UNA GIORNATA DI NEBBIA - Capitolo 1° -
Un po’ di spiegazioni prima di iniziare:abito a Venezia ed è qui che si svolge tutto,sono le mie sensazioni quando c’è tanta nebbia,non è una vera fan fiction ma spero vi piaccia:
Sono appena salita sul battello e da un po’ è calata la nebbia. Devo uscire con una mia amica ma non ne ho tanta voglia,prendo il cellulare,la chiamo e le dico che c’è troppa nebbia e che non posso arrivare;non è una cosa del tutto vera,certo è per colpa della nebbia ma non perché i mezzi non circolano ma perché mi piace,la nebbia Sono appoggiata al bordo esterno verso la prua,chiudo gli occhi e mi rilasso,non cambia molto se li tengo aperti,solo il nero sostituito dal bianco che ti confonde e allo stesso tempo ti riordina le idee,che ti da quel senso di nulla e desolazione che ti protegge come una coperta. Non ho voglia di scendere perché dovrei aprire gli occhi e camminare per le calli dove la nebbia non confonde le immagini,le fa solo apparire più sfocata e ciò mi da fastidio. Inizio ad immaginare,è come se dormissi,le immagini e le idee,un po’ incerte e impercettibili,si susseguono velocemente;ad un certo punto sento un rumore,mi spaventa come se mi fossi svegliata di soprassalto,riordino le idee fissando quel bianco opaco davanti a me e capisco che c’è una nave ,vedo la sua prua avvicinarsi,fa un po’ impressione:c’è questa “cosa” che esce dall’acqua salmastra della laguna e a metà si perde nella nebbia fino ad in alto,da dove esce il fumo,un fumo nero che inquina quel candore pallido,sono queste immagini che fanno pensare a quanto facciamo male al nostro pianeta;se socchiudo gli occhi e guardo fisso intravedo il ponte vuoto,come quello di una nave fantasma. La nave si allontana e con lei il fumo nero,lo stesso disperso nella nebbia candida,è uno spettacolo affascinante come un’eruzione:immensamente bella e suggestiva ma con un retrogusto amaro e fastidioso. Torno al mio stato di dormiveglia,le immagini e le idee,un po’ incerte e impercettibili,si susseguono velocemente. Mi accorgo solo ora che sono arrivata alla palanca e che il vaporetto si avvicina all’imbarcadero e rovina quella magia,quello spettacolo della sensazione di nessuno,del vuoto e del nulla che mi rassicura nel profondo e mi alleggerisce il cuore. Sale un po’ di gente:una signora col passeggino,due signori che discutono e un ragazzino e per fortuna nessuno mi nota,vanno dentro,non sopporteranno la sensazione di avere anche le ossa umide,l’unico difetto della nebbia. Ho deciso che scenderò a Sacca Fisola,non voglio allontanarmi troppo;arrivata lì prenderò il 41 se passa. Torno al dormiveglia,le immagini e le idee,un po’ incerte e impercettibili,si susseguono velocemente. Si ferma alle Zattere e a S.Basilio ma quasi non me ne accorgo,ho gli occhi chiusi. Arrivo in Sacca e quasi quasi perdo la fermata;mi siedo dentro l’imbarcadero e aspetto guardando fuori assorta quel bianco pallido e perforante. Dopo circa cinque minuti passa l’82 e chiedo al marinaio se i motoscafi passano,lui annuisce,slega la porta e riparte. Aspetto ancora tre minuti e arriva il 41 ci salgo riappoggiandomi al bordo e guardo fuori con le immagini e le idee,un po’ incerte e impercettibili,che si susseguono velocemente.
FINE
Spero che vi sia piaciuta,mi fareste un commentino? 1 salutone
By Saphy
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