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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: RIFLESSIONI SULL'OLOCAUSTO
Genere: Drammatico, Autobiografico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: erikuccia galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 16/01/2007 21:08:32


 
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- Capitolo 1° -

Riflessioni.
Semplici riflessioni.
A volte mi accorgo di quanto basti un niente per far sprofondare i miei pensieri in percorsi che normalmente mi appaiono impossibili. Non dico di essere una persona superficiale, e non mi sento tale, è solo che ammetto che ci sono pensieri che evito volontariamente, pensieri sui quali sorvolo perchè, a dirla tutta, non mi appartengono. Però oggi è successo qualcosa, e ho cominciato a riflettere.
Il titolo di questa pseudo-fic dovrebbe già avervi indirizzato sul probabile (direi certo) argomento di queste mi riflessioni che, presumo, non abbiano ne capo nè coda.
L' Olocausto.
Sono una persona con le soglie del dolore molto basse e quindi evito sempre argomenti come questi, proprio perchè so che poi ci sto male, fisicamente. Certo non voglio dire che quando esce fuori quale argomento di una conversazione io dico a tutti di stare zitti e andare avanti. Non voglio passare per una che non ne sa niente, o per una a cui non frega niente. E' solo che è raro che VOLUTAMENTE io scelga di trattare questo argomento.
So che tutto quello che dirò nelle frasi successive saranno solo luoghi comuni e probabilmente pensieri sconnessi che non troveranno spazio da nessuna parte, ma, e lo sa bene chi mi conosce da un po', purtroppo quando ho l'impulso di scrivere ,che sia un capolavoro o, se mi si passa il termine, una stronzata, devo farlo e non c'è nessuna diga che mi può fermare.
Quindi eccoci qua, l' Olocausto.
Se devo essere sincera non so neanche bene come cominciare un discorso così complicato, così lontano da me e dalla mia vita; ma dal momento che ho deciso di rifletterci sopra, di scriverci sopra, penso proprio che dovrò cominciare.
Vedete, penso che alla fine il punto sia solamente uno. C'è, da parte mia, l'impossibilità di credere che l'umanità possa avere degli angoli così malvagi. E non sto parlando solamente dei tedeschi (o meglio, dei nazisti), ma dell'umanità nella sua figurazione più ampia. Io posso anche arrivare a capire (con qualche sforzo,magari...) che ci possa essere una mentalità che prevede che la propria cultura sia superiore alle altre (no, rimangio quello che ho detto, non posso arrivare a comprendere questra dottrina della razza ariana, è più forte di me! >_<), però quali siano le motivazioni o le giustificazioni, mi appare molto difficile credere che ci siano persone pronte a sterminarne altre. Suppongo che i militari e le guardie al servizio di Hitler fossero convinte della dottrina che il fuhrer stava pubblicizzando, ma anche accettato questo presupposto, non riesco a capire come potessero fermarsi davanti ad un essere umano, ad una madre, ad una nonna, ad un bambino, a un semplice uomo e con il sangue freddo sparargli alla nuca, fucilarlo, gettarlo da un balcone e prendersi l'unica cosa che ancora non gli avevano preso, la vita.
Lo so, ci sono degli aforismi in giro che sottolineano come perdere la vita non sia paragonabile a perdere la dignità, l'orgoglio, la coscienza di sè stessi. Ok, va bene. Io non sono d'accordo, ma ci possono benissimo essere delle persone che mettono questi valori prima dell'importanza di respirare, ma quegli uomini... Quelle persone la cui unica colpa era stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato (capo espiatorio...), di essere il bersaglio dove la follia di un uomo mirava, avevano perso tutto: dignità, coscienza, identità, orgoglio, patria, religione, serenità...Tutto, e alla fine capivano benissimo che alla conclusione di quel viaggio di distruzione c'era la morte. Con quale coraggio quei soldati gli toglievano l'unica cosa che era rimasta loro? Come potevano la mattina guardarsi allo specchio, giocare con i propri figli, dire di amare...Come? Come se tutto nei loro gesti faceva presagire che non c'era amore, non c'era compassione nei loro cuori? Mi rendo conto che al momento il mio è un discorso ingiusto, perchè tendo a fare di tutta l'erba un fascio: so che ci sono stati (pochi, ma ci sono stati!) individui che hanno provato a far cambiare le cose, a ribellarsi ad un ordine precostituito, ma quello che adesso io sto analizzando...quello su cui sto riflettendo è il Male nel suo senso lato. A volte mi domando: e se fosse successo a me? Come avrei reagito io? Ve l'ho detto: ho una soglia del dolore molto bassa, quindi penso che se fosse successo a me non sarei mai sopravvissuta per raccontarlo, o per denunciare certi fatti. Ma se anche per qualche strana volontà di Dio fossi riuscita a sopravvivere, penso che la mia vita sarebbe stato un peso troppo grande...
