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Categoria: Videogiochi
Dalla Serie: Phoenix Wright
Titolo Fanfic: RENDERSI CONTO
Genere: Sentimentale, Drammatico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Shounen Ai
Autore: sl88 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 20/01/2007 13:17:30

è la mia prima shonen ai, siate clementi...
 
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- Capitolo 1° -

L’uomo scese le scale dal suo ufficio per arrivare al parcheggio. Era tardi, non si aspettava di trovare nessuno… invece la sua auto era circondata dalla polizia.
“Cos’è successo?” chiese a uno degli agenti.
“Nulla, giri alla larga da qui” sbottò quello nervoso.
“Lì c’è la mia auto! Non posso tornare a casa senza!” gli urlò il proprietario che non aveva gradito per niente il tono.
L’agente sussultò: “L-Lei è il signor Edgeworth?!”.
“Sì” rispose con tono sprezzante.
“C’è stato un omicidio…” lo informò il capo delle indagini.
“Nella mia auto?!” chiese il procuratore perplesso.
“Esattamente” puntualizzò “Abbiamo già preso l’assassino, ma per stanotte non potrà prelevare la sua auto”.
“Sì, capisco…” annuì, guardandosi intorno “E… chi è la vittima?”.
“Non l’abbiamo ancora identificata… ma sembra fosse venuto qui per lei” disse l’ispettore consegnandogli una busta sporca di sangue di cui sembrava essere il destinatario.
Edgeworth prese la busta, aprendola: erano delle prove riguardanti un caso… Le aveva chieste al Dipartimento, ma se n’era dimenticato… E di solito quei documenti glieli portava…
Si ritrovò a farsi largo tra gli agenti per arrivare a suo veicolo. Il suo bolide rosso insanguinato…
“Dov’è il corpo della vittima?!” urlò al primo che gli capitò davanti.
“L-Lo abbiamo portato via, alla scientifica…” balbettò.
“Com’era?! Grosso di stazza?”.
“P-Più o meno…”.
“Non farneticare!” urlò il procuratore furente “Sì o no?”.
“S-Sì… U-Un po’…” ammise tremante.
Edgeworth lo spinse via iniziando a correre verso l’uscita del parcheggio. Una marea di pensieri gli si stava affollando in testa. ‘E’ solo un caso’ continuava a ripetersi ‘Una coincidenza’. Venti minuti dopo si trovò a un incrocio, ansante d’affanno. Mentre attraversava la strada un paio di fari gli vennero pericolosamente incontro. Sentì il rumore di una brusca frenata accorgendosi solo in quel momento di cosa stava succedendo. Il parafango gli urtò lievemente le ginocchia. Un uomo scese immediatamente dalla macchina: “S-Signor Edgeworth!”.
Il procuratore si mise una mano sugli occhi, accecato dai fari: “Gumshoe?” ipotizzò credendo di aver sentito la sua voce.
L’uomo avanzò, rivelando le mastodontiche spalle e la capigliatura arruffata.
L’albino sgranò gli occhi alla sua vista: “Diamine, Gumshoe, spegni quegli affari!” gli disse serio, ma rallegrandosi delle sue ipotesi sbagliate.
“Certo, signor Edgeworth!” rise il detective, un po’ nervoso.
“Andiamo” dichiarò il procuratore salito in macchina.
“C-Come?” fece sorpreso l’omone.
“A bere qualcosa” disse come se fosse ovvio.
“Va bene…” rispose il detective mettendo in moto il veicolo, continuando a sorprendersi.

“Stiamo chiudendo!” avvisò il proprietario del locale.
“Solo un altro po’ di saké!” biascicò il procuratore rosso sulle gote.
“No!” ribadì categorico il proprietario.
“Su, andiamo, signor Edgeworth” consigliò l’omone sedutogli di fronte alzandosi.
“No! E poi tu non hai ancora bevuto niente…”
“Devo guidare, signor Edgeworth” gli ricordò il detective.
“Ah…” fece mogio, poi balzò sulla sedia “Allora andiamo a casa tua, così potrai bere anche tu!”.
Il detective sgranò gli occhi sorpreso: “Ma… e chi la riporterà a casa?”.
Il procuratore dalla giacca viola barcollò verso di lui, dandogli un pugno sulla spalla: “Resto da te, no?”.

