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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Alexander
Titolo Fanfic: SENTIRSI UN DIO
Genere: Sentimentale, Erotico
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: One Shot
Autore: sawadee galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 05/01/2007 16:46:31

Protagonisti un giovane Cassandro, autoironico e pieno di insicurezze. Innamorato, ahimè, di una donna sposata!
 
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SENTIRSI UN DIO
- Capitolo 1° -

Avviso. I personaggi di questa fanfic non sono esistenti e le situazioni nemmeno.

Essere dei per una sera...

Cammino per la reggia di Pella in silenzio.
Per l’ennesima volta mio padre mi ha definito un fannullone, “essere inutile” interessato solo al sesso, incapace di scegliere anche in quel campo tra uomini e donne, l’importante è il mio sacro orgasmo etc etc etc, altri ruggiti in quel dialetto macedone che sembra il ruggito di un cavernicolo con il mal di denti…
Credo mi abbia anche accusato di essere in grado solo di abbinare una tunica e un mantello, come se non fosse un delitto molto più grave vestirsi male come lui!
Sono stato a parlare con Aristotele, dopo il lieto incontro con mio padre.
Caro vecchietto.
Anche lui preoccupato per Alessandro.
Già.
Pare che a Babilonia stia dando allegramente di matto.
Vorrebbe mandarmi da lui.
Mi raccolgo nelle spalle.
Che dire?
Povero Aristotele, gli si sta ingrigendo la barba, ma si è commosso per i due regali che ho portato.
Una bellissima edizione con disegni molto ben rifiniti delle “Rane” di Aristofane (caro Aristotele, quanto ci siamo divertiti e quanto mi hai insegnato) e una stola, elegantissima, color croco, l’ultima moda di quest’anno, per sua moglie, che si è quasi commossa (cara signora, quante volte ci siamo divertiti insieme e quanto mi hai insegnato…)
Ha lodato il mio buon gusto e ci siamo messi a parlare di Isocrate, suo rivale da sempre ad Atene.
Anche lui è un caro vecchietto tutto sommato e scrive bene, ho notato, sapendo di stuzzicare così il mio anziano maestro.
- Cassandro, Cassandro.- mi dice il buon Aristotele- Tuo padre non ha mai capito chi sei veramente.-
Al solito ha capito che cerco di fare frecciatine cercando una lite con qualcuno, visto che non mi conveniva rispondere a mio padre e mi sono tenuto la rispostaccia dentro.
- In realtà sei tu il mio vero papà.- (un vecchio gioco di quando ero bambino e lo chiamavo “papà” dato che il mio a 4 anni mi ha mandato a Pella per diventare l’amante di quel frescone del grande capo, cucciolo smarrito “sono succube di mia madre” Alessandro “grazie a Zeus c’è Efestione” Il Grande “Me ne sono scappato in Asia per andarmene da mamà e ho sposato una psicopatica uguale a lei!”)
Aristotele sorride. – Beh, sai, ci ho messo molto per capirti veramente, però devo dirti una cosa, Cassandro, da un certo punto di vista, tu sei il figlio che non ho avuto.-
- Grazie.-
Gli sorrido.
Sinceramente.
Sono affezionato ad Aristotele e mi commuove che mi dica così.
- Bello, intelligente, colto, ottimo diplomatico e gran guerriero. Ma ho paura di cosa potresti fare Cassandro. -
- Perché?-
- Tu, al contrario degli altri, hai senso del limite, sai cosa puoi fare e cosa no. Ma hai un demone in te, un vero daimon. Sai a cosa mi riferisco. E’ come se fingessi distacco da tutto facendo il gaudente, vivendo come un esteta, passando di letto in letto, cercando piacere sempre. Ho paura di cosa farai quando terrai veramente ad una cosa. Cosa farai per averla?-
- Quello che mi servirà per averla.-
- Cosa vuoi Cassandro?-

Vedo il viso di una ragazzina di dodici anni, quando l’ho vista la prima volta. E’ più grande di me, ormai è una donna.

Euridice.