Ecco qual'è stato uno dei grandi orrori della razza ariana nazista: hanno ucciso metà dei deportati (magari si trattasse solo della metà, ma arrotondiamo per difetto...) e l'altra metà che è riuscita a rimanere in vita ha sulle spalle una sensazione di morte così forte che a malapena si possono sentire totalmente vivi. E' una condanna che dura per sempre, in tutti i lati possibili dell'esistenza. Mi sorprende che ora ci sia anche gente che va a dire che l'olocausto sia stato solo un sogno, una finzione...Ma come ragionano? Come possono dire che una simile catastrofe, un genocido di tali dimensioni, gente con tatuati sull'avambraccio numeri che suonano come una condanna a morte, che tutto questo non sia stato altro che una messa in scena per raggiungere un non so quale obiettivo? C'è gente che riconosce l'esistenza dell'Olocausto, ma dice che i numeri sono stati sfalsati, che la persone ammazzate(il termine è improprio per la grammatica italiana, ma adatto per l'argomento su cui sto riflettendo) sono state minori di quelle denunciate dai processi.
Ne dubito, ma per un folle momento facciamo finta che sia davvero così.
E allora? Dov'è che cambia il discorso? Che differenze ci sono? L'atto di togliere la vita ad una persona, e in questo caso ad un'intera etnia, è orribile, qualunque sia il numero che salta fuori, ed è orribile parlare di persone in chiave di numeri e statistiche. Ma come può il mondo essere così cattivo? Io non sono una santa, e spero di non diventarlo mai, perchè sarebbe un lavoro troppo arduo che non potrei mai realizzare, eppure...eppure non riesco proprio a concepire un'idea come questa. Come fai a fare esperimenti su bambini? Come fai ad uccidere piccole creature che hanno avuto l'unica colpa di nascere? Come puoi ridurre un essere umano nell'ombra di ciò che era? Come puoi trovare giusto e divertente torturare, fisicamente e psicologicamente, altri esseri umani??? Lo so, ve l'ho detto: le mie frasi suonano piene di banalità, ma...Il male, secondo me, il più delle volte è molto banale. E' orribile e tragico, ma banale.
Come è banale la ragione che mi ha spinto a parlare di questo argomento che mi risulta così chiaramente ostico. Come? Perchè?
Bene. Ve lo spiego. Oggi mi sono ripromessa di studiare un bel po', visto che un esame a cui tengo particolarmente si sta avvicinando. Tale esame verte sulla filmografia di un grande regista polacco quale è Roman Polanski. (che sia grande è una mia semplice opinione, quindi se pensate che invece sia quello meno comprensibile, quello più stupido o quello i cui film sono i più brutti che abbiate mai visto sono fatti vostri: una volta sono stata linciata dicendo che PER ME un regista era migliore di un altro, e non voglio ripetere l'esperienza! Ma ora sto divagando...). Bene, stavo studianto la parte inerente (inutile dirlo) al film "Il Pianista". Bene, ho studiato uno dei libri assegnati e, spinta da una dimenticanza che mi assillava, sono andata a prendere gli appunti. Li ho cominciati a leggere ed ho trovato alcuni passaggi relativi al film di cui vi stavo parlando che ha dato il via a questa mia riflessione. Ecco, ora vi copio parola per parola, sperando poi di riuscire a farvi capire tutti i pensieri che sono venuti successivamente. Il primo, quello da cui ha avuto tutto inizio è questo.