Gumshoe aprì la porta di casa con mani tremanti. Aveva una tale confusione in testa… Per tutta la sera era staso teso come una corda di violino.
L’appartamento era alquanto piccolo e disordinato, ma Edgeworth non ci fece caso.
Il detective si sedette davanti al piccolo frigorifero, guardando al suo interno: “Ho solo della birra, va bene lo stesso?”.
“Sì…” annuì il procuratore che aveva poggiato il mento sulla sua spalla.
L’omone prese un paio di bottiglie, stappandole.
“Alla salute!” augurò l’albino facendo cozzare la bottiglia contro la sua.
“Alla salute, signor Edgeworth” disse di rimando il detective.
Il procuratore bevve l’intera bottiglia tutta d’un fiato: “E smettila con questo ‘signore’!” protestò col fiato che puzzava pesantemente d’alcool.
“V-Va bene” acconsentì l’altro ridendo un po’.
“Sai…” proferì accasciandosi sulla sua spalla “Avevo il terrore che fossi morto…” confessò.
Il detective si girò verso di lui, ridendo un po’: “Che sciocchezza, sign… ehm… Edgeworth…”.
“Invece sei vivo…” disse con occhi vacui tastandogli il volto.
Gumshoe rise un po’ imbarazzato dal contatto: “Certo! Sono una roc…” ma venne zittito dalle labbra del procuratore, premute sulle sue. Si scostò d’improvviso, il volto in fiamme: “C-Cos…?” fece per chiedere, ma ancora una volta fu ammutolito da quel voluto contatto labiale. Sentì ogni parte del suo corpo esplodere un incontrollabile calore. Le migliaia domande che si era posto in quei lunghi anni ora non avevano più alcun senso. Tutto stava andando in frantumi. Anche la ragione stessa. Si sentiva ubriaco, anche se stringeva ancora la sua birra intatta tra le mani. Lentamente chiuse gli occhi, lasciando la bottiglia per stringere tra le braccia colui che aveva sempre anelato. Si abbandonò a quel lungo bacio, dividendo il suo stesso respiro. Il procuratore si separò ansimante e il detective ne approfittò per baciare il collo candido.
“Caldo…” si lamentò Edgeworth, cercando di sbottonarsi la camicia. Le grandi mani del detective gli vennero in aiuto, mentre le labbra scivolavano sul petto nudo…

L’albino aprì gli occhi, stanco. Era ne suo ufficio, doveva essersi addormentato. Che razza di sogno! Arrossì al sol pensiero. Lasciò il suo ufficio scendendo le scale cercando di schiarire la mente, ma cadde all’indietro dopo aver sbattuto contro un enorme ostacolo sulla sua strada.
“Signor Edgeworth? Tutto bene?” chiese l’ostacolo.
“Gumshoe?” chiese il procuratore sentendo il petto pulsare senza sapere se per lo spavento o qualcos’altro “Gumshoe?” ripeté senza ricevere risposta. Quando si alzò si rese conto che era andato a sbattere contro un muro. ‘Incredibile, ora ho persino le allucinazioni!’ pensò continuando a scendere le scale con il cuore che continuava a palpitare.
“Si fermi” lo bloccò un agente.
“La smetta, per favore, io devo andare a casa…” lo ignorò spingendolo di lato e avviandosi verso l’auto.
“Signor Edgeworth, la prego, non si avvicini” gli consiglio l’ispettore “Qui c’è stato un omicidio”.
“Sì, lo so, nella mia macchina…” disse il procuratore seccato continuando ad avanzare verso il veicolo “E la vittima…” si fermò, riconoscendo una familiare sagoma accasciata sul bagagliaio dell’auto che fino a pochi minuti prima l’aveva accompagnato in sogno.
“… è Dick Gumshoe, signor Edgeworth”.

 
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VOTO: (3 voti, 4 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 4 commenti
sl88 21/02/10 21:50
Ehm... Grazie a tutte, sono ere che non passo e sono finita qui per caso.
Ancora grazie a tutte per i commenti e per il sostegno, sono molto in imbarazzo, la ff è vecchissima e, ecco, anche il mio stile. Ne ho scritta un'altra, sempre su loro due, ma non credo la pubblicherò.
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-hina-chan- - Voto: 01/05/09 21:05
cribbio! è stupenda!!!
P.s.Si! è morto gumshoe! lol
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meythebest - Voto: 20/03/09 14:26
complimenti!contina a scrivere!
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haruhi - Voto: 09/09/08 21:21
è uno spettacolo dic fic. scrivine altre, hai talento
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