Sposata a “Sono un pazzo completo e ho anche attacchi di epilessia” Filippo “Grazie Olimpiade per avermi usato come cavia per i tuoi esperimenti di chimica” Arrideo.

- Sposo Filippo, Xandre.-
- Perché?- La guardo. Il suo volto senza espressione è illuminato dalla luna.
- Perché mio padre vuole così e perché così potrò avere un ruolo politico.-
- Euridice… Sposami.-
- Xandre, sei tutto matto! Sei anche più piccolo di me.-
- Sono il figlio del reggente di questo posto!
- Xandre… Dai, non scherziamo!
- Ma io…-
- Dai, tuo padre ti considera una vera nullità. Non che tu lo sia, ma prima che tu entri nel gioco politico.-
- Euridice…-
- Dimmi. –
- Vaffanculo!-

Tutto questo tempo fa.
Da lì è stato l’inizio della fine.
- E’ un uomo o una donna?-
- Ragazza.-
- Quanti anni?-
- Più di me.-
- Mi dispiace.-
- Già…-
Mi scrollo nelle spalle.
- Sposata?-
- Credo che tu abbia capito chi sia.-
- Cassandro…-
- Sì?-
- Uccideresti se fosse necessario il re?-
- Non lo so.-
- Ti voglio fare un regalo. Usalo in caso sia necessario.-
Mi porge uno zoccolo di asino chiuso.
- Usalo.-
- Aristotele…-
- Xandre, sai perché lo do a te e non a tuo padre. Senti, ti do anche una lettera per Tolomeo.-
- Sai che io e lui…-
- Lo so, ma passate sopra gli screzi personali. Usa il tuo corpo per arrivare a lui attraverso Taide. E’ l’unico abbastanza lucido da agire.-
Taide? E’ bellissima.
Aristotele mi sta invitando a nozze!!! Però…
- Perché? Non lo ami più Aristotele?-
- Sì che lo amo, ma una bestia è in lui e va uccisa se non voglio che uccida tutti voi.-
Aristotele si china a baciarmi.
Rispondo al suo bacio con un gioco delicato di lingua.
Mi sorride quando mi stacca.
- Dove non arrivi con la tua intelligenza, arrivi con la tua bellezza, Xandre.-
Sono pochi che mi chiamano così.
Efestione, quando ero bambino, a volte Aristotele e lei…
Tengo lo zoccolo tra le mani e lo metto in una bisaccia.
All’ultimo grido, color verde bosco.
Mio padre ha storto il naso quando ho visto che avevo una bisaccia in cuoio tinto.
- Come una donna.- ha commentato.
Pazienza, me la invidiano tutti a Pella.
Vado a salutare la moglie del mio maestro che mi infila nella bisaccia un biglietto, un appuntamento per quel pomeriggio, quando papà Aristotele sarà a caccia.
Torno indietro.
Sono nella reggia di Pella.
E all’improvviso, in un angolo…
-Euridice.-
Mi fermo di botto.
E’ tanto, troppo che non la vedo.
Sta piangendo.
Zeus, quanto è dimagrita.
Ha l’abito semistrappato e lividi quasi ovunque.
Si alza orgogliosa come sempre.
E crolla svenuta.
La sollevo.
Zeus, ho voglia di fare l’amore con lei.
Ovvio che non sono così animale come pensa mio padre e non lo farei con una donna in queste condizioni, ma credete che sia facile vedere Euridice così indifesa? Quando è così, o quando dorme, viene voglia di proteggerla, di tenerla stretta…
Ma che cazzo le hanno fatto?
A LEI poi!
Come ha fatto una donna forte come la mia Euridice a ridursi in questo stato?
Ultimamente non facevamo altro che litigare, diciamoci la verità, certe volte sa essere una grandissima rompicoglioni, ma, Afrodite, cosa le è successo?
La porto nei miei appartamenti.
La mia Euridice.
E’ bella.
I suoi tratti sembrano scolpiti nel marmo.
Sono affilati.
Guardo il suo viso sotto il casco di riccioli.
La pettinatura è disordinata.
Un rivolo di sangue tra le gambe.
