’angoscia indescrivibile nel mio letto, la notte. Ed è una paura che supera di gran lunga quella a cui ero abituato. Forse perché mi sto rendendo conto che le cose cambiano. Strano a dirsi, ma…
Penso a lui. Continuamente a lui.
E… non riesco a odiarlo, no, affatto; non riesco a non chiedermi dove sia, se stia bene e… se a volte mi pensa…
E’ così cretino da dire!! Insomma, mica siamo fidanzati! No, affatto…
Ma non riesco a non pensare a lui, il suo pensiero non fa che tormentarmi. Da quando se n’è andato… mi viene naturale essere triste e abbattuto, e i pochi vuoti che si creano nella mia mente durante il giorno… ci pensa lui a riempirli.
Metto la mano sotto il guanciale e tiro fuori quello che è diventato il simbolo del mio tormento: il suo coprifronte. Lo guardo, e rivedo i suoi occhi… risento le sue parole… rivivo quel maledetto giorno…!
Mi stringo al petto quel pezzo di metallo e mi accascio nel letto tristemente, pervaso dal pensiero che quando lo rivedrò, glielo lancerò addosso, lo costringerò a riprenderlo, a rimetterlo, e a tornare a casa con me! Quel gran figlio di puttana, neanche mi fa dormire la notte!
Me lo stringo ancora al petto, singhiozzando da dobe quale sono, mentre lo designo ancora una volta come mio unico compagno di stanotte, madre dei miei incubi…
E mentre me lo stringo forte, rannicchiato tra le coperte nel tentativo di diventare sempre più piccolo, e nonostante il cuscino caldo che ogni notte mi rasserena sull’essere o il non essere solo, questa volta la magia non avviene: nonostante il cuscino, e nonostante il mio volere, ora, questo letto, lo sento più vuoto che mai…

Fine
 
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