"Il giusto atteggiamento per giudicare l'abiezione dello sterminio nazista non sembra dunque coincidere con la liberatoria commiserazione da parte dello spettatore:questi sentimenti infatti sono effimeri, troppo facili da superare, con il risultato di un'efficacia didattica passeggera, di breve respiro. Al contrario lo sdegno deve nascere dalla razionalità, così da radicarsi durevolmente nlla memoria, nella riflessione e nel giudizio dell'osservatore."
Giunta a questo punto della lettura, mi sono fermata e ho cominciato a paragonare tra loro i vari film (pochi, adesso che ci penso..) che ho visto sull'argomento. Schindler's List, Train de Vie, La vita è bella, il diario di Anna Frank, poi mi sono ricordata di un altro di cui non rammento il titolo (parlava di due amiche, di cui una tedesca 'ariana', l'altra di origine ebrea, che vedono finire il loro rapporto di amicizia con l'entrata in vigore delle leggi razziali.) e poi, ovviamente, il pianista. Alla luce di quello che ho studiato devo ammettere che Polanski non ha affatto torto. Considero La vita è bella e Schindler's List più belli dal mio punto di vista, proprio perchè si soffermano di più sull'individualità della persona, del deportato e della sua emotività, suscitando così affetto ed emozioni nello spettatore ( e suscitare emozioni in me è decisamente impresa facile...), ma ritengo che per quanto concerne la Storia dell'Olocausto, mi sia rimasto molto più impresso Il Pianista, che invece come film, come trama mi è piaciuto di meno. (E ripeto si tratta ESCLUSIVAMENTE di opinioni ASSOLUTAMENTE personali.). Ancora adesso se ripenso a questo film (che tra l'altro ho visto in inglese, perciò le capacità di emozionarmi erano minori, visto il mio poco affetto per tale lingua) mi prende una specie di magone e mi arrabbio, perchè non capisco come uomini possano fare certe cose ad altri uomini. Certo in questo contesto entra il discorso che un film sia solo un film e che non può certo essere paragonato alla realtà, ma penso che il fatto che il pianista sia, in qualche modo, un opera autobiografica (troppo facile vedere nel bambino che viene ucciso sotto gli occhi di Szpilman il piccolo Roman-Romek che entra ed esce dal ghetto di Varsavia...) aiuti il regista stesso a esercitare sullo spettatore un maggior senso di, appunto, rabbia, ma soprattutto impotenza. Perchè niente ci assicura che un simile orrore non possa ricapitare ancora...E se ricapitasse? Il mondo sarebbe così stupido da far ripetere lo stesso errore due volte? Penso di si, anche se spero di no. Che frasi stupida che ho scritto, ma è veramente così. Io spero ancora che ci possa ancora essere uno spiraglio di quell'antico paradiso terrestre su questa terra, ma visto come stanno andando le cose, penso proprio che tale possibilità ci sia preclusa, a tutti quanti. Insomma, dopo aver letto quello che ho fatto leggere anche a voi, ho cominciato a rivedere con gli occhi della mente le immagini di un film che erano si, fittizie, ma che si basavano su una storia vera, al quale avevano contribuito, oltre al regista stesso, anche altri sopravvissuti, dove l'esattezza storica aveva il primato su tutto, anche sui futuri incassi al box office e mi sono sentita...Male. So che le mie (come quelle di molti altri prima di me...) rimarranno domande senza alcuna risposta, perchè non credo esista risposta ad un male così grande ( e credo che ci vada di mezzo anche la relatività delle opinioni o la libertà di pensiero...), malgrado tutto quello che si possa dire, fare o girare con una mdp sulla spalla. Il mondo, a volte, è semplicemente troppo sporco per poter essere ripulito.
E con questo chiudo. Sento che le linee dei miei pensieri stanno prendendo vie secondarie ,perciò preferisco smettere prima di andare a finire "fuori tema".
erikuccia, come sempre (solo un po' più riflessiva...)
 
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