Chiunque l’abbia violentata, merita di essere ucciso oggi stesso.
La poggio sul mio letto, aspettando si riprenda.
- Diki… Ciao.-
- Xandre!- un filo di voce.
- Chi è stato quel bastardo?-
- Xandre… Non è come… Tuo padre…-
Mi crolla il mondo addosso.
Non la lascio nemmeno finire la frase
Afferro la spada e corro per la reggia.
Travolgo il pedagogo Leonida.
Non mi importa nulla.
Già un figlio ha ucciso un padre in questa reggia per difendere la donna più importante nella sua vita, beh, io mia madre nemmeno me la ricordo, ma dicono fosse bellissima, ed Euridice per me è tutto.
Corro come un pazzo.
- Padre.-
Spalanco la porta.
- Cosa avete fatto a Euridice?-
- Nulla. L’ho tolta dalle mani di Filippo dopo che l’ha pestata e violentata. Ah, per la prima volta in vita tua ti frega di qualcuno… Però! Ma proprio di una donnicciola? -
Mi sento ridicolo.
Corro indietro, travolgo di nuovo Leonida, sbattendolo in terra, e corro da Euridice.
E’ sul letto.
- Ehm… Euridice…-
- Xandre, lo sai che sei al solito completamente ridicolo?-
- Con questi bicipiti so di non esserlo mai!-
Gonfio i muscoli in bella vista, nonostante sia pieno inverno.
Mi metto in posa plastica.
Euridice ride.
- Il solito esibizionista.-
- Sempre a riempirmi di complimenti tu, eh?-
- Ci sarà un motivo per cui sei il mio migliore amico, no?-
Ecco, ci risiamo, Euridice mi considera solo il suo migliore amico.
- E tu, invece, sei una… Ma, insomma, ti sei sposata con uno psicopatico!-
- Che volevi che sposassi te, un poppante?-
- Non sono un poppante!-
- No, ma un neonato sì.-
Faccio la faccia triste.
Euridice ride.
- Cosa farei Xandre se non ci fossi tu…-
- Beh… presumo saresti a Babilonia con Taide a divertirti.-
- Perfido.-
- Siamo amici…-
Mi tende la mano.
La prendo.
Mi siedo accanto a lei e l’abbraccio da dietro.
- Piccola.-
Poggia la testa sulla mia spalla.
La trascino cullandola sul letto, su di me.
- Stai bene Diki?-
- Sì. Ma non parlare Xandre, rimaniamo in silenzio.-
Dopo poco vedo che le sue guance sono ricoperte di lacrime.
Le asciugo con i miei baci.
- Xandre.-
- Dimmi Diki.-
- Posso restare con te?-
- Tu starai qui finchè non ti andrà di tornare da te, Diki, lo sai che puoi sempre stare con me.-
- Ma se hai da fare…-
- Cosa ho da fare? Ho da stare con la mia migliore amica.-
Mi tende le braccia al collo.
- Grazie Xandre.-
- Nulla.-
Faccio una pausa.
- Ti dispiace se ti porto da Aristotele a vedere se hai nulla di rotto?-
- Non ho nulla di rotto, ha già controllato tuo padre.-
Per una volta, il babbione ha fatto qualcosa di buono. Magari domani gli porto una bisaccia come la mia per ringraziarlo.
No, meglio di no, mi chiederebbe se l’ho preso per un passivo del cavolo.
Rimango a guardarla mentre si addormenta.
E’ bellissima.
Mi sveglio prima di lei.
Le faccio trovare la colazione pronta sul tavolo.
Deve avere una fame da lupi.
Mi invita a dividere un po’ di frutta con lei.
Io non mangio mai nulla al mattino, mi da la nausea.
Glielo ricordo.
-Ti preparo un bagno caldo?-
Le chiedo, subito dopo, mentre le aggiusto la pettinatura.
Diki deve proprio stare a terra se mi lascia fare certe cose senza dire nulla
- Xandre, sei troppo dolce. -
- No, sei tu che sei la mia unica amica.-
Mi carezza il viso.
- Dai, Xandre, hai da fare, va pure, io posso badare a me stessa. E, poi, la tua camera è piena di oggetti così belli…-
E’ vero, ho riempito la stanza di statue, mobili, cuscini e vasellame, tanti pezzi unici.
Anche i gioielli che indosso sono sempre particolari e molto molto ricercati.
Come i miei vestiti.
Qualcuno mi accusa di vestirmi da donna per alcune tuniche che indosso, ma sicuramente, andranno bene a Diki, magari solo molto grandi.
Lei nota il braciere.
- Bello!-
- Era di Olimpiade. Me lo ha regalato per …-
- Quanto siete in intimità tu e la regina?-
Abbasso lo sguardo.
A volte sono stato l’amante della madre di “Edipo- Alessandro” “Il grande complessato” e Diki, ovviamente, sta chiedendo conferme.
- Scusami, Xandre, non volevo. Una curiosità… Ma è vero che sei stato anche con Leonida?-
Qui mi ribello.
- E no, ho troppo buon gusto per andare anche con lui!!!-
Euridice ride.
E’ bellissima quando lo fa.
Le carezzo il viso.
- Dicono che nessuno riesca a resisterti. -
- Non sono così irresistibile. Quello che voglio non l’ho avuto.-
- Non mi hai mai parlato di lui. E’ bello?-
Ha frainteso, ma non fa nulla.
- Più che bello.- la guardo bene e sorrido- Particolare.-
- Gli hai detto che lo ami?-
- Amare… Parola grossa. Sai come vanno queste cose… Mi affascina, mi piace…-
- Sei innamorato?-
Euridice, Euridice, proprio tu me lo chiedi…
- Credo.-
- Fatti avanti Xandre, sei bello, lo sai, cosa puoi volere di più?-
Starei per rispondere “te”, ma mi fermo in corner.
- Se per salvare la vita a una persona, a varie persone, dovessi ucciderne altre, tu lo faresti?-
- Non lo so, Xandre. Non è una domanda da te, cosa ti è successo?-
- Nulla.-
- Xandre, è come se fossi divenuto uomo tutto in una notte, cosa hai?-
- Beh, non sono più un bambino. Ho 22 anni, sai?-
- Hai già 22 anni?-
- Già.-
- Compiuti?-
- Tra qualche mese. Un paio.-
- Xandre, è difficile ricordarsi a volte che sei più giovane di me.-
- Capita, Diki, capita.-
Stanotte ha nevicato a Pella, mi avvicino alla finestra e scosto la pesante tenda di velluto rosso.
- Diki…-
- Dimmi Xandre…-
- Ti va di fare a palle di neve?-
- Cassandro…-
Non mi chiama mai così.
- Sì?-
- Sei definitivamente impazzito?-
- Sì!!!!- Urlo e salto dalla finestra, così come sto, con una tunica e niente mantello addosso.
- Xandre, ti prenderai qualcosa…-
Euridice si affaccia e una palla le sfiora il capo.
- Guerra?-
Esce fuori anche lei dalla finestra, come quando era bambina.
- Sei matto, lo sai?-
Ci guarda mezza corte mentre ci lanciamo le palle di neve.
E, ovviamente, colpisco il povero Leonida che passava di lì per caso.
Nel bel mezzo della battaglia arriva un paggetto.
E’ da parte di Olimpiade.
Vuole parlarmi subito.
Porto Diki in camera mia e vado da lei.
Olimpiade è una gran bella donna e sarebbe anche simpatica, non fosse per il fatto che è innamorata di suo figlio, completamente psicopatica, sempre circondata da serpenti e gioca al piccolo chimico con veleni e simili.
- Ave regina.-
- Cassandro dagli occhi di giaietto. Che mi dici?-
- Nulla.-
- Ho visto come guardi Euridice.-
- E’ come una sorella per me.-
Negare, Cassandro, negare sempre.
- Cosa pensi di fare?-
- Io? Nulla!-
- Perché mi avete fatto chiamare regina?-
- Volevo vederti. Sei pericoloso.-
- IO?- No, scusate, non sono io che avveleno per hobby i miei ospiti.
- Sei troppo legato ad Aristotele.-
- E’ un caro vecchietto.- Sto per aggiungere “che non si interessa di politica”, ma so che dicendo così, direi il contrario.
- Cassandro… Cassandro… Un giorno sceglierai se essere per il potere e me, o essere per la morte e i tuoi amici.-
- Vostra maestà dimenticate che io non vorrei mai scegliere. Vi sono fedele maestà.-
Mi guarda negli occhi.
- Ho avuto molti amanti oltre a te, Cassandro.-
- Beh, vostra Maestà, questo non mi riguarda.-
- Eppure sei l’unico a non aver cambiato colore quando ti ho messo accanto un serpente.-
No, la situazione era troppo assurda per fare nulla.
- Siamo simili io e te Cassandro. Vorremmo amare e siamo costretti ad odiare.-
Toh, ogni tanto la vecchia strega invasata dice qualcosa di sensato!
- Cassandro. Ora va.-
- Arrivedervi vostra Maestà.-
- Un’ultima cosa.-
- Agli ordini!-
- Baciami.-
La bacio e mi ritrovo a rotolare con lei nel letto, tra i serpenti.
Il gioco vale la candela.
Mi rivesto.
- Cassandro…-
- Maestà…-
- Riesci a non far entrare nei tuoi pensieri nemmeno a letto. –
- Ho avuto una buona maestra.-
Mi sorride.
O forse è solo un lampo del braciere sul suo viso ancora bello.
No.
E’ un sorriso.
Le sorrido.
Infondo, per quanto gliene dica di tutti i colori, Olimpiade non è cattiva, è solo costretta ad essere una regina, e a modo mio, mi sono affezionato a lei.
Non ha mai fatto differenze tra gli amici di suo figlio e, quando eravamo piccoli, era lei a portare i dolci per tutti o a darci un bacetto sulla guancia quando ci incontrava.
Con me era particolarmente gentile, forse perché mi sapeva orfano di madre, o forse perché si rivolgeva a tutti in quel modo così cortese, come sanno fare solo le regine.
Lo so, spesso era l’unico segno di affetto che ricevevamo, prima dell’arrivo di Aristotele e dei seni caldi e generosi di sua moglie.
Esco di lì e torno dal mio centro di gravità.
Euridice.
Passione divorante.
Per un attimo mi pento di non aver nascosto i miei versi su di lei e nemmeno i miei racconti.
Poi mi ricordo di aver sempre cambiato i nomi.
Entro in camera mia.
- Ciao.-
- Ciao Xandre.-
Ha gli occhi rossi.
Ha pianto.
- Che hai?-
- Niente. E’ solo che… Tu e Olimpiade…-
Esplodo:- E tu allora, che ti sei sposata e me lo hai detto solo il giorno prima?-
- Xandre, non riesci proprio a capire!
- Cosa? – ruggisco. Già, a volte sono proprio troppo impulsivo.
- Che tu non mi ami, io, però, sì!-
Sta mentendo.
Una come lei non può amarmi.
Ma decido di fidarmi di questa illusione.
Mi da le spalle.
Mi sdraio accanto a lei.
Le bacio le spalle.
Non si gira.
Vado sul collo con le labbra, mordicchiandola.
Lo so che le piace, mi proibiva sempre di farglielo.
Le bacio proprio la nuca e inizio a scendere continuando a mordicchiare.
Rivolge il viso verso di me.
Prima che mi possa respingere le bacio le labbra.
Risponde al bacio, disserra i denti e accoglie la mia lingua con un gioco delicato.
Sempre tenendola di spalle, le bacio la schiena, i fianchi. Contorcendomi su di lei, le bacio il petto coperto dalla mia tunica.
Euridice si volta, prende una mia mano e mi lecca le dita, con delicatezza.
Mi sento quasi male per come lo fa, come un pugno nello stomaco… Però, infinitamente più piacevole…
Divina Euridice.
Quante volte non hai voluto andare oltre nelle carezze.
Ora sento le sue mani intorno al collo e le sue labbra sulle spalle, mentre mi sfila gli abiti.
Non resisto.
Mi dispiace, ma non può portarmi ad un certo punto nessuno senza che poi continui.
Soprattutto non lei.
Dopo che mi ha tormentato, da quando ho quattro anni, nei sogni, per tutte le notti!
La spoglio e la ruoto sotto di me.
Lentamente le passo le labbra sul collo, sulle spalle.
Scendo sul seno a succhiarle un capezzolo, mentre con una mano le carezzo il fianco.
E’ davvero dimagrita, sento l’osso, e non posso fare a meno di toccarla come se fosse un oggetto fragile, una coppa della mia collezione.
La sento gemere.
Ho passato le mani su un livido.
Cerco di cancellare con i miei baci il dolore per lo stupro.
- Xandre.-
Le sorrido e basta, mentre le bacio l’addome e gioco con la lingua nel suo ombelico.
Sento le sue mani carezzarmi la spina dorsale, con delicatezza.
Sono eccitato, ma voglio godermi tutto con lei.
Ogni singolo istante.
Non è sesso frettoloso questo.
Scendo tra le sue gambe, baciando il suo punto più intimo.
Sollevo il viso e la vedo, trasfigurata dal piacere.
E’ bagnata ora.
Salgo su e le bacio il collo, mentre continuo a carezzarle sul clitoride.
Molti amanti non hanno capito che nullo è il piacere senza quello dell’altro.
Io e lei lo sappiamo, dato come mi sta massaggiando.
Cerca le mie labbra.
Catturo le sue in un soffio e sono dentro di lei, mentre con le mani continuo ad esplorarla ovunque.
Sento le sue unghie sulla schiena ma non me ne curo.
- Xandre…-
Vengo in lei, dopo averle dato piacere, cercando di non causarle dolore, visto che nemmeno due giorni fa è stata violentata e ha ancora lividi un po’ ovunque.
Esco con delicatezza.
Sta piangendo.
- Ti ho fatto male?-
- No.-
- Sicura sicura?-
- Solo un lieve fastidio sulle costole.-
-Aspetta.-
Copro entrambi con la coperta.
Fuori ha ripreso a nevicare.
Mi piace stare al caldo, a letto, quando fuori c’è brutto tempo e freddo.
- Xandre.-
- Sì.-
- Credo di amarti.-
Vorrei risponderti, ma qualcosa mi ferma.
Mi limito a sorridere e a stringerti a me, Euridice.
So che non riuscirò mai a dirtelo, sei troppo per chiunque.
Sento i tuoi capelli che mi solleticano la spalla e sono così felice che vorrei morire.
Mi ritrovo gli occhi ricoperti di lacrime.
Ma non voglio che lei li veda.
E spero che le lacrime di entrambi riescano ad evitarmi la punizione per essere stato tanto felice…
Perché in questo momento… mi sento un dio.

Nota al racconto
Secondo Plutarco, vita di alessandro magno, fu Aristotele a dare a Cassandro il veleno per uccidere Alessandro Magno, veleno che sarà mesciuto da suo fratello Iolao nel maggio-giugno del 333.
Il racconto è ambientanto all'incirca nel 328, quando Cassandro aveva quasi 22 anni e dopo il matrimonio di Euridice e Filippo Arrideo.
Per quanto, molto probabilmente, Filippo Arrideo non avrebbe mai fatto del male ad una mosca (cfr. Plutarco, vita di Alessandro, ultimo capitolo), non doveva essere facile per una donna vivere con lui e nulla se non la sete di potere giustifica la decisione di Euridice di sposarlo.
Cassandro è noto per la sua cultura molto vasta e per i suoi innumerevoli amanti (tra uomini e donne ne ebbe tantissimi), oltre che per la sua bellezza.
Mi sono divertita ad immaginarlo come un 21enne un po' troppo dandy, più interessato (apparentemente) all'abbinamento mantello-tunica che alla politica.
Spero di avervi divertito.
Un bacio
 
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